Anime & Manga > D'Artagnan
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Autore: Meramadia94    06/01/2015    2 recensioni
E se oltre ai personaggi che gia conosciamo, ci fosse un'altra persona a sapere la verità su Aramis?
E' un piccolo esperimento dove ho riscritto alcuni pezzi di qualche episodio per me significativo con un'aggiunta: Lunette, cameriera di Aramis e sua fidata amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~                                                       VITTORIA SUDATA
Quei due giorni erano volati talmente in fretta che nessuno se ne era realmente accorto, ma ciò non significava che fossero stati due giorni all'insegna della tranquillità.
I tre moschettieri avevano ricevuto dalla regina il compito di stare sempre vicino a Costance per proteggerla nel caso Richelieu avesse tentato di arrestarla con una scusa qualunque.
Non contento di ciò, aveva ricominciato ad insunuare il tarlo del dubbio nella mente del sovrano.
 Costance aveva infatti rivelato all'amica , che mentre lei e suo padre erano assieme alla sovrana per aiutarla a provare l'abito che il sarto aveva confezionato per la regina in occasione della festa danzante ormai imminente, il re si era presentato negli appartamenti della moglie senza il minimo preavviso, iniziando a fare un sacco di domande su dove si trovasse la collana di diamanti.
Gli avevano rifilato la scusa che la collana si trovava dal gioiellere e che se la stava prendendo comoda nella riparazione del monile e almeno per il momento sembrava che il sovrano ci avesse creduto... sembrava, almeno.
E sulla scia di questi avvenimenti erano così passati quei due giorni.
Il giorno fatidico era oramai arrivato.
''Ce la farà, ce la farà, ce la farà, ce la farà...''- borbottò la bruna tirando su l'acqua dal pozzo per far abbeverare i cavalli.
In genere quando era agitata o preoccupata, avere qualcosa da fare,  tenere la mente occupata era un calmante miracoloso, ma in quell'occasione non serviva a molto.
''Che cosa borbotti, un mantra portafortuna?''- fece Athos arrivandole alle spalle facendola trasalire-:'' Oh!''- fece il moschettiere recuperando il secchio-:''Scusa... non volevo spaventarti.''
La ragazza riprese il secchio dalle mani del moschettiere.
''Grazie...''- fece la giovane.
''Preoccupata per D'Artagnan?''- chiese Athos.
''Voi che ne pensate? Non abbiamo avuto sue notizie per giorni, non sappiamo nemmeno dove si trova in questo momento...''- ed ormai era solo questione di poche ore.
Ora come non mai avrebbe voluto essere una strega.
Una strega che avesse i poteri se non di far scorrere il tempo al contrario, almeno di fermarlo per dare tempo a D'artagnan.
In quel momento vennero raggiunti da Porthos ed Aramis.
''Ragazzi, ci sono delle novità!''- fece la bionda-:'' due notizie... una buona e una cattiva.''
Bastarono queste semplici parole per mettere il moschettiere bruno e la domestica di Aramis sull'attenti.
La bionda lasciò che fosse il gigante a parlare al suo posto.
''Jean stava tenendo d'occhio Rochefort... e lo ha visto dirigersi con un drappello di guardie verso la Porta di Saint Denis.''
''Cioè, quella posta a Nord di Parigi...in direzione dell'Inghilterra...''- fece Athos.
Poteva voler dire una sola cosa...
D'artagnan era di nuovo in Francia e si stava dirigendo verso Parigi.
La buona notizia era dunque che D'artagnan era riuscito a tornare con la collana della regina... la cattiva era che il comitato di benvenuto lasciava molto a desiderare.
''Un ragazzo da solo contro Rochefort e un drappello di guardie? Se lo mangieranno vivo...''- fece Lunette agitandosi.
I moschettieri si trovarono d'accordo.
Vero, D'artagnan era straordinariamente abile con la spada per la sua età... ma quelli erano pur sempre soldati e giocare pulito non era proprio il loro modus operandi preferito.
