Premessa. Questa storia è
ambientata dopo ‘Il Canto Della Rivolta’; Gale vive ormai da diversi anni nel
Distretto 2 e da un paio vive con Johanna Mason, con la quale ha una relazione.
Questa storia è stata scritta per l’iniziativa “Prompting,
Partenza, Via”, in corso nel gruppo facebook The Capitol,
con il prompt Gale/Johanna
– “Nei miei incubi non ci sei mai.” La storia partecipa anche alla 30 Day OTP challenge list con il prompt Day 17 –
spooning e alla Challenge 30 modi per
amare, più qualche delizia indetta da
Eireen_23.
Tocca a me
salvare te.
Johanna sussultò, aprendo gli occhi di scatto. Aveva il
fiato corto e il battito accelerato, reso irregolare dall’inquietudine che
premeva contro la sua cassa toracica. Imprecò a denti stretti, sforzandosi di
eliminare il tremore che le percorreva gli arti. Cercò di ricomporre in fretta
la realtà per scacciare via l’incubo e tornare ad avere il controllo su se
stessa.
Una mano le accarezzò un fianco; Gale l’attirò a sé per
la vita, facendo aderire il proprio corpo alla sua schiena. Johanna cercò di
respingerlo, ancora a cavallo fra il sogno e la veglia. Riuscì ad allentare la
guardia solo nel momento in cui incominciò a distinguere le prime sagome nel
buio e la realtà torno a farsi nitida, mentre i contorni dell’incubo sfumavano.
A quel punto abbandonò il capo sul cuscino, cedendo alla stanchezza. Si portò
una mano di Gale all’altezza del petto, mentre le labbra del ragazzo le
accarezzavano la pelle, portandosi via i suoi tremiti. Johanna lo lasciò fare,
ascoltando l’incedere dei propri battiti che riacquistavano regolarità.
“Va meglio?” chiese infine Gale, tornando ad appoggiare
il mento nell’incavo del suo collo.
La giovane non rispose. Non le andava di ammettere che
riacquistare il controllo con lui a fianco, le volte in cui si svegliava
sussultando, era più semplice rispetto a quando era sola. Probabilmente non
l’avrebbe mai fatto.
“Vuoi parlarne?”
Johanna sbuffò.
“Quando fai così sembri lo strizzacervelli del Tredici”
borbottò, sciogliendo l’abbraccio per potersi voltare verso di lui. Appoggiò la
fronte contro il suo petto e si sistemò il braccio di Gale attorno alla vita,
prima di tornare a chiudere gli occhi. Lo sentì sospirare e si convinse che
avrebbe lasciato perdere, ma meno di un minuto più tardi la voce del giovane
tornò a ostacolare i suoi tentativi di prendere sonno.
“Che stavi sognando?”
Johanna sbuffò di nuovo.
“Te inseguito da un tacchino gigante” sbottò, tornando a
chiudere gli occhi. “E se non mi lasci dormire farò la stessa cosa che ha fatto
lui, ma mi porterò dietro un paio di asce.”
“Stavi avendo un incubo su di me?” la interrogò ancora il
ragazzo, ignorando i suoi commenti sarcastici. Johanna tacque per qualche
istante, prima di replicare.
“Nei miei incubi non ci sei mai” rispose infine, interrompendo
il contatto visivo. “E per fortuna, visto che mi tocca già sopportarti mentre
sono sveglia.”
Gale abbozzò un mezzo sorriso. Si strinse alla ragazza,
prima di sfiorarle i capelli con le labbra.
“Sei una bugiarda” mormorò poi contro il suo orecchio.
Johanna s’irrigidì; premette una mano contro il suo petto
per allontanarlo, infastidita dalle sue parole.
“Mentre sognavi hai detto il mio nome” continuò il
ragazzo, tornando a squadrarla con espressione preoccupata. “Per questo ho
cercato di svegliarti.”
“Non sei arrivato in tempo” replicò secca Johanna,
mettendosi a sedere. Si portò le ginocchia al petto, ignorando il freddo
pungente a contatto con la sua pelle. “Eri già morto quando mi hai svegliato.”
“Ma tu eri viva” osservò Gale, cingendole le spalle con
un braccio, per scaldarla. “Giusto?”
Johanna strinse le labbra, voltandosi dall’altra parte.
