Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _ Arya _    11/01/2015    10 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A life for another life


Abbassai lo sguardo per capire a cosa si riferisse: aveva ragione. Non mi ero resa conto di stare sanguinando, ma il rosso che sporcava i pantaloni azzurri era fin troppo evidente.
Non era solo una normale perdita della gravidanza, non poteva esserlo data l'abbondanza di sangue.
Alzai subito lo sguardo verso le gallerie, per vedere chi stesse assistendo al tutto: c'era Regina, che mi guardava incerta mordendosi un labbro. Poi c'erano Ariel e Kristoff a bocca aperta, infine Anna e Aurora che si stringevano le mani terrorizzate.
-Andiamo avanti dottor Nolan. Non sono ferita, sto avendo un aborto spontaneo.- dissi inespressiva, mantenendo un tono di voce completamente calmo. Una volta fuori di lì gli avrei permesso, forse, di preoccuparsi per me, ma ora la mia priorità era un'altra, e così doveva essere anche per lui.
Dopo un attimo di esitazione annuì, facendomi segno di incidere.
E lo feci. Riaprii la ferita che aveva iniziato a guarire, e avrebbe consentito l'inizio di una riabilitazione entro pochi giorni.
Il sangue che mi bagnò immediatamente i guanti mi diede quasi il voltastomaco per il terrore: era troppo. Lanciai uno sguardo disperato a mio padre che sembrava sorpreso quanto me, ma diede subito ordine di continuare con la trasfusione, e a me di aspirare.
-E io cerco di capire qual'è il vaso lesionato. Chiaro?
-No, lascia che ci pensi io. So farlo, voglio farlo.- “Voglio essere io a salvargli la vita, glielo devo dato che ho appena infranto una promessa”, aggiunsi mentalmente.
Probabilmente l'embrione era già senza vita e non potevo farci nulla, ma potevo invece fare qualcosa per lui.
Infilando le dita con delicatezza cercai di tastare piano per identificare l'origine di quel flusso eccessivo, mentre mio padre iniziava ad aspirare. Continuava però a esserci troppo sangue, e la paura di non riuscire ad intervenire in tempo mi fece completamente da anestesia ai dolori che il mio corpo stava ancora lanciando, anche se in maniera più lieve.
-Dottoressa Swan, sta perdendo troppo sangue. Abbiamo poco tempo, sei sicura di farcela?
-Sono sicura.- e lo ero davvero. Non l'avrei lasciato morire, semplicemente sapevo che l'avrei salvato.
Guardai lo schermo, i suoi valori stavano precipitando troppo velocemente, il battito si stava indebolendo notevolmente e se non mi fossi sbrigata sarebbe andato in arresto.
Poi, finalmente percepii la provenienza del flusso e la coprii con un dito. L'aspirazione fece il suo dovere e mi liberò la visuale, così potei chiudere il punto lacerato.
Estratta la mano tirai un grande sospiro di sollievo. Ce l'avevo fatta. Era salvo.
Il battito accelerò, riprendendo un ritmo regolare, e i parametri vitali tornarono ai livelli giusti.
-Brava. Ora inserisci un drenaggio e poi si può richiudere. Ce la fai?
Annuii. Anche se il dolore era tornato, volevo completare il mio intervento. Per diventare chirurgo d'urgenza dovevo essere forte in qualunque circostanza, essere in grado di mantenere il sangue freddo e svolgere il mio lavoro.

