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Autore: katyjolinar    05/01/2015    1 recensioni
Valka si svegliò di colpo.
Di nuovo quell'incubo. Un incubo che la tormentava da anni, ma che si era fatto più opprimente negli ultimi tempi.
Si girò dall'altro lato, sfiorando con la mano il cuscino accanto a lei; quel cuscino che apparteneva a Stoick, l'amato marito che aveva perso ormai cinque anni prima.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Intanto, a Berk, Valka cominciava ad essere seriamente preoccupata.
Sua figlia era sparita da qualche ora, e non sapeva dove potesse essere.
Insieme agli altri compaesani, stava rimettendo a posto il villaggio dopo la scorreria di quel branco, fermandosi ogni tanto per guardare il cielo e tenendo sempre Scheggia con sé, attenta a ogni minimo segnale.
Il draghetto sonnechiava, tranquillo, dopo il momento di panico durante l'attacco, appollaiato sulla spalla della donna, incurante di ciò che capitava attorno.
La castana, insieme a Ereth e Skarakkio, erano impegnati a riordinare la bottega, quando l'animale si svegliò di colpo, guardandosi intorno e annusando l'aria.
"Cosa c'è, Scheggia?" domandò Valka, grattandogli sotto il mento. Il drago la lasciò fare, ma emise un verso confuso, guardando verso il cielo.
"Deve aver fiutato qualcosa." disse il giovane, avvicinandosi per osservarlo meglio, per poi voltarsi nella direzione puntata dal rettile.
"Vedi qualcosa, ragazzo?" chiese Skarakkio, affiancandolo.
"Sì, più o meno..." riferì l'altro "Ma non riesco... Sacri Dei! Due draghi in avvicinamento!"
Ci fu di nuovo agitazione, attorno a loro: tutti si affaccendarono a mettere in salvo i viveri, mentre i tre continuavano a osservare le due sagome nel cielo.
"Uno sembra un Tagliatempeste." continuò Ereth "E l'altro... non riesco a capire... sembra un Furia Buia, ma è strano..."
"Un Furia Buia? Potrebbe essere lo stesso che ha preso Astrid?" chiese Valka, allarmata.
"Non lo so, Val." ammise il ragazzo "Te l'ho detto, questo è strano... la sua forma... un momento... sembra che abbia qualcosa sulla schiena..." guardò meglio, mentre gli animali si avvicinavano ancora al villaggio "Sì, è così! Porta due persone in groppa!"
"Due persone?" esclamò Valka, facendo un passo avanti per guardare anche lei "Una potrebbe essere Astrid?"
"Non lo so. Sono troppo lontani." concluse Ereth "Ci conviene aspettare e vedere che intenzioni hanno."
Valka annuì e, dieci minuti dopo, i due draghi atterrarono nel centro della piazza di Berk. I berkiani si tennero a distanza, impauriti, e molti stringevano tra le mani delle armi, pronti a usarli in caso di necessità. Valka si avvicinò cauta, ma non troppo, ben conoscendo la pericolosità dei due animali.
Notò che, effettivamente, il Furia Buia teneva in groppa due persone. Le guardò meglio; uno, quello davanti, era sicuramente un uomo, anche se i tratti somatici erano nascosti da un elmo semi-integrale e da un'armatura di cuoio, l'altra persona, invece, era...
"Astrid!" esclamò la donna, facendo un altro passo avanti, mentre la ragazza scendeva a terra e le correva incontro, abbracciandola.
"Sto bene, mamma." la rassicurò, poi si voltò verso i compaesani "Mettete via le armi!" ordinò "Non ci faranno nulla!"
Tutti fecero come aveva detto, mentre Valka controllava che la figlia adottiva stesse effettivamente bene. Lei sorrise e la lasciò fare, poi si allontanò leggermente.
"Mamma, vorrei che conoscessi una persona..." disse, andando verso il suo accompagnatore, che era sceso dal drago e la stava guardando, senza però mai allontanarsi dal rettile.
