A Mimi, ovviamenteH.
A te che essenzialmente sei una scema e un’amica, e non in ordine di importanza.
Un’amica scema, se si vuole. XP Ma ti adoro, e lo sai.
Smack.
Call me when you’re sober
Spin off di “‘Cause you’re just not
drunk enough to fuck”
di Mimi18
[la trovate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=297448]
…[Sakura] Raggiunse Tenten al bancone,
abbandonando l’amica bionda a quella che sarebbe stata la serata più interessante
della sua vita…
*ShikaIno version*
“Ino, copriti per l’amor del
cielo” Shikamaru sbiascicò sbadigliando quello che le aveva ripetuto
tutta la serata. Ovviamente, senza sortire alcun effetto. Ino si pavoneggiava
all’altro capo della stanza, civettando distrattamente con ragazzi di cui non
ricordava nemmeno il nome, mentre lui se ne stava seduto in un angolo, a
guardarla fare. A sorvegliarla quasi,
si sarebbe detto.
“Perché?”
Ino d’un tratto lo guardava interessata, un guizzo repentino negli occhi limpidi.
“Come perché, mi prendi in
giro? Giuro, è più quello che hai scoperto di quello che è coperto” rispose Shikamaru lasciando vagare lo sguardo sul corpo
della ragazza.
“E che
te ne frega?”. Ino sembrava più acida del solito. Chissà perché.
“Niente, se non interessa a
te…” Shikamaru finse indifferenza nella voce, mentre la biondina ancheggiava
disinvolta verso di lui.
“Lo sai qual
è il tuo problema, Nara? Che non te ne frega,
mai, un cazzo, di niente” terminò sfiorandosi
–volutamente- il seno, quasi a proporgli un argomento nuovo.
“Chapeau, miss finezza” si complimentò sarcastico il ragazzo
fissando intensamente la scollatura di lei,
afferrandole un lembo del vestito e alzando un sopracciglio ironico.
Ino avvicinò il suo viso a
quello del ragazzo, fino a fare sfiorare i loro nasi mentre
lui poteva avvertire chiaramente il suo respiro caldo carezzargli il collo, poi
sussurrò: “Vaffanculo, Nara”.
Altrettanto
lievemente, Shikamaru sorrise:“Copriti, Yamanaka”.
“Si può sapere chi ti credi di essere, Shikamaru?” sbottò Ino allontanandosi repentina
da lui e soffocando la voglia repressa di picchiarlo. “Mio padre? Giuro, ti
comporti come se lo fossi!”. Si allontanò sculettando,
di colpo offesa, avvicinandosi pericolosamente al
povero Kiba, che la fissava stralunato da inizio
serata.
Shikamaru sbuffò seccato, poi sopportò
che la ragazza si strusciasse contro l’Inuzuka, sopportò che lui le stringesse poco romanticamente
le natiche, sopportò che lei si leccasse le labbra salendogli in braccio; ma
quando vide le zanne di Kiba posarsi fameliche sulla
spalla di Ino, e lei sollevare lo sguardo per guardare lui, mentre un altro la baciava…beh, quello fu troppo. Shikamaru si
alzò deciso, ignorando la sua precedente risoluzione di non
muoversi dal suo angolino per tutta la sera.
“Giù le zampe, animale” ringhiò
alterato, in piedi dinanzi alla coppia.
“Che
c’è, credevi di avere la prelazione perché sei suo compagno di squadra, Nara?” Kiba lo guardava con quell’aria
sbruffona che lo contraddistingueva. Solo che questa volta
gli faceva ribollire il sangue nelle vene. “Beh, ho una novità per te: non
tutti sono così coglioni da lasciarsi scappare una
meraviglia come questa” terminò stringendo Ino a sé; la ragazza
gli sorrise, più allegra del solito.
Shikamaru lo sapeva che non erano
fatti suoi, lo sapeva che avrebbe dovuto lasciarla fare quello che voleva, che
era adulta e vaccinata…ma la verità era che non ce la faceva a lasciar perdere,
non quando si trattava di Ino. Non
quando Kiba Inuzuka la
guardava a quel modo. Non quando sembravano pronti a fare la più grossa
idiozia della loro vita.
“Andiamo” fece prendendo Ino
per mano e tirandola a sé.
“Noi non andiamo da nessuna parte!” si divincolò la
ragazza “Al massimo vado…”.
“Poco lontano, a giudicare da
quanto alcool hai ingerito…” la rimproverò Shikamaru facendola alzare e
stringendola a sé più del dovuto. Poi la costrinse a camminare senza tante
cerimonie. Stranamente, nella direzione opposta a quella dell’Inuzuka.
