Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Ricorda la storia  |      
Autore: Nemainn    02/01/2015    7 recensioni
Chi non ha mai sognato di vincere il primo premio?
Ma attenzione a quello che si desidera, si potrebbe ottenere e Sofia lo sa bene.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




 

“Non ci crederai mai…” Il sorriso di Sofia era gongolante ed eccitato, brillava letteralmente nel suo viso tondo dai lineamenti morbidi e delicati.
“A cosa?” Con aria distratta, Michela alzò gli occhi dal libro che stava leggendo sdraiata sul letto della loro stanza, irritata per l’interruzione.  La sorella minore, invece di rispondere, puntò il dito sulla copertina del libro. Era ferma ma, in qualche modo, dava l’idea di saltellare sul posto tanto era agitata. “Sofi, cosa? Sto leggendo, già ho dovuto aspettare oggi per iniziare a leggerlo, dimmi quello che devi e sparisci!”

“L’ho conosciuto!” Con un gridolino la minore si lanciò sul letto dell’altra, atterrando quasi addosso alla sorella, che la fissava interdetta.
“Chi?”

“Ma Travis! T R A V I S!” Scandì lettera per lettera, quasi urlando, afferrando il libro dalle mani dell’altra e sventolandolo. A chiare lettere, oltre al titolo del volume, cioè ‘Lacrima di sangue’, c’era il nome dell’autore, Travis Massoncini.
“No! Come puoi conoscerlo? Dimmelo, Sofi!” La minore sogghignò, raccontando in breve di come avesse vinto il concorso in allegato all’uscita dell’ultimo volume con il suo racconto. Il primo premio era una serata con l’autore, lo aveva sentito poco prima via telefono per, come aveva detto lui, rompere il ghiaccio. La maggiore prese a balbettare in modo incoerente emettendo versi di puro entusiasmo, sia felice che invidiosa della sorella, strappandole il giuramento di un autografo personalizzato sul volume che aveva ripreso tra le sue mani.


 

