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Autore: pierres    05/01/2015    1 recensioni
Dì qualcosa. Prima che faccia la scelta sbagliata, ancora, come sempre, ti prego: dì qualcosa.
Può chiunque avere così tanto tempo a disposizione e non trovare mai il momento giusto?
Quante volte l'ha lasciata sola, quante volte l'ha spaventata, l'ha portata al limite e poi l'ha spinta oltre, quante volte l'ha illusa e cercata di nuovo senza dirle che era perché infondo ne aveva bisogno, e non si pente, non si pente, non si pente neanche di una.
[ClaraxTwelve] [Last Christmas!centric]
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 12
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storie di cartastraccia'
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Say something 
sulle note dell'omonima canzone dei A Great Big World ft. Christina Aguilera







 
 








Le strade, le finestre, i lampioni - sono così tante luci e tutte insieme, si mischiano e si scindono e formano pallide ragnatele sul tessuto asfaltato di Londra, circondano il Big Bang come una corona di stelle o di spine.

Il volto di Clara è malamente illuminato - solo il suo naso all'insù e le ciglia lunghe, ma strane linee e abbozzi di forma non servono a fargli capire che non è davvero lì - che nessuno dei due lo è.

Se si svegliano, non sa in che epoca si ritroverà. Quando tornerà da lei - senza se  - potrebbe essere in punto di morte, potrebbe avere ormai una vita, dei figli, un marito.

Dì qualcosa. Ti prego dì qualcosa.

Ma potrebbero anche restare lì - Londra lì sotto come un ricamo troppo intricato per poterne distinguere il soggetto, il profumo di lei ancora sulla maglia dopo l'ultimo abbraccio, il vento che punge ovunque sotto i vestiti - ci sono sguardi che sono contatti più intimi di qualsiasi bacio e baci che non nascono mai ma sono già lì ad arrossare le labbra.

Ma Clara ha qualcosa di sbagliato nelle iridi - vorrebbe farle promettere che aprirà gli occhi e tornerà a fissare il vuoto soffitto della sua camera, non importa dove, non importa quando, ma nemmeno lui è sicuro di volerlo fare.

«Non è poi così male, qui» azzarda, senza guardarlo.

Riflette che potrebbero rimanere a guardare le luci della città scorrere sotto di loro - potrebbe essere il loro per sempre, alla fine. Gli manca il respiro se pensa che ci deve essere un motivo se adesso può abbracciarla e stringerla e tenerla con sé, fuori da tutti quei legami e quelle bugie e quei lutti - fuori da tutta quella realtà - ma deve essere solo il vento forte, perché poi non lo fa. Non lo fa mai.

E c'è un motivo anche per questo - vecchio, vigliacco Dottore che non riesce nemmeno a tenere il fiato nei polmoni.

«Sai che non si può, Clara»

Lo afferma con quel suo tono risoluto e lei non discute, dice solo che è il solito guastafeste - il Dottore è un po' stanco di essere sempre lui a dover prendere le decisioni, perché vorrebbe semplicemente  far scegliere agli altri di fare la cosa sbagliata così da non sentirsi in colpa e dannatamente responsabile - oh, quegli occhi, sempre quegli occhi, è riuscito a sognarli così bene che fanno lo stesso effetto.

Sente che sta scivolando via, ma Clara continua a parlare - anche nei sogni è sempre così irritante - ed è un attimo in cui realizza che non la sentirà finire la frase. E' un attimo e si rende conto che potrebbe essere stato davvero l'ultimo natale - sono le stelle o le luci o il suo sorriso ad essere così luminosi?

Potrebbe non capirlo mai.
 
 
 
 
 


Dì qualcosa. Ti prego dì qualcosa.

Non sa cosa fare, lì davanti al suo letto cigolante. Non sa cosa dirle, non sa se avanzare di un passo o restare in silenzio o far finta di nulla.

Quali sono i sintomi della vecchiaia? Perché se comportano un cambiamento - se non interno quantomeno fisico -  i suoi occhi sono sempre gli stessi - quei suoi occhi così grandi, Dio, non aveva bisogno di averli davanti per vederli di nuovo ancora e ancora proiettati nel nero delle palpebre chiuse.

Sono passati pochi mesi da quando l'ha vista per l'ultima volta - e se lui ha cercato angoscioso, ossessivo, malato, ogni traccia di lei dentro al Tardis per poi cancellarla come un file inutile, un virus infetto, Clara cosa ne ha fatto dei ricordi e dei rimorsi?