I due si parlarono a bassa voce per un minuto, poi lui si tolse l'elmo, rivelando il suo volto. Astrid sorrise, prendendogli la mano e accompagnandolo verso Valka, che fissava il giovane, sorpresa: il ragazzo non aveva più di 20 anni, aveva i capelli castani e gli occhi verdi. E quei lineamenti... al cuore della donna mancò un battito. Come poteva essere? Così, dopo così tanto tempo...
La donna fece qualche passo verso i due ragazzi, annullando la distanza. Ora anche lui la stava fissando, pur senza mollare la mano di Astrid. Si portò la mano libera alla tempia, lanciando delle occhiate confuse a Valka, ma restando a testa bassa; lei lo osservò ancora, mentre un sorriso si formò sulle sue labbra, e le mani andarono a posarsi sul volto del giovane.
"Come è possibile..." sussurrò "Dopo così tanto tempo... Sei proprio tu?"
"Sì, mamma, è Hiccup." confermò Astrid, sorridendo "Da quello che mi ha detto, è cresciuto con i draghi."
Valka, però, non la ascoltava: stava cercando lo sguardo del ragazzo, che vagava dal pavimento al volto della donna; una mano continuava a tenerla sulla tempia, come se qualcosa gli fosse venuto in mente, ma non riuscisse a capire cosa fosse; finalmente il suo sguardo si fermò sul volto della donna, poi anche la mano si spostò, poggiandosi sulla sua guancia.
"Ma... mamma..." balbettò, incerto, con voce flebile, mentre Astrid gli mollava la mano e Valka lo abbracciava meglio.
"Figlio mio..." disse lei, rassicurante "Ho sempre saputo che eri ancora vivo... non ho mai smesso di sperare di rivederti..."
Hiccup poggiò la fronte sul petto della donna, che lo strinse a sé, poi, lentamente, si abbassarono, cadendo in ginocchio. Il ragazzo scoppiò a piangere, lasciandosi stringere in quell'abbraccio rassicurante, mentre Valka lo cullava.
La bionda, intanto, si era avvicinata a Skarakkio e Ereth, abbracciando quest'ultimo, che la strinse fraternamente e poi tornò a guardare la coppia vicino ai due draghi.
"Chi è, esattamente, quel ragazzo?" domandò il giovane, che essendo arrivato a Berk anni dopo il rapimento non conosceva la storia.
"È il figlio che mia madre ha perso un anno prima di adottarmi." rispose lei, senza togliere gli occhi dai due che si erano ritrovati "Lo aveva rapito quel Tagliatempeste, e ha passato quasi 20 anni su un'isola piena di draghi."
"Oh... incredibile!" commentò Ereth, riprendendo a osservare la scena.
Intanto Sdentato si era avvicinato ai due, e aveva annusato sia Valka che Hiccup. Il ragazzo alzo leggermente la testa e lo guardò, ancora in lacrime; il drago fece un verso preoccupato e lui gli posò una mano sul muso, come a rassicurarlo.
Valka li osservò, senza lasciare andare il figlio.
"È un tuo amico, Hiccup?" chiese.
"No... noi cresciuti insieme." spiegò il giovane "Lui mio... mio fratello."
"Oh... capisco." disse la donna, guardando il Furia Buia "È proprio un bel drago."
Hiccup sorrise, asciugandosi le lacrime, poi si voltò verso Astrid, che si era di nuovo avvicinata. Il ragazzo sciolse delicatamente l'abbraccio della madre e si rimise in piedi, poi Astrid si fermò davanti a lui e finì di asciugargli le lacrime.
"Allora? Ne è valsa la pena venire qui?" domandò. Hiccup annuì e la abbracciò, per ringraziarla; la ragazza accettò l'abbraccio e si rivolse a Valka "Andiamo a casa? Ci sono un sacco di cose da dire, credo."
La castana annuì e diede qualche ordine al resto dei paesani, prima di voltarsi nuovamente verso il figlio e passargli una mano sui capelli.
"Andiamo. Sicuramente avete tutti fame." disse, e fece strada a casa sua.
Arrivati davanti alla capanna, Valka aprì la porta, facendo entrare Skarakkio, Ereth,Astrid e Hiccup; Sdentato li seguì, mentre Saltanuvole aspettò fuori, poiché era troppo grande e non passava dall'entrata.
