Il salto della
Gioconda
Quella
nave grande come una città era piena di
facce, vecchi, neonati e tutto quello che c'era in mezzo. Ma neanche
l'ultimo
dei vecchi aveva vissuto tanto quanto lui.
Beppino
li guardava, tutti presi da quelle diavolerie moderne, qualcuna
indeboliva il
cervello ma almeno pompava il fisico, la maggior parte
neanche quello
faceva.
Certo,
anche a lui qualcuno di quegli aggeggi piaceva, soprattutto uno.
Erano
cinque anni che andava in crociera, sempre sulla stessa nave; la prima
volta
era stato con la Gioconda, la sua povera moglie che si era "meritata"
una settimana di vacanza per averlo sopportato cinquant'anni. Da
quell'estate
non ne aveva saltata una, con buona pace dei figli.
Durante
la loro prima crociera, Gioconda si era meravigliata di tutto e Beppino
di
niente, tranne che del "salto della Madonna". In realtà si
chiamava
"Salto della Gioconda", ma a Beppino sembrava irrispettoso verso sua
moglie.
La
prima volta che aveva visto quei pazzi farsi sparare in orizzontale da
un getto
d'acqua solo per attraversare un altro muro d'acqua con proiettato
sopra il
famoso quadro del DaVinci e finire in un'enorme piscina, li aveva presi
per
suicidi.
Poi
però, il suo passato da tuffatore aveva cominciato a pesare
e, previa visita
del medico di bordo, aveva fatto anche lui questo "salto". E aveva
continuato a farne per tutta la vacanza, povera Gioconda. Per lei ogni
volta
era una stretta al cuore, col Beppi che le sorrideva in fila coi
ragazzini e
scherzava: "Ancora 100 Salti della Madonna e ti
raggiungo!".
Era
stata la vacanza più bella della loro vita
insieme.
L'inverno
dello stesso anno, il cuore di
Gioconda doveva essersi stancato dopo tutte quelle strette estive, e
aveva
mollato il colpo. Beppino, sentendosi responsabile nonostante le
rassicurazioni
dei dottori, aveva deciso di onorare la "promessa" fatta a Gioconda
quella magnifica settimana.
Ancora
100 Salti della Madonna e ti raggiungo.
Quattro
anni ci erano voluti per farne 99, con
una forte delusione
quando, l'anno
prima, non era stato capace di farne un altro, solo uno, prima che il
personale
di bordo si preoccupasse per la sua salute (era tutta la settimana che
lo
vedevano tuffarsi più volte al giorno, era pericoloso alla
sua età!) e gli
impedisse inconsciamente di realizzare il suo progetto. Così
Beppino si era comprato
un biglietto anche per l'anno successivo, ed ora era lì col
solo scopo di fare
quell'ultimo salto.
Scese
di farlo il quarto giorno di crociera,
prima dell'approdo in Grecia, che a sua moglie era piaciuta tanto.
Si
preparò sulla piattaforma, attese il getto
di spinta e saltò, superò il muro d'acqua con
l'immagine della Gioconda ad
occhi chiusi e fece un'entrata nella piscina così perfetta
che la gente era lì
ad applaudirlo quando tornò in superficie.
Timido,
ringraziò con un sorriso e d'improvviso
si pentì di star per rovinare la crociera a tutti. Ma non
poteva, non voleva
aspettare oltre. E se l'età l'avesse preceduto? Che smacco
sarebbe stato!
Ma,
ormai, la parte più importante del suo
progetto era completata, mancava solo il piccolo dettaglio della sua
morte.
Andò
in cabina, fece la valigia e lasciò tutto il più
in ordine possibile, così che
la sua lettera di spiegazioni fosse trovata senza problemi.
Indossò
un completo identico a quello del matrimonio, se l'era fatto cucire
apposta per
l'occasione, e le scarpe con la fibbia, quelle preferite di Gioconda.
Prese il
cappello e si unì agli altri villeggianti per lo sbarco.
Non
chiamò un taxi, sapeva dove andare e voleva farlo da solo.
Quando
arrivò in cima alla scogliera era ansante e sudato, le
ginocchia gli bruciavano
come mai prima, ma era sempre più deciso a compiere il suo
progetto.
«Scusa
Gioconda,
sono in ritardo. Non sono cento salti della Madonna, sono cento e uno.
»
Disse, prima di gettarsi nell'acqua bassa a strapiombo sotto
di lui, dalla "Scogliera della Madonna".
Note:
Non
credo esista una scogliera dal nome "Scogliera
della Madonna" in Grecia, né che un’attrazione
come il "Salto della
Gioconda" esista, tantomeno su una nave da crociera.
Sono
due mie piccole libertà creative che spero
non vi disturbino.