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Autore: AsfodeloSpirito17662    05/01/2015    3 recensioni
Merlin lo aveva aspettato. Giorni, anni, secoli, completamente da solo. Aveva visto morire tutti coloro a cui aveva voluto bene e non aveva potuto fare niente per evitarlo.
Era rimasto completamente alla mercé di se stesso. Unico custode del suo segreto, unico custode della propria identità, della propria unicità.
Merlin lo aveva aspettato ed alla fine, dopo più di mille anni - Cristo, mille anni! - era impazzito. Aveva dato di matto.
Iniziò a buttarsi quasi consapevolmente, contro i tronchi degli alberi.
Il dolore era giusto. Doveva essere punito. Aveva bisogno, del dolore.
Merlin si era perso, stava radendo al suolo Albion, aveva ucciso delle persone.
Ed era tutta colpa sua.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Drago, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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DICIANNOVESIMO CAPITOLO

19. Merlin il Mago deve morire - parte II

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Glastonbury, 5 agosto 2020

Notte fonda


Anche se la tempesta si era improvvisamente acquietata ed una splendida luna aveva fatto capolino da dietro le nuvole più scure che avesse mai visto, non appena mise piede nel giardino della casa, Alecto seppe che qualcosa non andava. Non avrebbe saputo dire se fosse stato grazie al sesto senso femminile, alle strane vibrazioni che avvertiva nell'aria od all'immobilità del mondo - l'assenza di suoni era sconcertante.

Semplicemente... anche se il bel tempo era tornato, non voleva dire che fosse tutto a posto.

Indugiò qualche istante sulla soglia del cancello, adocchiando la natura morta che da sempre aveva caratterizzato il giardino.

"Drem...?" provò a chiamare, ma debolmente: la faceva sentire a disagio l'idea di spezzare in modo troppo brusco il silenzio. Con cautela attraversò il vialetto coperto dalla sterpaglia e raggiunse la porta d'ingresso già aperta; Alecto vi si fermò davanti e piegò la schiena verso l'interno, sia per dare un'occhiata in giro - la solita fatiscenza, il solito odore di muffa -, che per captare in anticipo un qualsivoglia rumore. Dalla prima stanza sulla destra, le sembrò di percepire qualcosa.

Nonostante i nervi a fiori di pelle ed il pensiero dei tre enormi draghi lasciati parcheggiati al lago di Avalon, grazie ai quali aveva tenuto a bada i Fomorroh, Alecto entrò in casa con una certa familiarità; il tempo che aveva trascorso lì dentro era stato talmente lungo che non poteva pretendere di cancellarlo come non fosse mai esistito. Che le piacesse oppure no, quella era stata la sua casa ed il suo corpo l'aveva riconosciuta come tale.

I suoi passi sul tappeto di foglie secche le resero impossibile un'entrata in scena silenziosa, ma in qualche modo sapeva che nel salotto non avrebbe trovato un Emrys in attesa e pronto a fulminarla alla prima occhiata; d'altro canto, ciò che avrebbe potuto trovarvi la impensieriva forse anche di più. Prima di compiere l'ultimo passo che la separava dalla stanza, fece un respiro profondo e poi avanzò; per un attimo, se ne stette sulla soglia a sbattere le ciglia bionde stupidamente, non sapendo nemmeno lei che cosa si fosse aspettata di vedere: la solita, familiare scena di degrado ed abbandono la accolse come una vecchia amica. Uno scalpiccio le fece abbassare lo sguardo e subito vide Drem trotterellarle incontro, sbatacchiando le ali ed agitando la coda. Solo in quel momento, si accorse di aver avuto un macigno al posto dello stomaco, perché non appena lo vide e riuscì a constatare che stava bene, si sentì inaspettatamente leggera come una piuma.

"Ehi" disse con tenerezza, inginocchiandosi per abbracciarlo. Ecco che cosa voleva dire, essere in pena per qualcuno. "Dov'è Cha-" fu lì per chiedere, ma quando sollevò gli occhi dal drago per esaminare il resto della stanza, le parole le restarono incastrate nella gola: lo vide dalla parte opposta, completamente accasciato su un altro corpo. Ecco perché prima non lo aveva notato.

"Charles..." sussurrò, standosene lì in ginocchio, con una sorta di timore ad accorciare le distanze: non riusciva a capire se le sue spalle stessero tremando di rabbia o chissà cos'altro.

Nel sentirsi chiamare, Charles emise un verso strano, a metà tra un lamento ed un ringhio; sollevò il viso verso di lei ed Alecto inspirò bruscamente dall'orrore: la sua faccia era una maschera di sangue.

"Oh mio Dio...!" mormorò, coprendosi la bocca con una mano. Quella doveva essere stata opera di Emrys.

