Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Fred Halliwell    10/01/2015    10 recensioni
Nella lotta tra bene e male, nuovi giocatori stanno entrando in gioco. Pitch Black, assetato di potere, vuole mettere la mani su una forza nuova e terribile, che gli permetterebbe di creare un nuovo esercito, pronto a dar battaglia ai Guardiani. Cosa succederebbe se questo potere fosse nelle mani di una regina bionda di nostra conoscenza? E se per essere salvata da quest’uomo (letteralmente) nero e cattivo, questa regina fosse mandata ai nostri tempi e incontrasse un certo Guardiano del Divertimento che noi conosciamo molto bene? E se questo fosse solo il primo di altri viaggi avanti e indietro nel tempo, attraverso varie epoche e incontrando tanti diversi personaggi? E se da questi incontri nascessero amori, avventure e misteri di varia natura?
Se vi ho almeno in parte incuriosito vi prego di leggere la mia storia, frutto di tanta fatica e che ha messo insieme, in un unico gigantesco cross-over, Frozen, Le 5 Leggende, Dragon Trainer, Ribelle e Rapunzel.
[N.B. Sarà principalmente una Jelsa e, anche se compariranno di meno, Merida e Rapunzel saranno comunque presenti (anche se compariranno in seguito), tuttavia soltanto Hiccup avrà un ruolo davvero importante.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Jack Frost, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO NOVE
Il cavaliere delle nevi
 
Jack non si era mai sentito tanto arrabbiato. Perse completamente il controllo dei suoi poteri e si scatenò contro Pitch, ingaggiando una folle lotta con di lui. Lo incalzò talmente tante volte che alla fine non capì se fu la sua forza a farlo scappare o se l'Uomo Nero stesso preferì darsi alla fuga, ma il combattimento durò meno del previsto e fu una fortuna, perché la scia di ghiaccio lasciata da Elsa era ancora ben visibile. La seguì volando di albero in albero, attraverso un boschetto, dove trovò persino un brandello del suo strascico. “Oh Elsa, cosa ti ho fatto … ?!” La sua guancia pulsava ancora dolorosamente. Quel segno rosso non era altro che la prova della sua mancanza. I suoi sensi di colpa di moltiplicarono e ci mise ancora più impegno nel seguire le sue tracce. 
Esse finivano ai piedi di una montagnola su cui, in tempi antichi, erano stati scavati dei gradini nella rocca. Circa a metà altezza notò l'apertura di una grotta, anche se sembrava troppo lineare per essere naturale e molto probabilmente gli stessi che avevano scavato i gradini avevano creato anche la grotta, o per lo meno ne avevano aggiustato l'ingresso.
Jack scosse il capo e, sempre più demoralizzato, si tirò il cappuccio della felpa sulla testa, come a volarsi compri dallo sguardo della luna, che nonostante fosse pieno giorno, brillava alta nel cielo, facendo bella mostra di sé. Cosa stava pensando Manny di lui? Si stava pentendo di averlo scelto come Guardiano? Come aveva potuto essere così scoccio da non dire subito la verità ad Elsa?
Doveva dirle tutto quando avrebbe potuto, quando stavano iniziando a provare qualcosa di più profondo l’uno per l’altra, così che non lo avrebbe odiato se lo avesse scoperto da altri ... ma chi mai avrebbe immaginato che Pitch sapesse la verità? All’epoca non lo aveva notato nascosto nell’ombra della camera.
Se era stato lì fin dall’inizio, tuttavia, si spiegava il perché avesse preso di mira proprio Elsa. Sapeva a cosa sarebbe andata incontro e durante tutta la sua adolescenza non aveva fatto altro che incrementare le sue paure indisturbato, perché lo vedeva solo nei suoi sogni e nessuno era lì a difenderla da quel mostro.
Ma chi voleva prendere in giro?
Non era colpa di Pitch, ma sua, che non si era preso le sue responsabilità quando avrebbe dovuto Quello di proteggere ed aiutare Elsa avrebbe dovuto essere compito di Jack, ma lui era stato troppo codardo per eseguirlo.
