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Autore: verystrange_pennylane    06/01/2015    7 recensioni
John Lennon, giovane sognatore, punta a conquistare il cuore della bella Cynthia. Si trova dunque, in una notte d'estate, ad esprimere un desiderio ad una stella cadente.
Ma cosa succede se, quella stella, in realtà si rivela essere un ragazzo di nome Paul?
Storia ispirata a "Stardust" di Neil Gaiman.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mr. Moonlight
 
Capitolo 9



Paul era accasciato a terra e John non sapeva più cosa fare.
Erano anni che non si sentiva così impotente e terrorizzato, da quando lo zio gli era quasi morto tra le braccia…
Aspetta, cosa gli aveva insegnato lo zio George? Sì, prima cosa da fare: misurare il battito.
Ma per John tenere la concentrazione focalizzata su una cosa sola era impensabile al momento, preso com’era da controllare che respirasse e che si svegliasse. E poi, andiamo, non stava parlando di un umano, non sapeva con certezza se funzionasse allo stesso modo per una stella.
Che cretino era! Alla fine abbandonò il polso e prese tra le mani il viso di Paul. Vedendolo imperlato di sudore, pensò che fosse una buona idea cercare un posto all’ombra.
Poteva essere un mancamento dato dallo stupido sole di luglio, ma certo!
John dunque lo trascinò immediatamente sotto un albero, e si trovò attorno una piccola folla che chiedeva se avessero bisogno di una mano, ma che in realtà rendeva la situazione solo più confusa.
Alcuni corsero a prendergli dell’acqua fresca, altri lo aiutarono ad alzargli i piedi, gli sbottonarono la camicia e gli fecero annusare dei sali, finché il ragazzo non si riprese.
“Cosa diavolo succede, Paul?”
La voce di John tremava quasi quanto le sue mani. Non si era accorto di aver trattenuto il respiro per degli interminabili secondi.
La stella si stropicciò gli occhi e gli sorrise.
“Oddio, sono ancora qui?” esclamò sollevata, guardandosi attorno, cercando di alzarsi, senza successo.
“Certo, stupido. Dove pensavi di essere finito?”
“Temevo di essermene andato per sempre. E non potevo, non senza averti salutato.”
John arrossì violentemente a quella affermazione. Era solo una sua impressione, o l’aria si stava facendo sempre più irrespirabile? Alla fine scacciò con fastidio tutti quei curiosi che li avevano attorniati.
Priorità assoluta era riportarlo a casa, e subito.
A pochi metri erano rimaste solo Cynthia e Dot, quest’ultima ancora visibilmente scossa. Si offrirono di dar loro un passaggio in carrozza, ma John preferì chiamare un taxi. Non voleva che nessuno si intromettesse tra lui e Paul.
Le ragazze dunque li salutarono e li videro uscire dal parco a passo malfermo, mentre lo sguardo di mezza Liverpool era ancora fisso su di loro.

“Non credo di aver fatto una buona impressione su Cynthia e su Dot. Che peccato.”
“Taci, stella.”
John non era dell’umore per sentire un’altra stupida scusa del genere, non dopo averlo visto mezzo morto su quel prato. E poi, sì, per quanto gli scocciasse, era geloso. Geloso da morire.
Era stupido?
La verità era che quel legame sconosciuto e intenso che lo legava a Paul, lo stava cambiando. Si trovava ad avere a che fare con sentimenti nuovi che gli scaldavano il cuore e glielo laceravano nello stesso momento.
Tutta la sua vita già scritta e programmata nella sua testa, all’improvviso era stata stravolta, e le sue certezze erano crollate. Solo pochi giorni prima non avrebbe mai creduto a delle stelle cadenti che scendevano sulla Terra per esaudire desideri. E, allo stesso modo, non avrebbe mai pensato di trovarsi a desiderare di passare la sua vita accanto ad un altro uomo.
Erano due cose per lui ugualmente assurde, ma, per ironia della sorte, erano successe entrambe.
E non poteva negare che sì, la sua vita era cambiata, ma in meglio. Perché da quando una sciocca stella gli era piombata addosso, John Lennon, l’eterno sognatore senza arte né parte, una persona destinata a non combinare mai nulla se non disastri, aveva uno scopo per alzarsi la mattina dal letto e per cui andare a letto felice la sera. E per quanto questo scopo fosse fastidioso, petulante e rumoroso, sentiva il bisogno di proteggerlo.

