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Autore: bullet_    04/01/2015    2 recensioni
Che succede quando un ragazzo distrugge tutto ciò che hai sempre creduto di sapere su te stesso?
"Non mi piacciono i ragazzi. Ma mi piaci tu. Ha senso?"
"No."
"Bene."
{Lashton}
ıTRADUZIONEı
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Now I'm hoping just a little bit stronger
Hold me up just a little bit longer
I'll be fine, I swear
I'm just gone beyond repair.”
-Mayday Parade, 'Jersey'

 

-Ashton

 

Luke era tutto fatto di lacrime opache e acqua salata e stava annegando, seppur tentasse di riprendere fiato. E Ashton gli accarezzava la schiena e gli baciava la tempia e desiderava di poter brutalmente sgozzare chiunque avesse mai reso Luke infelice. Voleva tanto che ci fosse qualcosa, qualcosa che potesse fare, un modo per riportare indietro l'orologio e sconfiggere i suoi demoni prima che potessero entrare nella vita di Luke e fare a pezzi tutto quanto.

“Ash? Ash, ho bisogno di parlare un attimo con Louis. Torno presto, ti prego non andartene.” mormorò Luke contro la spalla di Ashton, alzandosi in piedi.

“Non vado da nessuna parte, Luke.” promise di nuovo Ashton. Voleva che Luke gli credesse, ma sapeva che gli ci sarebbe voluto ancora un po' di tempo.

Luke annuì e trascinò Louis nel corridoio, chiudendosi la porta alle spalle. Il silenzio regnò sulla stanza per un istante interminabile.

“Grazie.” disse Calum, la voce piena di cicatrici, e Ashton si accorse per la prima volta che aveva tre lacrime che gli rigavano il viso, una a sinistra e due a destra. “Non avrei potuto—farlo da solo.”

“Stai bene?” chiese Ashton invece di rispondere.

“Sì...” disse Calum, ma poi scosse la testa. “In realtà no. No. Era un po' come se fosse anche mia madre, da quando i miei mi avevano sbattuto fuori. Fa...fa male sapere che non a due, ma a ben quattro genitori non fregava un cazzo. Insomma, non so perché se ne sia andata, ma...”

“Dev'essere qualcosa di brutto. Da come stava Luke...” disse Ashton, giocherellando con il bordo del cappotto. “Sono certo che gli importi, Calum. Ai tuoi.”

Calum rise amaramente e aprì la bocca, ma prima che potesse dire qualcosa, la porta si riaprì lentamente e Luke entrò, pallido e distrutto e Ashton si sentì spaccare a metà.

Luke rimase in piedi e distante, le braccia attorno a se stesso, e Louis entrò nella stanza e gli bisbigliò qualcosa che Ashton non riuscì a sentire. Luke annuì e Louis rivolse un cenno di saluto ad Ashton e Calum prima di andarsene via dall'appartamento.

Il silenzio gli tolse il fiato per un momento...

ed un altro

ed un altro

ed un al—

“Mia madre è ritornata.” disse Luke, la sua voce spezzata da una tristezza statica.

“Già.” mormorarono Ashton e Calum all'unisono, studiando l'espressione di Luke alla ricerca di qualche segno che potesse indicare una sua prossima implosione.

“Già.” disse Luke, fece una pausa e respirò e deglutì e si passò una mano fra i capelli. “Già. Se n'era andata. Viveva da sua cugina.”

Tutti erano maledettamente immobili.

“Perché?” Calum camminava sul filo di ciò che Luke avrebbe preferito non ricordare.

“Aveva una relazione.” disse brevemente Luke, stringendo ancora di più le braccia attorno a se stesso, come se stesse fisicamente cercando di tenersi insieme. “Ed è rimasta incinta. Ha avuto una bambina. E poi la bambina è morta. E poi è venuta a cercarmi perché per qualche ragione ha pensato che io la rivolessi nella mia vita dopo tutto quello che abbiamo passato per colpa sua.”

Oh, pensò Ashton nella tristezza assordante, non riesco a pensare a nulla in tutto l'universo che sia peggio di questo.

