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Autore: _ Arya _    04/01/2015    9 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Confusion & Mistakes


Mia sorella mi guardò a bocca aperta, e lo stesso fece Killian.
Ero io però quella veramente sconvolta delle loro reazioni. Come potevano pretendere che volessi crescere un bambino da single? Il figlio di un uomo che volevo lasciarmi alle spalle per sempre? Se avessi portato a termine la gravidanza sarei rimasta legata a lui per tutta la vita. In più ero a metà quarto anno di specializzazione, il successivo sarebbe stato il quinto, l'ultimo. Non avrei avuto il tempo per un neonato, avrei solo compromesso la mia carriera e non avevo alcuna intenzione di rischiare.
-Emma. Pensaci ti prego. Non fare questa cosa. È un povero bambino piccolo e indifeso, ci sono tante soluzioni...
-No Anna, non mi importa se tu adori i bambini. Io non ho neanche 30 anni, e ho Henry! Già mi sento in colpa perché il mio lavoro non mi permette di stargli accanto quanto vorrei... figurati avere un altro bambino! Sarei una madre pessima!- la guardai esasperata, lei faceva il mio stesso mestiere, com'era possibile che non capisse? Oppure le fissate con la pediatria facevano parte di una setta segreta contro l'aborto?
Perché ero sicura che mia madre sarebbe stata al cento per cento d'accordo con lei, e anche per questo non l'avrebbe mai saputo.
-Swan, lo capisco che è un grosso peso... ma non puoi prenderti del tempo per pensarci?- intervenne Jones. Un paziente che ora cercava di darmi dei consigli. Ero davvero alla frutta.
-Prima dell'intervento devono passare 7 stramaledetti giorni, quindi se mai dovessi cambiare idea il tempo ce l'ho. Ma non la cambierò, so cosa voglio.- “So che non voglio avere la nausea per i prossimi due mesi, poi un pancione per altri sei... e poi dover badare a un bambino invece di lavorare!” avrei voluto aggiungere, ma mia sorella sembrava essere sull'orlo delle lacrime e non volevo farla scoppiare del tutto.
Li guardai a mo' di sfida, in attesa che qualcuno di loro osasse aggiungere altro per cercare di convincermi a tornare sui miei passi.
Come avevo previsto non aprirono bocca, quindi uscii da lì lasciandoli soli e chiudendomi la porta alle spalle con un po' troppa forza.
Camminai spedita a cercare Zelena, dato che l'altra ginecologa, Kathryn, era troppo vicina a mio padre e avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualcosa.

***

Uscii dallo studio di Zelena West decisamente sollevata. Avevo prenotato l'intervento per esattamente tra una settimana, meno aspettavo e meglio era. Ovviamente come medico aveva dovuto consigliarmi di parlare con August e col dottor Hopper, ma non avrei parlato né col mio ex né con lo psicologo. Ero perfettamente consapevole di quello che stavo facendo.
Non ero fan dell'aborto, e al contrario di come poteva apparire la mia non era stata una decisione presa alla leggera. Ma nell'istante esatto in cui avevo letto quel “POSITIVO”, avevo capito che non volevo quel bambino e non l'avrei mai voluto.
Forse era egoistico da parte mia, perché potevo partorire e darlo in adozione a qualche famiglia che desiderava un figlio e non poteva averlo... ma avevo paura. Sarebbero stati 9 mesi infernali per me, sarei stata male con me stessa e con tutti gli altri.