Ma di sicuro ha trovato un buon modo per impiegarli - magari una forma di energia ecosostenibile, o qualcosa di inspiegabilmente ovvio che come al solito è fuori dalla sua portata - a quella sua maniera straordinariamente umana, con quella parte emotiva che a lui è sempre mancata un po', e probabilmente l'unico ad avere rimorsi è lui perché è l'unico a meritarseli.

Ha una casa carina, Clara. Ha i centrini sotto ai vasi e tante poltrone dall'aria sfasciata ma comoda - quali sono le coordinate che danno i punti alla vecchiaia? Perché lui è così vecchio e sbaglia sempre come prima, e piange sempre come prima, le poltrone e i centrini non possono davvero rientrare nello schema, e Clara...

La risata è sempre la stessa. Sempre. E se gli occhi sono uguali e quel sorriso è così perfetto come si può affermare che è diventata anziana? Per il concetto di invecchiare che comprende un cambiamento, almeno.

Clara è sempre Clara, insomma. Non distingue la giovane ragazza saltellante da quella bassa signora che non riesce ad aprire il suo Christmas Cracker - non si pone nemmeno il problema, così ovvio che forse dovrebbe farlo riflettere. E quando le afferra la mano lo sente, la pelle è rugosa e sciupata, le dita deformate, ma è sempre la sua mano, e uno dei cuori perde un battito - questa è la prova del nove, perché quel malandato organo perde sempre un battito quando le afferra la mano, quindi se l'ha fatto anche adesso non può essere cambiata. Non può essere che la stessa Clara.

E tirano, tirano insieme - lei l'ha aiutato così tante volte, così tante e in così tanti modi, Clara neanche lo sa e lui non glielo ha mai detto.

«Nessuno è mai stato all'altezza di Danny Pink, eh?»

Il Christmas Cracker è lì strappato, nell'aria c'è l'odore delle bucce di mandarino messe a consumarsi e a profumare sul termosifone - esiste un modo per quantificare quante occasioni, quante risate, quanti abbracci, quanti baci si perdono restando in silenzio e fuggendo da degli sguardi che cercano solo una conferma?

«In realtà c'era un altro, ma non avrebbe mai potuto funzionare. Era un tipo impossibile »

Non sa se sta respirando ma probabilmente no, perché ci vuole silenzio per restare concentrato e non alzare lo sguardo - se poi trova nei suoi occhi la risposta e non è quella desiderata cosa fa?

Forse adesso che anche lei è anziana - non doveva essere lei la ragazza impossibile? Perché è tutto sempre così complicato, così emotivo, così-

Forse adesso che anche lei è anziana - quante volte l'ha lasciata sola, quante volte l'ha spaventata, l'ha portata al limite e poi l'ha spinta oltre, quante volte l'ha illusa e cercata di nuovo senza dirle che era perché infondo ne aveva bisogno, e non si pente, non si pente, non si pente neanche di una-

Forse smetterà di correre via perché era così ragazzina, così giovane, entrambi corrono sempre ma su frequenze diverse e ora potrebbe essere soltanto lui a farlo e Clara sarebbe obbligata a seguirlo e ha detto che è sola, sola, sola, niente Danny o tipi strani o ragazzi antipatici e se c'è solo il Dottore potrebbe semplicemente dirlo senza preoccuparsi di farle del male o di strapparla via da qualcosa perché non c'è niente e potrebbe fare l'egoista perché è egoista ma non con Clara, mai con Clara, ma è troppo tardi e se lo sente nelle viscere come piombo e acido e rimorsi e centrini e Christmas Cracker e-

Eppure lo percepisce, eppure lo sanno - quel vecchio biscotto non è l'unica cosa spezzata nell'aria.

Dì qualcosa. Ti prego dì qualcosa.

«Vorrei essere tornato prima.»

La frase aleggia nella stanza, rimbalza sul profumo del mandarino, cade a terra ma non torna indietro - niente torna mai indietro, neanche il tempo, solo il silenzio.
 
 
 
 



La camera è la stessa e Clara - oh, beh, lei sembra sollevata. Non sa precisamente per quale ragione - la sua stretta sullo specchio sta diventando un po' spasmodica - ma ha rinunciato già da un po' a capire tutti i suoi comportamenti.

Quindi sono vivi, Clara è sveglia, il Tardis è lì fuori.