Luke stava di nuovo piangendo e Calum lo strinse fra le sue braccia, sebbene anche lui stesse soffocando, ed entrambi furono avvolti da una nube di strazio e dolore, e in quel momento Ashton si sentì un intruso. Rimase lì in piedi. Da una parte voleva solo stringere Luke e non lasciarlo mai, dall'altra voleva andarsene e permettere ai due migliori amici di salvarsi a vicenda.

Molto presto Calum si alzò in piedi, il volto ancora bagnato dalle lacrime.

“Ho bisogno di...prendere un po' d'aria. Vado a fare una passeggiata. Ho bisogno di stare un po' da solo. Se non è un problema.” Calum camminava nervosamente avanti e indietro per l'appartamento, sembrava un animale in gabbia, immerso nei suoi pensieri. Prese una felpa dal gancio vicino alla porta. “Ash, ti prego, prenditi cura di—,”

“Certo.” Ashton annuì. Luke guardò Calum, una preoccupazione vellutata nei suoi occhi blu, e gli afferrò il polso prima che potesse uscire dalla porta.

“Calum? So che fa male, ma ti prego—ti prego promettimelo—ti prego ricordati—,”

“Non lo farò, Luke. Te lo prometto. Non lo farò.” Calum sorrise debolmente e strinse Luke per un attimo prima di lasciare il piccolo appartamento.

Luke poggiò le mani contro la porta chiusa, pressando la fronte contro il legno scuro e traendo un respiro profondo.

“Hey, Ash.”

“Oh, Luke.” mormorò Ashton, avvicinandosi ed abbracciando Luke da dietro, il mento sulla sua spalla.

Luke era immobile, e poi pian piano si voltò, in modo che fossero l'uno di fronte all'altro. Avvolse le spalle di Ashton con le sue braccia e lo attirò contro al suo petto. Ashton sentì le labbra di Luke sul suo collo—non era un bacio, solo un contatto. I respiri stropicciati di Luke erano caldi e freddi e si insinuavano sotto alla maglietta di Ashton e lungo la sua schiena.

Rimasero così per una piccola eternità, respirandosi a vicenda.

“Mi piace quando mi chiami dolcezza.” disse piano Luke contro alla sua pelle.

“Okay. Okay, dolcezza.” Ashton si mosse piano in modo da poter sussurrare nel suo orecchio. “Non voglio che tu sia triste.”

Luke rise e la sua risata aveva il suono di un treno che deraglia. “Beh, non c'è molto da fare a riguardo.”

“Lo so. Solo—vorrei—,”

“Tranquillo, Ash. Non devi fare niente.” gli disse Luke, staccandosi e guardando in basso con quei suoi occhi color dell'oceano e Ashton voleva soltanto che tutta quell'acqua salata che gli bagnava le guance se ne tornasse nel mare.

Ashton lo baciò.

All'iniziò fu leggero e delicato. Si allontanò per un attimo e guardò Luke per assicurarsi che andasse tutto bene, ma le pupille di Luke erano già esplose in migliaia di fuochi d'artificio ed in un attimo Luke stava già rimodellando la bocca di Ashton con la sua, mordendogli il labbro inferiore e facendolo gemere.

Luke lo attirò a sé dalla vita, e li condusse entrambi verso il divano situato al centro della stanza. Le loro labbra erano ancora connesse quando il retro delle gambe di Ashton colpì il bordo del sofà. Ashton ricadde sui cuscini, con Luke proprio sopra di lui.

I capelli e la pelle di Luke erano morbidi e Ashton fece scorrere la lingua sull'anellino che circondava il labbro di Luke. Lo mordicchiò, tirandolo leggermente e ottenendo un “Merda, Ash,” dal ragazzo sopra di lui.

Ashton spostò le labbra dalla bocca di Luke per lasciare una scia di baci lungo la sua guancia e la sua mascella e il suo collo. Luke gli morse leggermente la clavicola e Ashton non poté fare a meno di contorcersi e mordersi le labbra. E poi Luke gli stava rivolgendo delle domande senza nemmeno parlare, solo con gli occhi, e Ashton mormorava “Sì, sì” e poi la sua maglia finì sul pavimento e così anche quella di Luke e furono solo pelle e labbra e respiri affannosi e vicinanza.