"Aiutalo" esclamò lui, la voce vibrante di lacrime, disperazione e rifiuto della realtà. "Ti prego, aiutalo".

Alecto, gattonando, si avvicinò velocemente a loro, come attratta da un incantesimo: dopo tutto, teneva a Charles. Se lui aveva bisogno di lei, non avrebbe potuto fare altro che tutto il possibile, per dimostrargli la sua amicizia. Tutto.

Guardò per la prima volta il corpo semi protetto dalle sue braccia e riconobbe praticamente subito in lui il ragazzo che aveva sempre visto lì nel salotto, costretto contro la poltrona. Quello che, in parole povere, aveva dato spesso per morto.

In quel momento però, lo sembrava davvero.

Alecto osservò il suo viso, mentre con lentezza terrificante iniziò a comprendere la reale portata della situazione.

È lui, il ragazzo di cui Charles è innamorato. È lui. Alzò lo sguardo su quest'ultimo, che tremando in modo impercettibile, scostava i capelli scuri dalla fronte di Merlin. E il modo - il modo in cui lo toccò... sembrava avesse paura che potesse disintegrarglisi tra le mani da un momento all'altro.

Oh, Dio. Non può finire così.

"Drem" chiamò subito lei, per farlo avvicinare, ma il drago era già lì; allora guardò Charles: "Forse se proviamo con il soffio del drago, riusciamo a recuperarlo" esclamò, cercando di suonare ottimista. Ma lui scosse la testa, tornando ad osservarla.

"No" rispose duro, nel tentativo di soffocare tutto il mondo che ribolliva al di sotto di quella effimera fermezza. "Ci ha già provato" continuò, inghiottendo rumorosamente ciò che invece avrebbe accolto a braccia aperte, per lasciarsi schiacciare ed affondare. "Non ha funzionato".

Se nemmeno il soffio del drago aveva funzionato, Alecto sapeva che non ci sarebbe stato nulla che lei avrebbe potuto fare, in tal caso. I suoi poteri non eguagliavano quelli dei draghi e mai l'avrebbero fatto; la ragazza strinse le labbra con aria mortificata ed abbassò gli occhi su Merlin, sporco in viso del sangue di Charles, che se l'era stretto contro.

"Charles, io... Io non so..."

"Vattene" la interruppe lui, il corpo devastato forse quanto la mente; "Vattene e porta la spada via con te".

Alecto strinse i pugni sulle ginocchia e restò a fissarlo con ostinazione. "Charles, tu non stai bene. Lascia che almeno con te, Drem-"

"No!" esclamò lui, stringendo tra le dita i capelli di Merlin con rabbia. "Non ti azzardare ad alzare un solo dito su di me. Vuoi aiutarmi? Allora fai sparire dalla mia vista quella fottuta spada e lasciami solo. Anzi, sai cosa? Distruggila, se ci riesci. Non ne voglio più sapere".

Alecto sapeva che Charles non ce l'aveva direttamente con lei, ma non poté fare a meno di sentirsi ferita da quell'allontanamento. Lui non aveva alzato la voce, eppure in qualche modo così era anche peggio. Si diede della stupida, comunque, perché razionalmente comprendeva bene che lui aveva bisogno di quel momento. Non solo non era nemmeno riuscito ad avere un attimo per sé, quando era morta Hester, ma le perdite erano diventate addirittura due nel giro di pochissime ore: era semplicemente troppo da accettare, lo sarebbe stato per chiunque.

Si alzò in piedi ed andò a raccattare la spada con l'angoscia nel cuore: odiava sentirsi così inutile ed odiava ancora di più quel dolore che l'atteggiamento scostante di Charles le aveva causato.

Ma andava bene così.

Doveva andarle bene così.

"Andiamo Drem" mormorò, richiamando l'attenzione del drago; lui guardò per un'ultima volta Charles co una sorta di indecisione dipinta negli occhietti intelligenti, ma poi di trotterellò via dietro i passi silenziosi di Alecto. Una volta uscita in giardino, restò seduta sugli scalini sbeccati a sentire le grida rabbiose del suo unico amico, con le labbra strette e la fronte poggiata sulle ginocchia.


*


Glastonbury, 5 agosto 2020

Alba


Si sentiva estremamente indolenzito. Le mani gli formicolavano ed appena provava a muovere le gambe, un forte dolore muscolare gli faceva strizzare gli occhi dalla sofferenza. Da quanto tempo si trovava in quella posizione? Strinse la maglia di Merlin, tenendo l'orecchio poggiato contro il suo petto freddo ed immobile.

La stanza era inondata da una morbida luce dorata, che diede alla cose una parvenza di sogno. Il dolore però, era troppo reale. Non poteva essere un sogno.