''E' proprio per questo motivo che gli andremo incontro.''- sentenziò Athos.
''Vi preparo i cavalli, sarò pronta in un attimo..''- fece Lunette avviandosi verso le stalle.
Qualcuno le serrò il braccio in una solida morsa.
Aramis.
''Aspetta, tu hai altro da fare al momento.''- le consigliò la bionda-:'' va al palazzo del Louvre. Dì alla regina e a Costance di stare tranquille e di non disperare. Andiamo a prendere D'artagnan e torniamo.''
Lunette annuì.
''Va bene... state attenti mi raccomando.''- fece la ragazza con una nota di preoccupazione nella voce.
''Non abbiate paura madamigella, prima ancora che ve ne accorgiate il vostro amato sarà di ritorno.''- la prese in giro Athos ammiccando ad Aramis.
Aramis divenne rossa come un peperone.
Oramai avrebbe dovuto farci l'abitudine a quegli scherzi... le dame della corte, la maggior parte dei moschettieri e dei cardinalisti erano fortemente convinti che Aramis, il moschettiere biondo ed irreprensibile provasse il più sincero e profondo dei sentimenti per quella giovane ragazza che gli faceva da serva...all'inizio la cosa le aveva imbarazzate ambedue, salvo poi realizzare che quella loro credenza avrebbe reso l'essere uomo di Reneè ancora più credibile.
A volte però quell'imbarazzo usciva fuori di nuovo.
La giovane serva sorrise e poi s'incamminò verso il palazzo del Louvre al fine di informare la regina che oramai poteva stare tranquilla e che la collana di diamanti sarebbe arrivata in tempo.
''Ne sei veramente sicura?''- chiese la regina gia abbigliata per la festa, che non riusciva a credere alle sue orecchie.
''I moschettieri sono andati a prendere D'artagnan lungo la strada... sarà qui presto, vedrete.''- ripetè la giovane.
Se lo augurava di tutto cuore... era gia passato diverso tempo da quando i moschettieri del re erano partiti... di sicuro in quel momento Rochefort e i suoi stavano lottando contro di loro per impedire a D'artagnan di arrivare in città.
Lunette passò nelle stanze della regina, assieme all'amica Costance, la maggior parte del pomeriggio prodigandosi per distrarre la sovrana con discorsi più allegri e divertenti come ad esempio il modo in cui lei e i moschettieri si erano assicurati che Rochefort non li seguisse più almeno per un po' e di come lei, appena tornati a Parigi, gli avesse ''rinfrescato la memoria'' su come rivolgersi ad una ragazza indipendentemente dal suo stato sociale.
Per un po' l'operazione di distrazione aveva anche funzionato... ma oramai le campane della cattedrale di Notre Dame battevano le sette del pomeriggio.
Il cielo si dipingeva rapidamente di un bellissimo arancione e presto il sole se ne sarebbe andato per cedere il suo posto ad un mantello nero costellato da milioni di stelle.
''Non è ancora arrivato?''- fece la regina con fare rassegnato.
''Sarà qui a momenti, vedrete...''- cercò di rincuorarla Costance cercando di nascondere l'agitazione che lei stessa provava.
Quando un paggio di corte venne a chiamare la regina per conto del re suo consorte lo sconforto e la preoccupazione se ne andarono per lasciare il posto alla disperazione.
''Lunette, dobbiamo fare qualcosa...''- fece Costance tra i singhiozzi della sovrana.
Lunette annuì decisa.
Non potevano aver lottato fino a quel punto... i rischi che avevano corso, i pericoli che D'artagnan avevano corso... per farla finire così.
No, Richelieu non avrebbe mai... mai, per nessuna ragione al mondo, potuto dire di essere riuscito a mettere in ginocchio i moschettieri del re.
''Tu va nel salone dei ricevimenti e cerca di prendere tempo... io vado a vedere a che punto siamo con l'arrivo di D'artagnan..''