***

Una volta fuori dalla sala, finalmente mi concessi di poggiarmi contro il muro e chiudere gli occhi. Ero esausta. L'ansia, il dolore, la concentrazione e la paura mi avevano completamente distrutta.
-Tesoro. Ora che siamo fuori sei di nuovo mia figlia.
-Papà- riaprii gli occhi, e trovai l'uomo di fronte a me, a scrutarmi preoccupato; -Sto bene, è tutto ok.
-Non è tutto ok. Tu eri incinta, e hai avuto un...- si fermò, pensando forse che mi avrebbe ferita o qualcosa del genere se avesse pronunciato l'ultima parola.
-Aborto- conclusi quindi da sola -è solo da stamattina che ho scoperto di essere incinta, e non lo volevo... quindi non ti preoccupare! Ora scusa, devo andare ad informare dell'esito dell'intervento...
-Informare chi? Lo sai che Jones non ha nessuno qui per lui.
-Il paziente di Regina è il suo migliore amico. Ora, con permesso...- feci per scansarlo, ma mi fermò per le spalle. Sbuffai.
-Vai a farti controllare però, appena hai fatto. Tanto Jones non si risveglierà prima di qualche ora.
Annuii. Era comunque mia intenzione farlo, volevo assicurarmi che fosse davvero un aborto, e in caso farmi prescrivere i farmaci e il necessario.
-Non dire niente alla mamma- lo ammonii e uscii dalla stanza, dove c'era un po' troppa gente ad attendermi.
C'erano tutti quelli che erano stati ad assistere dalla galleria: mi squadravano preoccupati, neanche fossi un'attrazione da circo.
-Via, ragazzini!- Regina intervenne in mio soccorso -non c'è niente da guardare, andate a lavorare o vi faccio licenziare. E provate solo a sparlare in giro e vi ritroverete senza lingua prima di avere il tempo di dire “a”!
Le sue minacce funzionarono come sempre. Gli specializzandi si dileguarono velocemente, anche se mia sorella non lo fece senza un attimo di esitazione.
A volte invidiavo da morire il modo in cui Regina sapeva tenere sotto controllo ogni situazione: non che io me la cavassi proprio male, ma non ero in grado di terrorizzare tutti come lei.
-Dovresti andare a cambiarti se non vuoi attirare l'attenzione.- iniziò.
-Lo so. Dopo. Robin sa cos'è successo a Killian?
-Gliel'ho dovuto dire prima di venire ad assistere, aveva visto il trambusto... era preoccupato, sarei rimasta da lui ma mi ha chiesto di venire a vedere come andava...
-Andiamo a dirglielo allora.

