Ciao a tutte! Anche se
alcune di voi mi mozzeranno la testa per questo la fic non è il continuo e
finale delle due precedenti storie, bensì una cosuccia romantica e dolce che ho
voluto scrivere prima del gran finale che sto già scrivendo…che dire…..ho già
detto che è romantica?! Bhè…che ci posso fare…sono una romanticona!
XDXDXDXD
Vorrei prima di tutto
ringraziare coloro che hanno letto e commentato le mie storie precedenti e che
spero apprezzino questa…cosa che ho scritto…^^
Il solito e riverente
inchino alle grandissime “sensei” Airis e Haku le quali mi aiutano sempre…siete
uniche!
My Dream
Incessanti
e dal suono ritmico, le piccole gocce danzano con il vento al di fuori della
mia cabina, battendo forte sui vetri e creando un alone opaco che, come un
velo, mi separa da quella che è sicuramente una tempesta in piena regola.
La
piccola candela, posta sulla scrivania, illumina con la sua flebile luce i
documenti accatastati con ordine e la stanza quasi completamente oscurata,
mentre io, con un sonoro sbuffo di stanchezza, mi sdraio sul letto
incrociando le braccia sotto la testa per darmi un maggiore appoggio.
E
mentre la mia mente vaga da un pensiero all’altro, il mio sguardo si concentra
su quell’unica fonte di luce che brilla con insistenza, come se volesse essere
notata ad ogni costo.
Quella
piccola fiammella.
Testarda
nel continuare a brillare con intensità, non rinunciando mai al suo credo,
dando il massimo in ciò che fa, come se ogni istante fosse l’ultimo.
Ostinata
a continuare a vivere seguendo la sua indole libera ed indipendente.
Maliziosa
con quei suoi movimenti seducenti e sinuosi che rapiscono la mia attenzione
senza darmi alcuna possibilità di fuga.
E
un sorriso si dipinge sul mio volto a quella bizzarra associazione di idee.
Perché
tu sei proprio così.
Una
piccola fiamma che ha dissipato le ombre di un cuore indurito che, un tempo non
molto lontano, credevo servisse solo a pompare il sangue.
Invece
mi sbagliavo.
Perché
quel sorriso caldo, come le fiamme che vivono in te, è capace di annullare ogni
differenza che vige in questo mondo marcio e corrotto.
Guidandomi
verso quella luce che solo in te scorgo con chiarezza.
Come
il faro che guida i marinai nelle notti più buie.
Salvandomi
da quella solitudine e desolazione che prima albergava in me.
E
in questi momenti ringrazio quella buona stella, o quel destino beffardo e
giocoso, che ti ha portato fino a me, rendendo la mia vita degna di questo
nome.
Perché,
forse, quel muscolo chiamato cuore ha ceduto a quella che si può
considerare
solo una pazzia.
Sai,
le prime volte credevo di essere impazzito completamente; dopotutto, nessuno
immaginerebbe mai che due persone così diverse, di fazioni e mondi opposti,
possano provare attrazione l’uno verso l’altro.
Un
marine e un pirata.
Opposti
in tutto e simili per un'unica eccezione.
Perché
quando ti stringo fra le braccia sento i nostri cuori battere all’unisono…
Le
mani si intrecciano alle tue in uno strano gioco di supremazia che prontamente
vinco…
Le
lingue sfiorano la pelle fremente dell’altro tracciando sentieri nuovi o già
conosciuti…
I
respiri affannati si mescolano assieme.
Gli
sguardi non si abbandonano mai, rimanendo fusi l’uno nell’altro come i nostri
corpi bollenti…
Perché
sotto quella maschera di distinzioni e futili apparenze siamo tutti uguali.
Vittime
di un nemico intangibile e cieco.
Perché
è così che è fatto quel sentimento chiamato amore.
Ti
invade senza lasciarti scampo come il peggiore dei veleni, rendendoti schiavo
del suo volere.
E
tu non puoi fare nulla se non cedere e assecondarlo.
Perché
dei semplici esseri umani, per quanto possano essere forti e temuti, vengono
annullati da quella miriade di sensazioni che invadono le loro membra
soffocando ogni razionalità.
E,
per la prima volta nella mia vita, sento di aver fatto la cosa giusta
scegliendo da me quello che sarà il mio destino, senza dovermi pentire un
giorno della decisione presa.
Perché
ho la certezza che tu non sei un errore.
Perché
grazie a te, il mio nemico, ho scoperto di poter vivere realmente senza
limitarmi ad un esistenza di obbedienza e doveri.
