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Autore: Kaiyoko Hyorin    06/01/2015    3 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
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44. Inquisizione familiare


Ti manca.
Kei inarcò un sopracciglio, sollevando lo sguardo dallo schermo del proprio telefono alla proiezione del suo bitpower. L'Aquila se ne stava ferma accanto a lui, con le braccia incrociate ed il caratteristico alone rossastro a darle un'impressione eterea.
Dimmi qualcosa che non so” ribatté mentalmente con una nota di fastidio.
L'altra sorrise “Anche tu le manchi.
Come faceva a dirlo?
Sesto senso femminile” ribadì la Rossa, senza per questo apparire meno elegante nell'espressione di superiorità.
Il dranzerblader assunse una smorfia, tornando a fissare il proprio cellulare senza tuttavia sfiorare l'icona di chiamata del numero della sua ragazza. Era dal primo giorno di lontananza che ci stava pensando, eppure ancora non era riuscito a prendere una decisione in merito. L'amava, lo aveva capito e se n'era fatto una ragione, se così si poteva dire, ma da lì ad ufficializzare la cosa c'era di mezzo un mare di dubbi ed interrogativi. Per non parlare della spiacevole sensazione di disagio che gli attanagliava la bocca dello stomaco al solo pensiero di 'vuotare il sacco'. Voleva dirglielo, voleva smettere di fingere che non fosse così, che lei non fosse abbastanza importante da rendere nota la loro relazione ai loro genitori, ma al tempo stesso non era sicuro di volerlo davvero.
L'amava. Eppure si sentiva quasi terrorizzato da questa cosa.
Per l'ennesima volta si ritrovò a pensare a quanto le cose fossero cambiate nel giro di pochi mesi. Da scapolo e sostenitore della libertà individuale da qualsiasi legame sentimentale con l'altro sesso, ora si ritrovava invischiato fino al collo in qualcosa che sino a quel momento aveva giudicato erroneamente come una sciocchezza, una farsa. Non che mettesse in dubbio i propri sentimenti, ma non era propriamente sicuro di come avrebbe affrontato d'ora in poi quel loro rapporto, di come questo sarebbe cambiato una volta esposto alla luce del sole. Specialmente per le aspettative che ciò avrebbe comportato.
Sarebbe riuscito a gestire quel tipo di relazione?
Ma, cosa più importante, sarebbe riuscito a farla felice?
Domande di cui fino a quel momento non gli era importato mai un accidente, né aveva mai immaginato prima di potersi ritrovare a farle a sé stesso.
Vuoi stare con lei?” gli chiese a tradimento l'Aquila, con tono pacato.
Kei assunse una leggera smorfia. Certo che sì. Quei giorni passati senza poterla nemmeno vedere lo stavano facendo diventare matto. Aveva assoluto bisogno di stringerla, di sentire la sua pelle sotto le dita, di cogliere il profumo dei suoi capelli e avvertire il calore del suo corpo contro il proprio.
Cazzo, stava iniziando ad accusare persino tutti i sintomi di un qualche tipo di astinenza.
E allora piantala di farti seghe mentali. Non è da te” la sua compagna di battaglie a quel punto gli rivolse un caldo sorriso “Segui il tuo istinto.
Che in parole povere voleva dire: segui il tuo cuore.
Sbuffando, il blader oscurò lo schermo ed appoggiò la schiena alla poltrona da ufficio della sala riunioni in cui lui e il padre, insieme ad un altro paio di esponenti di maggior importanza della Hiwatari, erano stati fatti accomodare per trattare con gli uomini d'affari che erano seduti di fronte a loro. A quel gesto uno di questi gli sferrò un'occhiata penetrante di rimprovero, cosa che lo infastidì abbastanza da tentare di trafiggere il malcapitato con un'occhiata ancor più gelida, già avvertendo una vena gonfiarglisi a lato della tempia destra.
Che voleva quel damerino cinese ora? Avrebbe fatto meglio a farsi gli affaracci suoi!
– Signor Hiwatari – esordì in quel momento uno dei cinesi in un inglese fortemente accentato – Se venisse dimostratoci un po' più di interesse, non le nascondo che saremmo più propensi a chiudere l'accordo con voi.