Il ragazzo si fermò poco oltre la soglia, intimorito, guardandosi intorno. La bionda si avvicinò a lui e gli prese la mano, guidandolo al tavolo, facendolo poi sedere accanto a lei.
Quando furono tutti seduti, Valka si mise a cucinare, mentre Scheggia volò da Astrid, facendole le feste.
"Ehi, piccolo!" esclamò "Anche tu mi sei mancato!"
Il castano li guardò, poi fece schioccare la lingua, richiamando l'attenzione dell'animaletto, che scese sul tavolo e lo fissò, incuriosito. Hiccup mosse la mano di fronte a lui, e il drago si mise immediatamente pancia all'aria, lasciandosi coccolare.
"Ehi! Ci sa proprio fare!" esclamò Ereth, osservando la scena.
"È normale." rispose Astrid "È cresciuto con loro, per cui conosce tutti i loro segreti."
"Magari potrebbe insegnare qualcosa a noi." suggerì Valka, mettendo i piatti di zuppa in tavola "I draghi grossi ancora non siamo in grado di addestrarli, ma sicuramente con il suo aiuto ne saremo capaci. Che dici, bambino mio?"
Hiccup guardò la madre, esitante, poi si voltò verso Astrid, che gli sorrise, rassicurante.
"Io... posso... posso provare." rispose, un po' intimidito.
"Ma prima deve riabituarsi a stare con i suoi simili." continuò la bionda, prendendogli delicatamente la mano "Da quando vive con i draghi, Hiccup non ha mai visto altra gente, almeno non così da vicino. Inoltre ha una brutta esperienza con i marchingegni umani."
Hiccup abbassò lo sguardo sulla zuppa e si mise a mangiare, lasciando parlare l'amica ed estraniandosi un po' dalla conversazione. Astrid notò quell'atteggiamento e gli passò una mano tra i capelli, rassicurante, riprendendo a parlare.
"Hiccup e Sdentato..." indicò il drago, vicino a loro, che stava mangiando un po' di pesce in compagnia del Terribile Terrore di casa "ecco... da quel poco che Hiccup ha detto, loro sono rimasti mutilati da delle trappole dei cacciatori di draghi. Ha costruito da solo entrambe le protesi, compreso anche il marchingegno che permette a Sdentato di volare."
"Oh! Allora dimostri una gran bella inventiva, ragazzo!" esclamò Skarakkio, alzando il boccale "Mi piacerebbe dare un'occhiata a entrambe le protesi, magari potrei darti dei consigli per migliorarle. Sai, ho una certa esperienza in tal senso."
Il ragazzo arrossì, lasciando vagare gli occhi sui commensali, e annuì energicamente.
"Se aiuta Sdentato a volare meglio, bene." rispose "Io fatto quella, ma lui non vola senza me. Voglio che lui può volare anche da solo."
Valka sorrise, sedendosi accanto al figlio e guardandolo dolcemente.
"Facciamo una cosa alla volta, però." suggerì "Sei appena arrivato, e Astrid ha ragione: devi di nuovo abitanti a noi prima di qualunque altra cosa. Quindi per oggi non si fa nulla, Va bene? Domani poi si vedrà, e per stanotte ti troveremo un posto dove dormire."
"Io sto con Sdentato e Saltanuvole." sussurrò timidamente il giovane "No bisogno tanto..."
"No, Hiccup." protestò Astrid "Mamma ha ragione, ti troveremo un letto."
"Ma io..." tentò di obiettare il ragazzo, tenendo la testa bassa e facendo vagare lo sguardo per la stanza. Astrid capì che qualcosa non andava, gli prese il volto tra le mani e lo guardò negli occhi.
"Ehi, cosa c'è?" chiese, dolcemente.
"I... io non..." balbettò Hiccup "Non piace stare solo... posto nuovo, io..."
"Capisco... hai paura. Va bene, non c'è problema." disse la bionda, comprensiva, poi si voltò verso la madre "Potrebbe stare in camera mia. È abbastanza grande per farci stare anche Sdentato, io dormirò qui sotto."
"Non voglio." rispose il giovane, scuotendo la testa "Quello tuo posto, io non rubo."