 
<< Per colpa tua, senza qualcuno che mi insegnasse a usare i miei poteri, ho congelato l’estate di Arendelle e tutti mi hanno odiata … >> la sua voce si stava pian piano indurendo, mentre intorno a lei si faceva sempre più spessa una cortina di neve, che vorticava furiosamente attorno a lei. << Tutto ciò che mi hai insegnato in questi giorni … se solo fossi rimasto con me si sarebbe evitato tutto e invece, da gran codardo, sei fuggito, e anche adesso, che siamo stati tanto tempo insieme, non hai avuto il coraggio di dirmi la verità. >> Digrignò i denti, scossa dalla rabbia. << Sei solo un codardo Jack Frost! Mi hai rovinato la vita. Ti odio! >>
 
Gli era difficile dimenticare quella scena, il dolore e la rabbia e la delusione che aveva letto nei suoi occhi azzurri. “Sono stato io … la causa di quella sofferenza sono stato io …” Alzò gli occhi al cielo, fissando la luna: << Sei qui per farmi capire che ho sbagliato? >> chiese, sebbene sapesse che Manny non gli avrebbe dato risposta.
La luna rimaneva lì, alta nel cielo, bianca e distante. Fredda come lo sguardo di Elsa poco prima. In tutto questo tempo lui non gli aveva mai risposto, come poteva sperare che gli rispondesse adesso?
Stava per rimettersi in moto quando una luce azzurra proveniente dalla grotta attirò la sua attenzione. Pensando si trattasse di Elsa volò subito nella grotta, grazie a uno folata di vento, ma quello che trovò non su la sua regina, bensì uno piccola fiammella umanoide, che lo chiamava con una delle sue braccine evanescenti.
Non aveva idea di cosa fosse, ma istintivamente si fidò. << Vuoi che ti segua? >> Domandò, infatti. La fiammella non rispose, emise sono una specie di sospiro prima di scomparire e riapparire poco più avanti, verso il centro della grotta, insieme a molte altre luce uguali. Sembravano indicare un percorso prestabilito, così Jack si decise a seguirle. Esse lo portarono sul fondo della grotta, dove una spaccatura nella parete conduceva a una scala a chiocciola ed infine e una grande sala circolare, illuminata da un unico fuoco centrale la cui luce era riflessa da centinaia di specchi appoggiati tutt’intorno alle pareti. Vicino al fuoco, con un bellissimo uccello rosso appollaiato sulla spalla, se ne stava un vecchio, vestito con una grossa tunica blu notte, trapuntata di stelle. In testa portava un cappello a cilindro, come i maghi, sul naso adunco erano poggiati un paio di occhiali a mezzaluna, che coprivano gli occhi azzurri. Per finire una lunga barba bianca gli copriva il mento. << Oh bene. >> Disse quando lo vide. << Ecco l’ultima visita della giornata. Ti stavo aspettando, Jack Frost. >>
Il ragazzo fu preso alla sprovvista: << Sai chi sono? Mi vedi? >>
<< Certo che so chi sei e che ti vedo. >> Gli disse ridendo e alzandosi dalla panca su cui era seduto, mentre l’uccello volava via, appollaiandosi su un trespolo che Jack notò solo in quel momento. << Io so tutto. >>
<< Ottimo. >> Rispose l’albino con sarcasmo. << Io invece no e vorrei cominciare col sapere chi sei tu! >> Strinse con forza il bastone, nel cosa l’uomo si rivelasse un nemico.
Quello, per tutta risposta, sollevò una mano nella sua direzione, come a volerlo calmare. << Placa il tuo animo, non sono una minaccia, sono semplicemente Padre Tempo. >> Con quella affermazione Jack per poco non fece cadere il bastone dallo stupore. L’uomo rise << Mi immaginavi diverso? >>
Il ragazzo boccheggiò un paio di volte prima di rispondere. << No, in realtà non ho mai pensato all’aspetto che avresti dovuto avere, non credevo che ti avrei mai visto. >> Si rilassò ed avanzò verso di lui. I piedi nudi non fecero il minimo rumore mentre avanzava per pavimento liscio della sala.
