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Autore: SwanFangirl    11/01/2015    3 recensioni
Cosa accadrebbe se Henry decidesse di dare un lieto fine alle sue mamme mettendo in piedi una nuova operazione, più complicata e difficile delle precedenti?
Dal primo capitolo:
“Scusa, Emma.” disse Regina.
Emma proprio non se l’aspettava. In effetti erano le due parole più inaspettate che Regina potesse pronunciare.
Perché Regina non chiedeva mai scusa.
Perché Regina non la chiamava mai per nome.
Perché Regina non le dava mai del ‘tu’.
Perché Regina non le avrebbe mai chiesto scusa dandole del ‘tu’ e chiamandola ‘Emma’!
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo strano caso della famiglia Swan Mills.'
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Il giornale della città –il Daily Mirror – raffigurava due sorridenti ed imbarazzate Emma e Regina, rispettivamente lo Sceriffo e il Sindaco di Storybrooke, le quali si sarebbero sposate a breve. Intanto quasi tutti continuavano le loro vite di sempre, neanche commentando quell’articolo, dato che sapevano già che sarebbe successo… ma qualcuno l’aveva notato.

“Certo che qui a Storybrooke ci finisce chiunque sul giornale… Perfino la bibliotecaria del paese ed il proprietario di un negozio che si sposano possono finire in prima pagina!” commentò Danielle, facendo ridere Ruby, che stava leggendo con lei il giornale di quella mattina.

“Siamo fatti così” scrollò le spalle, per poi sedersi sul letto della stanza di Dim ed aggiungere: “Sai che, quando ti trasferirai a casa di tua madre, non avremo più così tanti momenti di privacy?”

“Sì, lo so” rispose la strega, mettendosi a sedere sul letto e poggiando il giornale sul comodino per dedicarle tutta la sua attenzione. “E quindi dovremmo goderci queste ultime occasioni…”

Le sue labbra si posarono su quelle rosee della fidanzata con dolcezza. Poi, però, la figlia di Regina portò la mano tra i capelli della ragazza-lupo e la bocca sul suo collo. E Ruby arrossì ai propri pensieri più impuri, ma la lasciò fare, concedendole di mordere e leccare la sua gola, facendola ansimare leggermente.

“O-okay, fermati” disse ad un certo punto, mentre Dim si staccava con sguardo stralunato. “Tu sei davvero… Dio, sei così sexy ed eccitante e brava. Ma, sai, sono di nuovo i giorni del lupo ed ho paura.”

“Di cosa?” sussurrò Danielle, le labbra ancora sulla sua pelle.

“Di farti del male.”

Dani rise e, baciandola di nuovo sulla bocca per qualche secondo, disse: “Io so che non mi faresti mai del male. Adesso sta’ zitta.”

La più giovane spinse Red sul letto, facendola stendere, e ricominciò a baciarla, mentre le sue mani scendevano lungo i fianchi della mora. I suoi denti afferrarono il labbro superiore di Ruby, che ringhiò, mettendosi a sedere e baciandola con tutta la passione che aveva trattenuto in quel periodo di tempo passato con la ragazza.

Ci aveva provato ad andarci piano con lei, ma era stata lei a provocarla ed il suo odore così forte e così suo non le permetteva di smetterla di desiderarla.

Quando le dita di Dim sfiorarono la sua coscia, fino ad arrivare sotto la sua minigonna, Ruby strinse le mani attorno alla testata del letto e, gemendo per il contatto che la ragazza le stava regalando, non riuscì a controllare la propria forza e ruppe il legno robusto con la sola forza delle dita.

“Oh, Dio” ansimò Danielle, vedendo ciò che Ruby aveva fatto, e, chissà perché, la cosa non la spaventava affatto, anzi l’eccitava. “Ho la sensazione che sarà l’esperienza più sconvolgente della mia vita.”

Ruby sorrise maliziosamente, ormai gli occhi gialli per il lupo che era stato risvegliato, e mormorò sulle sue labbra: “Non puoi nemmeno immaginare quanto.”


 
 
“Regina, aspettate!” esclamò Emma, correndo verso di lei ed afferrando il suo polso.

“Che cosa vuoi?!” urlò la mora, gli occhi affossati dalle lacrime. “Lasciami stare!”