Quella frecciatina deliberata fece irrigidire i muscoli del dranzerblader in un istante, mentre spostava lo sguardo su colui che aveva appena parlato. Ci pensò suo padre tuttavia a rispondergli prontamente, evitando non solo che il ragazzo aprisse bocca ma facendo forse pentire il dignitario cinese di aver fatto altrettanto, sfoggiando uno dei suoi sorrisetti politici.
– Se gli affari si concludessero in base all'interesse di una sola delle due parti, non ci sarebbe bisogno di incontri che richiedono il sacrificio di una tale quantità di tempo e di denaro – il presidente della Hiwatari intrecciò le dita fra loro, i gomiti ad appoggiare sul tavolo in legno laccato – Ritengo inoltre che sia giunto il momento di effettuare una pausa: l'ora di pranzo è passata ed è risaputo che le capacità di mediazione migliorino nettamente con lo stomaco pieno.
– Non posso darle torto, signor Hiwatari – ribadì a quel punto l'uomo dagli occhi a mandorla, non potendo effettivamente dissentire al riguardo.
I presenti a quel tavolo si alzarono, Kei non per ultimo, e l'atmosfera sembrò farsi meno pesante, alleggerita dal pensiero del pranzo che li attendeva fuori da quella stanza. Ancor prima di mettere piede in corridoio, il ragazzo giapponese si era già allentato il colletto della camicia, riprendendo fiato e riuscendo a rilassare in parte i muscoli delle spalle. Se non fosse stato per suo padre, sicuramente avrebbe trovato il modo di far saltare l'incontro con una risposta dritta nei denti di quel pallone gonfiato cinese e dei suoi tirapiedi.
Con la coda dell'occhio, notò che anche il suo vecchio si stava allentando di poco la cravatta.
La questione di quell'affare nelle ultime dodici ore si stava complicando progressivamente.
Che sfiga.
Sperava solo che a Yukiko le cose stessero andando meglio, in Giappone.


Che giornataccia!” pensò fra sé e sé la nightblader, raccogliendo il proprio quaderno.
Un tipo del corso di formazione nella fretta di raggiungere l'ascensore le aveva urtato il braccio, facendole perdere la presa della propria borsa. Il risultato era stato il riversarsi sul pavimento del suo contenuto ed il conseguente arrestarsi della ragazza per raccogliere tutto.
Chinata su un ginocchio, stava cercando di tener a freno il proprio malumore - nato quel mattino da una combinazione devastante fra un'alzataccia tremenda ad opera di sua madre e la consapevolezza che non avrebbe visto Kei nemmeno quel giorno - quando, nel suo campo visivo, si insinuò una mano sconosciuta.
Sollevando lo sguardo di smeraldo lungo quel braccio coperto della manica di una giacca, Yukiko si ritrovò ad inarcare un sopracciglio nell'inquadrare nel proprio campo visivo il volto sorridente di un giovane uomo che non poteva aver molti più anni di lei.
– Tieni – le disse questi, porgendole l'ultimo foglio con aria cordiale.
Aveva occhi di una sfumatura ambrata, caldi e gentili, e corti capelli castani, sfumati sulle punte di un biondo intenso. Ricordava di averlo visto al corso qualche volta, soprattutto negli ultimi giorni, ma non gli aveva mai rivolto la parola sino a quel momento, né lui aveva dato l'impressione di essere interessato ad instaurare un qualche tipo di rapporto con lei che andasse al di là del semplice saluto mattutino di rito.
– Grazie – gli rispose automaticamente allora lei, dopo un istante, presa alla sprovvista.
Rialzandosi in piedi, infilò le proprie cose all'interno della borsa da ufficio, ma non fece in tempo a salutare o pensare di muoversi verso la mensa che il ragazzo in questione la anticipò, interrompendola sul nascere.
– Ultimamente ti vedo spesso in mensa – esordì questi con naturalezza – ..hai litigato col tuo ragazzo per caso?
A quell'ultima frase il cuore le schizzò in gola – Chi?!
