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Autore: EternalSunrise    05/01/2015    2 recensioni
E' buffo come una singola scelta possa cambiare il destino di una persona. Sora, questo, lo sapeva perfettamente, perché fu a causa di un semplice cambio d'idea che fu costretto a passare delle vacanze natalizie “memorabili”.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Axel, Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Third chapter: Riku

Subito dopo che Hana chiuse la porta, lui la riaprì chiedendole se poteva usare il bagno. La ragazza, come sempre, gli sorrise e gli indicò gentilmente una porta qualche metro più avanti, dicendogli di fare con calma e che poteva usare quel che voleva, poi se ne andò. Il corridoio era molto lungo e rivestito di una moquette rossa, le sue pareti erano ricoperte da carta da parati beige, decorata da motivi floreali, leggermente in rilievo, e da numerosi quadri antichi. Vi erano tre lampadari -anch'essi in stile Liberty- che illuminavano perfettamente il percorso e molteplici porte chiuse che conducevano chissà dove. Sora percorse quei pochi passi che lo separavano dal bagno guardandosi attorno affascinato. Ebbe la stessa reazione quando entrò nel bagno: era molto spazioso. Il pavimento era piastrellato di nero, i battiscopa erano a scacchiera e le pareti piastrellate per due terzi di bianco; al centro vi era una larga vasca da bagno in marmo, ai cui piedi era stato messo un tappeto bianco, mentre sulla destra vi era un mobile in rovere scuro avente le ante in vetro, dalle quali si potevano vedere numerosi asciugamani e prodotti per lavarsi. Sullo stesso lato vi era un piccolo bidè abbinato alla vasca. Sulla sinistra, invece, vi era un mobile più piccolo formato da due scompartimenti sul quale era posto un lavandino, sempre in marmo, sormontato da uno specchio -la cui forma ricordava tanto quella di un frutto tropicale che il ragazzo aveva visto in una pubblicità, il paopu- e il classico water abbinato al resto dei sanitari. Infine nella parete frontale vi era una grande finestra al cui lato vi era raccolta una spessa tenda nera, in contrasto con le altri pareti.

Sora si chiuse la porta alle spalle girando la chiave nella toppa, spostò la tenda davanti alla finestra, prese dal mobile più grande ciò che gli serviva, tappò lo scarico della vasca e aprì l'acqua calda, aggiungendogli un po' di bagnoschiuma al muschio in modo da creare molta schiuma. Mentre essa si riempiva lui si svestì con calma, assicurandosi di avere un paio di asciugamani a portata di mano per asciugarsi in seguito e accorgendosi di non avere alcun tipo di intimo addosso, cosa che si aggiunse alla lista delle cose da dimenticare e, soprattutto, su cui non fare domande. Quando la vasca fu piena chiuse l'acqua e si immerse lentamente per non allagare tutto.