“Se credete di essere l’unica a soffrire, vi sbagliate! Anche io sto male come mai sono stata nella mia vita” disse la Principessa, anche lei piangendo. “E l’unica cosa che vorrei è uccidere quello stupido ladro che ha ucciso la nostra Danielle.”

Lo sguardo di Regina si illuminò di qualcosa di cui aveva dimenticato il sapore: la vendetta.

“Allora andiamo a prenderci il suo cuore.”
 

Emma si svegliò di botto, sudata ed ansante per quel sogno così vivido. Poteva ancora sentire il dolore e la rabbia scorrerle nelle vene, e ricordava alla perfezione l’espressione addolorata e quasi apatica di Regina- no, della Regina Cattiva.

“Emma, tesoro, stai bene?” chiese quest’ultima, essendosi svegliata per lo scatto che aveva fatto Emma, mettendosi a sedere sul letto. “Hai avuto un incubo?”

“Non era un incubo… Era un ricordo.”

Le sopracciglia di Regina si aggrottarono in un’espressione di confusione. Comunque la donna ignorò le proprie domande e i propri dubbi, ed accarezzò il volto di Emma, portandola a poggiare la schiena sul materasso e continuando a sfiorare la sua guancia con le dita.

“Va tutto bene” le disse, baciandole la fronte, nel tentativo di rincuorarla.

E infatti Emma le sorrise e chiuse gli occhi, anche se era spaventata e non voleva addormentarsi per poi rivedere quelle immagini. Ma aveva anche paura di restare sveglia, perché sapeva che avrebbe ancora pensato a ciò che le aveva detto Regina, come faceva da quando avevano avuto quella conversazione. Si era fissata con le sue parole, e ci aveva provato a rassegnarsi all’idea che Regina non volesse avere dei figli con lei –anche se, tecnicamente, ne avevano già due, ma nessuno dei due era sempre stato figlio di entrambe-, ma non ci riusciva, perché lei desiderava così tanto espandere la famiglia con Regina. Non era un capriccio, era qualcosa che il suo cuore le sussurrava silenziosamente da quando lei e Regina avevano cominciato a stare insieme, e l’idea che mai avrebbe realizzato quel sogno… la uccideva.

“L’ha uccisa” mormorò, sotto shock.

“Chi, Emma? Chi hanno ucciso?” chiese il Sindaco, ancora circondandola con le braccia.

“Dim. E’ stato Robin a ucciderla” continuò la bionda, prendendosi la testa tra le mani. “E’ per questo che lei non poteva venirti a cercare! Si è costretta a stare lontana dalla propria madre per tutelare me e te, così che non soffrissimo e non diventassimo… cattive.”

“Emma, io non capisco.”

“Io sì finalmente” sospirò Emma. “Possiamo parlarne domani? Sono molto stanca.”

Regina annuì, anche se molto preoccupata per i deliri di Emma. Ma comunque, si disse, ne avrebbero discusso il giorno seguente. Peccato che il giorno dopo se ne dimenticò completamente.
 



“Auguri!” esclamarono all’unisono tutte le persone nella stanza, con allegria.

Dim rimase per un attimo pietrificata, poi si guardò intorno con fare spaesato, fino a quando non venne raggiunta da Regina ed Emma, che l’abbracciarono con affetto, mentre la mora le bisbigliava all’orecchio: “Ti devo sedici anni di compleanni.”

Danielle sorrise alla madre e le baciò la guancia, mormorando un “Grazie”, subito soffocato dall’abbraccio del fratellastro, che si alzò sulle punte per arrivare alla sua altezza e le disse: “Volevo davvero che anche tu avessi un giorno speciale, com'è stato per me.”

La ragazza non ebbe tempo di rispondergli, perché tutti vennero da lei –anche le persone che conosceva di meno- per farle gli auguri.

Si ritrovò a chiacchierare con Henry, Ruby e TinkerBell riguardo come avessero abilmente fatto mettere insieme Emma e Regina, le quali quella sera sembravano essere più distanti del solito.

“Dite che è per l’imminente matrimonio o ci sarà altro sotto?” chiese Trilli, preoccupata.

“Nah, andiamo, sono Emma e Regina! Da quando stanno insieme, non hanno mai avuto alcun problema, sono una coppia perfetta!” esclamò Ruby, sedendosi in braccio alla fidanzata.