"In realtà, tesoro, quella doveva essere la tua stanza." confermò Valka "Quindi non stai rubando nulla a nessuno."
"Io però stato via." protestò ancora Hiccup "Ora quello posto di Astrid."
"Va bene, facciamo così, se a Hiccup sta bene, divideremo la stanza." propose Astrid, guardando gli altri "Il letto è abbastanza grande per entrambi, si può fare."
"Ma, Astrid!" obiettò Ereth "Non potete dividere la stessa stanza! Tu sei una donna, e lui è un uomo, potrebbe..."
"Non farà nulla senza il mio permesso, vero, Hiccup?" lo interruppe la ragazza, prendendo la mano del castano, che annuì energicamente "È vero, non sta a contatto con i suoi simili da un sacco di tempo, ma ho visto che conosce le buone maniere meglio di certi abitanti di quest'isola."
"Mi sembra un buon compromesso." ammise Valka, prima di osservare attentamente il figlio e rivolgersi a Ereth "Voi due avete più o meno la stessa taglia... Hiccup è più magro, ma ci si può aggiustare, quindi che dici se domani gli porti qualcuno dei tuoi vecchi vestiti, figlio mio?"
"Non c'è problema, Val." rispose il giovane, alzandosi in piedi "Vado subito, anzi, così posso dargli anche un paio di calzoni per stanotte."
La donna annuì e Ereth uscì, seguito poco dopo da Skarakkio. Astrid quindi si alzò e aiutò la madre a sparecchiare, mentre Hiccup aveva preso in braccio Scheggia e gli grattava tranquillamente la pancia, estraniandosi temporaneamente da ciò che lo circondava.
Poco dopo il giovane assistente del fabbro tornò con gli abiti per Hiccup, così Astrid poté accompagnare il nuovo amico e il suo drago nel soppalco, per mostrargli la camera.
Sdentato prese subito posto in un angolo, raggomitolandosi insieme a Scheggia, mentre Hiccup si fermò sulla porta, guardandosi intorno, visibilmente a disagio.
La bionda notò il cambiamento d'umore, e decise di prenderlo per mano e accompagnarlo dentro, chiudendosi, poi, la porta alle spalle. Infine lo accompagnò verso il letto e gli porse i vecchi calzoni per la notte ceduti da Ereth.
"Io non voglio rubare..." si lamentò, con voce flebile, il ragazzo.
"Non stai rubando nulla a nessuno." lo rassicurò lei "Dai, ti aiuto a cambiarti."
Detto ciò, lo fece sedere sul letto e lo aiutò a togliersi l'armatura di cuoio, poi gli sganciò la protesi, posandola vicino al letto, e gli fece indossare i calzoni, infine lo fece stendere e gli rimboccò le coperte.
Quando ebbe fatto, si cambiò e si mise sotto le coperte pure lei, poi spense il lume sul comodino e si sistemò meglio.
Restarono in silenzio, stesi uno di fronte all'altra, per un po', poi Astrid prese l'iniziativa. Lentamente, prese la mano dell'amico e la spostò, prima sul proprio fianco, poi sulla schiena, lasciandola lì e avvicinandosi leggermente al moro.
Il ragazzo la guardava, indeciso, non sapendo bene come muoversi. La bionda gli sfiorò il viso, infine avvicinò il suo e gli diede un leggero bacio.
Non sapeva perché lo stava facendo, in fondo lo conosceva solo da poche ore, ma sentiva un irresistibile impulso a fare ciò che stava facendo, quindi decise di non opporsi.
Hiccup si rilassò quasi di colpo, ricambiando il bacio, che lei approfondì, portandolo su un nuovo livello. Senza interrompere mai il contatto, lenta e paziente, cercò la sua lingua, mentre le mani vagavano sui muscoli delle sue spalle, dall'apparenza forte, e sentiva il respiro di entrambi uniformarsi e, contemporaneamente, accelerare.
Era una sensazione fantastica, inebriante, che contribuì a prolungare quel contatto per parecchio, finché, senza fiato, non dovettero interromperlo.
Si sorrisero, poi si scambiarono un altro bacio ancora più intenso, finché, stanchi della lunga giornata, non si addormentarono, stretti l'uno all'altra.
   
 
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