“Mi spieghi perché devi sempre
essere così dannatamente responsabile?” sibilò Ino
pericolosamente vicina al suo orecchio.
“Perché ho le
testa sulle spalle, Ino” rispose burbero Shikamaru, facendola sedere
sulla sedia che lo aveva ospitato per tutta la sera.
“Lo vedo” gli sussurrò Ino sul
collo, tirandolo a sé e indugiando volutamente più del previsto vicino alla sua
pelle, in modo da fargli avvertire leggera la carezza delle sue labbra.
“Sei ubriaca” sussurrò
sprezzante Shikamaru prima di separarsi da lei brusco, come avesse
trovato quel contatto spiacevole.
“Non abbastanza da fotterti!” gli urlò lei maliziosa,
ridendo di colpo.
Aveva toccato, senza saperlo,
un tasto molto debole: lei era dannatamente bella, il capo riverso all’indietro
e le guance arrossate, e lui era maledettamente insicuro,
cosa che a Shikamaru Nara non piaceva per niente. Il ragazzo era
abituato alle sfide calcolate, e se gliene si presentava davanti una irraggiungibile…lasciava perdere, onde evitare di farsi
male.
“Senti Ino, fai quello che ti
pare, ok? Ma quando un piccolino coi
canini troppo pronunciati ti scodinzolerà attorno non piangere perché non ti ho
fermata”.
Sbuffò spazientito e uscì a
fumarsi una sigaretta.
“Stronzo”
sentenziò la Yamanaka.
“Problemi col boy?” la voce di Tenten era stranamente pacata quando
si avvicinò a Ino sfiorandole i capelli.
“Perché
gli uomini non capiscono niente?” mormorò la bionda affondando il viso tra le
mani.
“Forse perché non gli spieghi
le cose?” tentò la castana, ammorbidendosi.
Ino impuntò il viso su una
mano, sbuffando come una bambina: “Perché dev’essere
tutto così complicato? Mi ha fatto anche passare alla sbornia triste”.
“Io non vedo cosa ci sia di tanto
complicato..” interloquì Tenten.
“Lui!” si lagnò Ino indicando
Shikamaru, la cui sagoma si intravedeva a malapena
oltre il vetro della porta. “Non vedi?” continuò poi inquadrandolo con pollice
e indice capovolti, quasi a volerlo colpire con la sua tecnica.
“No” negò Tenten
dopo aver squadrato più volte Shikamaru. “Spiegami” tentò poi guardando Ino.
“Lui…lui…” Ino iniziò più volte
la stessa frase, senza trovare le parole adatte per terminarla. “Lui non mi
desidera, ecco!” concluse incrociando teatralmente le braccia.
Tenten la
fissò sconvolta, mentre Ino si rendeva conto di ciò che aveva detto. La castana
infine ebbe pietà della bionda, e tentò di mediare: “E questo lo deduci da…”.
Oramai era inutile fingere,
così Ino lasciò che le parole le fluissero di bocca: “Cazzo,
Ten, mi ci sono strusciata contro metà della serata, fingendomi anche più
ubriaca di quanto non fossi per celare l’imbarazzo, e niente! Tutto quello che
ho ottenuto è stato un allontanamento e la sua giacca sulle spalle, per coprirmi. Ti rendi conto di quanto sia patetica?”.
Tenten sorrise: “Da quanto va
avanti questa storia?”
“Da quando avevamo quindici
anni” mormorò Ino imbarazzata.
“Cosa?
Credo di non aver capito bene” ora Tenten
era genuinamente sorpresa.
“Hai sentito benissimo, Minnie” ripeté la bionda scocciata.
Il sorriso di Tenten scomparve, e la ragazza scoppiò a ridere: “Oddio
Ino, scusami, scusami davvero, ma…”
“E’ patetico,
te l’avevo detto. E quando me ne sono accorta,
lui ha cominciato a guardare quella là,
e mi ha messa in disparte…”.
La castana tornò seria in un
attimo, carezzando lievemente il gomito di Ino: “Io
l’ho sempre visto molto attento a te…”
“A dirmi copriti?” rise amaramente Ino “E poi…mi spieghi perché sono qui a parlarti quando potrei farmi Kiba?
Senza nulla nei tuoi confronti…” tentò di ridere.
“Non mi offendo, tranquilla…”
la confortò Tenten “Ma Kiba non ti piace. Accetta la
realtà, Ino Yamanaka, del sesso senza amore non te ne
fai una cicca”
“Vaffanculo Tenten”
alzò le spalle Ino, nascondendo il volto all’amica.
