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Autore: AlexVause    05/01/2015    6 recensioni
Henry fece un passo indietro.
- Dove mi porti?
- Non ti farò del male, se questo è ciò che ti chiedi.
La donna tese una mano verso il ragazzino, che abbassò lo sguardo verso essa.
- Mi sarai d’aiuto, nel convincere tua madre a fare una cosa per me.
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Una storia ambientata a Storybrooke dopo l’attivazione della seconda maledizione.
Nessuno ha memoria di come abbia raggiunto nuovamente la cittadina nel Maine.
Non ci sono spoiler perché segue un filo logico proprio :D
SwanQueen.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13
 
Dopo cena Regina aveva accompagnato Henry a casa Charming.
Il figlio voleva passare un po’ di tempo con lei prima di andare a dormire così, decisero di guardare un film.
Il ragazzino si era addormentato poco dopo e l’Evil Queen spense la tv.
La luce della cucina era accesa a illuminare l’ambiente che circondava l’ex Sindaco.
Emma era andata a farsi una doccia e i Charming erano già saliti a riposare.
Regina, seduta sul divano con la testa di Henry poggiata sulle ginocchia, si mise a rimuginare sugli avvenimenti avvenuti in quei giorni.
Era stata una settimana assai lunga e pesante.
L’immagine di Zelena e le sue ultime parole non lasciavano mai la mente della mora.
Fù solo allora che si ricordò dell’oggetto raccolto sul pavimento di quel freddo castello.
Frugò nella tasca del suo cappotto, poggiato sullo schienale del divano.
Le sue dita toccarono il freddo metallo.
L’oggetto era tondo. Cosa mai poteva essere?
Rigirandoselo fra le mani, si udì un rumore indistinto.
L’oggetto si poteva aprire come un portacipria.
Non conteneva magia o incantesimi, quindi non poteva essere pericoloso.
- Cos’è?
Chiese Emma da dietro il divano. Avvicinandosi scalza alla mora, la colse di soppiatto.
- Non saprei. È caduto a Zelena prima che Gold la rinchiudesse nell’ulna.
A quelle parole lo Sceriffo si allarmò.
- E se esplode?
Regina rise.
- Non può esplodere.
Rispose la mora ancora con il sorriso. Un sorriso malinconico.
- E come lo sai?
La ragazza si sporse oltre la spalla dell’Evil Queen per guardare meglio l’oggetto in questione.
- Non è magico.
- Le bombe non lo sono.
Constatò la bionda che sembrava seria.
Regina sorrise nuovamente.
- Andiamo, Sceriffo, non si spaventerà per un oggettino così piccolo.
La sfidò la mora aprendo ciò che aveva in mano.
Una lieve musica ne uscì.
- Un…carillon?
Ipotizzò Emma, ma l’Evil Queen non rispose vedendo un piccolo foglietto caderle in grembo.
La musica dolce e allo stesso tempo triste continuava a suonare.
Regina prese il foglietto. La calligrafia era diversa da tutte quelle che conosceva…che fosse stato scritto di pugno dalla stessa Zelena?
Emma stette in religioso silenzio, attendendo di leggere ciò che il foglietto conteneva.
“Quante lune cavalcheranno le onde? Forse il vecchio albero sta crescendo forte e i suoi rami riflettono le ombre. Continuerò il mio triste viaggio. La spiaggia sarà il mio cuscino, l’acqua il mio letto”.
- Sai che significa?
Chiese Emma incuriosita.
- Era una canzone che cantava la mia balia quando, ancor piccina, non riuscivo ad addormentarmi.
Entrambe le donne si ammutolirono.
Mentre l’Evil Queen ripiegava il foglietto, Emma le si inginocchiò davanti mettendo una mano su quella di Regina che chiuse il carillon.
- Che ne dici di restare?
La mora, in risposta, si scostò lentamente per non svegliare il figlio e si alzò dal divano.
- Non credo sia il caso.
- Non mordo.
Ripeté sorridendo Emma.
- Tua madre ne sarebbe di certo in grado.
Un lieve sorriso scaturì dalla mora.
- I pensieri sono una brutta compagnia. Vorrei che restassi qui con me…con noi.
Si corresse la bionda indicando il figlio.
- Dormirò sul divano così potrai stare con Henry.
Propose Emma alzandosi in piedi imitata dall’ex Sindaco.
- No.
Rispose con tono fermo Regina.
- No?
Chiese Emma incuriosita. Voleva che la mora le dicesse qualcosa che solo il suo cuore voleva sentire.
- Cioè…resta…
La ragazza si perse in quegli occhi scuri che stentavano a guardarla.
Regina stava cercando di abbattere le barriere costruite in tutti quegli anni. Non era facile per lei ma la dolcezza disarmante di quella ragazza dai capelli color del grano le fu notevolmente d’aiuto.
Emma si avvicinò alla madre adottiva di suo figlio, eliminando ogni distanza fra loro.
Lieve come neve che si posa sul petalo di un fiore delicato, la Salvatrice accarezzò il viso della donna davanti a se…forte e determinata ma allo stesso tempo fragile.
Posò le sue labbra su quelle fresche della mora che, però, fece un passo indietro esitante.
Regina alzò lo sguardo che s’incatenò a quello cristallino della bionda davanti a se e, senza ulteriore esitazione, fece un passo avanti approfondendo il bacio.
Emma, senza staccarsi da quelle labbra dolci come il miele, strinse Regina a sé.
Sembrava avesse paura che la donna se ne andasse e che quel momento svanisse.
I loro cuori battevano all’unisono dando vita a sensazioni intense e da tempo dimenticate da entrambe.
Un mormorio le fece ritornare alla realtà. Henry si stava svegliando.
Le due si separarono, avvicinandosi al divano per controllare il figlio.
- Ehi ragazzino! Dai che andiamo a dormire.
Disse Emma cercando di svegliarlo quel tanto da portarlo a letto.
Il figlio allungò una mano sul divano come a cercare qualcosa o qualcuno.
- E la mamma?
Chiese Henry. Voce impastata dal sonno.
- Resto con voi.
Rispose Regina.
Sul volto del figlio si allargò un sorriso. Erano finalmente una famiglia.
 