Detto questo, le due ragazze corsero ai loro ''posti di combattimento''.
Costance eseguì più che bene il suo compito: con la scusa di voler aiutare nei preparativi era riuscita a spegnere due lampadari ed impedire così che qualcuno entrasse nel salone, ma come diversivo durò poco.
Nel frattempo di D'artagnan ancora nessuna traccia.
Sia Lunette che il piccolo Jean, fuori gia da tempo per assistere all'arrivo dell'amico, iniziavano ad agitarsi.
''Oh, D'artagnan, ovunque tu sia ti prego di sbrigarti!!!''- pregò Lunette mentalmente.
Purtroppo nessuno parve rispondere a quella supplica.
''Lunette...''- fece Costance raggiungendoli con uno sguardo colmo di disperazione.
Ormai era questione di pochi minuti... e la vita della regina sarebbe finita per sempre.
''E' finita...''- fece Costance.
La bruna scosse con decisione il capo in un cenno di dissenso.
''No. Se c'è una cosa che ho imparato dai moschettieri è questa. La battaglia non è finita fino a quando non lo decidiamo noi.''
In quel momento esatto... come una visione apparve proprio il guascone, correndo come se avesse il diavolo alle calcagna.
Ma il tanto atteso sospiro di sollievo non potè essere sospirato in quanto D'artagnan non era solo.
Milady lo seguiva a vista su un piccolo calesse.
''Oh no...''- fecero in coro i tre ragazzi.
In breve, su quella strada di Parigi, a pochissimi metri dalla meta si era sviluppato un terribile quanto poco equo scontro.
D'artagnan era costretto a difendersi sia dalla perfida spia del cardinale che dalla scimmietta di lei che si era aggrappata al viso del giovane moschettiere parandogli così ogni visuale.
Dal punto in cui si trovava, Lunette era riuscita ad intravedere che la donna brandiva un oggetto che sotto la luce della luna brillava come un diamante.
Un pugnale, poco ma sicuro.
''NO!''- urlò la ragazza correndo verso il moschettiere per poi pararsi davanti a lui.
Quando sentì la lama del pugnale all'interno del braccio, la ragazza sentì un dolore così prepotente da non riuscire a credere fosse possibile provare.
Era talmente concentrata su QUEL dolore da non accorgersi nemmeno di essere finita a terra.
''LUNETTE!!!''- urlarono il guascone, il bambino e la dama di compagnia della regina.
Persino Milady si stupì nel vedere che invece di D'artagnan, il fendente aveva colpito la ragazza.
E non si sarebbe fatta scrupoli a colpire nemmeno il piccolo Jean, paratosi davanti al guascone per difenderlo, se in quel momento non fossero arrivati i tre moschettieri.
''Lunette!!!''- gridò Aramis scorgendo da lontano la figura della sua serva stesa a terra.
''D'artagnan, cos'è successo?''- chiese Athos mentre il suo compagno biondo scendeva dal cavallo pallido come un cadavere per soccorrere la propria domestica.
''Milady ha cercato di colpirmi... Lunette... lei voleva proteggermi...''- spiegò D'artagnan ancora sconvolto da quanto era accaduto.
''Lunette? Lunette?''- fece Aramis scuotendo leggermente la sua serva semisvenuta.
Il braccio sanguinava, ma non sembrava una ferita grave.
''Come sta?''- s'informò D'Artagnan preoccupato per l'amica che si era presa una coltellata al posto suo.
''Sta bene...''- fece Athos-:'' non è niente di grave, ha solo perso i sensi a causa dell'emorragia. Dobbiamo portarla subito a casa e chiamare un dottore per pulire questa ferita.''
Aramis la prese in bracciò e la issò sul suo cavallo.
''D'artagnan, tu vai, ormai non hai più tempo...''- fece Aramis preoccupata sia per l'attardarsi dell'amico che per il ferimento imprevisto della giovane Lunette.