“E’ appunto questo il motivo per cui dovremmo preoccuparci” commentò quest’ultima, scuotendo la testa. “Non hanno mai avuto problemi dopo aver chiarito tutte le loro divergenze, ma qualcosa mi dice che ce ne sono delle nuove irrisolte.”

“Credi abbiano litigato?” chiese Henry, conoscendo ormai il sesto senso della sorella.

“No. Ma, a giudicare dalla faccia da cucciolo bastonato di Emma, direi che Regina ha combinato qualcosa. E, a giudicare dall’espressione tranquilla di Regina, credo che non se ne sia nemmeno resa conto” sospirò Dim. “E, come al solito, dovrò risolvere tutto io. Scusatemi un attimo, vado a parlare con la mia ex moglie.”

A quelle parole, Ruby la fulminò con lo sguardo, ricevendo un sorrisetto strafottente e divertito in risposta.

“Emma, vieni con me un attimo? Voglio parlarti.”

La bionda annuì, senza scomporsi, e, lanciando un’occhiata a Regina che stava chiacchierando con suo padre David, uscì dalla stanza insieme alla ragazza. Le due si sedettero l’una di fronte all’altra nel bancone della cucina di casa Swan Mills, stranamente silenziose. Infine parlò Emma: “L’hai capito, non è vero? Tu capisci sempre quando qualcosa non va… specialmente quando si tratta di me e Regina.”

“Già. Non è stato difficile individuare il tuo broncio. Che cosa è successo?” chiese Dim, sinceramente interessata, stringendo la mano della donna sopra il tavolo.

“Sempre la solita storia: io mi illudo di essere sulla sua stessa lunghezza d’onda, quando in realtà pensiamo cose totalmente differenti” disse lo Sceriffo, per poi aggiungere: “Lei non vuole avere figli con me.”

“Ah” mormorò Dim, aggrottando le sopracciglia. “E la cosa ti fa stare molto male?”

“Io… avevo questa immagine di me e lei che formavamo una famiglia, insieme a te ed Henry... e poi l'avremmo resa una famiglia più numerosa" sospirò Emma. "Ero così entusiasta all’idea che, dopo il nostro matrimonio, questo sarebbe potuto succedere… E invece mi ero solo illusa, come sempre da quando sono al mondo.”


Danielle sospirò e, alzandosi in piedi, afferrò il volto di Emma e lo portò di fronte al suo, a distanza di millimetri –tanto che la bionda poteva sentire il respiro della ragazza sulle proprie labbra. Sussurrò: “Lei ti ama”, poggiando la fronte sulla sua.
 
“Io lo so. Ma a volte l’amore non è abbastanza, quando si desiderano cose diverse” rispose Emma, senza staccare lo sguardo dagli occhi verdi della moretta.

In quel momento entrò Regina ed, esitante, mormorò: “C-che cosa sta succedendo?”

“Stavamo solo parlando” mise in chiaro la figlia, allontanandosi da Emma. “E adesso dovrei proprio lasciarvi sole.”

Regina guardò la ragazza andare via, e poi rivolse il suo sguardo alla fidanzata, dicendo: “Eravate così vicine.”

“Sì, è vero. Stavamo avendo una discussione piuttosto… profonda” disse Emma, alzandosi ed andando incontro alla bruna.

Quando le fu davanti, la guardò negli occhi per qualche secondo, lo sguardo impenetrabile, e poi la sorpassò, cercando di andarsene. Fu fermata dalla mano di Regina stretta attorno al suo polso, e dalla sua voce che pronunciò lentamente poche parole: “C’è qualcosa che vuoi dirmi?”

“Sì, ma non credo che tu voglia sentirlo.”

Regina aggrottò le sopracciglia, pensando al peggio, e rimase a bocca aperta per qualche secondo. Poi scosse la testa per non pensarci, e disse: “Adesso che me l’hai detto, non possiamo non parlarne. Su, dimmi: qualche reminiscenza di un’altra vita?”

“Cosa?” domandò la bionda, confusa ed arrabbiata, scrollandosi di dosso la sua mano. “Se tu credi che io provi qualcosa simile all’amore per qualcuno che non sei tu… beh, allora forse questo matrimonio è una farsa!”