Il mattino arrivò fin troppo velocemente.
Rumori di stoviglie e voci sommesse svegliarono l’Evil Queen che si rese conto di essere a casa Charming. Henry stretto al suo braccio le sorrideva felice.
Emma si era svegliata presto per preparare la colazione al figlio e all’ex Sindaco, che l’accolse con un sorriso quando la vide arrivare in camera con un vassoio ricco di prelibatezze.
- Ci hai preparato la colazione?
Chiese la mora divertita. Henry era al settimo cielo.
- Già.
Rispose Emma con un grande sorriso stampato sul volto, poggiando il vassoio fra Regina e Henry.
- L’ho fatto con le mie manine.
La giovane indicò il dolcetto coperto da zucchero a velo.
- Allora sono curiosa di assaggiarlo.
Disse gentilmente l’ex Sindaco prendendo una forchetta.
Il figlio si era già lanciato su un croissant alla crema, ancora caldo.
- Se qualcosa non va, puoi sempre ripiegare sui croissant. Li ho presi poco fa al Granny’s.
Ironizzò David conoscendo la figlia.
Regina era a conoscenza dell’assenza di doti culinarie nella bionda, ma pensò fra se: “Non è difficile seguire una ricetta”.
Fiduciosa nella riuscita di quel dolce fatto in casa, si apprestò ad assaggiarlo.
Dopo averne messo in bocca un pezzo, l’ex Sindaco s’irrigidì.
Biancaneve e David tendevano l’udito per conoscere l’esito di cotanto sacrificio da parte della figlia.
- Allora? Com’è?
Chiese speranzosa Emma.
La faccia del Sindaco parlava da se. Non sarebbe mai stata in grado di mentirle.
Henry se la rideva di sottecchi.
- È così…salato…
La figlia di Biancaneve sgranò gli occhi, mentre Regina bevve un sorso di caffè.
- Cosa?? Dopo tutte le peripezie che ho fatto per preparartelo, mi dici che è salato?
Snow e David ridacchiavano.
- Emma, ma l’hai assaggiato? Prova.
Regina le porse il piatto e la bionda lo afferrò stizzita.
- In realtà sei tu schizzinosa per quanto riguarda i sap…
La faccia di Emma dopo aver messo in bocca un pezzetto di dolce, fu impagabile.
- Allora com’è?
Chiese Regina sfidandola.
Sebbene disgustata, decise di non darla vinta ai presenti.
- C’è abbastanza sale da poter recuperare ciò che si è perso durante un duro allenamento. Cibo per un vero atleta.
- Non mi dire.
Ironizzò l’Evil Queen.
- Il suo sapore può far sì che un buongustaio televisivo esclami: “È come una celebrazione del sale nella mia bocca”.
Disse la bionda, imitando con la mano un titolo immaginario a mezz’aria.
Regina non poté fare a meno di ridere.
- Ma quanto sei ostinata?
Chiese Snow, scoppiando in una fragorosa risata accompagnata da marito e nipote.
- Tieni, prendi un po’ d’acqua.
Sogghignò l’Evil Queen trattenendosi dal ridere.
- Ora però, se volete scusarmi, vado al Granny’s per vedere come sta Malefica. Abbiamo un po’ di cose di cui parlare.
Regina informò i presenti alzandosi dal letto.
- Se vuoi ti accompagno, così ti offro una colazione decente prima di andare alla stazione di polizia.
L’ex Sindaco rise.
- Accetto che mi accompagni solo se pranzi con me e Henry.
- Si!
Gridò felice il ragazzino.
- Non posso certo rifiutare.
Rispose con un grande sorriso la Salvatrice.
 