Lo sconosciuto scoppiò a ridere – Quello con i capelli tinti e lo sguardo di ghiaccio.
A quel punto capì che stava proprio parlando di Kei e reagì d'impulso, mettendosi sulla difensiva.
– Ti sbagli – esclamò, prima di accorgersi dell'irruenza del proprio tono e correggersi, seppure con meno entusiasmo – Non abbiamo litigato.. – disse, abbassando poi lo sguardo per non fargli intuire la menzogna dietro le parole a seguire, più sommesse – ..e non è il mio ragazzo. Siamo solo amici.
– Scusa – quell'unica parola le fece alzare di nuovo lo sguardo sul volto altrui, trovandolo delineato di un sorriso rammaricato tanto inatteso da farle inarcare un sopracciglio – Mi sono appena reso conto di non essermi presentato! Sono Takumi Shinnosuke. Piacere.
– Piacere.. io sono Yukiko Natsuki – si presentò a sua volta lei a quel punto, scoccando un'occhiata all'estremità del corridoio – ..e stavo cercando di andare in mensa a mangiare qualcosa.
Shinnosuke rise brevemente ancora una volta – Sì, l'avevo intuito. Anche io avevo in mente di andare là, sebbene non mi piaccia granché l'ambiente in generale – affermò con assoluta noncuranza – Se ti va possiamo pranzare insieme: in cambio mi assicurerò che nessuno ti faccia cadere gli appunti.
Quell'offerta prese di nuovo in contropiede la ragazza che, di rimando, rimase a osservarlo un paio di secondi ancora prima di decidersi. In fondo, nonostante sembrasse un tipo strano, un po' di compagnia l'avrebbe aiutata a non pensare a Kei ed a quanto le mancasse persino in quell'istante. In genere, il momento del pranzo era quello peggiore per lei, ultimamente. Così ricambiò finalmente il suo sorriso con uno altrettanto cortese.
– Sì, mi piacerebbe..
Non aveva ancora fatto conoscenza con nessuno del corso e quella sarebbe stata una buona occasione per socializzare. Senza dubbio sua madre si sarebbe sentita un po' più sollevata nel sapere che stava facendo progressi nel campo delle relazioni interpersonali, si ritrovò a pensare con una smorfia appena accennata.


– Figliolo – la voce di suo padre lo fece voltare a fissarlo con sospetto, prima che questi continuasse – Stamane eri piuttosto distratto.. qualcosa non va?
Erano seduti a tavola, di nuovo, ed il suo vecchio gli si era appena rivolto in giapponese per far sì che i loro ospiti non capissero il loro discorso. Il suo volto, perfettamente sbarbato e dal taglio di capelli ben curato, esprimeva una preoccupazione appena intuibile per il figlio, che ad occhi estranei sarebbe sicuramente passata inosservata. Sotto quel suo sguardo indagatorio Kei si sentì come minacciato, improvvisamente vulnerabile, ed era una cosa a cui non era mai riuscito ad abituarsi - a cui fin'ora si era sottratto in ogni modo possibile, ogni volta gli si era presentata l'occasione. Si era sempre sentito a disagio di fronte ai tentativi del suo vecchio di instaurare un qualche tipo di rapporto con lui, dopo quanto accaduto con nonno Hito, e in cuor suo il dranzerblader sapeva di aver sempre reagito in modo sbagliato a quel tipo di approcci. Eppure, ora che era cresciuto, sapeva che non avrebbe potuto fare diversamente: era fatto così, non voleva la compassione di nessuno, men che meno quella di suo padre. Era stata una questione d'orgoglio che poi aveva finito per trasformarsi nella quotidianità.
– Nulla – gli rispose meccanicamente, tornando a prestare attenzione al proprio piatto.
Non aveva mai pensato che avrebbe potuto riprovare ad instaurare un qualche tipo di dialogo, non dopo l'ultima volta. Era passato così tanto tempo..