<< Lo immagino. >> La voce dello spirito pareva lontana chilometri. << Come non avresti mai pensato di rivedere Elsa da adulta e di innamorarti di lei, giusto? >> Padre Tempo era ben conscio di toccare un tasto dolente e infatti una forte fitta strinse il cuore di Jack in una morsa. Abbassò il capo, scosso nuovamente da quella sensazione di vuoto e senso di colpa con la quale ormai conviveva. << Scusami se ti dico questo, ragazzo mio. >> Aggiunse, resosi conto di quanto l’albino stesse soffrendo. << So che non faccio altro che rigirare il coltello nella piaga, ma anche quella povera ragazza ha il cuore spezzato. >>
<< Non devi scusarti. >> Gli disse. << Hai ragione a dirmi questo perché me lo merito, è tutta colpa mia. >> Si lasciò cadere a peso morto su una delle panche, a guardare il fuoco scoppiettare nel braciere. << L’ho illusa, le ho mentito, le ho permesso di provare dei sentimenti per me che non sarebbero mai dovuti nascere … l’ho permesso anche a me e non doveva succedere … io vivrò per sempre, dei invece è destinata a morire, e anche presto. >>
L’uccello, prima appollaiato sulla spalla di Padre Tempo, gli volò accanto e attirò la sua attenzione colpendolo debolmente con il becco, come a volergli fare una carezza rassicuratrice. << Lei si chiama Eve. >> Gli disse Padre Tempo prima che il ragazzo potesse chiederglielo. << E’ una fenice, una creatura molto rara, che mai dimostra affetto così velocemente per degli estranei. Pare che tu le piaccia Jack, le stai simpatico. >>
L’albino si fece sfuggire una risata malinconica. << Già. >> Commentò accarezzando le piume sulla testa di Eve. << Almeno lei non mi odia … >>
Il suo fu un chiaro doppio senso, che l’anziano spirito colse al volo: << Jack, caro ragazzo, non abbatterti, non arrenderti. >> Gli disse con tono premuroso e gentile, poggiandogli una mano sulla spalla con fare paterno, facendogli capire di non essere per nulla adirato con lui. << Elsa non ti odia, anzi! Ti ama così tanto che non riesce ad accettare che proprio tu le abbia mentito, ma soprattutto non riesce a disprezzarti e questo la spaventa, perché si rende conto che quel che prova per te è più forte di quanto pensasse. >>
Gli occhi azzurri di Jack si fissarono in quelli dello spirito. Per un momento la speranza era tornata ad illuminare il suo animo. << Lo pensi sul serio? Io non intendevo farla soffrire, mai avrei voluto farle del male! >> La sua voce avere trovato nuovo fervore. << Avevo solo paura che … >>
Non finì la frase, non ce n’era bisogno, perché l’altro capì subito cosa intendesse dire. << So cosa temevi e ho provato a spiegarglielo, ma lei non ha voluto sentire ragioni. Era spaventata, come lo eri anche tu, e purtroppo la paura è sempre stata la sua peggior nemica. >> Rimase in silenzio per pochi secondi, come se le idee che aveva si stessero riordinando nella sua testa. << Mi ha supplicato di rimandarla da sua sorella … >>
<< Da sua sorella?! >> Jack si alzò di scatto dalla panca, allarmato e spaventato come mai lo era stato, con gli occhi sgranati: se Elsa fosse tornata da Anna, Pitch l’avrebbe trovata subito, si sarebbe impossessato della sua paura e non solo tutto loro sarebbero stati alla mercé dell’Uomo Nero ma lei sarebbe morta!
Un mondo senza Elsa ormai non era più in grado di immaginarlo.
Padre Tempo gli sorrise con benevolenza. << Tranquillo Jack, non l’ho riammalata ad Arendelle, ma l’ho comunque mandata via. >> Il gelo gli penetrò fin dentro alle ossa, ma lo lasciò continuare anche se mai aveva provato tanto freddo da quando era diventato uno spirito invernale. << Aveva davvero bisogno di calmarsi e trovare quello che voi Guardiani definite “centro”, qualcosa per cui lottare. >>
Il respiro di Jack accelerò, come fece anche il battito del suo cuore, che pareva aver preso il volo. << Fammi andare da lei. >> Chiese infine, non sapendo neanche cosa stesse domandando. Dentro di sé sapeva solo che avrebbe tanto voluto essere Lui il centro della sua regina e avrebbe fatto di tutto per riconquistare la sua fiducia, anche se per loro non c’era un futuro.