“Dici sempre così a quelli che
hanno ragione?” le due ragazze si voltarono all’udire quella voce. Shikamaru se
ne stava appoggiato allo stipite della porta, un ghigno beffardo in faccia e un
guizzo divertito negli occhi.
Ino riguadagnò in un attimo la
sua aria sicura: “Non te ne eri andato sbattendo la
porta, Nara?”
“Ho lasciato qui il mio
giubbotto” rispose il ragazzo avvicinandosi e sfiorando le spalle della bionda
“E comunque non me ne ero andato e non avevo sbattuto
la porta, Ino.” Sottolineò
senza sfilarle la giacca.
“Occhei,
io andrei…” fece Tenten alzandosi velocemente. Poi ci
ripensò, e, incurante della sua vita, prese Ino per un
braccio: “Non ti complicare la vita, può essere così semplice se solo lo
volessi”.
In quel momento, come a
leggerle nel pensiero, si udì la voce di Neji: “Ten,
ti va di fare un giro? Qui sono tutti mezzi ubriachi…”
propose circondandole la vita con il braccio. La kunoichi
scoccò un ultimo occhiolino alla Yamanaka e se ne
uscì col suo ragazzo.
Ino si rabbuiò ancora di più,
chiedendo al cameriere di servirle un liquore.
Shikamaru si sedette al suo
fianco e le rubò il bicchiere.
“Scusa” mormorò prendendole il
viso tra le mani e portandola a incontrare il suo
sguardo.
“Non credo che sarei riuscita a ingerirne un altro, in ogni caso” mormorò Ino coprendosi
il ventre.
Shikamaru la scrutò di
sottecchi, poi sorrise sorseggiando l’alcolico: “Non dicevo per il bicchiere”.
“Ah. Per cosa?” domandò Ino,
sinceramente sorpresa.
“E che
ne so io? Ti sei arrabbiata di colpo senza un perché!” alzò
le spalle Shikamaru.
Ino tornò imbronciata, evitò
volutamente lo sguardo del ragazzo, poi si portò una mano allo stomaco: “Non
credo di sentirmi molto bene” mormorò prima di precipitarsi all’esterno del
locale.
Shikamaru ingerì velocemente il
restante contenuto del bicchiere e la seguì silenzioso.
Ino vomitò rapidamente
asciugandosi la bocca col tovagliolo che il ragazzo le aveva porto, poi sbuffò:“Non molto attraente, eh?” mormorò schifata scuotendo il
capo.
“No” confermò Shikamaru
avvolgendola in un abbraccio. Di colpo le spalle di Ino
avevano cominciato a sussultare, e lei aveva preso a piangere, così, da un
momento all’altro.
“Perché?” domandò la ragazza in
un sussurro mentre sentiva le braccia dell’amico
percorrerle ritmicamente la schiena.
“Cosa?”
la voce di Shikamaru arrivò soffice nel silenzio della notte.
“Perché
non mi vuoi?”.
Ora Shikamaru non sapeva
davvero come rispondere.
“Ino…”
Il poco alcol che aveva
ingerito sembrava cominciare a fare effetto, o forse era la vicinanza di Ino…si sentiva di colpo troppo vicino alla sua pelle, ai
suoi capelli, al suo seno…
La voleva eccome. La voleva talmente tanto che non riusciva a muovere un dito, o altro che bambini coi canini
pronunciati…almeno una squadra di bambini pigri col codino. Meglio, due, così
erano più autonomi per giocare.
“No, non…non dirmelo.” Si morse un labbro lei –sensuale
“Sarebbe solo fatica inutile per te e umiliazione per me” mormorò distaccandosi
lievemente da lui.
Davvero non se ne rendeva conto?
“Ino…” cominciò Shikamaru
stringendola nel suo giubbotto, che nonostante tutto non si era tolta.
“Dimmi solo perché dev’essere tutto così dannatamente difficile, Shikamaru!”
strinse i pugni la ragazza, posandoli lievemente sul petto di
lui.
“Non c’è nulla di difficile,
Ino, se non ce lo fai diventare, e tu sei una maestra
nel complicarti la vita” sorrise il ragazzo carezzandole il volto. Lei lo
guardò speranzosa.
“…e poi non sei abbastanza ubriaca
da fottermi” concluse
amaramente Shikamaru mentre passava ripetutamente le mani sulle braccia della
ragazza per alleviare i suoi brividi.
Ino d’un tratto si incupì, e la stretta sulla maglia del ragazzo si fece improvvisamente
violenta: “Vaffanculo Shikamaru” sibilò a denti stretti.
“Vedi che avevo ragione?”
sorrise lui, amaro. “Puzzi di vomito” aggiunse poi.