Le immagini che pensava di aver scacciato riemersero, confondendo ancora una
volta la realtà con l’incubo. Ricordò l’odore di sudore e sangue delle celle di
tortura e Gale immerso in una vasca piena d’acqua, con gli elettrodi attaccati
al corpo. Sentì le urla del ragazzo, rese inumane dal dolore, e rivide se
stessa, immobile di fronte alla vasca. Lo stava guardando e qualcosa le
impediva di muoversi, nonostante si stesse sforzando in tutti i modi di
divincolarsi. Lo guardava senza poter fare niente per raggiungerlo e tirarlo
fuori di lì. Senza che potesse fare niente per salvarlo. Per salvarsi, perché nel momento in cui lo
sguardo del ragazzo si era spento lei era rimasta sola ancora una volta.
E il dolore aveva minacciato di uccidere anche lei, fino
a quando Gale non l’aveva svegliata, strappandola a quelle immagini.
Annuì. Controvoglia e in maniera appena percettibile, ma comunque
annuì.
“Allora ho salvato te” osservò il ragazzo, passandosi una
mano fra i capelli arruffati.
“Non ti ho mai chiesto di farlo” ribatté asciutta la giovane.
“Il pensiero di morire non mi spaventa.”
“E allora che cos’è che ti fa spaventa?”
Johanna dovette impegnarsi per trattenersi dal rispondergli
con qualche insulto.
“Ho sonno, Hawthorne” si limitò
a borbottare, infilandosi nuovamente sotto le coperte. “Com’è possibile che di
giorno ti debba praticamente cavare le parole di bocca, mentre di notte non
riesci a stare zitto? Dormiamo.”
Gale si arrese a un sospiro rassegnato e si sistemò
nuovamente sotto le coperte. Ben presto la stanza tornò silenziosa, fatta
eccezione per il fruscio delle lenzuola e i respiri regolari di entrambi.
Quando, qualche ora più tardi, fu Gale a sussultare nel
sonno, una mano giunse prontamente a scrollarlo fino a quando non aprì gli
occhi.
“Non dormi?” sussurrò a quel punto il ragazzo,
rilassandosi al tocco delle labbra di Johanna sul suo collo. La donna scese a
baciargli il petto, prima di scostarsi per guardarlo negli occhi.
“Non posso dormire se continui a blaterare il mio nome” lo
rimbeccò, issandosi a cavalcioni su di lui. Fece aderire i loro corpi,
lasciando scivolare le dita lungo il torace del ragazzo. Quando Gale si sollevò
in avanti per baciarla, le labbra di Johanna s’incresparono a formare un
sorrisetto. “Adesso tocca a me salvare te.”
Note Finali.
Avevo voglia di procedere un po’ con 30 day Otp challenge, visto che sono ferma al quarto o al quinto prompt da mesi, così quando ho Martina ha promptato Ganna per il
giochino del gruppo ne ho approfittato per scrivere qualcosa! Dunque la
ringrazio tanto per il bel prompt che ha condiviso
<3 ! Il tema degli incubi appare un
po’ spesso nelle
mie Ganna, ma sogno di scrivere una scena simile sin dai tempi di “Io non ho paura”
e prima o poi mi piacerebbe scrivere dell’altro! A livello temporale questa storia potrebbe
collocarsi, credo, fra “Mani come Radici”
– ancora ambientata nel post-rivolta immediato e “Mi Aggrappo a te”
dove è già presente anche un piccolissimo Joel Jr. Joel è il figlioletto di Gale avuto da una
precedente relazione con Sapheen, una donna che Gale
ha conosciuto durante gli anni di addestramento come pilota militare (lei era
una degli ufficiali d’inquadramento all’accademia). Joellino
teoricamente qui è già nato, poiché la relazione fra Gale e Johanna è
incominciata un paio di mesi dalla nascita del bambino, quando Sapheen era già uscita dalle vite di entrambi.
L’accenno al tacchino gigante inserito nel testo è una
sorta di piccolo tributo al nostro amorevole gruppo, poiché l’OTP di quasi
tutti i membri di The Capitol è la coppia Tacchini/Gale
<3 .
Speso di aver reso abbastanza bene questi due testoni
senza renderli OOC >.<
Un abbraccio e a presto!
Laura