REGINA PDV
Io ed Emma avevamo in comune il fatto di essere donne forti, e saper fingere che andasse tutto bene anche quando non era così. Quindi rispettai in silenzio la sua decisione di non parlare dell'accaduto, e le feci indossare il mio camice in modo che potesse coprire la macchia sui pantaloni. Quando avrebbe voluto parlarne, l'avrebbe fatto: io sarei stata lì per lei.
Andammo quindi verso la stanza di Robin, ma notai che faticava un po' a camminare.
-Swan, ce la fai?
-Sì. Si vede tanto che cammino in modo strano?- fece voltandosi verso di me, preoccupata. Era assurdo che fosse quello il suo problema più grande.
-Poco... rallentiamo e non si noterà. Come ti senti?
-Uno schifo... Ma facciamo prima questa cosa, non sto morendo...
Annuii, e quando poggiai la mano sulla maniglia della porta del mio paziente mi bloccai.
-Non sapevo quando dirtelo ma forse è meglio che lo sappia. Se la situazione si fa strana è perché ci siamo baciati.
-Voi cosa?!- esclamò sbigottita. L'avevo sconvolta, e per qualche assurdo motivo la cosa mi fece ridere. Ero stata utile a distrarla dai suoi problemi almeno.
-Ti racconto dopo.- sorrisi e aprii la porta, senza darle il tempo di fare domande. Sapevo che la cosa l'avrebbe irritata e mi avrebbe uccisa dopo, ma avrei corso il rischio.
Robin era seduto a leggere un libro, ma non appena ci sentì lo lasciò e si voltò di scatto.
-E' andata bene- dissi prima che potesse fare domande, poi feci cenno a Emma di spiegare nel dettaglio.
-Ha avuto un'emorragia interna a causa di un vaso lacerato. Ha perso molto sangue ma sono riuscita a bloccarla in tempo. Starà bene, ma la sua riabilitazione sarà un po' più lunga del previsto. Comunque salvo altre complicanze potrò dimetterlo in due settimane. Hai idea di come contattare i suoi parenti? Avrà bisogno di assistenza per un po'- gli spiegò, e io studiai il volto dell'uomo che si fece sollevato per la notizia che il suo amico sarebbe stato bene.
-Mi dispiace, no... non credo ci abbia a che fare. Io e mio figlio però verremo dimessi tra pochi giorni. Potrebbe venire a stare da noi... abitiamo qui a Storybrooke.
Gli sorrisi, forse un po' troppo, ma non riuscii a farne a meno. Era un gesto dolce, ed egoisticamente, se si fosse occupato dell'amico per i prossimi due mesi avrei visto spesso anche lui.
-Immagino che si possa fare, ne parleremo... ora scusa, ma dovrei andare...
-Ok... grazie Emma. Per averlo salvato. E Regina, tu... non è che possiamo parlare un attimo?- si voltò verso di me, sorprendendomi. O forse non molto in realtà, ma non ero psicologicamente pronta in quel momento. Non ero pronta ad affrontare un discorso sul nostro errore nel darci quel bacio, e in più non potevo lasciare Emma da sola proprio adesso.
-Possiamo... dopo? Avrei da fare con Emma...
-Rimani Regina- intervenne lei -e non guardarmi così, dico sul serio. Posso cavarmela da sola, è tutto ok. Devi rimanere.- non fu esplicita, ma riuscii lo stesso a cogliere quel suo sguardo malizioso, e curioso allo stesso tempo. Ovviamente avrebbe voluto un resoconto dettagliato poi.
-Sicura?- le domandai comunque. In fondo sapevamo entrambe che non stava bene, e che quell'aborto spontaneo non era stata una bella esperienza.
-Ho detto di sì. Scrivimi quando avrai finito... ok?
Stavolta annuii facendomi convincere, ma una volta finito sarei andata subito a cercarla.
Salutò me e Robin, che la ringraziò ancora una volta, e uscì dalla stanza chiudendosi la porta dietro e lasciandoci soli.
Guardai l'uomo negli occhi, e lo stesso fece lui con me. Nessuno dei due parlò, lui però si alzò lentamente in piedi, fermandosi di fronte a me, a pochi centimetri di distanza.
-R... Robin. È meglio se torni a letto, la tua testa deve ancora... guarire- balbettai. Io che balbettavo. Non poteva essere, non potevo comportarmi in quel modo, non era da me. Ero quella in grado di mantenere sempre il controllo, eppure in questo momento sembravo una stupida ragazzina alle sue prime cotte.
-La mia testa sta bene. Meglio del mio cuore almeno- sussurrò, senza distogliere lo sguardo.
-Lo so, mi dispiace. Non doveva succedere, io... non so perché l'ho fatto, non si ripet...- senza neanche lasciarmi finire mi baciò ancora una volta, un bacio breve ma intenso, poi tornò a guardarmi.
Il mio viso doveva essere rosso come un pomodoro, perché lo sentivo terribilmente caldo. Quell'uomo era in grado di farmi impazzire come nessun altro sapeva fare, e non ero sicura se la cosa fosse positiva o negativa.
-Volevo bene a Marian. Da morire, davvero. Ma tra me e lei le cose non andavano più da molti mesi... siamo rimasti insieme per Roland, avevamo iniziato ad andare da un consulente matrimoniale... ma le cose non sono migliorate. Ovviamente sono distrutto per quel che le è successo... è il mio primo amore, la madre di mio figlio e una delle persone a cui volevo più bene al mondo. Ma non la amavo più.- disse.
Continuai a non sapere cosa dire, anche se le sue parole mi scombussolarono. Non amava sua moglie da tempo. Ma quindi? Cosa voleva dire con questo? Non amava neanche me, mi conosceva da pochi giorni. Cos'ero per lui? Un esperimento?
-Non voglio dire che il mio comportamento sia giusto- continuò allora lui -ed è per questo che mi sento orribile. Ho perso mia moglie da pochi giorni, e ci sto male... ma allo stesso tempo baciarti è stato istintivo, volevo farlo. E ancora peggio, ho provato qualcosa. Non è stato insignificante. Ecco perché ho il cuore a pezzi... perché so che è sbagliato, ma d'altra parte mi è piaciuto.
A quel punto mi mancò ormai il respiro, e dovetti reggermi al suo braccio per poter evitare che le mie ginocchia cedessero.
Perché anch'io avevo provato qualcosa, per quanto volessi negarlo a me stessa. Io che non credevo nell'amore a prima vista e smancerie simili, avevo provato qualcosa di forte nel baciare un uomo che a malapena conoscevo.
-Robin, io non so che dire. È sbagliato... e poi non è da me- borbottai, stavolta evitando di guardarlo, per paura di cedere ai suoi bellissimi occhi chiari, in contrasto coi miei.
-Non devi per forza fare la Regina Cattiva... non con me- aggiunse accarezzandomi il braccio, al che alzai lo sguardo stupita.
-Sì, so come ti chiamano i più piccoli che terrorizzi...- sorrise -ma a me sembri tutto tranne che cattiva. Però Regina Cattiva mi piace, è d'effetto!
Non riuscii più a trattenere un piccolo sorriso, che sembrò allargare il suo ancora di più.
-Mi piace tenerli in riga. E poi sai... terrorizzarli aiuta a farsi rispettare- gli spiegai divertita. Quanto ero stupida e debole! Altro che Regina Cattiva. Mi sentivo la Blanchard con suo marito, incredibilmente smielata tanto che a volte mi ero chiesta da chi avesse preso sua figlia.
-Mi piacerebbe vederti all'opera. Allora... che dici? Se una volta fuori di qui ti chiedessi di uscire a cena, accetteresti?
-Ho bisogno di tempo Robin- sospirai; in quel momento non ero certa di potergli dare una risposta, dovevo fare chiarezza con me stessa e parlarne anche con Emma.
-Ok, io non vado da nessuna parte. Vai dalla tua amica ora... sembrava urgente da quel che dicevi prima.
-Grazie. Davvero. Ci vediamo domani... e mettiti a letto se non vuoi che io stessa ti ci incateni.- aggiunsi facendolo ridere, ma obbedì e tornò a letto.
-Sarei curioso di conoscerla meglio questa Regina Cattiva...- constatò, facendo in modo che uscissi di lì con un sorriso ebete e da idiota stampato in faccia.
Come avevo potuto lasciarmi essere così poco me stessa?
-Dottoressa Mills, tutto ok?
La sorella più piccola di Emma, Anna, mi stava guardando irritantemente divertita. Ci mancava solo che Robin Hood mi facesse perdere l'autorità nei confronti degli specializzandi più giovani!
-Ovviamente- risposi tornando seria -sparisci Heidi, sicuramente hai del lavoro da fare.

