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Autore: _ Arya _    07/01/2015    11 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Live or Die



Restai in silenzio. E anche lui fece lo stesso.
Ora era sicuramente schifato di me, non sarei più stata la sua dottoressa preferita. Si sarebbe fatto cambiare medico, non avrebbe sopportato neanche solo la mia presenza.
E come dargli torto! Dopo quanto avevo fatto, per chissà quale motivo idiota, anch'io ero schifata di me stessa: non avevo più alcun diritto di giudicare Ruby. Non ero stata migliore di lei, ma anzi, forse addirittura peggiore.
Non osai guardarlo, già il fatto che avesse smesso di accarezzarmi i capelli era poco rassicurante.
Perché diavolo avevo deciso di dire di questa mia bravata idiota proprio a lui? Perché non avevo aspettato di parlarne con Regina piuttosto? Mi avrebbe insultata e mi avrebbe fatto una bella ramanzina per la mia stupidità... ma non mi avrebbe odiata.
Mi alzai dal letto senza ancora il coraggio di rivolgergli lo sguardo, ma mi sentii afferrare per la mano.
-Aspetta.- sussurrò.
Io scossi la testa e cercai di allontanarmi, ma la sua stretta era ben salda. Era forte, e non voleva lasciarmi andare.
Feci più di un tentativo di divincolarmi, senza esagerare per paura di fargli del male, quindi ovviamente fallii.
-Lasciami stare Killian... per favore.- lo supplicai.
-Guardami.
-No. Mollami!
-EMMA!- esclamò con forza, e per lo spavento mi voltai di scatto, istintivamente.
Mi guardò negli occhi, e io rimasi incantata a perdermi nei suoi. Non c'era traccia di disgusto, o ribrezzo. Ci lessi invece amarezza e preoccupazione. Forse anche compassione, pietà.
Possibile che mi avesse capita? Che avesse capito il mio gesto più di quanto io stesso ero riuscita a fare? E soprattutto, come poteva non essere schifato? Quella sarebbe stata la reazione più ovvia da parte di chiunque conoscesse la situazione, e lui la conosceva.
-Ora siediti.- mi ordinò, e io non potei fare altro che obbedire.
Quindi mi scrutò ancora una volta, il suo sguardo era così penetrante che mi sentii come se mi stesse scavando un buco nella fronte.
-Io non posso giudicare la tua vita. Non dico neanche di capire il tuo gesto, posso solo fare supposizioni. Però non puoi piangerti addosso. Quel che è fatto è fatto.
-Non lo capisco neanch'io il mio gesto- borbottai, cercando di studiare ogni suo minimo movimento, ogni sguardo, per provare a capire cosa pensasse.
Restammo entrambi in silenzio, imbarazzati. O meglio, io per imbarazzo... al suo silenzio invece non ero in grado di dare una definizione.
Alla fine aveva deciso di giudicarmi? Di trasformare l'amarezza in disgusto? Oppure stava semplicemente cercando di capirci qualcosa in più? Odiavo non avere risposte a riguardo, perché in quei pochi giorni avevo imparato a tenere a lui come persona. Dietro le sue battutine, che non potevo negare mi facessero anche piacere, c'era un animo dolce, comprensivo, sensibile. Inoltre fino ad oggi aveva provato ammirazione per me, per il mio carattere, la mia forza, il mio lavoro.
E adesso gli avevo mostrato una parte molto brutta di me, che nemmeno io pensavo di possedere... e invece...
-Dio mio, sono una zoccola!- lasciai sfuggire il pensiero a voce alta, disperata per quella consapevolezza. Non era quello il tipo di persona che volevo essere.
-Ehi ehi, calma. Non esagerare adesso!- nel dirlo sogghignò leggermente e allungò una mano verso il mio viso, quella sbagliata però.
Trattenni il fiato. Oltre ad avergli dimostrato quanto potessi essere orribile, per colpa mia si sarebbe sentito uno schifo anche per il suo arto mancante.
Invece ritirò il braccio: come se non fosse successo nulla allungò l'altro, e prese la mia mano nella sua.
-Dicevamo?
-Dicevamo che non sto esagerando. Mi sono... venduta, per un intervento!
-Hai fatto sesso in cambio di un intervento?- alzò un sopracciglio, sorpreso.
-No! Certo che no! Prima c'è stato l'intervento. E poi... poi non lo so, che ne so! Non so perché ci sono stata!- ero esasperata, non sapevo che dirgli. Non lo sapevo semplicemente perché non avevo idea di cosa pensare di me stessa. Non sapevo cosa rispondermi. Probabilmente non sarei mai stata in grado di dare una spiegazione a quello che avevo fatto. Mi ero lasciata andare, ero stata debole... e basta.
-Dillo.- feci guardandolo negli occhi.
-Cosa dovrei dire?
-Dillo che ti faccio schifo. Dai, ammettilo, capirò.
-Ma no Emma, tu non mi fai schifo, è solo che...- si morse un labbro, guardandomi.
-Non mi offendo! Dillo e basta, ti prego. Mettilo in chiaro!
-Non è questo che voglio dire...
-Sì invece lo so, è normale. Dillo!
-La smetti?! Vuoi che io ti dica che mi fai schifo?! Bene, mi fai schifo allora! Visto che è ciò che vuoi! Ma la verità non è questa... la verità è che mi da' fastidio tu sia andata a letto con lui! È una cosa che non mi fa piacere sapere! E ora esci!- urlò arrabbiato, lasciando la mia mano.
Sembrava davvero furioso, era la prima volta che lo vedevo in quello stato. Faceva paura.
Avrei voluto correre, scappare via, ma questa sua esplosione poteva provocargli seri danni alla salute, il suo fisico era ancora troppo debole per certi sbalzi improvvisi.
-Calmati... devi... devi calmarti. Non ti fa bene.- tentai.
-Vattene. Sto bene, non ho bisogno di niente.
Diedi un'occhiata veloce ai suoi parametri sullo schermo. Nonostante tutto era stabile, quindi uscii dalla sua stanza, di nuovo in lacrime.