"Ti odio" mormorò per l'ennesima volta Charles, con la voce resa rauca dagli insulti gridati durante la notte. Batté un pugno sulla spalla di Merlin. "Mi hai sentito?" continuò debolmente, "Ho detto che ti odio".

Una leggera brezza entrò dai vetri rotti delle finestre e stuzzicò con dolcezza le foglie secche che cospargevano il pavimento.

"Non solo mi hai fatto tornare in vita. Hai pensato bene di sconvolgere di nuovo quella che già avevo e mi hai fatto arrivare fino a qui". Tirò su con il naso, completamente buttato a peso morto su di lui. "Mi hai fatto arrivare fino a qui. E tu che fai?" aggiunse, il viso privo di qualsiasi espressione. "Ti uccidi. Davanti a me".

Passarono dei lunghi, silenziosi istanti, durante i quali Charles restò a fissare con sguardo vitreo i giochi di luce sulle foglie morte, ma senza vederli davvero. Ad un certo punto poi, fece ruotare il collo e puntellò il mento sul petto di Merlin, per guardarlo in viso; allungò le mani indolenzite ed afferrò a coppa le sue guance.

"Ti uccidi davanti a me. E non mi guardi. Non mi guardi nemmeno una cazzo di volta" ripeté, mentre le dita tremavano. "Ringrazia che sei già morto, Merlin, hai capito?" scrollò la sua testa con rabbia. "Ringrazia che sei già morto, maledetto idiota!" terminò, ringhiando.

La gola gli bruciava da impazzire. Pensò che se qualcuno vi avesse sfregato contro dei fiammiferi, non avrebbe sentito niente.

La sua faccia era un disastro, un miscuglio di sangue, sudore e lacrime; fisicamente era devastato e mentalmente neanche a parlarne. Gridare era servito a qualcosa?

pensò, gridare è servito a mantenermi vivo.

Guardò l'alba conquistare la stanza. Un nuovo giorno era dunque arrivato, nonostante tutto. Il mondo, all'esterno, non aveva mai smesso di girare... eppure lui si sentiva immobile, cristallizzato in un attimo che risaliva ore addietro, a quando il corpo sotto di lui respirava ancora.

Trovò impossibile il fatto che il mondo non si fosse fermato davanti a tutto quello.

Che cosa avrebbe fatto?

Aveva perso Hester.

Aveva perso Merlin.

Aveva perso la sua casa.

Gli restava suo padre, ma era in America e gli sembrò che appartenesse alla vita di qualcun altro, in quel momento.

Forse aveva anche perso la voglia di pensare.

Provò a tirarsi su ed ogni movimento gli causò una smorfia di dolore; si chiese se i muscoli atrofizzati potessero causare quell'esatto dolore e non si rese conto di quanto superflui ed illogici fossero i suoi pensieri. Decise che avrebbe lasciato vagare la mente, che l'avrebbe fatta andare dove voleva andare. Quando si inginocchiò accanto al corpo inerme di Merlin, sentì qualcosa premere per bucargli la coscia. Storse il naso, preda di una confusione e pesantezza mentale del tutto giustificabili e con gesti lenti infilò la mano nella tasca dei jeans; le dita ruvide si chiusero attorno a qualcosa di piccolo, liscio e freddo. Quando Charles estrasse la mano dalla tasca per vedere cosa fosse, si ritrovò nel palmo della mano l'ampolla contenente l'acqua del lago di Avalon.


"Ce l'avevo addosso dopo aver recuperato Excalibur. Sai che cos'è?"

"È l'acqua del lago. Va usata solo ed esclusivamente in caso di necessità, Charles, poiché si dice che mostri quale sia la cosa giusta da fare".

"In che senso? Dovrei berla?"

"Non ne ho idea".


Charles fissò con occhi vacui ed assenti l'ampolla nella sua mano, mentre la voce di Hester sfumava leggera tra i suoi ricordi e via dalle sue orecchie.

La cosa giusta da fare...

Lo sguardo balzò su Merlin, poi di nuovo sull'ampolla e quindi ancora su Merlin, più e più volte.

La cosa giusta da fare...

Non era forse quello, un caso di estrema necessità? Avrebbe potuto esserci occasione più giusta? Strinse le dita attorno all'ampolla ed il suo cuore ebbe un'impennata furiosa, ricordandogli che lui era ancora lì ed era vivo.

La cosa giusta da fare...

"Al diavolo" esclamò, accompagnando le parole a movimenti frenetici. Afferrò il tappo che chiudeva l'ampolla e lo fece saltare via con decisione; subito dopo una brezza decisa s'insinuò tra i suoi capelli incrostati di sangue e, sulle sue fresche curve invisibili, portò con sé sospiri fuggevoli come rivoli di fumo.


Merlin il Mago...

Merlin il Mago è morto...

È morto...

Merlin il Mago...

Il Mago è morto...