Raggiunsi gli altri colleghi a farci assegnare i casi da seguire. Sperai di non capitare con mia madre in pediatria o non avrei resistito fino a fine giornata. Mi andava bene tutto il resto, solo non l'unione tra bambini e mia madre.
-Ehi Emma- sussurrò Regina avvicinandomisi -Anna mi ha detto che forse avresti bisogno di parlare con me. È successo qualcosa?
Sospirai, non c'era nulla da fare. Mia sorella non sarebbe mai stata in grado di farsi gli affari suoi e lasciare che io me la sbrigassi da sola. Se da un lato era carino da parte sua, dall'altro era irritante che ogni volta dovesse incasinarmi tutto.
-Ok... non sto per morire. Ma... c'è una cosa di cui magari ti potrei parlare se stasera venissi a casa con me. Fino a che ora sei di turno?
-Le 21. E anche tu se non sbaglio. Quindi ci sarò.
-Ok, grazie.
Non mi ero accorta che quasi tutti gli specializzandi erano già spariti: o Whale aveva fatto in fretta , o io mi ero distratta più del dovuto.
-...Mills con la Blanchard, Cassidy con Glass, e Swan con Booth.
-NO!- mi lasciai sfuggire un po' troppo forte, e portai le mani alla bocca imbarazzata; -Voglio dire... ehm. Il mese scorso ho passato troppe ore in neurochirurgia. Posso andare io con Glass?
-No Swan, oggi sei con Booth. Quindi lascia da parte i tuoi problemi... personali.
Non mi diede il tempo di replicare, che mi lasciò a cuocermi nel mio brodo. Non potevo assistere l'uomo che avrei preso a pugni in faccia più di chiunque altro! Non per i successivi sette giorni almeno, poi forse sarebbe stato un po' più facile.
-Mi do' malata- brontolai, crollando su una sedia -io non posso lavorare con lui, lo voglio uccidere. E invece dovrei salvare vite, non farne fuori!
-Dai Emma, sei riuscita a evitarlo per settimane... doveva arrivare il momento prima o poi- tentò di consolarmi Regina, ma se solo avesse saputo! Reputai però che non era quello il momento giusto per spiegarle il problema, quindi mi limitai a grugnire.
La lasciai andare a cercare mia madre, e io presi due merendine alla macchinetta. Avevo bisogno di cibo e zuccheri per poter superare undici ore senza commettere omicidi. Una ne mangiai, e l'altra la misi in tasca per dopo.

Guardai attraverso il vetro della stanza, August stava parlando con una paziente e la sua famiglia di qualcosa. Era bello. Aveva un sorriso dolce e rassicurante... quello era uno dei motivi per cui mi ero innamorata di lui. Ma era tutta una farsa, se fosse davvero stato una brava persona non mi avrebbe tradita con la prima che passava.
Quando uscì e mi vide si bloccò di colpo, a fissarmi come se avesse visto un fantasma. E più o meno potevo capirlo, dato che dopo tre settimane era la prima volta che ci trovavamo di nuovo faccia a faccia, ero stata molto brava a riuscire a evitarlo.
-Emma... hai bisogno di qualcosa?
-No dottor Booth. Oggi dovrò lavorare con lei, quali sono i programmi?
-Emma, avanti...
-No. Io sono qui solo perché mi ci ha mandato Whale. E quindi non ti picchierò a sangue, ma neanche parleremo. Manterremo un rapporto strettamente professionale.
-Preferirei che mi picchiassi a sangue...- borbottò, ma preferii fingere di ignorarlo. Sembrava davvero dispiaciuto, il suo sguardo era triste. Ma non avrei ceduto, il mio amore per lui se n'era andato insieme alla fiducia. E se voleva crogiolarsi ancora per quel che mi aveva fatto, beh, non sarei stata io a fermarlo.
-Allora, cosa abbiamo oggi?- ripetei.
-Ho un linfoma al sistema nervoso centrale da operare. A un ragazzo di 25 anni, è estremamente raro. Sarà un intervento molto complicato, ma opererai con me.
-Oh... ok. Certo.
Fortunatamente non ero una che si faceva comprare con interventi rari e interessanti, o sarei già stata completamente sua. Per quanto lo detestassi non potei non ammettere che dopotutto ero stata fortunata ad essergli stata assegnata proprio il giorno in cui aveva un lavoro tanto importante.
Per tre anni avevo operato con lui casi difficili, tanto che avevo valutato di specializzarmi in neurochirurgia, ma alla fine ero tornata sui miei passi. L'adrenalina della chirurgia d'emergenza era ciò che più amavo e mi faceva stare meglio, avrei potuto lavorare per una settimana di fila senza mai dormire.
In ogni caso, però, avevo la mano ferma ed ero brava, quindi non vedevo l'ora di aiutarlo.