Avevo rovinato tutto. Lui aveva cercato di aiutarmi, di capirmi... e me l'ero presa per questo. Come avevo potuto essere tanto stupida! Due cazzate nello stesso giorno... solo io potevo arrivare a tanto.
Ora volevo solo che l'ultima ora di lavoro passasse in fretta senza altri danni, poi invece che a casa avrei trascinato Regina da Granny, in modo che potessi ubriacarmi abbastanza da dimenticare tutto.
Avevo un gran bisogno di sfogarmi, buttare fuori i problemi poi poi finalmente riuscire a liberare la mente.
Domani sarebbe stato un nuovo giorno, e avrei cercato di risolvere i guai in cui mi ero cacciata: avrei parlato con August, spiegandogli della gravidanza e della mia decisione senza fare l'isterica.
E poi sarei andata da Killian a chiedergli scusa, perché avevo bisogno del nostro rapporto indefinito. Avevo bisogno delle sue battute che mi aiutavano a superare le giornate più dure col sorriso. E avevo bisogno anche del suo, di sorriso.
Finii in pronto soccorso, ad aiutare Aurora col suo giro di controlli.

Dopo aver messo i punti a una ragazza che inizialmente non voleva saperne, finii ufficialmente il mio turno.

***

Mi ci vollero due bei bicchieri di tequila per riuscire a raccontare tutto a Regina.
Avevo iniziato con la gravidanza, e per poco non le era andata di traverso la limonata -aveva deciso di non bere alcolici per poter far ubriacare me- ma se non altro non mi aveva guardata come fossi un'assassina quando le avevo detto di voler abortire. Mi aveva consigliato di pensarci bene per non pentirmene in futuro, ma mi avrebbe appoggiata in qualsiasi caso.
Invece non ebbe pietà nell'usare un vocabolario intero di insulti per il fatto che fossi andata a letto con August: di alcuni non conoscevo neanche l'esistenza.
Non avevo potuto fare altro che starla a sentire, oltre a torturare un tovagliolo fino a farlo a pezzettini.
Per il mio comportamento nei confronti di Killian invece ebbe solo una parola da dirmi: idiota.
-Lo so, sono stata cattiva, l'ho attaccato senza motivo.
-Fosse solo per questo... sei davvero così stupida come sembri in questo momento?- mi guardò accigliata, ma proprio non riuscii a capire cosa intendesse. Che altro c'era da capire? Mi ero già resa conto di aver reagito in maniera sbagliata.
-Svegliati Swan! Ti sembra il caso di dire che sei stata a letto con un altro a uno che ti sbava dietro e ti fa gli occhi dolci?!- fece infine esasperata.
-Ma va... lui flirta, ma lo fa per gioco, capisci...
-Ok, sei davvero stupida come sembri.- concluse, portandosi una mano sul viso.
Io rimasi ferma a fissare il mio bicchiere vuoto. Non poteva aver ragione, insomma. Jones era un uomo affascinante, gli ero simpatica e gli piaceva provocarmi... ma da qui a piacergli ce ne passava.
Insomma, sì, era stato più volte dolce con me, e aveva reagito forse un po' troppo esageratamente al fatto che fossi stata a letto con un altro... ma doveva senz'altro esserci un'altra spiegazione. Non mi conosceva da neanche una settimana!
-Un'altra tequila per favore!- chiesi a Granny. L'alcol era la risposta. L'alcol sarebbe sempre stato la risposta. Almeno per quanto mi riguardava. Tutto era più semplice e felice sotto l'effetto di qualche bicchiere di tequila.
-Swan, bere non ti renderà meno stupida.