Padre Tempo fu preso alla sprovvista dalla richiesta e la sua maschera di tranquillità e pacatezza si incrinò. << Non credo sia il caso, Jack. >> La voce improvvisamente incerta e tremante.
<< Te ne prego! >> Implorò ancora il ragazzo. << Devo spiegarmi, deve capire! Non posso continuare a vivere sapendo che lei mi odia … >>
Gli occhi azzurri di Padre Tempo lo scrutarono attentamente da dietro gli occhiali a mezzaluna. Parevano leggergli dentro e forse percepivano cose che neanche Jack sapeva, o semplicemente gli permisero di capire che era sincero. << E sia! >> Disse infatti. << Da questa parte, giovane Guardiano. >> E gli indicò lo stesso specchio in cui aveva fatto passare Elsa poco prima. << Passando da qui ti ritroverai nello steso tempo della tua regina. Sei pronto ad affrontare il viaggio, Jack? >>
<< Sono sempre stato il tipo che non prende mai niente sul serio. Le responsabilità non mi sono mai piaciute, ma ora mi rendo conto che per lei farei tutto. >> Rispose quello con voce decisa. << Sono pronto. >> Detto ciò si lasciò cadere contro la superfice riflettente dello specchio, ma anziché sbatterci contro si ritrovò a cadere nel vuoto, diretto in un’altra epoca.
Padre Tempo guardò l’esile figura del ragazzo scomparire e, rimasto solo, mormorò alla fenice. << Speriamo bene Eve. I guai sembrano seguire quei due ragazzi come un gatto inseguirebbe un topo … >>
Eve rispose con un verso stridulo, come a dare il suo assenso. Purtroppo, però, nessuno dei due si era accorto che un’ombra nera come la pece si stava intrufolando nello stesso specchio di Jack ed Elsa.
Mai, in tutta la sua esistenza, Padre Tempo aveva avuto tanta ragione!
 
Hiccup e Sdentato stavano volando verso la montagna da cui, letteralmente, pareva provenire l’inverno. Le possenti ali del drago affrontavano senza problemi il vento gelido e l’animale non sembrava patire minimamente il freddo. Il suo cavaliere, invece, stava congelando.
Era partito in fretta e furia, senza preoccuparsi di prendere qualche indumento più caldo. Ogni tanto, poi, si guardava in dietro, come per controllare che i suoi compagni dell’Accademia stessero bene, ricordandosi solo dopo che aveva detto loro di rimanere al villaggio per adempiere ad altri compiti. Tuttavia si stava pentendo di non aver portato con sé almeno Astrid, sua moglie.
Erano sposati da meno di un paio di ore e ancora gli sembrava strano appellarla così. Era un’emozione unica che, considerando gli inizi burrascosi della loro relazione, mai credeva di poter provare.
Scosse il capo energicamente, per concentrarsi nuovamente sulla missione: prima avrebbe capito cosa stava succedendo, prima sarebbe tornato da lei. << Forza bello! >> Disse a Sdentato, esortandolo a continuare. << Ci siamo quasi, vediamo che sta succedendo e torniamo a casa. >> I suoi occhi verdi si posarono sul cielo plumbeo e si schiacciò con più forza contro il dorso della Furia Buia. << Prima facciamo meglio è … ho un brutto presentimento … >>
 
<< Astrid, i draghi stanno bene, ora che facciamo? >> Fu Gambe di Pesce a farle staccare gli occhi dalle nuvole che si stavano facendo sempre più nere. Lei sussultò e si strinse con più forza nella mantella rossa che si era messa addosso per ripararsi dal freddo. “Quello sconsiderato non si è neanche portato qualcosa di più caldo” pensò “Stara congelando”.
Si voltò verso il suo amico biondo. Lui ed Eret erano appena tornati e stavano aspettando da lei nuovi ordini. << Cercate di radunarli e poi portate uomini e animali nella sala grande, prima che cada la neve e congelino tutti. >>
<< Neve in piena estate. >> Borbottò Mildew. << Ve lo avevo detto che era la collera di Thor! >>
Skaracchio, che gli passava accanto per puro caso, gli diede una botta in testa con la sua mano buona: << Taci vecchiaccio! >> Astrid lo ringraziò con un sorriso.