Ashton fece scorrere le dita lungo la schiena di Luke, che si inarcò in avanti. Luke sussultò e s'irrigidì quando le mani di Ashton cominciarono ad andare giù e giù e giù, da tutte le parti, fino a quando non raggiunsero il retro delle sue ginocchia e lo portarono sempre più vicino e più vicino.

Anche le mani di Luke erano da tutte le parti, sulle sue spalle e poi sul suo petto e sull'addome e i suoi fianchi e wow, okay, Ashton stava andando fuori di testa. Delle dita lunghe iniziarono a giocherellare con il bordo dei suoi jeans e i fianchi di Ashton scattarono in avanti, contro Luke.

“Dio, Luke. Cazzo.” farfugliò Ashton. E poi lo baciò. E fu disperato ed affannato ed Ashton aveva caldo e non riusciva a respirare e gli sembrò che i jeans fossero improvvisamente diventati un po' più stretti.

“Ash, io—,” Luke non riuscì a terminare la frase perché un mugolio gli sfuggì dalle labbra quando mosse inavvertitamente i fianchi, disegnando delle forme indefinite contro Ashton e oh, merda, l'attrito di quel contatto e la consapevolezza di cosa ci fosse , di quello che lui era riuscito a fare a Luke era un altro modo per dire 'paradiso'.

Ashton si mosse alla ricerca disperata di quel contatto, e lasciò che le sue mani scivolassero lungo l'addome di Luke e poi giù, giù, fino ai suoi jeans. Sfiorò il bottone con la punta delle dita e poi pianopianopiano lo aprì.

Luke gemette ancora, strofinandosi contro Ashton e facendo scorrere le mani lungo la sua spina dorsale, per poi farle scivolare nelle tasche posteriori dei suoi jeans, in modo da attirare i fianchi di Ashton contro i suoi. Ashton pensò di poter evaporare.

E abbassò la cerniera di Luke.

“Ash—,” mormorò Luke.

“Luke, santo cielo.” Ashton sentì la mano di Luke che lo accarezzava da attraverso la stoffa, lo toccava, tracciando il contorno del—

“Ash—Ash, non possiamo.” disse Luke, ritraendo le mani e prendendo quelle di Ashton fra le sue.

“Mh—,” Ashton era annebbiato dal desiderio. “Perché no?”

“Perché non...non voglio che tu sia una distrazione. Tu—tu significhi di più di così.” disse Luke, guardando in basso. Era semplicemente meraviglioso, con i capelli scarmigliati e le guance arrossate e a petto nudo e con ancora qualche traccia di pianto sul volto. E dopo un attimo, Ashton sospirò e si avvicinò per lasciargli un bacio sulla guancia.

“Okay.” disse piano.

“Mi dispiace.” disse Luke, guardandolo con aria così solenne che Ashton non poté fare a meno di sorridere.

“Sei perfetto.” gli disse, baciandolo. “Non c'è problema.”

“Mi piaci davvero, Ash. E voglio che le cose che facciamo significhino qualcosa, capito? Insomma, dovremmo aspettare finché io non...beh.”

“Va tutto bene, Luke.” lo rassicurò Ashton, stringendogli le mani.

“Non è che non ti voglio—beh, è abbastanza ovvio che ti voglio.” Luke si morse il labbro e guardò in basso, alla zip aperta dei suoi jeans e non poté fare a meno di arrossire. “Solo che...”

“Luke.” disse ancora Ashton, “Va bene. Ho capito. E sono felice, molto felice di piacerti e che tu voglia che qualsiasi cosa faremo in futuro abbia un significato, perché anche tu mi piaci e voglio aspettare il momento giusto. Quando saremo entrambi pronti.”

Luke sorrise, un sorriso vero. “Okay. Bene.”

“Già.” disse Ashton, e poi arrossì leggermente. “Non per essere scortese, ma pensi che potresti, um...spostarti da sopra di me? Dovrei prendermi cura di, ehm—,”

“Oh. Oddio, giusto. Io—scusa. Anche io. Il bagno è infondo al corridoio a sinistra. Puoi...insomma.” Luke era del colore delle ciliegie ed Ashton era del colore di un tramonto del Sahara quando si separarono. E fu comunque bello quando Luke posò le labbra su quelle di Ashton prima che Ashton si avviasse verso il bagno e Luke si dirigesse verso la sua camera.

E poi si pensarono ancora per un po'.  

   
 
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