''Ma Lunette è...''- tentò il guascone.
''La ferita non è niente di grave.''- lo rassicurò Athos-:'' starà benissimo. Tu muoviti.''
D'artagnan fissò l'amica ferita e semisvenuta.
Prima Aramis, adesso Lunette...
Si erano sacrificati rischiando la vita per salvare la sua e permettergli di portare a termine la missione...
No, non poteva deluderli.
Ricominciò a correre come se Satana lo stesse inseguendo.
Il primo impulso  di Aramis fu quello di sguainare la spada, cercando con i suoi occhi blu nei quali adesso ardeva il fuoco vivo la donna che aveva cercato vigliaccamente di uccidere D'artagnan e che aveva ferito Lunette.
''Lasciala perdere Aramis... pensiamo a Lunette...''- fece Athos ancora incredulo che quell'atto di coraggio fosse stato commesso da una ragazza.
Di che si stupiva? Non l'aveva forse vista crescere, diventare prima una ragazzina molto carina e una donna poi?
Una donna alla quale avevano insegnato a cavalcare come un uomo, a combattere, badare a se stessa...
''Saresti un ottimo moschettiere Lunette...peccato che sei una ragazza.''

La prima cosa che Lunette avvertì al proprio risveglio furono i primi raggi del sole che filtravano dalla finestra.
Aperti gli occhi ebbe una maggiore consapevolezza di dove si trovasse.
Nella sua stanza, o per meglio dire nel suo letto.
''Ti sei ripresa finalmente...''- fece Aramis seduta su una sedia accanto al suo letto.
In faccia aveva i segni di chi quella notte non aveva dormito.
''Non sai che spavento mi hai fatto prendere...''- continuò la bionda.
Scherzi a parte si era davvero spaventata quando da lontano aveva intravisto la ragazza riversa a terra con il braccio immerso in una pozza di sangue vermiglio.
Aveva gia perso l'amore della sua vita.
La sua morte l'aveva gettata in un baratro di dolore e disperazione da cui non era sicura nemmeno adesso di essere uscita.
Lunette era l'unica delle persone che conosceva a sapere tutto di quel dolore, quella  che nel cuore della notte l'aveva confortata e che le aveva giurato di aiutarla a trovare l'omicida dell'uomo che amava...
Se anche Lunette se ne fosse andata non avrebbe più avuto pace.
''Di ragazze belle da prendere a servizio ne è piena la Francia...''- gli avevano detto prima di conoscere Lunette.
Molti glielo avrebbero ridetto i caso la ragazza per motivi di forza maggiore non avesse più potuto essere con lei... ma lei non voleva un'altra serva.
Aramis voleva Lunette.
Come serva... come confidente, come amica...
''Ti fa male il braccio?''- chiese la moschettiera posando lo sguardo sull'arto che il medico aveva immobilizzato.
Lunette fece cenno di no con la testa.
Effettivamente un po' di dolore lo sentiva, ma era talmente impercettibile da non credere che fosse suo.
''Ne ha fatto un po' quando è entrato il pugnale, ma adesso sto meglio.''- l'unica cosa che le seccava era che Milady avesse colpito proprio il braccio destro, quello con cui impugnava la spada e che usava più spesso-:'' A proposito, ieri sera come è...?''
Aramis sorrise.
''E' stata una dura battaglia ma... D'artagnan ha vinto.''- in quel momento non avrebbe potuto darle una gioia più grande.
Avevano vinto.
Ce l'avevano fatta malgrado tutto e tutti...
La regina Anna si era presentata al gran ballo con addosso la collana di diamanti dimostrando così al re che tutto quello che Richelieu gli aveva raccontato sul suo conto erano calunnie.
Richelieu doveva essere diventato verde di bile.
Si tirò a sedere sul letto, a fatica, e le due donne si trovarono chiuse in un abbraccio fraterno.

 

  
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