-Bere mi renderà più felice. Tanto felice! E tu poi mi accompagnerai a casa e mi metterai a letto.
-Certo, e magari ti canto pure la canzone della buona notte o ti racconto una fiaba- borbottò annoiata.
-Perché no! Non ti ho mai sentita cantare, sarebbe dolce...
-Ma io non sono dolce. E osa solo vomitarmi in macchina e ti butto fuori, così torni a piedi.
-Quanto sei antipatica...- mi lamentai prendendo il bicchiere che Granny mi aveva appena portato, ma prima che potessi portarlo alla bocca mi suonò il cerca persone.
Sbiancai all'istante e scattai in piedi, terrorizzata. Non poteva essere vero, non ora, l'avevo lasciato soltanto un paio d'ore fa e stava bene.
-Swan, che ti prende?!- esclamò Regina alzandosi anche lei -Parla!
-Ho un codice rosso. Per Jones.


Il tempo sembrava passare al rallentatore, nonostante Regina stesse guidando superando di gran lunga il limite di velocità.
Io mi scolai due bottiglie d'acqua da mezzo litro per cercare di reprimere gli effetti dell'alcol, che grazie al cielo non erano ancora forti. Due bicchieri di tequila ero in grado di reggerli essendo abituata alla bevanda. Ero un maschiaccio in questo, per ubriacarmi dovevo bere davvero tanto.
Presi una mentina mentre saltavo giù dall'auto, correndo a più non posso verso l'entrata, ignorando la fitta al basso ventre che per un attimo scosse il mio corpo.
-Emma! Che sta succedendo? Sta ferma...- mi sentii afferrare per un braccio, e voltandomi trovai l'ultima persona che avrei voluto vedere: August.
-Lasciami stare, ho un paziente che ha bisogno di me!
-Non puoi operare in queste condizioni, lascia che...
-Porca miseria devi lasciarmi in pace August! È urgente, giuro che ti strappo via tutti gli organi con le mie stesse mani se muore perché mi hai fatto perdere tempo!- tirai via il braccio dalla sua stretta e continuai a correre, ignorando i suoi richiami.
Irruppi nella stanza di Killian, dove c'erano già Anna, mio padre e due infermiere.
Tossiva forte, e avvicinandomi al letto notai con orrore che stava tossendo sangue, e respirava a fatica.
-Emma. Sto facendo preparare una sala operatoria, lavati con me. Dobbiamo intervenire subito, ha sicuramente un'emorragia interna. Cambiati e raggiungimi in sala 2.- ordinò mio padre, mentre correva fuori in fretta e furia.
Mi spogliai lasciando i vestiti a terra e mi feci aiutare da mia sorella ad indossare la divisa.
-Com'è successo Anna?
-Non lo so... è successo all'improvviso. Gli avevo portato da mangiare, ma si è fatto strano e... ha iniziato a tossire...
Annuii, e gli strinsi una mano mentre lui continuava a tossire: sembrava incapace di fermarsi, avrebbe perso troppo sangue se avesse continuato così.
-Swan.- riuscì a dire, incrociando il mio sguardo con gli occhi stretti a fessure, sofferenti -Non abortire. Fidati di me, non te lo perdonerai mai.
-Sta' zitto, devo andare. Mi farai la ramanzina quando starai bene!- feci per lasciargli la mano ma me la strinse ancora, costringendomi a fermarmi.
-Prometti.- disse ancora.
-Te lo prometto!- gridai esasperata, e finalmente mi lasciò libera.
-Serve un'anestesia totale! E poi portatelo immediatamente in sala 2! E chiamate la banca del sangue!- ordinai velocemente, per correre di nuovo via, a lavarmi e prepararmi.