– C'è qualcosa che devi fare in Giappone – non era una domanda, ma Kei si sentì nuovamente spiazzato da tanta loquacità da parte del suo unico genitore, così come dalla correttezza di quell'affermazione, tanto da non sapere cosa rispondere; così rimase a fissarlo per una manciata di secondi di immobilità. Secondi che Susumu si prese la briga di riempire con un placido sorriso di circostanza – Non ti chiederò cos'è, anche se credo di saperne qualcosa, quindi non preoccuparti. Hai tutto il diritto di mantenere la tua privacy – un'altra frase insolita da sentirgli dire.
Chi era costui? Che fine aveva fatto suo padre?!
– ..ma cerca di separare le cose nella tua mente e concentrarti su una alla volta, ti garantisco che ti sembrerà tutto più semplice. Mi servi concentrato su quest'affare ora.
Ah, eccolo lì. Non si smentiva mai.
Kei annuì con uno sbuffo infastidito e la questione finì lì, ma un presentimento iniziò a tormentarlo appena sottopelle, da quel momento per tutto il resto della giornata.
Cos'aveva appena voluto dirgli il suo vecchio?


Con una rotazione del polso spense il motore della propria auto, accogliendo il silenzio a seguire con un sospiro. Oltre il parabrezza i tergicristalli giacevano immobili a riposo, lasciando che le gocce di pioggia si riversassero liberamente sulla superficie di vetro inclinata di fronte a lei, al di là della quale spiccava il riquadro illuminato della finestra della cucina. Sua madre doveva essere già rientrata da una mezz'oretta. Il tempo che a lei era voluto per fare un giro in quel gattile ed assicurarsi che il piccolo Micio non avesse di ché soffrire il maltempo.
Un nome proprio originale” le risuonò nella mente la voce di Night, attraverso il bey che ella aveva appoggiato nel porta-oggetti dietro la leva del cambio.
Yukiko sbuffò – Oh, senti.. – esordì, arricciando il naso nel posare gli occhi verdi sulla trottola, il cui bit al centro emanava un debole bagliore ben distinguibile nella penombra dell'auto – ..non sarò comunque io quella che alla fine gli dovrà dare un nome duraturo e non posso affezionarmici troppo.
Potevi sempre evitare di dargliene uno” ribatté sarcastico il suo bitpower.
– In qualche modo dovevo pur chiamarlo!
La risata divertita che le riecheggiò nella mente fu il preludio di una nuova pausa di silenzio, durante la quale la mora si perse ad osservare l'interno della sua macchina. Era riuscita a procurarsi delle foderine per sedili davvero niente male, nere con simboli tribali bianchi a racchiudere una rosa rossa. Inoltre, si era scelta un copri-volante in finta-pelle sportivo, così come poteva essere di un certo impatto la coppia di catenelle intorno alla base della leva del cambio. I dadi neri appesi allo specchietto retrovisore erano abbastanza modesti da non intralciarle la visuale, ma non aveva rinunciato ad un paio di rose rosse in plastica e stoffa poste in prossimità del lunotto posteriore.
E il solito cuscino a forma di cuore sui sedili di dietro.
Sì, poteva dirsi decisamente soddisfatta del risultato.
Con un nuovo sospiro pensò a cosa avrebbe detto il suo ragazzo quando avrebbe notato le personalizzazioni che lei aveva apportato, chiedendosi se l'avrebbe notato o commentato in qualche modo senza che lei avesse bisogno di chiedergli un parere. Ripensando a lui, la nightblader si ritrovò a convenire fra sé e sé che un'altra giornata era trascorsa senza di lui, tale e quale quella che era stata il giorno prima e che sarebbe stata quella seguente.
Stai pensando di restartene seduta qui finché non sarà Lui a farti uscire di persona?” le chiese sardonico Night, interrompendo nuovamente il filo dei suoi pensieri.
Con una smorfia Yukiko colse al volo i sottintesi sul 'darsi una mossa', pertanto agguantò il proprio bey per farlo sparire in una delle tasche della giacca, recuperò il giubbotto e la borsa, sfilò le chiavi dal quadrante e finalmente aprì la portiera.
