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Autore: FireFistAce    05/01/2015    4 recensioni
Salve! Questa storia è il mio primo Crossover e, quindi, la prima Jelsa che scrivo. Piccola precisazione: i capitoli sono alternati, dopo il prologo sono Jack, Elsa, Jack, Elsa, ecc...
Spero che vi piaccia!
Dal capitolo due:
"Jack (si chiamava così, giusto?) si rimise in piedi subito, volteggiando fino a terra e atterrando con grazia.
Ora che lo guardavo bene, notai che doveva avere più o meno la mia età, ed era vestito in modo improponibile per uno che aveva planato sulle montagne innevate: una leggerissima felpa blu con le maniche lunghe, un paio di pantaloni marroni a pinocchietto e basta. Non aveva le scarpe, non aveva le calze, una sciarpa, un paio di guanti, niente. [...]"
Dal capitolo tre:
"Avrei voluto farle un sacco di domande in quel momento.
Non hai freddo? Non sei stanca? Non vuoi tornare a casa?
Invece rimasi in silenzio e la accontentai, passando intorno a una nuvola conica che andava verso l'alto, girandole intorno e poi capovolgendomi per tornare verso il suolo a capo in giù.
Sentii le sue braccia stringermi il collo e il suo viso affondare nella mia spalla mentre cadevamo a velocità folle verso il basso.
“Hai paura?” chiesi preoccupato.
“No”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Jack Frost, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Aspetterò per una notte fuori dalla finestra

 

Mi fermai leggiadramente accanto a Elsa e mi appoggiai al bastone, osservando la mia creazione. Mi feci i complimenti da solo.

“Ti piace, vero?” le domandai.

Lei non riusciva a chiudere la bocca e guardava stupita la statua.

“Come è possibile?” chiese. Poi mi guardò. “Tu sei come me?”

Alzai le spalle per minimizzare ma non sapevo davvero cosa rispondere.

Ci avevo pensato parecchio da quando avevo saputo dell'esistenza della Regina dei Ghiacci. Io e lei, per quanto simili, eravamo diversi: lei era un essere umano con un potere sovrumano; io ero morto e rinato come guardiano e, per questo, potevo controllare l'inverno. Ma non ero nato così, una volta ero un ragazzo normale. Certo, prima di finire congelato nello stagno, ma questa era un'altra storia.

“Diciamo che sono simile a te, sì” risposi.

Elsa si voltò verso di me e vidi i suoi occhi azzurri brillare mentre mi guardavano. Rimasi per un istante senza parole nel vederla così. Certo che era bella.

“Sai comandare il ghiaccio? Puoi farmi vedere come controllare i miei poteri?” mi chiese ammirata.

Io risi divertito e mi librai sopra di lei, aiutato dal vento.

“So comandare anche il vento. Io sono lo spirito dell'inverno, mia cara!” le spiegai.

Sembrava che la sua titubanza fosse passata, che col trucco della neve avessi fatto sciogliere ogni suo dubbio.

“Ti prego, voglio imparare, è la prima volta che trovo qualcuno come me!” esclamò.

“Be' se hai un po' di tempo posso provare a insegnarti qualcosa. Ma da quanto ho visto sei già brava senza di me” le dissi indicando il palazzo intorno a noi.

Elsa si guardò le mani, come se non credesse al fatto che le avevo fatto un complimento.

“So di avere un grande potere. Ho creato questo posto, ho creato Olaf e Marshmellow, sono riuscita perfino a congelare l'intero fiordo, Arendelle e questa montagna in poche ore. Ma purtroppo non conosco ancora bene il mio potere, non so come divertirmi con esso! Lo capisci?” mi spiegò.

Mi misi a ridere. Mi stava davvero chiedendo di farla divertire?

Le girai intorno osservandola.

“Cosa vorresti imparare quindi? Vuoi solo che usare il tuo potere ti faccia divertire?” chiesi.

“Sì” rispose.

Le porsi la mano.

“Dai, ti faccio vedere intanto quello che so fare” la invitai.

Mi guardò malfidata, senza capire di cosa parlassi.

“Che vuoi fare?” domandò. Allungò leggermente la sua piccola mano tremante. La afferrai con sicurezza, poi le feci l'occhiolino.

“Facciamo un giro, fidati di me” risposi.

“Che?” esclamò lei, poi il vento ci investì e ci librammo nell'aria.