Una
leggera brezza fredda, capace di farmi rabbrividire, mi distoglie dai miei
pensieri, facendo sì che la mia attenzione sia catturata da un rumore metallico
poco distante.
“Pensieroso
questa sera, Taisa?” sento chiedere da una voce familiare, mentre il mio
sguardo, ora attento, si sposta sul demone tentatore dal sorriso candido e gli
occhi carichi di divertimento per aver scassinato il grande oblò posto sulla
parete.
“Come
mai da queste parti?” ti domando con una nota di rimprovero senza distogliere
lo sguardo dal tuo.
Scrolli
le spalle in risposta alla mia domanda mentre ti avvicini con un ghigno,
lo stesso di un bambino certo di non essere punito dopo una marachella.
“Perché,
non sono gradito forse ?” domandi mettendoti a cavalcioni su di me, saggiando
con le dita affusolate la mia mascella ispida avvertendo le tue labbra avide
posarvisi sopra, giungendo infine alle mie.
E
in questo momento mi accorgo che, per quanto possa essere sbagliato e
innaturale, non potrò mai vivere senza di te.
“Ragazzaccio”
borbotto prendendoti il mento con le dita per riappropriarmi delle tue labbra, che ora mi appartengono.
Mani operose compiono un sentiero immaginario ed esasperatamente lento su tutto il tuo
corpo, soffermandosi dove sanno di procurare maggior piacere, e noto in questo
istante quanto tu possa essere dannatamente bello ed eccitante.
Inspiro
il tuo profumo salmastro di cui anche la mia mente è pregna.
Vedendoti
in balia del mondo dei sensi, non nascondo un sorriso di rivalsa che tuttavia
noti troppo tardi, quando ormai, con un colpo di reni, ti imprigiono sotto il
mio peso in una morsa priva di vie di fuga, che comunque non ti curi nemmeno di
cercare mentre faccio scivolare via i pochi indumenti che ancora portiamo, ritenuti
ormai di troppo.
E
solo ora mi accorgo che quest’incosciente è totalmente zuppo.
“Ace,
maledizione…” dico allontanandomi da te mentre indico le coltri bagnate di
pioggia.
“Ma
cosa importa! Ho freddo” rispondi prontamente allusivo appendendomi le
braccia al collo per riportare le mie labbra sulle tue.
Chiudo
gli occhi concentrandomi sul bacio e, subito dopo, sulla sensazione piacevole
che mi procura la tua bocca affamata sul collo, mentre ne succhia la pelle
morbida fino ad arrivare alla clavicola leggermente in rilievo.
E
di nuovo la mia lingua esplora il tuo corpo rovente occupandosi di un capezzolo
dolorosamente turgido, mentre le nostre virilità tese si sfiorano facendoti
gemere per il piacere che fino ad ora sei riuscito a trattenere.
“Shh…
vuoi farti sentire da tutti?” ti sussurro all’orecchio mordicchiandone la
cartilagine delicata.
“Sarebbe
un bel guaio, capitano” mi canzoni puntellandoti sui gomiti in cerca di un
bacio che non ricevi, come ogni volta quando mi innervosisci.
Le
mie labbra si incurvano, di nuovo, leggermente alla vista del tuo viso
imbronciato, leggendo nel tuo sguardo quella voglia insana di giocare e farmi
perdere la pazienza.
“Sm…
o… ker” mugoli preso in contropiede dalle mie mani, che hanno cominciato ad
accarezzare la tua parte più intima con sempre più foga.
“Già
al limite, Ace?” ti canzono con tono divertito posando casti baci su tutta la
lunghezza dell’asta tesa e pulsante, godendomi una delle sue espressioni
imbarazzate e succubi allo stesso tempo.
“Ma…
ledet... to” sibili a denti stretti buttando la testa indietro quando avverti
le mie dita farsi spazio nella tua apertura, dettando un ritmo identico a
quello della mia mano ora stretta sulla tua erezione.
E
il silenzio di pochi istanti viene interrotto da nomi invocati e respiri
affannati che dettano il tempo di un mondo solo nostro.
“Ah…
ti prego, basta...” mugoli avvicinando il tuo bacino al mio, facendomi perdere
quel briciolo di controllo che avevo cercato di mantenere fino a questo
momento.
Ignorando
i mugolii di protesta che escono rochi dalla tua gola, abbandono l’occupazione
della mia mano per posizionarmi in mezzo alle tue gambe.
Sussulti
impercettibilmente nel sentire le mie mani farsi sempre più audaci.