Sotto la pioggia raggiunse di corsa la porta d'ingresso e, dopo un rapido cambio di chiavi in mano, riuscì a far scattare la serratura e ad immettersi all'interno dell'atrio. Soltanto una volta richiuso il battente alle proprie spalle rilassò le spalle, l'ambiente luminoso che la accolse in un caldo abbraccio e la fece sospirare di un modesto sollievo. Quindi si sfilò le scarpe.
– Sono a casa!
– Bentornata Yuki-chan! – la voce di sua madre le giunse squillante dal vano della porta della cucina, dal quale si affacciò poco dopo – Com'è andata?
– Bene – le rispose, abbozzando un sorriso – Al gattile sembra tutto a posto. La signora che se ne occupa è davvero affidabile.
– Non l'ha adottato ancora nessuno quel gattino di cui mi hai parlato?
La giovane Natsuki scosse il capo in segno di diniego, salendo sul pavimento in legno rialzato e infilandosi le ciabatte di morbida spugna che erano pronte ad accoglierla al suo rientro da ore. Procedendo verso le scale quindi, assicurò alla presidentessa della N.C. che sarebbe scesa subito dopo l'essersi fatta una doccia calda, ricevendo un assenso da parte della donna, la quale tornò a destreggiarsi in cucina. Il ché voleva dire solo una cosa: quella sera avrebbero mangiato ramen istantaneo arricchito con tocchetti di pollo alla piastra e pancetta. Forse un uovo all'occhio di bue da posare sopra all'ultimo, di straforo, ma nient'altro di più elaborato. Sua madre non era quel che si poteva esattamente definire come una 'maga dei fornelli'.
Le sue previsioni si dimostrarono veritiere perché, appena mise piede in cucina, la mora trovò davanti alla sua sedia una ciotola ricoperta da un piattino capovolto e sua madre che l'aspettava all'altro capo della tavola con, davanti a sé, un assortimento di stoviglie analogo.
Sorrise. Era proprio quel che le ci voleva in una giornata come quella, piovosa, fredda e.. be', malinconica.
– Buon appetito – augurò a sua madre, prendendo posto e sollevando quel coperchio improvvisato.
Una nube di vapore la investì in faccia, recante con sé l'odore delle spezie e del brodo del ramen, sopra il quale galleggiava flemmatico e prevedibile l'uovo, in attesa di essere divorato. Sì, perché appena quel profumo carico di ricordi la investì, Yukiko avvertì la pronta risposta del proprio stomaco salirle in un gorgoglio, facendole contrarre i muscoli involontari dell'addome.
Eppure non fece in tempo a mandar giù più di un paio di bocconi prima che il suo unico genitore tentasse di instaurare un qualche tipo di conversazione.
– Questa settimana non sei ancora uscita – le fece notare di punto in bianco, con un tono leggero di semplice curiosità.
Quella prima uscita fece bloccare il movimento del braccio destro della blader a metà, le bacchette sospese a mezz'aria con il loro delizioso carico. Le ci volle un attimo per riprendersi abbastanza dall'effetto sorpresa da far spallucce e riprendere a mangiare.
– Non credo uscirò prima del weekend – le rispose a quel punto, seppur inarcando un sopracciglio, prima di aggiungere – Ho bisogno di rivedere gli appunti del corso in questi giorni – una mezza verità, dettata più dall'impulso di campare una giustificazione che non riguardasse colui con cui usciva di solito.
Giustificazione che parve andare a segno, perché la donna annuì di rimando.
– Sì, capisco.. anche se penso che dovresti riposarti di più – le fece notare, sollevando con le bacchette un paio di noodles per farlo sgocciolare del brodo caldo – In questi giorni ti vedo più giù.. più triste, quasi.
Quelle parole la spronarono a riempirsi di nuovo la bocca per non essere costretta a risponderle ed, in contemporanea, abbassò il capo e lo sguardo verso la sua cena, cosa che per contro convinse sua madre a riempire il silenzio che ne seguì con la stessa determinata leggerezza dimostrata sino a quel momento.
– Sicura che non sia successo niente di particolare?
Quella domanda rimase ad aleggiare nell'aria della stanza, mentre la nightblader avvertì gli occhi scuri della sua interlocutrice su di sé per tutto il tempo che impiegò a masticare e mandar giù il boccone. Quando alla fine si fece forza e sollevò lo sguardo a intercettare quello d'ella, abbozzò un mezzo sorriso.