“Emma, calmati!” esclamò allora il Sindaco, afferrando nuovamente il polso della donna. “Cosa dovrei pensare se poco fa ti ho trovato a sfiorare le labbra di mia figlia?!”

“E’ una cosa abituale per noi, non lo facciamo perché ci amiamo o cos’altro. E’ solo che, per me e Dim, il contatto fisico è qualcosa di ineguagliabile. E, solo toccandoci, riusciamo a capirci a vicenda, come succede con te… Ma non c’è nient’altro, Regina. Non capisco come tu possa non fidarti di me dopo tutto questo tempo” disse Emma, portandosi una mano tra i capelli con nervosismo evidente.

“Io mi fido di te! Ma so che sei una persona imprevedibile, e so anche che, un giorno, potresti stancarti di stare con una persona che non ti merita!”

Emma rimase in silenzio, a guardare Regina come se le avesse appena detto che gli alieni avrebbero invaso la Terra entro pochi secondi.

Regina, resasi conto del fatto che stavano urlando, chiuse la porta della cucina, isolandole dal resto della casa; di certo non voleva che gli altri sapessero dei loro problemi, e non voleva nemmeno rovinare la prima festa di compleanno per Danielle.

“Tu credi di non meritarmi?” chiese Emma, scossa.

“Io so di non meritarti” la corresse l’ex Evil Queen, con tono malinconico ed un sospiro di rassegnazione.

“Regina…” sussurrò Emma, avvicinandosi alla donna e prendendo la sua mano, per poggiarla sul mio cuore. “Io ti amo. Ti amo così tanto che, se il mio cuore battesse alla stessa intensità del mio amore ogni volta che tu mi baci, sono sicura che romperebbe il mio petto ed uscirebbe solo per starti più vicino.”

“Questa è un’immagine piuttosto cruenta” disse dopo qualche secondo Regina, facendo ridere lo Sceriffo.

“E ti amo soprattutto quando ti liberi per qualche attimo del tuo dolore e ridi con me, scherzi con me, ti lasci amare da me e mi ami a tua volta. Io so che quel dolore sarà sempre dentro di te, e forse non ti lascerà mai, così come il senso di colpa che ti spinge a credere di non meritarmi. Ma chiunque ami così intensamente, merita di essere amato a sua volta” concluse la ragazza, poggiando delicatamente le labbra su quelle della mora.

Regina pianse una sola lacrima, prontamente spazzata via dal bacio di Emma, che la catturò nelle proprie labbra. Poi la bionda disse, sincera: “Ciò che mi fa stare male è che tu non vuoi avere dei figli con me.”

Allora Regina capì, e cercò di dire qualcosa, ma Emma la fermò immediatamente, continuando: “Adesso ho capito. Ho capito che amo più te che l’idea di diventare di nuovo madre. E, se tu non vuoi più figli, per me va bene. Farei qualunque cosa per te.”

La bruna sorrise e, poggiando la fronte sulla sua tempia, mormorò: “Grazie. Grazie di aver capito.”

Emma annuì e, mentre Regina usciva dalla stanza, sospirò, lasciandosi andare alla tristezza che ancora risiedeva nel suo cuore. La domanda era: per quanto ancora sarebbe riuscita a tenerla nascosta? Giorni, mesi, magari anni… o forse, si disse, non era la cosa giusta mentire alla donna che più l’amava al mondo? Certo che non lo era. Ma cosa avrebbe potuto fare altrimenti? Rischiare di perderla? Neanche questa era la decisione giusta. L'unica cosa che poteva fare era lasciarsi andare... alla paura.







Ciao a tutti :)
Non uccidetemi! *si copre la testa con le mani* So che mi starete odiando per questa Regina fuori dagli schemi e un po'... spaventata, ecco. Ma le difficoltà non possono mancare quando si tratta di loro due, e credo che un minimo di angst faccia bene. 
Mi intristisce dirvi che questo è il penultimo capitolo e che il prossimo sarà una specie di prologo della storia, in cui finalmente saprete se le nostre due donzelle (?) avranno il loro Lieto Fine o meno. Sarà un po' più corto del solito, ma credo che sia abbastanza esaustivo per concludere tutto questo.
Grazie a tutti voi e al prossimo -ultimo- aggiornamento <3


 
  
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