Elsa gridò spaventata mentre la tiravo verso di me e la prendevo al volo. Si strinse al mio collo mentre io facevo aumentare il vento per portarci sempre più in alto, sopra alle nuvole.

“Ti prego, ti prego non farmi cadere ok?” mi implorò.

“Tranquilla. Prometto che non ti lascio” giurai. La sentii rilassarsi leggermente ma continuava a tendere i muscoli come se stesse per cadere ogni minuto.

“D'accordo, cosa ti interessa del mio potere? Cosa vuoi che ti mostri?” le chiesi.

Elsa mi guardò un po' incerta, sempre impaurita dall'altezza.

“Non lo so, tutto ciò che sai” mi rispose.

“Beh, intanto io posso comandare il vento. Tu questo puoi farlo?” mi informai.

“No. Però posso dare vita al ghiaccio”

“Sì, questo già lo so, ho conosciuto Marshmellow. A proposito, complimenti per la scelta del nome” considerai ridendo.

“Non sono stata io, è stato Olaf” mi informò.

“Chi?”

“Il mio pupazzo di neve”

La guardai.

“Hai dato vita a un pupazzo di neve?” domandai incredulo. Elsa annuì.

“Sì, senza volerlo sì” ammise.

Scossi la testa ammirato.

“Beh, nonostante tutti i miei anni di attività giuro che non sono mai riuscito ad animare niente per più di trenta secondi. Il tuo potere è molto più forte del mio” considerai.

Lei ridacchiò imbarazzata.

“Ma io non posso volare” ribatté.

“Per quello ci sono io, non preoccuparti” le assicurai.

Feci lo slalom in mezzo alle montagne innevate, girando su me stesso e impegnandomi perfino in un paio di giri della morte che la fecero gridare di paura.

Subito dopo il terrore di cadere, però, Elsa si mise a ridere divertita.

“Fallo ancora!” esclamò. Le sorrisi.

“Ne sei sicura? Non hai paura? E se ti lasciassi andare?” la sfidai.

“Voglio fidarmi invece” rispose stringendosi di più a me.

Avrei voluto farle un sacco di domande in quel momento.

Non hai freddo? Non sei stanca? Non vuoi tornare a casa?

Invece rimasi in silenzio e la accontentai, passando intorno a una nuvola conica che andava verso l'alto, girandole intorno e poi capovolgendomi per tornare verso il suolo a capo in giù.

Sentii le sue braccia stringermi il collo e il suo viso affondare nella mia spalla mentre cadevamo a velocità folle verso il basso.

“Hai paura?” chiesi preoccupato.

“No” mi rispose sicura.

Sorrisi e curvai dolcemente a pochi metri dalle cime degli alberi intorno al fiordo di Arendelle, atterrando poi su una roccia innevata.

La feci scendere a terra e la sorressi fino a che le sue gambe non ritrovarono stabilità, poi la osservai.

“Tutto ok? Stai bene?”

“È stato... stupefacente! Da lassù sembrava di poter governare il mondo, era bellissimo!” esclamò estasiata.

Sorrisi.

“Già, spesso ho pensato anche io che andare lassù mi facesse governare il mondo” ammisi.

Anche Elsa mi sorrise a sua volta e rimanemmo un secondo a fissarci senza parlare, poi lei si sedette a terra, in mezzo alla neve, il mantello azzurro che svolazzava al vento leggero delle prime ore del mattino.

“È bello conoscere qualcuno come me, per una volta. Ho sempre pensato di essere la sola ad avere dei poteri particolari, invece a quanto pare non è così” mi disse.

Mi sedetti anche io ad ascoltarla, appoggiandomi con le braccia a terra, rilassato.

“Questo significa che mi perdoni l'incursione al tuo palazzo?” domandai ridacchiando. Mi guardò male.

“Posso sempre aizzarti contro Marshmellow, non te lo dimenticare” mi avvertì.

Risi di gusto, poi mi sdraiai sulla neve con le mani dietro la testa.

Mi sentivo in pace con me stesso, in quel momento: anche se avevo deciso di non dirle che erano mesi che mi interessavo a lei e ai suoi poteri, mi sembrava che ora questo non avesse peso. Era stata una nottata divertente e lei una ragazza simpatica con cui condividevo lo stesso potere, niente di più.

Era da molto tempo che non stavo così bene, almeno da quando avevo rinunciato alla mia vita solo per diventare un guardiano.