– Niente, davvero. Sono solo stanca.
Che bugiarda che era diventata.
Il fatto di non essere libera di confidarsi liberamente con sua madre le pesava, non poteva più negarlo a sé stessa. La necessità di mantener segreta la sua relazione con Kei era stata dettata principalmente dalla possibile reazione estroversa d'ella, seppur il timore di un qualcosa di esageratamente vivace si era affievolito giorno dopo giorno ed aveva lasciato il posto alla semplice volontà di rispettare l'accordo preso con il dranzerblader ormai più di un mese prima.
Il fatto che la sua stessa madre non le dicesse molto del suo attuale corteggiatore era un palliativo che aveva perso quasi del tutto la sua efficacia da una settimana a quella parte. Non poteva dimenticare il modo in cui lei le era stata vicina dopo la rottura con Manabe, del modo in cui aveva acconsentito così facilmente a farle cambiare persino casa, oltre che la scuola. Ne avevano approfittato per cercare un posticino nuovo, tutto loro, lasciando l'appartamento in affitto in cui erano state per anni anche dopo la morte di suo padre. Solo sua madre era riuscita a colmare in parte il vuoto lasciato dal tradimento di Uzumi come amica e fra loro si era instaurato in quegli ultimi mesi un rapporto che andava oltre il semplice affetto fra madre e figlia unica. Un rapporto basato su discussioni, frecciatine, ma anche confidenze e fiducia assoluta. Quel genere di rapporto in cui potevi dire tutto.
– In ufficio si sente la mancanza del giovane Hiwatari – se ne uscì, tutt'a un tratto, la signora Natsuki, traendola dai propri pensieri e facendole alzare di scatto il capo a fissarla, presa ancora una volta alla sprovvista. Quella continuò come se niente fosse, con un tono allegro simile a quello di poc'anzi, accostato ad un mezzo sorrisetto intrigante rivolto alla ciotola di ramen – Le nostre dipendenti sembrano meno vivaci senza quel ragazzo nei paraggi.. – quel commento fece balenare nella mente della mora un'immagine delle due giovani donne che per prime avevano puntato il blader in questione e la presa sulle bacchette si accentuò all'improvviso, facendole quasi sbiancare le nocche mentre l'altra continuava – ..spero che il loro rendimento non ne risenta: solitamente queste cose in ambiente di lavoro stimolano il buonumore ed aumentano la produttività!
Yukiko sbuffò dal piccolo naso prima di riempirsi di nuovo la bocca e cercare di distogliere la propria attenzione da quello sproloquio. Tuttavia non riuscì in alcun modo a mitigare la propria espressione corrucciata, a tal punto che finì in fretta il contenuto della propria scodella e si alzò in piedi con movimento deciso e un po' rigido, appoggiando le mani e le bacchette sul tavolo.
– Sono sicura che non sarà un problema – sbottò, senza guardarla direttamente ma voltandosi verso la porta alla propria sinistra – Ho finito. Grazie per la cena.
Detto questo, non si disturbò a scoccare un'ultima occhiata a sua madre prima di uscire da quella cucina e avviarsi verso le scale, il passo attutito dalle ciabatte nel salire con un certo slancio i gradini due a due, fin troppo desiderosa di chiudersi in camera. Se avesse resistito all'impulso di sfuggire a quel momento, avrebbe potuto notare un mezzo sorriso sornione sul volto della donna. Uno di quei sorrisi che, una volta rimasta sola, le si accentuò in viso, delineandolo con una manciata di rughe d'espressione intorno agli occhi e due fossette sulle guance mentre osservava con sguardo carico di sottintesi il vano della porta dalla quale era appena uscita la sua unica figlia.
– Prego, cara...


Pronto?
– Pronto – rispose l'uomo alla chiamata, in giapponese.
Buonasera signore, mi scuso per il disturbo ma ho delle novità. Come sta andando la sua permanenza a Hong Kong?