EMMA PDV
Nonostante fossi contenta di aver lasciato Regina al suo spasimante, arrivai allo studio della West leggermente spaventata. Forse avrei dovuto chiedere a Elsa di accompagnarmi, ma ormai era fatta.
Cercai di mettere su un sorriso, o almeno un'espressione tranquilla, ed entrai.
-Emma, ciao... tutto a posto?- mi salutò, scrutandomi bene in volto.
In tutta risposta aprii il camice, in modo da lasciarle vedere il sangue sui pantaloni.
Si morse il labbro e alzò lo sguardo verso di me: sembrò preoccupata nonostante sapesse che avevo comunque in programma di interrompere gravidanza. Forse anche lei era tra coloro che pensavano avrei cambiato idea in quei sette giorni... se li avessi avuti.
-Vorrei che mi visitassi, se hai tempo. È successo un'ora fa, in sala operatoria. Sto bene- mi affrettai ad aggiungere -ma se ho avuto un aborto voglio saperlo.
-Certo, ho tempo. Vieni... dovrò fare un'ecografia, in modo da vedere l'utero.
Annuii e andai a stendermi, lasciando che mi sollevasse leggermente la maglia per metterci il gel per l'ecografia.
La sonda che mi poggiò sull'addome mi provocò un piccolo brivido essendo abbastanza fredda.
Voltai lo sguardo verso lo schermo insieme a lei, e vidi l'immagine apparire. Ma in realtà non apparve nulla. Non c'era niente da vedere, nessun embrione. Dunque quello di prima era davvero stato un aborto.
-Mi dispiace Emma. Se anche sono solo cinque settimane avrebbe dovuto vedersi qualcosa, se ci fosse...
Annuii, non sapendo cosa pensare. Non ero triste. Insomma, non avevo motivo di esserlo. Era meglio un aborto spontaneo che uno programmato. Voleva dire che non era destino per questo bambino, e basta. Ma mi sentii inspiegabilmente vuota, e fu una sensazione che odiai.
-Posso farti un tampone e un prelievo? Eri alle prime settimane e dovrebbero bastare dei farmaci, ma meglio evitare eventuali infezioni...
-Ok. Domani però.- dissi, vergognandomi da morire. La ginecologia non era il mio campo, ma avevo studiato e ricordavo i requisiti per eseguire un tampone.
-Perché? Per domani almeno potrei avere i risultati...- fece perplessa -oppure se non te la senti psicologicamente capisco...
-No, ehi. No. È che... so che ci si deve astenere dai rapporti sessuali nelle 24 ore precedenti a un tampone e... ehm- borbottai, abbassando lo sguardo imbarazzata.
La mia cazzata con August sarebbe diventata di dominio pubblico se avessi continuato così, e sarebbe stato terribile. Avrei dovuto lasciare l'ospedale, e forse il paese, per la vergogna.
-Va bene, domani. Ora vai a farti una doccia calda, lavati bene, e poi a casa a dormire. Ok?- si raccomandò, senza fare commenti. Grazie al cielo non eravamo amiche, questo parve l'avesse frenata dal chiedere con chi fossi andata a letto appena saputo di essere incinta.
Annuii ancora una volta, anche se avrei seguito solo il consiglio del bagno caldo. Di andare a casa a dormire non se ne parlava. Dovevo aspettare che Killian si svegliasse, e che Regina venisse a raccontarmi tutto di lei e il suo paziente.
Una volta che mi ebbe ripulita dal gel mi alzai in piedi e riallacciai il camice, così prendemmo appuntamento per il giorno successivo. O per meglio dire più tardi, dato che ormai si erano fatte le quattro del mattino.
Andai a recuperare dei vestiti puliti, e purtroppo avevo solo una t-shirt e un paio di pantaloni di pelle, ma sarebbero andati bene. Non ero ufficialmente di turno, nonostante sarei rimasta lì.