Finalmente il gran giorno era arrivato e la sedicenne, con l’autorizzazione dei genitori e ogni possibile inghippo burocratico appianato, era stata accompagnata nell’hotel più lussuoso della città. Lì era dove avrebbe cenato con l’uomo che in pochissimi anni aveva scalato ogni classifica sfornando, uno dopo l’altro, i romanzi della saga ‘La linea scarlatta’, una serie di urban fantasy dedicata ai vampiri. Venivano definiti realistici, sconvolgenti, umanamente demoniaci. La critica amava e odiava quell’autore, ma Sofia al contrario di loro lo amava e basta, senza remore. Leggeva e rileggeva ogni libro, amando quei vampiri antichi e le loro vicende che, partendo dagli albori dell’impero romano, attraversavano la storia con la loro umana crudeltà. La loro sete di sangue, il loro occhio smaliziato su ere e personaggi realmente esistiti, dipingeva con colori cupi e macabri la storia.
L’ultimo, che la sorella stava ancora leggendo, portava il protagonista nella Londra vittoriana alle prese con niente di meno che Jack lo Squartatore, e finiva con l’assassino che seppelliva in modo che non si potesse liberare il suo beniamino.
Il protagonista, il vampiro Trivio, trasformato quando ancora Roma era poco più di un agglomerato di villaggi che sorgevano lungo il Tevere, era l’eroe indiscusso di ogni volume.
Antico, potente e bellissimo, con gli occhi e i capelli neri come la più oscura notte, era il compagno della quasi totalità delle sue fantasticherie. Si diceva che fosse l’alter ego dell’autore stesso che, però, rifiutava da sempre ogni intervista e le sue fotografie erano introvabili. Si diceva anche che il nome stesso fosse uno pseudonimo, visto che Travis significava incrocio e, nell’antica Roma, esisteva una dea dal nome Trivia, custode degli stessi.
Avviandosi dietro alla donna dall’aspetto efficiente che l’aveva accolta alla reception, Sofia si asciugò i palmi sudati sui pantaloni, il cuore in gola. Attraversarono la sala del ristorante che, con le sue luci soffuse, dava una certa aria di mistero a quell’incontro e la ragazza sospirò, sentendosi svenire, quando la donna si fermò facendo le presentazioni.
Era vero, Travis era Trivio!
Era come il vampiro dei suoi libri, ugualmente affascinante e bello. Cenarono, o meglio, portarono il cibo in tavola, ma Sofia si trovò a parlare con trasporto con quell’uomo che dimostrava meno di trent’anni, per arrivare alla domanda che, davvero, voleva fargli da tutta la sera.
“Ma quindi Trivio…” Arrossì. “Sì, cioè, è la prima volta che finisci un libro così, e lui è lì, intrappolato, è tristissima questa cosa! Non puoi dirmi qualcosa? Qualcosina? Ti prego!” L’uomo si mise a ridere, la sua voce era calda e sommessa, elegante. Sembrava la voce di un uomo abituato a farsi ascoltare e, anche se aveva glissato ogni domanda sulla sua vita privata, Sofia si era convinta che Travis insegnasse o qualcosa del genere. A casa avrebbe battuto a tappeto ogni database sugli insegnanti in internet per cercarlo. L’avrebbe trovato!
“Vuoi uno spoiler!” L’uomo si avvicinò a lei e la ragazza per un momento si sentì morire. Per un attimo ai suoi occhi l’autore era diventato il personaggio, deglutì imbarazzata sentendo le gote calde. Travis era proprio come si era sempre immaginata Trivio!
“Sì!” Disse con il suo miglior sorriso. “Ti prego!” L’uomo ridacchiò e le mise in mano, dopo qualche minuto, un tablet aperto su una pagina di un documento.
“Puoi leggere solo la prima pagina, questo è il mio regalo per te.” Lei, senza fiato, si scostò la ciocca corta e bionda che le era scivolata sul viso dietro l’orecchio; prese tra le mani l’oggetto che le veniva porto e iniziò a leggere.

 

Sete.

La vera, unica sete ben presto venne da me. Iniziava come un asciugarsi del palato, a cui cercavo di sopperire deglutendo. Un’abitudine umana e inutile: non era la saliva a poter portare sollievo a quell’arsura. Disperavo, tra quelle catene maledette che mi inchiodavano a metri di profondità, di potermi liberare, bere sangue caldo e dissetante.

Ma non potevo.

Jack mi aveva imprigionato in modo da impedire che io, o chiunque come me, potesse liberarsi. Disteso su un letto di rosa canina, circondato da frassino e magia, ero condannato a seccarmi lentamente, senza mai davvero morire, consumandomi nella follia della sete.

I denti iniziarono a seccarsi, sentivo le gengive ritrarsi lungo i canini scricchiolanti e ogni mio pensiero razionale mi abbandonò. Non c’era aria per poter emettere urli o suoni o, ne sono certo, in qualche modo sarei stato trovato. E a quel punto i miei salvatori avrebbero contribuito alla mia ripresa con il loro sangue. Quel pensiero mi ossessionava, la fantasia della liberazione e della fine di quel deserto che era diventato il mio corpo si ripeteva senza requie. Sognavo il liquido colarmi in gola, caldo, la mia mente imprigionata da quel desiderio sempre più folle. La secchezza e la sete che mi dilaniavano e la bocca che si muoveva, impastando la terra ormai secca tra le fauci.

Mordevo quelle zolle compresse, consumandomi, la forza che andava scemando e la follia che mi conquistava sempre più, senza trovare alcuna difesa contro di essa nella mia mente. La brama di sangue era sempre più forte, mi stava trasformando in un essere tra i più temibili della mia razza.

 

Sofia alzò gli occhi dal tablet, desiderando poter voltare pagina con la disperazione dipinta negli occhi.
“Ma Trivio… diventa malvagio?”