Il sole iniziava a sorgere in lontananza, al di là delle montagne, dando un colore rosato alla neve bianca.

“Oh no. Oh no!” esclamò Elsa alzandosi in piedi.

“Che c'è?” domandai.

“Devo tornare a casa! Sono uscita in silenzio nella notte, se non sono in casa quando il palazzo si sveglierà tra poco, si preoccuperanno tutti quanti, soprattutto mia sorella!” mi rispose.

Mi alzai a mia volta e le tesi la mano.

“Posso darti un passaggio, se non hai troppa paura” le proposi.

Mi guardò sorridendo divertita.

“No, non ho paura”

 

La feci scendere direttamente nella sua camera, dove entrò in punta di piedi per evitare di fare confusione.

Appoggiò l'orecchio alla porta ma dedussi che doveva esserci silenzio al di là perché poi passò le mani sulla maniglia, liberandola dal ghiaccio, e si affacciò nel corridoio.

“Bene, dormono ancora tutti quanti” disse sollevata.

Nel frattempo io mi ero appollaiato sul davanzale della finestra, il bastone appoggiato in terra per sorreggermi.

“Direi che allora è arrivato il momento che io me ne vada” considerai.

Elsa si voltò verso di me e mi sorrise, poi si avvicinò. Era tornata ad essere composta come una regina di tutto rispetto, le mani intrecciate sulla pancia, l'espressione matura e controllata.

“Bene, Jack Frost, ti ringrazio per quest'avventura notturna. Mi ha fatto molto piacere conoscerti” mi disse.

Mi trattenni a stento dallo scoppiare a riderle in faccia.

“Quanta formalità!” la presi in giro. Lei arrossì.

“Una Regina deve comportarsi in un certo modo nel suo palazzo, sai?” mi fece presente.

“Allora preferisco incontrarti fuori da qui. Non pensi che sia più divertente?” domandai. La vidi trattenere a stento un sorriso.

“Penso che potrei imparare molto da te. Da un po' di tempo nutro il desiderio di fortificarmi e imparare a controllarmi e credo che tu possa aiutarmi molto. Certo, se questo non ti disturba” disse.

“Oh no, affatto. Avere un'allieva? Potrebbe essere uno spasso!” ammisi.

Mi dette una lieve spinta con la mano.

“Sei troppo pallone gonfiato per i miei gusti, ma se non mi viene offerto niente di meglio mi accontenterò” commentò con un sospiro.

Risi e rimasi a guardarla per un momento. Dovette notarlo perché le sue guance bianche si tinsero di rosso.

“Che c'è?” chiese.

“Niente. Stavo pensando che mi piacerebbe rivederti” risposi.

Rimase interdetta per un attimo mentre registrava le mie parole e in quei pochi secondi di silenzio perfino io rimasi stupito da ciò che avevo detto.

“Anche a me farebbe piacere ma purtroppo devo badare ad Arendelle. Non posso allontanarmi molto spesso, il mio ruolo non me lo permette” considerò.

“Allora vediamoci di nuovo di notte. Vengo a prenderti io e andiamo ad allenarci con i tuoi poteri. Che ne pensi?” le proposi di slancio.

Ci rifletté per qualche secondo e in lontananza si sentirono le prime porte aprirsi e i primi rumori riempire l'aria mattutina.

“Non lo so. Non posso uscire ogni notte, ho bisogno di dormire” mi disse. Mi sporsi un po' verso di lei.

“Ascolta, parliamone di nuovo questa notte, ok? Ti aspetterò fuori dalla finestra fino all'alba, se non verrai significherà che non ti interessa imparare qualche trucco” proposi.

Stava per ribattere quando qualcuno bussò alla sua porta.

“Vostra altezza, svegliatevi è mattina!” dissero dall'altro lato. Si girò per un istante.

“Sì, arrivo subito mi preparo!” rispose. Tornò a concentrarsi su di me. “D'accordo, questa notte. Ci sarò” promise.

“Perfetto” le risposi sorridendo. Mi voltai e presi di nuovo il volo, sapendo che nessuno poteva vedermi. Sentii chiudere la sua finestra mentre mi allontanavo da Arendelle per tornare da Nord, e il pensiero di rivederla quella sera, per qualche motivo, mi faceva sentire felice.

Ma quella sera lei non si presentò e quando la rividi non era più la stessa.

  
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