Non volevo neanche prendere in considerazione l'idea di perderlo, mi avrebbe distrutta. E come ultimo ricordo avrei avuto la nostra lite, lui che tossiva sangue e mi chiedeva di fare una promessa che non avrei potuto mantenere. Non potevo permettere che andasse così.
Finito di lavarmi, mi feci mettere camice, cuffie e mascherina ed entrai in sala operatoria.
Killian era già lì, steso e senza sensi. Maschera per l'ossigeno, e collegato ai macchinari.
Mi avvicinai, studiando il taglio al petto. Aveva leggermente iniziato a rimarginarsi, e adesso l'avremmo dovuto aprire di nuovo.
Probabilmente sarebbe stato un inferno per lui. Costretto a letto per settimane, con una riabilitazione lenta e dolorosa. Però, alla fine, sarebbe stato bene. Sarebbe sopravvissuto, avrebbe superato le difficoltà e si sarebbe rimesso in piedi, pronto a tornare in mare. Me ne sarei assicurata io stessa.
-Emma. Iniziamo, forza.- mi incitò mio padre.
-Sì, sì. Bisturi 22- dissi decisa all'infermiera, ma non riuscii ad afferrarlo nel momento in cui me lo porse.
Sentii una forte fitta al basso ventre, più intensa della prima volta, e più duratura. Mii piegai in due portando le braccia allo stomaco, e strizzando forte gli occhi per il dolore.
-Emma! Che cos'hai!-la voce di mio padre mi arrivò a stento, tanto era il dolore.
Non riuscendo a rispondere cercai invece di prendere dei grandi respiri, che fortunatamente mi aiutarono a riprendere il controllo.
Tornai in posizione eretta, e i rumori e le voci intorno a me tornarono normali.
-Sto bene dottor Nolan. Bisturi 22.- ripetei, e nonostante l'incertezza dell'infermiera stavolta lo presi senza problemi.
-Non stai bene. Dovresti farti sostituire, non puoi operare così. Devi farti controllare.
-Ho detto che sto bene, cominciamo.- insistetti, senza dargli alcuna spiegazione. Sapevo cosa stava succedendo, forse, ma questo non mi avrebbe fermata. Il mio obiettivo era salvare il mio paziente, e l'avrei fatto.
-Ma... ma sei ferita?! Ti cola del sangue sui pantaloni...































Angolo dell'autrice
Ok, questa è la parte che avevo tagliato nel precedente capitolo, ma è comunque più lungo del solito xD Ero tentata di tagliare ancora, ma alla fine mi sono convinta a postarlo intero e basta. Spero non sia troppo pesante... perché a volte scrivo davvero un sacco e non so quando fermarmi!
E siccome sono le 4 e un quarto... buonanotte, e buongiorno a chi tra un paio d'ore già si dovrà svegliare!

 

   
 
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