Tornarono a casa in pochi minuti, John pagò l’autista e trascinò dentro Paul. Sorridendo, si ritrovò a pensare che gli era sembrato molto più magro e più leggero, durante il loro viaggio. Certo, non avrebbe mai immaginato di doverselo caricare sulle spalle.
Poi, come un piccolo fulmine, lo colpì il pensiero di quattro giorni prima, quando l’aveva visto per la prima volta, mezzo svenuto... com’erano cambiate le cose!
Prima non vedeva l’ora di liberarsene, adesso il solo pensiero di perderlo lo uccideva.
A fatica John riuscì a sdraiarlo sul divano, lo sistemò e lo coprì con una delle coperte di zia Mimi. Una volta sicuro che fosse abbastanza comodo, si sedette a terra, di modo da avere la testa vicino alla sua.
Paul riposò ancora per qualche minuto, poi, in preda a dei piccoli spasmi, si svegliò di soprassalto.
Ogni volta che chiudeva gli occhi poteva sentire qualcuno, dal cielo, trascinarlo via dalla Terra. I suoi capi dovevano aver percepito il suo fallimento, dovevano averlo visto da George, e soprattutto era sempre più certo che sapessero perfettamente cosa provava per l’umano.
Il fatto che in quei giorni il suo sentimento fosse diventato così forte da non riuscire più nemmeno a mascherarlo, era sicuramente visto come una sua grande mancanza, e non poteva negare che fosse così.
D’altronde, si era ritrovato più volte a pensare che non volesse davvero esaudire il desiderio, e questo era riprovevole. Che sciocco era stato, a farsi fregare così, e alla prima esperienza!
Aveva visto altre stelle venire punite e richiamate, anche per motivi più banali, e sapeva anche che a loro bastava poco, pochissimo, per riportarti a casa.
Peccato che lui non avesse sbagliato di poco. E peccato, inoltre, che ora casa avesse un altro significato. E non era pronto a lasciarla senza aver prima parlato con John.
Ecco perché aveva bisogno di radunare tutte le sue forze e di voltarsi per ammirarlo un’ultima volta.
“Cosa diavolo mi combini, stella da strapazzo?”
“Credo di aver saltato la colazione stamattina.”
John lo guardò cinico, ed estrasse dal taschino gli occhiali.
“Non ho bisogno di questi per vedere che mi stai mentendo, Paul.”
“Emh, sì, potrebbe essere stata colpa del caldo.”
“Devo picchiarti o pensi di dirmi la verità?”
John aspettò qualche minuto che l’altro si riprendesse un po’ dal semplice sforzo di parlargli. Non riusciva ad inquadrare bene che problema avesse Paul. Vedeva solo che faceva fatica a respirare, e ogni tanto si aggrappava alla stoffa del divano in preda a grossi giramenti. Se solo avesse saputo cosa fare per farlo star meglio!
Alla fine, come per tranquillizzarlo, la stella gli rispose.
“Va bene, va bene. Potrebbe c’entrare anche il fatto che ho quasi finito il mio tempo su questo pianeta.”
Che cosa?! E quando pensavi di dirmelo?!”
“Rilassati, per favore.” Esclamò Paul col poco fiato che gli rimaneva in corpo, coprendosi il viso con le braccia. Con calma gli spiegò che ne era venuto a conoscenza da George solo due giorni prima, ma non si sarebbe aspettato una tale ricaduta. Alla fine, costretto a interrompersi a causa di una grossa fitta al petto, aspettò di sentire la reazione dell’altro. Già poteva sentire la predica: come faceva in quelle condizioni a esaudire il desiderio? Era una stella da strapazzo, ecco cos’era! Doveva capitargli uno come George, non proprio lui!
“Che peccato, proprio ora che avevi fatto colpo su Dot.” Scherzò invece John, costringendo Paul a girarsi.
“Eh?” con tutti i rimproveri che poteva fargli, tirava in ballo la ragazza di prima!
La stella si morse il labbro, e si decise a parlare, sforzandosi di mantenere il contatto visivo nonostante l’imbarazzo. D’altronde, cosa aveva da perdere?
“Sai di cosa abbiamo parlato, io e la signorina Rhone, per tutto il tempo? Di te.”
John arrossì, mentre il suo cuore accelerò spaventosamente. Doveva essere un infarto, non aveva dubbi, come altro si poteva spiegare quella strana sensazione che sembrava tormentargli il petto?
“Non mi dire.” disse, dopo aver deglutito un paio di volte per tranquillizzare il tremolio nella voce.
Paul annuì, e scoppiò a ridere. Doveva essere colpa della sua faccia color peperone, John ne era certo. Che vergogna, arrossire come una bambinetta alla prima cotta.
Non che provasse quel genere di sentimenti verso la stella, chiaro.
Ma era davvero poi così chiaro? John non lo sapeva più, sentiva una gran confusione nella testa, mescolata ad una gran voglia di lasciarsi andare, spegnere il cervello e seguire il suo cuore, fanculo le conseguenze, fanculo le paure.
Perché, in fondo, contavano solo loro due.
“Mi mancherai terribilmente.” Disse infine la stella, guardandolo intensamente e mordendosi il labbro.
Oh, se solo Paul avesse potuto dirgli quello che provava per lui, se solo avesse potuto liberarsi di quel peso. Non poteva esaudire il desiderio, ma almeno poteva fargli capire che era felice di essere sceso sulla Terra, di averlo conosciuto. Perché era una persona meravigliosa, generosa e lui sì, lui lo amava.
Lo amava come non aveva mai amato niente e nessuno in vita sua.
Se solo avesse potuto liberare quei pensieri, quei sentimenti…
“Ti mancherà fare musica con me?” gli chiese John, con un sorriso amaro.
Paul fece un profondo sospiro, e pregò il suo corpo di sostenerlo, in quell’ultimo momento di bisogno. Strinse tra le dita la coperta e si voltò quel poco che bastava per essere più vicino all’altro.
Quanto era bello.
“No, mi mancherai tu. Mi mancheranno i tuoi capelli sconclusionati e il tuo naso così regale, mi mancherà come mi guardi negli occhi, mi mancherà dormire vicini, mi mancherà come mi prendi in giro e mi chiami ‘stellina’, mi mancherà il modo in cui fai smorfie quando ti chiamo con un nome che non è il tuo… mi mancherà tutto di te, John.”
Per un secondo, un piccolo, meraviglioso istante, tutta la vita di John andò al posto giusto.
Erano bastate poche parole, era bastato un nome, il suo, per fargli trovare il posto nel mondo, per fargli toccare la più perfetta felicità.
E avvicinarsi, prendere il viso della stella tra le sue mani e baciarlo, fu finalmente semplice, per lui.
Giorni e ore di paure, ripensamenti, pregiudizi e sensi di colpa svanirono, illuminati dalla luce più forte che John avesse mai visto in vita sua. Riempiva il salotto, la casa intera, forse l’intera città, e cosa più importante, toccava il suo cuore.
Se lo sentiva, era quello il massimo splendore di cui parlava George.
Sorrise, e vide Paul tra le sue mani che lo guardava con gli stessi occhi, con lo stesso sorriso.
Era giunto il momento, dovevano esprimere il desiderio, dando un senso, in un solo secondo, alle loro vite.
Non lo credeva possibile, ma sapeva esattamente cosa voleva in quel momento, e come averlo.
E così John, chiudendo gli occhi, baciò Paul di nuovo.
 
