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Autore: Melanie Hale    09/01/2015    1 recensioni
Melanie è una ragazza piuttosto singolare.
A scuola non rivolge la parola a nessuno, se non alla sua cerchia ristretta di amici, e quasi nessuno è poi così interessato ad incrociare la strada della ragazza dai capelli scuri come la notte e gli occhi gelidi come l'inverno.
Ma tutto cambia quando a scuola si presenta un nuovo professore di storia, Justin Gray.
Justin mostra sin da subito un interesse particolare per la ragazza e Melanie non potrà fare a meno di guardarsi le spalle, soprattutto quando Beacon Hills viene colpita da una serie di omicidi e tutto sembra essere collegato all'affascinane insegnante. Nel frattempo il passato di Melanie tornerà a tormentarla e lei dovrà scegliere di chi fidarsi e di chi no.
Questa è la mia prima ff. Ho preso ispirazione dalla serie televisiva Teen Wolf. Alcuni eventi sono simili a quelli della serie e alcuni personaggi della mia storia portano gli stessi nomi dei personaggi di Teen Wolf. Ad ogni modo ho aggiunto anche elementi nuovi ed ho cercato di allontanare il più possibile la mia storia da quella del telefilm.
Spero davvero che vi piaccia.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 2

Nei giorni seguenti Mel seguì tutte le sere il professor Gray. Non si fidava di quell’uomo e quando voleva, sapeva essere davvero determinata. Una sera ne aveva parlato con Matt e Josh, ma entrambi non trovavano nulla di strano in lui.
“Mel, è soltanto un normale, banalissimo professore. Perché ne sei così ossessionata?” le chiese Josh. Mel stava per esplodere. Era circa la quarta volta che affrontavano questa discussione che non portava da nessuna parte.
Cercando di mantenere la calma, rispose: “Josh, ti ho detto che non mi fido. Voglio solo assicurarmi che non sia una minaccia.”
“Una minaccia? Soltanto perché ti guarda con interesse? Stai scherzando?” nel pronunciare queste ultime parole la sua voce salì di un’ottava.
“Non è solo questo. E’ che ho una brutta sensazione. Cosa c’è di strano se lo tengo d’occhio?”
“Il fatto è che lo tieni d’occhio da dieci giorni! Hai trovato nulla di nuovo? No. Perciò è meglio che lasci stare. Ci sono questioni più importanti di cui dovremmo occuparci, tipo un lupo mannaro che se ne va a zonzo a uccidere gente.”
E in effetti non aveva tutti i torti. Quei giorni che lo aveva tenuto d’occhio aveva aspettato tutto il pomeriggio fuori la scuola, nascosta dietro alcune macchine. Il professore restava nell’edificio gran parte del tempo. Intorno alle sette poi usciva e si avviava verso casa a piedi. Proseguiva tranquillo per un paio di strade e vicoli fino a quando non arrivava in un condominio vicino al centro. Ogni sera la stessa storia ma ogni tanto Mel aveva l’impressione che il professore sapesse che qualcuno lo stesse spiando.
“Josh ha ragione.” Questa volta fu Matt a parlare, con una calma che Mel gli invidiava tantissimo. “Mel, stai diventando paranoica. Lascia perde la questione professore, occupiamoci dell’omicidio per il momento.” Stava seduto sul piccolo divano del soggiorno con un’espressione impassibile.
“D’altronde non hai delle vere e proprie..prove, per sospettare del professore.” Melanie chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. Avevano perfettamente ragione, ma aveva questa brutta sensazione che la tormentava da giorni e che sapeva non sarebbe andata via se i suoi dubbi non fossero stati chiariti. Aveva sempre la paura che qualcuno la stesse cercando, che da un momento all’altro si sarebbe beccata una pallottola d’argento nel cuore.
“Perfetto” sussurrò più per terminare quella conversazione che perché ne fosse convinta. E infatti il giorno dopo stava cercando ancora una volta di mimetizzarsi tra le auto e gli alberi che ornavano il parcheggio dell’edificio scolastico. Era pomeriggio inoltrato ed era quasi vuoto ad eccezione di alcune macchine.
