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Autore: Pandora86    12/01/2015    8 recensioni
Spoiler quinta stagione.
Artù e Merlino. Il re e il mago. Due facce della stessa medaglia.
Due anime legate da un filo indissolubile che finisce, inevitabilmente, per spezzarsi in ogni tempo e in ogni luogo.
Ma forse, era finalmente giunto il tempo in cui le due facce della medaglia avrebbero potuto riunirsi, portando a termine il proprio destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
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Ecco il nuovo capitolo.
Come sempre, grazie per le bellissime recensioni.
Grazie anche a chi continua a inserire la storia tra le preferite le seguite e le ricordate.
E, ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Per adesso, buona lettura.
 
 
Capitolo 43. Uomo e Destino
 

Gabriel salì le scale che conducevano all’appartamento del cavaliere con passo incerto. Frugò nella tasca del suo cappotto, ricercando l’oggetto che gli procurava tanti pensieri.

Fissò le chiavi, come se potessero dargli delle risposte. Le stesse chiavi che Perce, quella mattina, aveva poggiato sul tavolo intimandogli di prenderle.

Sussultò.

Perce.

Sì! Lo aveva chiamato proprio così, nei suoi pensieri. Non il cavaliere, come era solito fare, ma
Perce.

Aggrottò lo sguardo, fissando ancora le chiavi. Da quando aveva cominciato a chiamare il cavaliere per nome?

Perché poi, stava ritornando in quel posto?

Kyle, come aveva previsto, era stato un osso duro nel rivelare il perché del suo folle gesto.

Tuttavia, sembrava in ottime condizioni psicologiche. Quanto a quelle fisiche, si sarebbe ristabilito in poco tempo.

E allora, perché era ritornato?

Decise di entrare.

Rimanere sul pianerottolo, a fissare delle chiavi, era inutile e controproducente. Se qualche vicino avesse deciso di uscire, proprio in quel momento, non sarebbe stato l’ideale farsi trovare lì, a fissare delle chiavi come uno stupido.

Inoltre, si stava congelando.

Inserì con decisione le chiavi nella serratura ed entrò a passo lesto, trovando facilmente l’interruttore della luce.

Davanti alla poltrona su cui si era più volte seduto, c’era un borsone da viaggio con sopra poggiato un biglietto.

Si avvicinò prendendo il foglio di carta tra le mani e leggendo quanto vi fosse scritto sopra.
 

Pensavo avessi bisogno di un cambio.
                                                Lenn.


 

Gabriel sospirò. Tipico di Lenn comportarsi in quel modo.

Si sedette sulla poltrona, senza neanche togliersi il cappotto e i guanti, con la testa satura di domande.

Poggiò il capo sulla spalliera, chiudendo gli occhi e sentendosi improvvisamente stanco.

Perce.

Da quando aveva cominciato a chiamare il cavaliere per nome?

Sospirò, sentendo la mente satura e il corpo cedevole.

Il cavaliere.

Colui che rappresentava la Bontà.

Sir Parsifal.

Perce.

Visualizzò il suo volto nella mente e sentì il suo cuore accelerare i battiti.

Aprì gli occhi sorpreso, chiedendosi il perché di quella reazione corporea.

Il suo cuore, da quando aveva cambiato struttura molecolare, non aveva presentato nessuna anomalia cardiaca.

E allora, perché continuava a battere, sempre più veloce, se ripensava al cavaliere?

Gabriel, da medico e studioso, sapeva quanto fosse improbabile che il suo cuore presentasse anomalie all’improvviso e senza alcun preavviso.

O meglio, per amor di precisione, Gabriel sapeva che negli esseri umani dal cuore in salute era raro, molto raro, che un’anomalia cardiaca si presentasse senza alcun preavviso.

Di solito, un’anomalia veniva diagnosticata in anticipo e si manifestava con un soffio cardiaco o con un’aritmia, o con altri segnali ancora, che spingevano la persona in questione a richiedere esami accurati e visite più o meno frequenti, a seconda della gravità del sintomo.

Ma ovviamente, questo caso non era applicabile a lui. Quando era diventato un essere umano, i suoi organi si erano ricomposti con una struttura molecolare sana e forte, molto più resistente di quella degli esseri umani.

Gabriel chiuse gli occhi, continuando a leggere, nella sua mente, le informazioni mediche che aveva sul cuore.

Mente fotografica e analitica. Erano queste le qualità che lo avevano reso nel suo mondo un Guardiano promettente.

Erano queste le qualità che lo avevano reso quello che era attualmente, nel mondo che lo aveva accolto.