 
Quando li riaprì, aveva ancora sulle labbra lo stesso stupido sorriso felice. Zia Mimi lo squadrava, con le braccia incrociate, tamburellando il piede per terra.
“Winston, cosa stai facendo sdraiato sul mio tappeto come un sacco di patate?”
“Paul…”
“Sei ubriaco, forse?”
“No, Mimi, c’era Paul che non stava bene, mi devo essere addormentato…”
Ma la zia non sembrava credergli affatto, si abbassò dapprima per annusare se puzzasse di alcol, e una volta appurato che fosse sobrio, gli toccò la fronte per sentire se avesse la febbre.
Lo sguardo di John si spostò velocemente sul divano vuoto, e con uno scatto si alzò in piedi.
“Dov’è Paul?” chiese, preoccupato.
Stupido testardo, dov’era andato? Non stava bene, era debole, faceva fatica a respirare, come poteva muoversi!
“Paul chi?”
“Cazzo, zia, Paul McCartney, il ragazzo con cui sono tornato ieri. Ha dormito nel mio letto stanotte, era a cena da noi ieri sera…”
“Mi stai facendo preoccupare, John. Cosa stai dicendo?”
“Mimi, sono stato via quattro giorni! Sono tornato con lui! Dov’è Paul?!”
John poteva vedere dallo sguardo terrorizzato della zia che si stava comportando in modo sconsiderato, poteva sentirsi urlare, poteva immaginare le reazioni dei vicini, ma non riusciva a calmarsi. Aveva bisogno che quello scherzo finisse in fretta, che la stella uscisse allo scoperto e sorridendo lo abbracciasse dicendogli che era tutta una finta.
Ma l’unica persona che arrivò, alla fine, fu il medico.
John si maledisse, mentre si liberava dalla presa del dottore, e si divincolava dalla zia.
Che sciocco a credere di poter essere felice davvero!
Passavano i minuti, le ore e c’era solo lui. Era corso come un pazzo da una parte all’altra della casa senza trovare nessuno; era persino andato in strada, ma non c’era nemmeno lì. Alla fine, si era accasciato a terra, e, in preda ai singhiozzi, si era trovato ad implorare il cielo di ridargli Paul.
Perché non si era sognato tutto, ne era certo.
Ma tutto tacque, e John capì.
Era solo, di nuovo.
Paul non c’era più.