– Soddisfacente. Puoi mandarmi la documentazione all'indirizzo email che ti ho lasciato: la visionerò subito – gli disse il presidente, lasciando spaziare lo sguardo nella penombra della sua stanza d'albergo – Come procede lì?
Procede come previsto. È una ragazza un po' introversa, ma sono riuscito ad avvicinarla senza difficoltà.
– E le ricerche che hai fatto che risultati hanno dato?
Nessun precedente. Percorso scolastico encomiabile, almeno fino al quinto anno. L'ultimo anno delle superiori ha cambiato scuola per motivi ignoti, tagliando i ponti con tutti coloro che la conoscevano in precedenza, sembra la voce del suo interlocutore dall'altro capo del telefono risuonò vagamente perplessa quanto riflessiva, come se stesse vagliando tali informazioni in quel preciso momento.
Il signor Hiwatari inarcò un sopracciglio – Amicizie?
Da quel che ho scoperto una sola certa, ma ha tagliato i ponti anche con lei.
– Mh.. – mugugnò pensieroso l'uomo d'affari, chiedendosi cosa mai potesse scatenare una reazione del genere in qualcuno. Forse c'era qualcosa di grosso sotto. Scacciò quel pensiero quando gli venne in mente il volto della signora Natsuki: avrebbe fatto prima a chiedere direttamente a lei – Procedi come stabilito – gli disse dopo un paio di secondi di riflessione, appoggiandosi con la schiena alla poltrona – ..puoi utilizzare ciò che sai sul conto di entrambi come credi, ma ricorda che non sono ammessi scandali di nessun tipo. Ti ho assunto proprio per la tua rinomata discrezione, ricordalo.
Può stare tranquillo, signore.
Il presidente riagganciò, lasciandosi sfuggire un mesto sospiro.
Lo sperava vivamente.


La franca risata di Hilary le fece accusare una piccola smorfia, mentre osservava imbarazzata ed a disagio la figura della ragazza sul monitor del computer che batteva più volte una mano sulla propria scrivania, dall'altro capo della webcam.
Ahahaha! Oddio, non posso crederci! – le ci vollero ancora un paio di secondi prima che si calmasse abbastanza da sollevare di nuovo il capo ed aggiungere, continuando a ridacchiare – Pagherei per assistere alla faccia di Kei quando saprà della voce che hai messo in giro su di lui!
Yukiko inarcò per un attimo ambo le sopracciglia, prima di farsi sfuggire un mesto sospiro, vagamente imbronciata – Sì. Immagino.
Come va comunque fra voi?
Il tono di quella domanda risuonò incerto nelle cuffie della mora, che inarcò un sopracciglio senza saper bene come rispondere. L'altra parve intuire il suo disagio, o più probabilmente lo notò attraverso la ripresa della webcam ancora attiva, perché dopo un attimo tornò a parlare con un leggero sorriso forzato.
Sì, insomma... questa cosa della gelosia, lui lo sa?
– No – la risposta meccanica che le uscì fuori dalle labbra la spinse a fermarsi l'istante successivo, riflettendo e tentando di correggersi – Cioè.. non credo, insomma.. non ne abbiamo parlato – tacque, non sapendo nemmeno come continuare o se fosse opportuno farlo, ma Hilary la trasse ben presto d'impiccio.
Fossi in te mi sarei già persa ad inventare modi sempre più complicati per vendicarmi di tutte quelle che osano anche solo salutarlo, in quell'ufficio – le rivelò piuttosto solidale la moretta dall'altro capo della linea, incrociando le braccia e annuendo su quella sedia.
A quell'affermazione Yukiko sorrise – Be', immagino che comunque anche tu abbia il tuo bel da fare.
Cosa intendi, scusa? – questa volta il volto della ragazza era seriamente perplesso.
– Mi riferisco al tuo rapporto con Takao.
Takao?! – esclamò l'altra, trapassandole i timpani mentre al contempo scattava in maniera tanto repentina da cader da sola dalla sedia. Come scomparve dall'inquadratura, la nightblader si sporse, come se così potesse spostare l'inquadratura ed avere una visione dell'origine dei lamenti della sfortunata appena finita sul pavimento.