Comandare un villaggio di vichinghi era dura, non capiva come Hiccup riuscisse a farcela. Aveva bisogno di tregua, così si allontanò dalla folla con la scusa di voler trovare un po’ di respiro, ma con intenzioni ben diverse! Il suo drago, Tempestosa, la stava aspettando nascosta dietro al granaio. Suo marito le aveva detto di rimanere a Berk, ma lei non era mai stata quel tipo di donna che accetta le decisioni del suo uomo senza dire la sua e Hiccup la amava anche per questo. Era una donna forte e decisa, una guerriera capace, e non avrebbe permesso all’uomo che amava di mettere a repentaglio la sua vita senza che lei potesse fare qualcosa per aiutarlo, così aveva deciso che lo avrebbe raggiunto anche se lui non era d’accordo. Valka poteva benissimo cavarsela da sola.
Quando raggiunse il suo drago, tuttavia, trovò una certa rossa ad aspettarla. << Merida? >> Fece quando la vide. << Cosa ci fai qui? >>
<< Semplice >> Rispose quella con voce allegra. << Vengo con te! >> Era decisa e determinata, Astrid poteva vederlo chiaramente nei suoi occhi color acquamarina. Si sistemò meglio gli indumenti pesati che si era messa in sostituzione del abito azzurro che aveva durante il matrimonio; si era, infatti, messa in abito lungo color verde petrolio e si era maggiormente coperta con un mantello scuro. Da esso, tuttavia, si intravedevano un arco e una faretra piena di frecce.
La biondina cercò di depistarla: << Non vado da nessuna parte. >>
Nonostante avesse fatto di tutto per apparire sincera persino lei percepì la bugia, quindi non si sorprese quando Merida la guardò con scetticismo. << Io non ti conosco … >> Le disse la rossa << … ma se ti ho capita almeno un po’ mi è chiaro che stai mentendo … >> Astrid non trattenne un verso di frustrazione. << … e so anche che tu, in una situazione del genere, non puoi stare ferma senza fare nulla, proprio come me! >>
La bionda si morse il labbro, ormai era stata scoperta e non aveva più senso mentire. << Hiccup ora è mio marito, lo amo, devo sapere che sta bene. >>
<< Hiccup è anche mio cugino. >> Merida rincarò la dose. << Voglio proteggerlo e poi … >> Guardò Tempestosa con occhi sognanti. << Io amo le avventure. L’azione e il movimento mi fanno sentire viva, libera. Vengo con te Astrid, non mi fermerai! >>
L’altra sospirò pesantemente, ma alla fine le sorrise. << E va bene, rossa. Andiamo! >> Detto ciò la aiutò a salire dietro di lei sul drago e insieme partirono all’inseguimento del giovane vichingo castano, ma non prima di aver preso degli indumenti più pesanti anche per lui.
 
Jack era abituato a volare, quindi il viaggio nel tempo, attraverso il portale, non fu troppo problematico. Dall’altro lato si ritrovò in una tormenta, con i piedi nudi immersi nella neve. Non era una tormenta forte, ma la neve sul terreno gli arrivava già alle caviglie. << Deduco che Elsa sia passata da qui. >> Si disse, per poi guardarsi in giro. Il paesaggio era completamente bianco, in lontananza si vedeva anche che il mare era parzialmente ghiacciato, ma gli pareva che la neve fosse più fitta sulla cima di una montagna poco distante. “Sei lì, mia signora, vero?” Pensò cupo. Elsa era arrabbiata con lui, era furiosa, sicuramente stava congelando tutto, la neve era opera sua, ergo seguendola l’avrebbe trovata. Doveva essere sulla montagna.
Mosse il bastone in un semicerchio e il vento ubbidì ai suoi ordini, sollevandolo da terra. Volando avrebbe fatto sicuramente prima, nonostante la tormenta non avrebbe avuto problemi, ma tutto avrebbe potuto aspettarsi tranne che, in quel momento, lui non fosse l’unico a volare verso la montagna.
Una grossa macchia nera si stava avvicinando a grande velocità. Jack, inizialmente, pensò si trattasse di Pitch, ma subito capì che non era l’Uomo Nero, bensì una creatura che mai avrebbe pensato di vedere: un drago! 