E
lentamente e con un’inusuale dolcezza, che solo a te dedico,
tolgo le dita
penetrandoti con calma, cercando di memorizzare tutte le sensazioni
nella mia
mente ormai in subbuglio. Non appena odo i tuoi gemiti di dolore misti
a
piacere, mi fermo baciandoti con ardore finché non ti sento
totalmente
rilassato sotto di
me.
E
mentre avverto la tua pelle di fuoco bruciare e ustionare la mia, affondo con
spinte delicate e decise in quell’anfratto caldo e stretto, masturbando con una
mano il tuo membro fino a quando entrambi non raggiungiamo l’orgasmo, ricadendo
poi su di te ormai soddisfatto.
Restiamo
così, fermi, quasi immobili, beandoci di quel tepore reciproco finché non
scivolo accanto a te, mentre il martellare di due cuori ora felici di
aver ritrovato la propria metà rimbomba nelle orecchie di entrambi.
Perché
l’uno non può battere senza l’altro.
E
vivono solo in quei rari momenti in cui entrambi sono uniti.
Felici
di amare ed essere amati.
Privi
finalmente delle loro maschere.
****
I
timidi raggi del sole filtrano curiosi dall’oblò della nave, che fluttua fra le
vaste acque di un mare cobalto ora placido e brillante. Il suono delle onde,
che si infrangono pigre sullo scafo, pare quasi una dolce nenia cantata dagli
abissi per i suoi piccoli esploratori, come una madre premurosa canterebbe per
i propri figli.
E
fra queste note, io, un marines, il famoso e temuto With Hunter, sorrido nella
penombra osservando la meravigliosa creatura addormentata fra le mie braccia.
Dovevi
essere parecchio stanco a causa del viaggio compiuto per incontrare casualmente
la mia nave, dato che ti sei addormentato come un moccioso subito dopo aver
fatto l’amore con me.
E
non posso che provare felicità per questo.
Perché
ciò rafforza ulteriormente la mia decisione.
Sai,
mi sono imposto molte volte di odiarti, di cacciarti via dai miei pensieri.
Mi
ripetevo che era per il tuo, no, il nostro bene.
Che
non poteva esistere un futuro per due persone come noi.
Ma
ogni volta che quegli occhi di brace incontravano i miei, tutte quelle
elucubrazioni si dissolvevano come nebbia al sole. Perché, nonostante tu sia un
pirata, sei una persona buona e generosa di cui, ormai, non voglio più fare a
meno.
Viso
lentigginoso e delicato incorniciato da capelli di seta del colore della notte,
corpo tonico e sodo e gli occhi… quegli occhi che mi hanno catturato senza mai
più lasciarmi dalla prima volta che li ho incrociati.
E’
questo il mio peccato, e la mia redenzione.
Un
mugolio, accompagnato dal movimento lento delle tue braccia verso di me,
riporta la mia attenzione a quell’esile corpo ora accoccolato accanto a me. Il
viso rilassato e sereno mentre le labbra umide e leggermente dischiuse vanno a
formare quello che è un sorriso di bambino, come se gli anni non avessero avuto
il coraggio di privarti di quell’ ingenuità che trasmette.
“Ruffiano”
sussurro vedendo che, lentamente, socchiudi le palpebre incrociando ancora una
volta il mio sguardo.
“‘giorno”
bisbigli strusciando il viso sul mio collo come farebbe un gatto desideroso di
attenzioni.
Ti
accarezzo la schiena tatuata, simbolo della tua incrollabile fede, mentre,
inclinando il capo, avverto le tue labbra solleticarmi il mento, raggiungendo
infine le mie per unirle in bacio umido e desiderato.
Labbra
calde contro le mie, come un marchio impresso a fuoco in due anime unite.
“Buongiorno”
rispondo staccandomi da te, ora soddisfatto per quel piccolo e consueto rituale
mattutino, mentre istintivamente il mio braccio ti circonda la vita in un gesto
quasi possessivo, come a voler impedire a quell’alba, ormai odiata, di
scorgerti e portarti ancora un volta lontano da me.
“Smoker”
dici un po’ perplesso dopo aver notato che la mia presa non accenna a
diminuire.
“Dormi”
dico risoluto.
Sorridi
in risposta prima di scivolare un’altra volta nel mondo dei sogni a cui
appartieni.
Perché
tu rappresenti quel sogno che ogni uomo, ogni essere vivente, anela per tutta
la vita.
Sperando
che un giorno arrivi.
E
ora che io ho trovato il mio non lo lascerò più, mai e poi mai.
E
vivere senza pensare al domani che ci attende non mi pare più così male.
[End]