Dì qualcosa. Prima che faccia la scelta sbagliata, ti prego, dì qualcosa.

La verità è che ha paura. Non quella paura che ti attorciglia le viscere e ti paralizza le gambe e ti acuisce i sensi, no, più quella paura che lo scuote e gli fa venir voglia di allontanarsi tutte le volte che sente qualcosa al suo interno tendersi nella sua direzione - se lo lasciasse espandersi, cosa succederebbe?

E' per questo che ha paura, perché non sa cosa fare. Perché la guarda ed è certo di non meritarla, è certo che lei non lo quello, che magari non lo quello nemmeno prima, che quello - è strano formularlo, strano essere così insicuro su tutto - potrebbe essere solo un frutto della sua immaginazione, una cosa che vuole vedere, un altro granchio dei sogni decisamente più subdolo e doloroso.

C'è silenzio. Lei non dice niente - non sta mai zitta, mai, perché non parla e basta, accidenti?

Le fughe del pavimento sono sporche. Non sa precisamente quando ha iniziato a guardarle, ma quell'intreccio geometrico di linee ed angoli retti è così perfetto che basterebbe quasi a incantarlo - a farlo restare in silenzio.

«Tutto il tempo e lo spazio...» abbozza, un po' vago.

Ha paura, oh, così tanta - l'uomo che combatte i mostri e la ragazzina impossibile, sempre a correre su piste diverse, a scontrarsi e ignorarsi e a spingersi sul lastrico. Ma quando trova il coraggio di alzare lo sguardo, lei è sul letto e lo guarda. In silenzio. Ancora.

Quel che dice vola via dalle labbra schiuse come i petali deformi di un soffione, come una supplica camuffata sotto coperte e coperte soffocanti di affermazioni.

«Non dire di no»

Ma anche se lei ha capito e sorride c'è ancora silenzio - dì qualcosa - e magari se adesso lo dice, se ci riesce, dopo andrà tutto a posto - come i pezzi di un puzzle che si attraggono e si incastrano da soli secondo strane leggi della fisica - Clara direbbe dell'amore, ma ha ancora paura a pronunciarlo, a pensarlo, come se la parola stessa potesse incrinarsi e mandare tutto all'aria - le parole non sono macchine, l'amore nemmeno, non sa bene come gestirli.

Ma non lo fa - non lo fa, non lo fa mai.

Le tende solo la mano, la osserva quasi angosciosamente per vedere le sue reazioni - spera che capisca, a cosa serve essere umani se poi non si riesce a stanare una supplica sotto una richiesta e dell'amore nascosto nelle linee di una mano troppo rugosa?

Lei la afferra soltanto - sarebbe il momento di dire qualcosa, adesso, invece di correre via come sempre. Sarebbe il momento di legarla un po' più stretta a lui e al Tardis - il suo volto è così vicino, riesce a contare le rughe intorno agli occhi e le pagliuzze nelle iridi - gli manca il fiato se pensa che ci deve essere un motivo se anche adesso può abbracciarla e stringerla e sentire il suo profumo, così tante seconde possibilità!, ma anche 'sta volta deve essere il freddo della camera e della neve sul davanzale aperto, perché non lo fa - i suoi occhi meglio delle luci di Londra e il suo sorriso così chiaro che si rende conto di come se lo ricordasse sbiadito e imperfetto.

Dì qualcosa.

Lo trascina giù per le scale, fuori dalla porta ancora in vestaglia, e ride - qualcosa dentro di lui si tende di nuovo, quando tentano di passare insieme dall'ingresso e si trovano spiaccicati l'una contro l'altro come sardine, e allora fugge alla console per essere sicuro di saperlo ancora fare.

Può chiunque avere così tanto tempo a disposizione e non trovare mai il momento giusto?

Ti prego.

Ma non lo fa. Non lo fa mai.



























Note: ehmbè, eccoci qui. Inutile specificare quando ho scritto la os - quand'è che i miei feels da claraxtwelve shipper sarebbero potuti essere al massimo? Eh già, non mi lasciano in pace nemmeno per Natale ahah
Per ora non ho nient'altro in cantiere perché ho appena finito di rileggere tutti i libri di PJ e stillo ancora dolore per la lukabeth. I miei amori ç_ç - tutte le mie coppie finiscono sempre a merda, i mi chiedo perché.
Insomma, spero abbiate gradito! Lasciatemi una recensione, se volete c:
whammy.

 
  
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