Fare il bagno lo rilassava parecchio ed era un ottimo modo per riuscire a pensare senza distrazioni e senza il solito stress quotidiano. In quel momento ne aveva tanto bisogno, perché da quando si era svegliato era rimasto scombussolato e molte domande si erano formate nella sua testa. Ad esempio, perché quella ragazza l'aveva aiutato? Avrebbe potuto benissimo fregarsene e lasciarlo lì dov'era, tirando dritto per la sua strada. Invece lei non solo l'aveva ospitato per un paio di giorni a casa sua e si era presa cura di lui, ma lo stava trattando come se fossero conoscenti, come se anche lui vivesse in quella casa. Ecco, lo trattava come se facesse parte della sua famiglia. Perché? In fondo non conoscevano niente l'uno dell'altra, se non i nomi. Sora immerse per qualche secondo anche la testa, poi tornò in superficie passandosi le mani sul viso per togliere la schiuma e tirandosi indietro i capelli che gli erano finiti davanti agli occhi. Prese un po' di shampoo e iniziò a massaggiarlo lentamente sul cuoio capelluto e sui capelli, dopo prese il doccino e si risciacquò per bene, facendo lo stesso passaggio per il balsamo al cocco, ma sciacquandosi solo dopo essersi pettinato. Sistemati i capelli, passò al corpo. Prese il flacone del bagnoschiuma al muschio e ne versò un po' su una spugna giallo chiaro a forma di stella, che si passò delicatamente sulla pelle chiara. Sora era minuto, non molto alto e a volte veniva scambiato per una ragazza, ma a lui non importava poi molto, perché si piaceva così com'era -nonostante ogni tanto invidiasse i ragazzi che avevano i muscoli. Finito di insaponarsi stappò lo scarico della vasca e, appena fu sufficientemente vuota, usò il doccino per darsi l'ultima sciacquata, poi uscì poggiando i piedi sul tappeto e cercando di gocciolare il meno possibile. Nel giro di un secondo gli venne la pelle d'oca per lo sbalzo di temperatura, quindi si apprestò ad asciugarsi per poi legarsi un asciugamano in vita, mentre l'altro lo usò per tamponarsi i capelli. Quando fu asciutto, però, si rese conto di essersi dimenticato i vestiti nella stanza accanto ed entrò leggermente nel panico. Non poteva chiamare Hana e farseli passare, sarebbe stato imbarazzante e avrebbe fatto una pessima figura. L'unica soluzione era uscire velocemente e chiudersi in stanza senza farsi vedere da nessuno. Anche se non del tutto convinto decise di attuare il piano, prima però riordinò il bagno in modo da lasciarlo come l'aveva trovato. Aprì metà finestra per far spannare la stanza e poi si assicurò che l'asciugamano in vita fosse ben stretto. Si diresse verso la porta, l'aprì lentamente e si affacciò per accertarsi che non ci fosse nessuno, poi stette attentamente in ascolto per sentire se qualcuno stesse arrivando o meno e, appurato che era presente solo lui, uscì chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi a passo molto svelto verso la camera in cui si era svegliato. Era già arrivato davanti alla porta e aveva già la mano poggiata sulla maniglia, quando sentì qualcuno alle sue spalle schiarirsi la voce per attirare la sua attenzione -e di certo non era Hana! Si bloccò all'istante aumentando la presa sulla maniglia, come quando nei film horror la vittima percepisce una presenza alle sue spalle ed è pietrificata dal terrore. Si voltò lentamente, rosso in viso, e quando vide chi gli stava davanti deglutì a vuoto, neanche fosse un ragazzino colto sul fatto mentre compiva una delle sue marachelle. Di fronte a lui c'era un ragazzo alto, dal fisico asciutto e la pelle più chiara di quella di Hana. Indossava un semplice jeans chiaro che gli ricadeva morbido sulle gambe, tenuto in vita da una cintura bianca, un pullover grigio e un paio di scarpe da ginnastica blu scuro. I suoi capelli, corti e lisci, erano molto particolari. Erano bianchi, ma alla luce parevano numerosi fili argentati morbidi al tatto. Il ragazzo era poggiato allo stipite della porta di fronte alla stanza che aveva ospitato Sora, con le braccia incrociate al petto e i freddi occhi acquamarina puntati sul più piccolo. Sora dimenticò di avere solo un asciugamano addosso, perché in quel momento si sentiva intimidito da quella presenza, come se avesse dovuto fare attenzione a tutto ciò che faceva. Come se una sola mossa sbagliata gli sarebbe potuta costare cara. Inoltre il fatto che non si fosse accorto del suo arrivo non lo aiutava affatto -anche se probabilmente era semplicemente uscito dalla porta posta di fronte alla sua.

“Come mai stai andando in giro così?” domandò l'argenteo con molta freddezza.

Il più piccolo aprì la bocca per rispondere, ma da essa non uscì alcun suono. Era inspiegabilmente assoggettato da quel ragazzo, tant'è che non riusciva a parlare. Perché, poi? Non si erano mai visti prima, non si conoscevano. Eppure lui riusciva comunque a suscitare nel più piccolo un profondo senso di pericolo. Sora si schiarì la voce nella speranza di riuscire a parlare e, una volta constatato che ne era in grado, spiegò la situazione.

“M-mi sono dimenticato di p-prendere i vestiti.” disse con voce piccola e leggermente balbettante.

L'altro continuò a fissarlo in silenzio, senza cambiare atteggiamento nei suoi confronti. Rimasero così per qualche istante, poi la voce di Hana trasse in salvo il povero Sora.

“Qualche problema?” domandò all'argenteo. La ragazza non stava più sorridendo, ora la sua espressione era severa e i suoi occhi stavano rimproverando tacitamente l'altro ragazzo, che ricambiò lo sguardo senza scomporsi. Dopo poco se ne andò, sparendo dietro una delle tante porte al fondo del corridoio. Hana lo seguì con lo sguardo per tutto il tempo, poi chiuse gli occhi sospirando. Quando li riaprì posò il suo sguardo su Sora, ancora fermo davanti alla porta che guardava pensieroso il pavimento.

“Mi dispiace, avrei dovuto dirtelo.” gli disse mortificata. Sora sbatté le palpebre, come a voler cancellare dalla mente i suoi pensieri, e alzò il viso verso di lei. Non disse nulla, rimase semplicemente a guardarla leggermente confuso. Non sapeva cosa dire nonostante tutte le domande che voleva porle, ma Hana spezzò quel piccolo silenzio che si era andato a creare.