“Perché? Trivio è mai stato buono?” Chiese l’uomo sorridendo divertito. Lei scosse il capo, arrossendo.
“Non uccide a caso, nell’ultimo dà la caccia allo Squartatore...” L’uomo prese in consegna l’oggetto e interruppe con una risata la ragazza.
“Lo fa per sopravvivere. Maschera con un aspetto quasi umano e razionale le sue scelte, ma pensa… un predatore che estingue la preda, che rimane senza gli animali che caccia, presto morirà a sua volta, no? E gli uomini lo scoprirebbero, trovando il modo di eliminarlo.”

Sofia si morse il labbro: era vero quello che Travis le stava dicendo, ma, per lei, il vampiro lo faceva per un residuo di umanità, di anima.
“Ma segue la legge e le regole…”

“Stesso motivo.” Travis scrocchiò il collo, palesando un’espressione intenta. “Vediamo se mi spiego, così: Trivio vive in un mondo che si interseca a quello umano per bisogno. Lui ha perduto la sua umanità ma si camuffa, come un camaleonte, per passare inosservato. Man mano che passano le ere, avrai notato che il suo concetto di giustizia e bene muta con il cambiare di quei valori nella società. Ciò avviene perché lui si adegua: lo fa per non farsi scoprire e per poter cacciare liberamente. Solo che la finzione ha radici così forti che, per lui, spesso diventa reale. Ecco che così, a volte, compie gesti all’apparenza altruistici come cercare di fermare Jack lo Squartatore. In realtà, dove neppure lui aveva chiaramente preso coscienza della cosa, lo fa solamente perché quell’assassino gli rovina la piazza. La gente era allarmata, spaventata, e cacciare era complesso e difficile in quell’atmosfera e, diciamocelo... Trivio è un vampiro a modo suo molto pigro!”  A quell’uscita la ragazza non poté fare a meno di ridere, per poi guardare il dolce avanzato che veniva portato via.
La cena, e quindi la sua meravigliosa serata con Travis, era agli sgoccioli. Eppure nessuno, neppure quella donna dall’aspetto così efficiente, si stava presentando per strapparla a quell’idillio.
“Sofia, hai mai pensato di vedere il motivo per cui Trivio è nato nell’antica Roma?” La ragazza spalancò la bocca mentre il viso, ancora fanciullesco in alcuni tratti, era incredulo e colmo di gioia.
“Me lo faresti vedere?” Un filo di voce strozzata dall’emozione e Sofia cercò di darsi un contegno, per non passare per una sciocca bambina.
“Certo!” L’uomo si alzò, il sorriso affascinante che balenava solo per lei tra il curato pizzetto scuro. “Vieni di sopra, ci vogliono pochi minuti.”
La ragazza seguì Travis, assolutamente incapace di capacitarsi di tanta gentilezza, fino alla sua stanza nell’albergo, dove lui la fece entrare per prima con un gesto cavalleresco. Era una suite, la prima che Sofia vedeva in tutta la sua vita, e la catalogò come incredibile. Elegante e raffinata, era la stanza che Trivio stesso avrebbe scelto, pensò.
L’uomo si diresse ad una valigia, tirandone fuori un contenitore di legno chiaro.
“Vedi, Trivio non è stato morso dal suo amante, come sostengo nel libro. Era un sacerdote della dea Trivia, l’equivalente della greca Ecate…” Sofia spalancò gli occhi mentre la scatola veniva aperta, rivelando solo della terra. “Dea della stregoneria, guardiana di crocevia dagli spiriti e dai demoni, come suo sacerdote dovevo mantenere liberi da quelle presenze malvagie gli incroci messi sotto la sua protezione. Ma servire la regina dei fantasmi, perché veniva chiamata anche a questo modo, non mi è bastato per evitare la maledizione del demone e sono morto. Mi svegliai, giorni dopo, così come mi vedi.” La ragazza lo fissava. Doveva essere pazzo, credeva davvero di essere il vampiro delle sue storie?
“Oh, ecco… grazie di avermelo detto.” Improvvisamente a disagio, Sofia si allontanò andando verso la porta. Travis non le sembrava più così affascinante e magnifico, ora.
Ma Sofia non raggiunse mai l’uscita.
Il sangue di lei scivolò nella gola di Trivio, caldo e sensuale. Era eccitazione pura, era l’idillio dei sensi, era l’elisir supremo. Lo sentiva scorrere nella trachea, nutrirlo e farlo vibrare come in preda al più potente degli orgasmi umani.
Il battito della ragazza si affievolì sempre di più e la donna che aveva guidato Sofia dal vampiro entrò discretamente nella stanza. Trivio le lasciò finire ciò che aveva iniziato, fermandosi a contemplare quegli occhi sempre più vitrei con un sorriso macchiato di piccole gocce di rubino.
Lo spettacolo della vita che abbandonava quei lineamenti lo rapiva sempre; a volte era un dolce abbandonarsi all’oscurità, altre una violenta e inutile lotta… mai nessuna morte era uguale e lui le amava tutte. Le ricordava tutte.
La lingua passò sulle labbra, pulendole, l’odore ferroso che gli invadeva le narici.
“Trivio, devo dire che la tua idea del premio, incontrare le tue fans, è decisamete fruttuosa.”