Muoveva le possenti ali nel vento gelido senza problemi, ma sul suo dorso c’era appollaiato un ragazzo, che a differenza sua stava patendo il freddo. Tremava visibilmente e alcune della punte dei suoi capelli castani si erano congelate. Questo perché era vestito con abiti abbastanza leggeri, ma nonostante ciò rimaneva fermamente attaccato alla sella sul drago. Jack notò anche che aveva una gamba di ferro.
Se si fosse trovato in una situazione diversa di sicuro lo avrebbe aiutato in qualche modo, la al momento doveva raggiungere Elsa, lei era la priorità e quello che si stava avvicinando era un ragazzo di una ventina d’anni, che viveva in un tempo in cui probabilmente Jack non esisteva ancora. Tentare di aiutarlo sarebbe stato inutile visto che non poteva vederlo, in più vedere un ragazzo a cavallo di un drago era uno shock persino per uno spirito come lui!
A quella vista ridacchiò: quel tipo aveva fegato a volare su un animale che potenzialmente poteva ucciderlo, ma al momento non aveva né il tempo né la possibilità di complimentarsi con lui per la sua audacia. Stava per ordinare al vento di aumentare la velocità, quando si rese conto che il ragazzo e il suo drago stava puntando nella sua stessa direzione. “Vanno da Elsa!” Pensò disperato. “Hanno capito che questo non è un inverno normale e vogliono fermarlo … le faranno del male!”
La rabbia che poco prima aveva scatenato contro Pitch tornò ad affiorare; se Elsa aveva perso il controllo era solo colpa sua, non avrebbe permesso che uno sconosciuto su un drago le facessero del male. << Fermi dove siete! >> Gridò infatti, anche se sapeva di non poter essere visto. << Voi non potete proseguire! >>
Si posizionò sulla loro strada e con profonda meraviglia vide il castano spalancare gli occhi verdi. << Tu voli! >> Gridò quello, mentre il drago frenava di botto. << Senza un drago, da solo! >> Il ragazzo era visibilmente confuso e persino il drago lo guardava stupito, con le grandi pupille ridotte e sottili fessure. << Come diavolo fai? Chi sei? >>
Jack per poco non precipitò per lo stupore. “Due volte in pochi minuti. Prima Padre Tempo e ora questo tipo! … Vogliono farmi venire un infarto?” << Tu mi vedi?! >>
Lo sconosciuto sollevò in solo sopracciglio, guardandolo come se fosse pazzo. << Ehm si … sei davanti a me e voli! Sei difficile de non vedere! >>
Jack non commentò, ma portò il bastone in avanti. << Non posso lasciarvi passare. Non vi permetterò di far del male alla regina! >> Mosse di nuovo il bastone e un raggio ghiacciato per poco non colpì rettile e umano.
L’animale evitò il colpo per pochi centimetri, mentre il ragazzo si spaventò, e non poco. << Ehi che fai? >> Strepitò mentre il drago ringhiava contro lo spirito. << Sei una specie di druido o un cavaliere delle nevi che protegge la sua regina? >>
Jack sogghignò, ma la sua voce era dura e fredda: << Un po’ tutte e due, ma resta il fatto che non posso lasciarvi passare o le farete del male. >>
<< Le faremo del male? Parli della fantomatica regina di cui hai parlato prima? E’ lei cha sta congelando tutto? >> Jack non rispose, quindi lo sconosciuto continuò: << Va bene amico, cominciamo col presentaci, ok? Io sono Hiccup, mentre lui è Sdentato >> Diede una pacca sulla testa del drago, ma quello continuava a guarda Jack con occhi torvi << Tu, invece, chi sei? >>
<< Mi chiamo Jack Frost >> Disse lui. << Non voglio farvi del male, tornate in dietro! >>
<< Non posso farlo >> Replicò Hiccup. << Questo gelo sta mettendo in pericolo il mio villaggio. Se è la tua regina che sta facendo questo devo fermarla. >>
Gli occhi azzurri di Jack si gelarono. << Ed io non posso permettertelo. Il mio compito è proteggerla. >> Di nuovo le parole di Elsa rimbombarono nella sua testa: “Sei solo un codardo Jack Frost! Mi hai rovinato la vita. Ti odio!” 