Il cellulare segnava quasi le sette e da lì a poco l’insegnante avrebbe varcato la porta dell’uscita d’emergenza. Nei dieci giorni che la ragazza lo aveva osservato avevano notato che era un tipo piuttosto ordinario. Alle sette avrebbe varcato quella porta e a passo spedito avrebbe raggiunto la strada principale per dirigersi verso il suo appartamento. Si sarebbe fermato al Beacon Hill’s Coffee e avrebbe ordinato il suo solito frappé al cioccolato. Senza fermarsi un secondo, lo avrebbe bevuto per strada e poi sarebbe filato dritto a casa.
“Signorina Melanie Hale, cosa ci fa ancora qui?” la voce sorpresa del professor Gray la riportò subito alla realtà. Mel fu presa alla sprovvista e per qualche secondo non seppe che dire. Come aveva fatto a non accorgersi di quel ragazzo che si era avvicinato?
“Ehm, ecco..io..” balbettò piano in un primo momento, ma si ricompose quasi all’istante. “Potrei farle la stessa domanda.”
L’espressione corrucciata del professore si rilassò e le labbra si piegarono in un piccolo sorriso. “Giusto.”
“Comunque stavo andando via. Ho dimenticato un libro nell’armadietto e sono tornata a prenderlo” mentì. Se davvero quell’uomo la stava tendendo d’occhio, meglio non creare sospetti.
“Oh, capisco, ma la scuola è chiusa. Se fossi venuta qualche minuto prima ti avrei fatto entrare dall’uscita di emergenza.” Rispose il professore. Sembrava seriamente dispiaciuto.
“Fa niente. E’ meglio che vada a casa adesso.” disse tornando al suo solito tono freddo e distaccato. Dopodiché iniziò a camminare, prendendo la strada principale piuttosto che la solita scorciatoia che prendeva tutti i giorni. Non voleva che il professore sapesse dove abitasse, anche se sospettava che lui lo sapesse già.
Il professore si unì a lei cercando di mantenere il suo passo e continuando la discussione.
 “Sì, forse è meglio. Immagino che tu abbia sentito degli omicidi delle ultime settimane. Credo che sia meglio non uscire da soli a quest’ora quando l’assassino è ancora a piede libero.”
Dentro di sé trasalì, ma non lo diede a vedere. Il professor Gray aveva espressamente detto assassino e non animale, come ormai pensavano tutti.
“Lei crede sia un assassino? Cioè, una persona a uccidere?” gli chiese, cercando di non allarmarsi.
Questa volta fu il professore a tacere qualche secondo, con l’espressione serie e gli occhi verdi che osservavano le file di casette che si lasciavano dietro man mano procedevano.
Per un attimo Mel pensò che forse si stava sbagliando. Con i primi bottoni della camicia sbottonati e la cravatta allentata, sembrava persino uno studente della Beacon Hills High School. Forse stava davvero esagerando.
“Mel, quale animale uccide le prede ma non le sbrana? Hai mai sentito di un leone di montagna che uccide un uomo solo per il gusto di farlo? E poi mi sembrava di aver capito che a Beacon Hills non ci fossero leoni di montagna.”
Questa risposta lasciò Mel sorpresa, affascinata, preoccupata. Il professore sapeva troppo, era chiaro. E se fosse stato un avvertimento?
Guardò la sua espressione e notò che era ancora seria e concentrata sulle pochissime macchine che spezzavano la tranquillità della sera. Mel decise di non rispondere perché non sapeva cosa rispondere.
Continuarono a camminare per parecchi minuti ognuno assorti nei proprio pensieri, godendosi la calma della sera.
“Mel, devo fermarmi giusto due secondi al bar.” Le disse rallentando davanti al Coffee e scrutandola. La ragazza fu sorpresa di sentirsi chiamare con il suo nomignolo. Da quando era arrivato non aveva fatto altro che chiamarla signorina Hale, Melanie Hale con quel suo tono formale da farlo sembrare un vecchio cinquantenne. Mel si trattenne dal rispondere lo so, sarebbe stato un tantino inquietante.
 “Certo. Buona serata, professor Gray.”
“Aspetta, ti offro qualcosa, entra.” le fece un cenno verso la porta.
Quella sera l’aveva sorpresa così tante volte che quasi si preoccupò che se avesse trascorso con lui ancora qualche minuto lo avrebbe persino trovato simpatico.
“Oh. No, no. Devo andare..” guardò l’orologio “..sono in ritardo. Sono maledettamente in ritardo.” Disse andandosene a passo spedito senza voltarsi. Sentì che il professor Gray stava per dirle qualcosa ma a quanto pare alla fine decise di lasciar perdere.
   
 
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