“Cambiano i tempi, Selene, ci dobbiamo semplicemente adeguare. Una volta cacciavamo ai margini delle strade, ancora prima al centro delle stesse, ora è più comodo il… servizio a domicilio!” Un sorriso asciutto increspò le labbra di lei, che scosse la testa liberando il lungo crine corvino dallo chignon.
“Il pranzo viene da te: comodo, rapido, indolore.” Il sorriso non abbandonò il volto sottile della donna, mentre anche lei si passava la punta della lingua sui denti e sulle labbra, pulendole da ogni minimo residuo. “Alla reception sono conviti di averla vista uscire, e le telecamere di sorveglianza sono state manomesse.” Selene accompagnò il cadavere sul pavimento con gesti quasi materni, sistemandolo come una bambola, con aria assorta. “Non possiamo sfruttare ancora per molto questo metodo, però. Una ragazza a settimana comincia a essere tanto, troppo.” Selene si avvicinò all’altro vampiro, nonostante tutti i loro accorgimenti le acque cominciavano a intorbidirsi.

“No, hai ragione. Continueremo solo fino alla conclusione della saga, altri due libri.” Trivio si sedette sul letto, passando le dita nella terra polverosa dentro la scatola che teneva accanto, aperta. “Leggono queste insulse scempiaggini che scrivo, cercando bontà e amore, trovandole dove non ci sono solo per appagare il loro desiderio di romanticismo. Nessuna di quelle ragazzine vede quello che c’è oltre, non vogliono vederlo.” Il volto del vampiro per un momento mostrò la sua reale natura, la crudeltà emerse lungo i tratti del viso e gli occhi si iniettarono del sangue appena consumato. Poi l’illusione tornò al suo posto. “Meglio così, vengono a ritirare il loro premio con ancora più fiducia, e noi abbiamo il pasto assicurato senza correre nessun rischio.”
“Ma hai letto la storia che questa ti aveva mandato? Sembravi un cioccolatino, tanto eri dolce!” Selene strinse appena gli occhi e poi, con un sorriso cattivo iniziò a declamare: “Trivio guardò negli occhi il ragazzo, perdendosi in quegli abissi di cobalto. Non poteva morderlo, non poteva, non lui. Qualcosa nel vampiro si ribellava e alla fine il morso divenne un bacio pieno di passione, che catturò le labbra del giovane Livio come se non volesse mai più separarsene.
I due scoppiarono a ridere, mentre le iridi vitree della ragazza, ormai prive di ogni luce, guardavano il vuoto.

 

 

 

 

Storia scritta per il contest:
Children of the Night
La mia pagina di autrice di FB, se volete venite a trovarmi!
Le Storie di Nemainn

 

.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Nemainn