-Siamo o no una bella squadra?- mi batté il cinque una volta usciti dalla sala operatoria. Presa dalla foga del momento glielo lasciai fare e sorrisi. Avevo operato insieme a lui per sette ore un tumore quasi inoperabile, e con successo! Aveva lasciato fare quasi tutto a me, facendomi solo da supervisore.
-Dovremmo festeggiare Swan... non credi?

***

-NO August! Non so perché l'ho fatto. Sono stata una cretina! Stupida! Quasi quanto te... quindi lasciami stare, non si ripeterà mai più!
La nausea mi aveva fatto tornare alla realtà sbattendomi in faccia la gran cazzata che avevo fatto. Come avevo potuto essere così stupida, così ingenua! Le cose non sarebbero comunque mai andate bene, di certo non le avrei migliorate così.
Ebbi un capogiro nell'alzarmi, così dovetti tenermi a lui per non cadere.
-Emma! Stai bene?- mi prese preoccupato per le spalle .
Lasciai passare qualche secondo perché la sensazione di malore passasse, e riaprii gli occhi.
-Sto bene. Vado a darmi una rinfrescata.
-Ti accompagno, non vorrei crollassi da qualche parte...
-August! Tu non mi accompagni da nessuna parte, noi due non dobbiamo più avvicinarci!
-Tesoro mio, lo so che ho commesso un errore orribile, e non te lo meritavi... ci sto male ogni giorno Emma, sono ancora innamorato di te! Se solo mi dessi la possibilità di farmi perdonare...
-Sta zitto!- singhiozzai -Io ci ho provato. A perdonarti. Ma se neanche ora ci sono riuscita, ma anzi, mi sento peggio... vuol dire che non potrò mai! IO TI ODIO! E mi odio per essere stata così... debole, e idiota! Ma sono incinta di tuo figlio, brutto bastardo che non sei altro! E non voglio!- gli urlai mentre finivo di sistemarmi, poi corsi fuori senza voltarmi a controllare se mi stesse seguendo. Corsi veloce e basta, senza pensare a dove andassi.

Semplicemente aprii una porta e mi ci chiusi dentro, per poi poggiarmici con la schiena e continuare a piangere. Continuavo a chiedermi perché avessi appena fatto quella cazzata, non aveva senso, ero una persona orribile.
-Emma...
-Killian- sgranai gli occhi, tra le lacrime. Il mio istinto mi aveva condotta da lui e neanche me ne ero resa conto; -Me ne vado, scusa.
-Vieni qui, avvicinati...
-Non voglio che tu mi veda in questo stato!
-Vieni e basta. Ora hai bisogno di qualcuno... e io sono disponibile.
Ci rimuginai qualche attimo, poi annuii e raggiunsi il suo letto, accettando lo spazio che mi fece accanto a sé.
Mi stesi e piansi ancora, mentre la sua mano mi accarezzava i capelli e il viso. Continuai a singhiozzare lasciandomi coccolare e consolare da quell'uomo, che da sconosciuto era diventato una persona a cui tenevo e che a quanto pareva teneva a me.
-Cos'è successo?- domandò dolcemente, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Io non lo so. Non so cosa fare- tirai su col naso -Ma sono orribile, farò schifo anche a te. Gli ho urlato che lo odio, gli ho detto che sono incinta... dopo esserci andata a letto!  





















Note dell'autrice:
inizialmente il capitolo era infinito, qualcosa tipo 7 pagine di word... ma per chi legge mi sembrava troppo lungo xD Quindi ho deciso di tagliare qui... non odiatemi!

 

   
 
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