Appena uscite dall’appartamento dei Charming, Regina afferrò lievemente Emma per un braccio fermandola.
Un bacio leggero si posò sulle labbra della bionda che arrossì.
- Grazie per la colazione.
- Dici davvero Regina? A me sinceramente dispiace per quell’obbrobrio salato.
- Ah sì? Sembravi così orgogliosa di quel “Cibo per un vero atleta”.
La mora la canzonò ridendo.
- Certo ma…
Emma si bloccò. Sul marciapiede vide appostato Hook che vedendo la bionda si avvicinò.
- Ho bisogno di parlarti, Swan.
La Salvatrice sospirò per poi voltarsi verso Regina.
- Potresti darmi un minuto…per favore?
L’Evil Queen sembrò rabbuiarsi.
- Sono generosa…te ne do due.
Disse poi con un sorriso forzato facendosi da parte.
- Swan, ho bisogno di sapere. Hai detto di essere confusa, ma non puoi almeno dirmi se ho una possibilità?
- Ciò che prima mi confondeva ora mi è chiaro come il sole. È questo che vuoi sentirti dire? Ascolta…
Emma si avvicinò al Pirata che era già a conoscenza di ciò che avrebbe udito dalla ragazza.
- …ho apprezzato e apprezzo ancora molto come ti sei preso cura di me a Neverland e come ci hai aiutato in tutto questo tempo. Credimi se ti dico che è stato bello. Mi hai confortato quando ne avevo bisogno, anche se forse era solo un capriccio.
- Ma non hai voglia di approfondire ciò che c’è tra noi.
- Ciò che c’era…era il bisogno di avere qualcuno accanto in quel momento. Ero fragile e mi sono lasciata andare non pensando alle conseguenze del mio comportamento.
- Comprendo. C’è qualcun altro che occupa i tuoi pensieri?
- Ti ringrazio per tutto, Killian. Ora devo andare…il lavoro mi aspetta…e pure Regina.
Il Pirata incassò il colpo allontanandosi dalla ragazza con un cenno del capo.
Emma, maledendosi per ciò che aveva fatto a Neverland, raggiunse Regina.
- Eccomi…andiamo.
- Ora il minuto serve a me.
Rispose stizzita Regina.
- Ti prego non ho voglia di discutere anche con te.
- Non ho detto nulla.
- È il modo…
Tra le due scese il silenzio mentre s’incamminarono verso il Granny’s.
- Non hai risposto alla sua domanda.
Disse l’Evil Queen con un sorriso malizioso.
- Se c’è qualcun altro che occupa i miei pensieri?
Domandò Emma ricordando la domanda fattale dal Pirata.
Regina le rispose con un cenno del capo a cui seguì nuovamente il silenzio.
Arrivate davanti alla tavola calda Emma si voltò verso Regina.
- Ci vediamo a pranzo ok?
- Se ti va. Vado a prendere Henry verso le 12. Ti aspettiamo qui.
Emma non rispose. Prese le mani di Regina fra le sue, portando le sue labbra vicine all’orecchio della mora.
- Sei tu.
Le sussurrò dolcemente prima di sorriderle e allontanarsi, lasciando l’Evil Queen pietrificata davanti alla porta del Granny’s.
Due semplici parole che fecero correre il suo cuore e i suoi pensieri all’impazzata.
 
 
 
Note di Alex: Eccoci con un nuovo capitolo, finalmente tranquillo e dolcioso per la vostra gioia :)
pensare ad Emma e alle sue doti culinarie disastrose mi fa sorridere...e non sono l'unica a immaginarla combinare guai in questo senso :)
A presto e grazie a tutti per le vostre recensioni...siete fantastici!
  
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