“Lui è mio fratello, Riku. Scusa per come ti ha trattato, è fatto così. Non è molto ospitale o amichevole.” spiegò con leggera tristezza. Sora ci mise un po' a carburare, era ancora sovrappensiero, ma non appena capì le parole dette dalla ragazza le sorrise dolcemente dicendole che era tutto a posto, di non preoccuparsi. Lei ricambiò il sorriso, poi mise una mano sul fianco spostando il suo peso su una sola gamba e ridacchiò con quello che a Sora sembrò uno sguardo malizioso.

“Ora però ti conviene vestirti, o ti tornerà la febbre.” gli disse indicando l'asciugamano che il ragazzo portava in vita.

Sora abbassò lo sguardo sul suo corpo e non appena si rese conto di essere ancora nudo, diventò più rosso di un pomodoro e spostò velocemente le mani sul bordo dell'asciugamano, come se stesse per cadere. Ciò suscitò l'ilarità della ragazza, che si voltò e se ne andò ridendo, non prima, però, di avergli detto di asciugarsi per bene i capelli.

Una volta vestito Sora si diresse nuovamente in bagno, dove usufruì dello specchio e del phon per darsi una sistemata ai capelli. Siccome in quel momento non aveva con sé un po' di gel, se li legò dietro la testa in un codino -dal quale scapparono alcuni ciuffi troppo corti che si portò dietro l'orecchio- deciso ad acconciarli meglio una volta tornato in albergo. Qualche minuto dopo Hana tornò a prenderlo per non farlo perdere e lo condusse alla porta di casa.

“Che ne dici di un giretto in moto, per visitare bene la città?” chiese improvvisamente la ragazza.

Sora rimase per un attimo spiazzato da quella domanda, anche perché l'idea di andare in moto non lo faceva impazzire. Lei sembrò leggergli nel pensiero e gli assicurò che non sarebbe andata troppo veloce, riuscendo infine a convincerlo. Prese dal garage una Ducati nera e un paio di caschi della stessa marca, che poi indossarono.

Prima di partire, però, Sora voleva togliersi dalla testa la stessa domanda che si era posto più volte quel giorno.

“Hana, perché fai tutto questo?” chiese guardandola attraverso la visiera del casco.

Lei si voltò leggermente stupita da quella domanda, ma poi gli diede la risposta “Perché sento di potermi fidare ciecamente di te.” disse sorridendo, nonostante lui non potesse vederlo.

Sora non si spiegava come ciò era possibile, ma ne rimase contento. Salirono in sella e, usciti dal cancello, partirono alla volta di Boston.

 


Ci ho preso gusto nel pubblicare dopo la mezzanotte u.u però questa sarà l'ultima volta che lo faccio, perché tra pochi giorni mi tocca tornare a scuola e la domenica andrò a letto prima, altrimenti chi si alza più xD (anche perché mi ci vuole mezzo'ora solo per questa parte -.-")! Per cui aggiornerò il lunedì pomeriggio, dopo le tre. 
Prima di cominciare(?) devo porvi una domandina: secondo voi, la reazione di Sora alla vista di Riku è stata eccessiva? Perché in realtà un motivo per avergliela fatta fare c'è (e che per motivi di spoiler non posso rivelarvi u.u), però di tanto in tanto mi sembra di aver scritto cavolate D: (più del solito, intendo). Voi che ne pensate?
L'idea delle piastrelle del bagno l'ho avuta girovagando al Bricoman con i miei genitori e -purtroppo- mio fratello. A quanto pare anche un posto noioso come quello sa rendersi utile xD. Avevo fatto anche una foto (cliccate per ingrandire):
Heberger image
Come potete vedere in realtà i battiscopa sono a tinta unita, però li ho voluti modificare mettendoli a scacchiera u.u (non fate caso al fatto che la foto sia girata D:).
Andando avanti, ho voluto essere sadica (in realtà non poi così tanto...) e ho fatto dimenticare i vestiti al povero Sora. Come Devilangel476 (che ringrazio) ha fatto notare, un Sora pasticcione è di norma u.u così ha incontrato anche (*cof*l'affascinante*cof*) Riku -come sempre(?) musone e super diffidente- che si è scoperto essere il fratello di Hana. A proposito, lei come vi sembra? So che è un po' presto per chiederlo, ma sono curiosa di sapere che ne pensate del suo carattere ecc... u.u
Quante domande ha il povero Sora! Peccato per lui, verranno risolte solo un po' alla volta xD e in alcuni casi nemmeno del tutto :')
In ogni caso questo capitolo non dice poi molto (come gli altri, del resto), i primi servono ad 'ambientarvi', diciamo. Beh, dovete far finta di essere Sora, mi sembra normale che all'inizio la situazione non sia poi tanto chiara xD più avanti vedrete cose più interessanti, promesso ù.ù!
Vi saluto, come sempre spero che vi sia piaciuto e vi ricordo che non rifiuto mai una recensione, negativa o positiva che essa sia ^^. 

Al prossimo capitolo, 
E.T. E.S.
  
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