“Vaffanculo!” urlò lei,
cercando di colpirlo. Shikamaru schivò il colpo.
“Siamo ripetitivi questa sera!”
rise divertito evitando un altro pugno.
“Fottiti, Nara!” continuava poco finemente Ino,
cercando di colpirlo e fallendo ripetutamente.
“Mi dai una mano, Yamanaka?” domandò malizioso lui fermando di colpo le mani
della ragazza e portandosele dietro la nuca. Ora Ino era
molto vicina, e poteva sentirne i sospiri leggeri sul corpo. Senza
pensarci troppo, forse annebbiato dall’alcool che lui stesso aveva ingerito,
cominciò a respirare l’odore della sua pelle, sfiorandole ripetutamente la base
del suo collo con il naso, e concedendosi il lusso proibito di piantare una
scia di baci caldi e ravvicinati lungo il collo di Ino.
Era territorio pericoloso, era un campo minato che si mutò presto in un insieme
di gemiti che Ino emetteva buttando il capo all’indietro. Non avrebbe dovuto
farlo: gli amici non si baciano sul collo, gli amici non hanno i pensieri poco
casti che lui faceva su Ino, gli amici…
“Cazzo,
no” mormorò Shikamaru riavendosi.
“Ino, scusa, io non so cosa…”
borbottò separandosi in fretta dalla ragazza.
“Non scusarti, continua!” urlò Ino portandosi nuovamente vicina a lui,
prendendogli le mani e portandosele sui fianchi.
“Non posso, cazzo,
non posso…” mormorava Shikamaru tra sé e sé,
combattendo la sua stessa volontà.
Ino lo guardò
negli occhi, sconsolata: “Già, Temari” mormorò
scuotendo il capo, separandosi in un attimo da lui.
“Che
centra Temari?” Shikamaru la squadrò confuso.
“E’ per lei, no?” alzò le
spalle Ino, rassegnata.
“No che non è per lei” negò Shikamaru con convinzione “E’ per te, Ino” aggiunse in
un sussurro.
La ragazza lo guardò confusa:
“Per me? Che centro io?”
Shikamaru si grattò il capo: “Possiamo
evitare questo discorso, Ino?”
“No che non possiamo evitarlo!”
era la Ino di sempre, le mani sui fianchi e la
determinazione negli occhi. E lo faceva impazzire.
“Lo sapevo.” Scosse il capo Shikamaru,
cercando di focalizzarsi sulle sue parole e non sulla scollatura
di lei. “Riformulo: possiamo farlo domani?”.
“Che
cosa?” in un passo Ino sfoderò un sorriso malizioso, stuzzicandogli i bottoni
della camicia.
“Fottiti, Ino” sibilò Shikamaru, ma deglutiva a fatica
seguendo i movimenti sensuali delle curve della ragazza.
“Mai senza di te” mormorò lei
per tutta risposta, piantandogli un bacio a stampo sulla bocca che non aveva
nulla di amichevole.
“Ogni promessa
è debito, lo sai, vero, Ino?” sussurrò Shikamaru malizioso, per poi
reclamare di nuovo le sue labbra. Un bacio leggero, nulla di più. Ino tremò mentre Shikamaru si separava da lei: la sera si era
trasformata in notte, e in una notte insolitamente fredda per la stagione; ma
non era stato quello a farla fremere.
“Copriti, Ino” fece allora
Shikamaru chiudendole sul petto il giubbotto che lui stesso le aveva dato quella sera. E stringendole le spalle, si incamminò con lei.
“Che
fai?” protestò la ragazza sbadigliando, contrariata.
“Ti porto a casa” scrollò le spalle lui, come nulla fosse.
“Shikamaru…” il tono di Ino era piccolo, incerto.
D’un
tratto il ragazzo si fermò, le prese le mani e fissò intensamente i suoi occhi
azzurri: “Non voglio che tu sia ubriaca, quando facciamo l’amore”. E mentre Ino
lo guardava inebetita, rendendosi a malapena conto che si trovavano davanti
alla porta di casa sua, Shikamaru le baciò entrambe le mani per poi lasciarla a
fissare il punto in cui era sparito lasciando dietro
di sé il rumore pacato dei suoi passi nella notte.
***
Nella quiete della
mattina, un rumore di passi arzilli su per le scale interruppe l’incrociarsi
sommesso e concitato di due aliti di fiato.
“Ma tuo padre non doveva
restare al negozio fino a ora di pranzo?”
“Beh, doveva…evidentemente non è stato
così, mentecatto!”
“Cazzo…copriti, Ino!”