– ..Hilary? Tutto bene?
In risposta una mano tornò ad agguantare lo schienale della seggiola, prima che la proprietaria riuscisse a rimettercisi seduta. La massa di capelli castani lasciò di nuovo il posto ad un viso dai lineamenti fini ed i grandi occhi color cioccolato, che questa volta la cercarono con un'espressione fra l'accusatorio e l'allucinato.
Sei impazzita?
– Ma che ho fatto?!
Non c'è assolutamente niente fra me e quell'idiota!
– Ah – e se prima era stata sul punto di ridere, ora lo scetticismo ebbe la meglio, facendole scomparire ogni sorta di ilarità dall'espressione. Scrutò con espressione critica l'immagine della sua nuova amica già inalberata, inarcando un sopracciglio, prima di domandarle conferma – Davvero?
Se Hilary avesse potuto, avrebbe sputato fiamme tanto era rossa in viso, mentre ribatteva con quanto fiato aveva in corpo – Certo! Come ti è saltato in mente il contrario?! sembrò quasi oltraggiata, tanto fuori di sé da iniziare uno dei suoi monologhi su quanto Takao fosse inaffidabile, infantile, presuntuoso e via dicendo. Un monologo che la blader interruppe a metà, con ambo le mani a tener distanziate le cuffiette dai timpani abbastanza da rendere la voce dell'altra più sopportabile.
Ho capito, ho capito! Torna a parlare ad un volume normale, per piacere!
A quell'esortazione, la moretta dall'altra parte del monitor sbuffò ma si quietò abbastanza da deviare lo sguardo in un punto imprecisato della sua camera, le braccia di nuovo conserte su quel maglioncino di un delicato verde chiaro. Con neanche troppa immaginazione la mora riuscì persino a vederle una venuzza pulsante fra i capelli scuri, cosa che la fece quasi ridacchiare.
Mi spiace aver equivocato, ma sai com'è: chi disprezza compra.
Ti dico che non è così! esclamò Hilary.
Va bene, come dici tu! Non ti arrabbiare! Yuki sollevò persino due mani in segno di resa a quel punto, optando per lasciar perdere.
Questo parve bastare, perché poco dopo la conversazione era di nuovo incentrata sulle festività in avvicinamento. Ormai mancava appena un mese a Natale e questo voleva dire che Capodanno non era poi così lontano. Eppure, nonostante questo, Yukiko non riuscì comunque a scacciare completamente una strana inquietudine alla bocca dello stomaco.
Una sensazione spiacevole direttamente collegata al pensiero di un futuro non molto lontano.
Un futuro in cui ogni segreto sarebbe stato svelato.
Hilary?
Sì?
– Ho bisogno di un parere oggettivo...



...continua.

[ANGOLO AUTRICE]
Eeeee.. Buona Befana!!!! XD
Sì, sono riuscita a pubblicare finalmente, nonostante abbia trovato il tempo di andare avanti solo oggi! Come avete passato queste feste? Io a ingrassare... x°D sì, mi spiace ma nn c'è molto da aggiungere! Fra pranzi, cene, ritrovi e viaggi dai parenti, mangiare è ciò che ha impegnato gran parte del mio tempo...
Ma va bene! Meglio mangiare che stare a digiuno, no?!
Ok ok, bando alle ciance.
Che ne pensate allora? Vi ho lasciato col fiato un po' sospeso e lo confesso, lo ho fatto apposta XD ahah! Sì, odiatemi... lo ho fatto più che altro per ravvivare un po' la vostra curiosità perché - giustamente - come mi è già stato fatto notare la storia non sta avendo più molti colpi di scena e purtroppo questo per un motivo ben preciso: è quasi finita.
Ebbene sì! Ormai è ufficiale, non manca molto. In tutta franchezza spero che chi mi ha seguito sin qui si sia divertito tanto quanto mi sono divertita io ^.^ se non di più, e che questo epilogo (un po' lunghetto) nn vi stia deludendo o annoiando.
Ad ogni modo vi mando un bacione! Alla prossima.

Kaiy-chan
   
 
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