<< Ho già fallito una volta, non lo farò più! >> Un nuovo raggio ghiacciato partì dal suo bastone magico e sta volta Sdentato non riuscì ad evitarlo. La magia colpì la gamba di ferro di Hiccup. Questo gli fece perdere l’equilibrio, e scivolò già dalla sella. Sdentato andò subito a recuperare il suo amico, ma non prima di aver risposto al fuoco (o meglio dire ghiaccio) col fuoco: spuntò una palla infuocata viola e bianca che colpì Jack alla spalla. Il dolore fu così intenso da fargli perdere il controllo sul vento e anche lui precipitò …
 
Nell’ultima ora il freddo si era fatto più intenso, Astrid e Merida potevano percepire chiaramente il vento freddo penetrare sotto i loro vestiti, facendo venir loro la pelle d’oca. Tempestosa non pareva avere troppi problemi, ma quando si mise anche a nevicare, la sua padrona preferì atterrare a andare a piedi. << Hiccup è andato verso la montagna, da dove pare provenire il freddo. >> Disse la biondina a Merida quando lei chiese una spiegazione. << Tempestosa non ha le ali grandi e forti di Sdentato, se il vento aumentasse avremmo dei problemi e poi andando a piedi lo raggiungeremo lo stesso, anche perché eravamo quasi arrivate. >>
La rossa alzò le spalle e proseguì, convinta della sue parole, mentre Tempestosa diede il suo assenso gracchiando. In realtà a Merida dispiaceva andare a piedi: volare su un drago, seppur in una tormenta, era stato meraviglioso! Un mix indescrivibile di libertà e potere, quindi tornare con i piedi per terra non le andava molto, tuttavia se la vichinga riteneva che fosse meglio così, anche per Tempestosa, lei avrebbe ubbidito.
Il paesaggio intorno a loro era completamente coperto di bianco e i loro scarponcini affondavano nella neve fin oltre la caviglia. Astrid si guardò intorno. Era quasi un’ora che camminavano, forse aveva fatto male i suoi calcoli e non erano così vicine alla montagna quanto pensava. Il problema era che non riusciva ad essere lucida: da un lato sperava che Valka e Skaracchio se la stessero cavando bene a Berk, dall’altro non faceva che pensare a Hiccup, il suo Hiccup.
Nel momento in cui il viso di suo marito le tornò in mente non poté fare a meno di sorridere. Quando era piccolo lui era poco più di un “singhiozzo” in mezzo agli altri vichinghi. Tutti lo ignoravano e lo ostracizzavano, mentre ora non solo era stato pienamente accettato, ma era divenuto anche il loro capo! Tutto questo era, in parte, merito di Sdentato, ma Astrid sapeva che in realtà il drago era stato solo la spinta che aveva dato dal castano quella fiducia nelle sue capacità che gli era sempre mancata, trasformandolo in un vero vichingo. Nel corso degli anni era diventato un bellissimo ragazzo, non altissimo ma longilineo, dotato di dolcezza, acume e grande intelligenza: caratteristiche che di rado erano attribuibili a un vichingo, ma che proprio per questo lo rendevano speciale. A quel pensiero la bionda arrossì, ricordando che adesso quel bel ragazzo, gentile ed intelligente, era suo marito. Mai, quando era ancora un quindicenne che combatteva i draghi, avrebbe pensato di innamorarsi di lui, di Hiccup Horrendus Haddock III!
<< Astrid mi stai ascoltando? >> La voce di Merida arrivò alle sue orecchie come un urlo, distraendola dai suoi pensieri romantici.
<< No, scusami, mi ero distratta. >> Confessò arrossendo debolmente.
La rossa la guardò fisso con i suoi occhi chiari, ma non commentò avendo, forse, intuito a cosa stava pensando la ragazza. Era preoccupata da morire per Hiccup, la capiva, quindi si limitò a ripetere ciò che aveva detto: << Ho detto che la neve si sta accumulando, forse dovremmo ritornare in volo o faremo sempre più fatica a muoverci. >>
Astrid sbuffò. << Si, mi sa che hai ragio … >> non finì la frase, perché l’acuto sibilo di un colpo di Furia Buia fece sollevare a entrambe gli occhi al cielo. Un lampo bianco e viola si stagliò con chiarezza contro la nuvole scure e così facendo videro con chiarezza una sagoma precipitare del cielo. << E’ Sdentato! >> Strillò la bionda. << Hiccup è nei guai! >>
Corsero a per di fiato, tallonate da Tempestosa, verso il punto dove quella sagoma era caduta.