Avrebbe riconosciuto quelle voci ovunque: erano le Disir.

Charles fissò il volto di Merlin, completamente assorto nei suoi pensieri. L'aspettativa gli stava stringendo la gola in una morsa ferrea.

"Merlin il Mago..." sussurrò con voce roca, mentre gli occhi azzurri saettavano da una parte all'altra di quel volto spigoloso e pallido, alla ricerca della risposta all'enigma. "Merlin il Mago è morto... Merlin... Il Mago... Il Mago... Il Mago. Il Mago?"

Strinse i denti con forza eccessiva e subito dopo inumidì le labbra secche, sentendo sulla lingua il sapore del sangue. Le Disir si erano rivolte a lui sempre e solo in quel modo: Merlin il Mago. Era un azzardo, forse anche la pazzia di un un disperato visionario, ma... a chi diavolo importava? Valeva la pena tentare. Doveva tentare!

Ebbe bisogno di afferrare l'ampolla con entrambe le mani, tanto quelle stavano tremando; se l'avvicinò con attenzione alle labbra e subito dopo bevve, stando attento a non sprecare nemmeno una goccia; si riempì la bocca con l'acqua del lago di Avalon, ma non inghiottì. Gettò l'ampolla vuota per terra e con una naturalezza sconcertante, si chinò sul viso di Merlin. Charles mise un braccio a lato della sua testa e con l'altra mano gli afferrò il mento, in modo tale che schiudesse le labbra; non c'era niente di romantico in quel che stava accadendo, ma solo la forte necessità di un miracolo.

Quando riuscì nell'intento, allora annullò completamente la distanza tra di loro.

Lasciò colare l'acqua direttamente dalla sua bocca in quella di Merlin, lentamente; tenne la sua testa leggermente sollevata da terra e massaggiò la gola con il pollice, per costringerlo ad inghiottire. Se era vero che lui era sempre stato l'unico in grado di fermarlo e salvarlo, allora... doveva essere lui personalmente in tutto e per tutto.


Il male ch'è nel cuore...

Il male ch'è nella mente...

Non c'è morte...

Non c'è vita...

Tutto si trasforma...

Il Mago è cessato...

Il Male è cessato...

La scissione è cessata...


Emrys. Emrys e Merlin erano stati davvero la stessa persona, allora.

Charles si scostò appena, socchiudendo gli occhi sul viso pallido dell'altro. Notò che l'acqua del lago aveva creato un leggero bagliore dorato, sulla sua pelle fredda.

Posò un bacio sulla sua bocca.

"Emrys era la parte più oscura di te" sussurrò, pronunciando le parole direttamente su quelle labbra dolorosamente morbide, fredde ed esangui. "Ma adesso che non c'è più, non hai alcun motivo per restare morto. Torna da me, Merlin". Allungò il collo, baciò le sue palpebre e la sua fronte. "Ti prego, torna da me".

In un momento imprecisato, posto tra quella supplica mormorata e l'avanzare del giorno, il sole crebbe e mangiò centimetri di pavimento. Ad un certo punto Charles ne sentì il calore avvolgergli la schiena e lo vide carezzare silenziosamente il volto di Merlin. Si chiese se il suo calore sarebbe riuscito a scaldare quella pelle fredda e pallida come lui non era stato in grado di fare.

Toccò la guancia di Merlin, guidato da quello stesso pensiero.

La pelle era piacevolmente calda.

Il sole aveva spazzato via il pallore.

Poi, i suoi occhi si aprirono.












NOTE DELL'AUTORE: Oh my God! Dai, andiamo, non dite che non ve lo aspettavate. Lo so che sono smielata e scontata come una bamboccia, ma non ci posso fare niente, è più forte di me. Ci sono voluti diciannove capitoli, ragazzi. Diciannove capitoli affinché questi disgraziati si ritrovassero ed il male venisse sconfitto. Sono un'infinità di capitoli, come avrei potuto in tutta onestà uccidere il povero Merlo? Ma dai. Mica mi chiamo Giorgio Martino, no? E poi non hanno sofferto solo solo. Avete sofferto anche voi, avete atteso, avete avuto pazienza, avete sperato, avete avuto fiducia in me ed in loro... non potevo non ricompensarvi. Che dire? Ci vediamo con il prossimo ed ultimo capitolo :) ce la farete a pazientare un'altra, ultima settimana? Spero di sì... stay tuned!


Asfo


p.s. Sto giro vi ho messo anche la track con la quale accompagnare la lettura del capitolo! Non sono magnanima e generosa? u_u

p.p.s. Per chi non avesse capito cosa è successo nell'effettivo ed il perché le Disir abbiano insistito tanto a chiamare Merlin sempre con l'appellativo di 'Il Mago'... me lo faccia sapere! Spiegherò tutto a tutti :D

   
 
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