Angolo dell'autrice:

E salve a tutti!! :D 
Buona befana, miei cari lettori! Avete ricevuto dei dolcetti? Avete trovato qualche bel regalino dentro la calza? Io non ho ricevuto un bel niente. Evvai.
Però in compenso ho ricevuto un saaacco di bellissime recensioni e visite da parte vostra! Ma quanto vi voglio bene? *-* vorrei ringraziarvi uno ad uno, recensori in primis, ma direi di contenere tutto quell’amore per il prossimo (e ultimo) capitolo. Promesso, sarò particolarmente melensa per farmi perdonare.
A tal proposito.
C’è qualcosa da aggiungere su questo chap? Avete capito tutto? Dubbi, perplessità? Pomodori in faccia per me? No vero? :D PERFETTO. L'ho già detto che vi voglio bene, vero? *lancia cioccolato a tutti*
Altra “bella” notizia: il decimo capitolo, già scritto e praticamente finito, si è trasformato in una sfilza di quadratini senza senso, per merito di Avg che l’ha “corretto” come minaccia. Ho provato a recuperarlo, invano, quindi lo sto riscrivendo tutto. Evvai (du vorte).
Per questo non posso dirvi una data precisa in cui pubblicherò il finale… spero attorno al 14/15 di gennaio, ma se ritardo un po’ sapete il perché! Perdonatemi <3
Un grazie di nuovo a tutti voi che seguite con passione questa mia storia, e a Kia85 che è la beta più paziente che ci sia! <3
Non vi merito davvero, dopo questo capitolo soprattutto. Ma voi mi volete bene lo stesso, vero? :')
Un abbraccio ruffiano a tutti voi!
Anya
   
 
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