Astrid era nel panico: possibile che a precipitare fosse stato Hiccup? Stava bene? Il cuore la batteva nel petto come un tamburo, la paura la spingeva a correre come mai aveva fatto in vita sua, saltando agilmente i rami caduti che la ostacolavano. Ben presto lasciò Merida in dietro.
Arrivò giusto in tempo per vedere un corpo cadere giù da un albero, portandosi dietro vari rami spezzati, e atterrare nella neve. Sospirò di sollievo quando capì che non si trattava di Hiccup, bensì di un ragazzo albino, che dimostrava all’incirca la sua età. Aveva lineamenti delicati, che accentuavano il pallore della sua pelle. Era così bianco che inizialmente Astrid pensò fosse morto, solo dopo si accorse che respirava. Si avvicinò per controllare se stesse bene e pareva essere apposto. Aveva solo un piccolo taglio sulla tempia, che suo grande stupore cominciò a richiudersi sotto i suoi occhi. << Cosa sei tu? >> Mormorò.
Tuttavia non ne ebbe paura, lei era Astrid Hofferson per la miseria! Cavaliere di drago e moglie del capo villaggio di Berk: di certo non si sarebbe tirata in dietro nel aiutare un ragazzo ferito, anche se non sembrava essere un semplice umano.
<< Astrid! >> Gridò Merida sopraggiungendo in quel momento. Giusto in tempo per vedere gli occhi dello sconosciuto socchiudersi.
Quello fissò la bionda per qualche istante, prima di sorridere e domandare debolmente: << Elsa … sei tu? >> Dopo di ché perse i sensi.






The Fred's Hollow:
Eccomi di nuovo tra voi. Le vacanze sono state più massacranti di un vero lavoro e rimettermi subito in moto per gli esami universitari non è stato il massimo per la mia creatività, ma ora sono qui XD.
Ho pronto solamente un altro capitolo, quindi me lo terrò in caldo finché non avrò finito anche l’undicesimo, ma tranquilli, che anche quello è quasi terminato XD.
Ormai il mio proponimento di pubblicare una volta a settimana non è più in vigore, come avrete capito, sia per motivi universitari che ispirativi, se così si può dire, ma ce la sto mettendo tutta per andare avanti e lo sto facendo solo per voi! Voi che continuate a seguirmi e recensire come se non ci fosse un domani XD, grazie, grazie, grazie!
Vorrei ringraziarvi uno per uno come ho fatto altre volte, ma oggi non ho moltissimo tempo ^^’’, quindi mi limiterò a un 
MEGA GRAZIE collettivo XDXDXD !!
Come mio solito vi lascio un’anticipazione del prossimo capitolo:
 

[…] << Elsa no! >> Jack si svegliò di soprassalto e subito capì di trovarsi in una grotta, steso su un giaciglio di fortuna. Respirava affannosamente e si portò automaticamente una mano alla gola. Gli faceva male, ma non c’era nulla, Elsa non era diventata cattiva e non aveva provato ad ucciderlo (non ancora per lo meno), era stato solo in brutto sogno!
<< Ehi, stai bene? >> A parlare era stata una ragazza circa della sua età, vestita con un lungo abito verde scuro. Ciò che lo colpì di più, tuttavia, furono i suoi capelli, rossissimi e riccissimi.
Pian, piano gli ultimi ricordi si rincastrarono tra loro, ricordi del viaggio nel tempo, di Elsa nella tormente, del colpo del drago e del ragazzo che lo cavalcava, Hiccup. Anche lui pareva vederlo, quindi Jack non si diede neanche la pena di strabuzzare gli occhi e si limitò a chiedere: << Tu mi vedi? >>
<< Certo che ti vedo! >> La rossa la guardò sollevando un sopracciglio. << Devi aver dato una bella botta eh? >> […]
 
Detto questo vi lascio andare ^^, sperando che mi lasciate taaaaante bellissime recensioni, come già state facendo.
Baci ^^.
  
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