Mi sentii molto, ma molto meglio dopo una doccia bollente e con dei vestiti puliti addosso.
Proprio in quel momento mi arrivò un sms di Regina: aveva finito e mi aveva scritto di vederci al bar se fossi pronta.
Sorrisi, non vedevo l'ora di sapere le ultime novità. E inoltre dovevo ancora ucciderla per il modo e il momento in cui mi aveva detto di aver baciato Robin.
Pensai a come sarebbe potuto essere baciare Killian... le sue labbra alla vista erano sempre sembrate così morbide.
Scossi la testa tornando alla realtà: dopo tutti i problemi di quella giornata, ci mancava solo che pensassi a come baciare un paziente! Era il colmo. Forse avrei dovuto anche farmi dare una controllata alla testa per sicurezza. O forse anche no, considerando chi fosse il neurochirurgo.
Scacciai quei pensieri stupidi, e aprii la porta scontrandomi con mia sorella, che afferrai per un braccio perché non cadesse.
-Emma! Grazie. Come stai? Ti stavo cercando!
-Respira Anna, respira- sorrisi guardandola. Doveva aver fatto una bella corsa per trovarmi.
-Sto benissimo comunque, non preoccuparti. Senti, ci vediamo dopo che devo raggiungere Regina...
-No! Cioé sì, ma non puoi ora. Sono venuta a cercarti anche per via di Jones...
Sbarrai gli occhi, presa dallo panico. Non poteva essergli successo qualcosa. Non di nuovo.
-Cos'ha?! Parla!


Come medici, abbiamo un arsenale di armi a portata di mano. Antibiotici per stroncare le infezioni. Sedativi per combattere il dolore. Bisturi e divaricatori per rimuovere ampie masse tumorali, per sradicare la minaccia. Ma soltanto la minaccia fisica, per tutte le altre sei da solo. [CIT. Grey's Anatomy 6x20]





















Angolo dell'autrice;
Ciao! Ovviamente il capitolo mi è venuto più lungo del solito, ma non ho tagliato per non ricevere minacce di morte xD
Questa volta ho inserito anche un paragrafo dal punto di vista di Regina, perché per rendere la scena tra lei e Robin era la soluzione migliore...
Buona lettura, sperando vi piaccia e non sia troppo lungo!

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _ Arya _