Continuò a sfogliare mentalmente uno dei molti libri che aveva studiato, sorvolando velocemente alcuni paragrafi. Non era il caso, infatti, soffermarsi sui paragrafi che parlavano degli infarti. Quelli, erano sintomi che coglievano improvvisamente, a prescindere dall’età e dalla resistenza fisica. Tuttavia, dubitava che il suo cuore potesse presentare una simile sintomatologia. Poteva, infatti, contrarre le malattie più comuni, quelle che si trasmettevano tramite contagio, ad esempio. Però, per fortuna, avrebbe avuto la garanzia di uscirne sempre illeso. Quindi, decise che non erano quelli i paragrafi di suo interesse.

Continuò a sfogliare mentalmente tutti i tomi che aveva letto e studiato, fino a che, una parola in particolare colpì la sua attenzione.

Ecco, finalmente, che gli si presentò davanti agli occhi la spiegazione della sua reazione fisiologica.

Adrenalina.

Sì! Finalmente aveva trovato quello che cercava. Ora, non rimaneva altro da fare che leggere le risposte.

Conoscere per accettare. Era sempre stato questo il suo motto. Conoscere i propri limiti, per poterli superare. Conoscere gli ostacoli, per poterli aggirare. Conoscere le situazioni, nella loro assoluta integrità, per poterle analizzare.
 

L'adrenalina o epinefrina: un mediatore chimico tipico della classe dei vertebrati.
 

Bene! Era il paragrafo che gli interessava. Aveva fatto centro!
 

Ormone e neurotrasmettitore principale del sistema nervoso simpatico.
 

Continuò a leggere, trovando finalmente le risposte. L’adrenalina, infatti, oltre ad essere un ormone appartenente ai mammiferi – e, di conseguenza, anche a lui, dopo la trasformazione – veniva rilasciata anche a livello di sinapsi nel sistema nervoso centrale, dove fungeva il suo ruolo di trasmettitore.

In parole povere, visualizzare il volto del cavaliere nella sua mente gli procurava scariche di adrenalina, producendo così un aumento della frequenza cardiaca.

Nell’essere umano, inoltre, era una situazione abbastanza frequente. Una forte paura, una grande emozione, potevano provocare scariche di adrenalina.

Oppure, un forte coinvolgimento mentale che, nel suo caso, si traduceva in eccitazione.

Aprì gli occhi, incrociando le dita sotto il mento e fissando un punto imprecisato della parete.

Finalmente, aveva avuto una risposta. Una risposta scientifica e razionale, una risposta che non poteva confutare.

Il cavaliere gli era entrato dentro, più di quanto avesse ipotizzato. Più di quanto fosse disposto ad ammettere. Tuttavia, una cosa era ammetterlo ad alta voce, un’altra era ammetterlo con se stesso.

Il cavaliere lo emozionava, la sua vicinanza lo eccitava, non a livello fisico, però. A quello, infatti, sarebbe stato più preparato.

L’eccitazione fisica era uno stato ricorrente negli esseri umani, di conseguenza, non si sarebbe preoccupato per una cosa così banale.

Il coinvolgimento, questa volta, era mentale.

Non era il corpo del cavaliere o il suo aspetto, quanto il suo essere a provocare quelle sensazioni.

I suoi modi di fare, i toni della sua voce.

Gabriel sentiva la sua frequenza cardiaca aumentare al pensiero del cavaliere perché era emozionato.

Per la prima volta, da quando era nato, era emozionato alla presenza di qualcun altro.

Chiuse nuovamente gli occhi, poggiando il capo sullo schienale.

Quella ricerca lo aveva spossato, più di quanto non lo fosse in precedenza. Aveva le informazioni. Come usarle però, rimaneva ancora un mistero.

Fu mentre era perso in quegli strani pensieri, che poco alla volta, si addormentò.

Inconsciamente, portò la mano destra al cuore, poggiandosela sopra, e sorrise impercettibilmente sentendo, anche attraverso i guanti, il suo cuore battere per l’emozione.

In fondo, per il momento, non era una cosa così disastrosa. Finché queste informazioni rimanevano nella sua mente, allora il problema non si poneva.

In fondo, poteva gustarsi quelle sensazioni per un po’, senza che nessuno lo sapesse.

Fu con questi pensieri, cullato dal ritmo del suo stesso battito, che si addormentò.

Fu così che lo trovò Perce, qualche ora dopo, quando rientrò.

Fu così che lo trovò Perce, che ora fissava la scena allibito, non credendo possibile che una cosa simile potesse essersi verificata.

Gabriel era tornato ed era lì. Con lui.

Si avvicinò lentamente, sentendolo respirare piano. Vide che indossava ancora il cappotto e i guanti, e la mano destra era sollevata, quasi all’altezza del cuore. 

Il capo era leggermente reclinato verso sinistra e Perce si prese lunghi istanti per ammirare quel profilo che sembrava disegnato, tanto era perfetto.

A giudicare dalla posizione, dedusse che Gabriel doveva essere crollato per la troppa stanchezza.

Vide il borsone adagiato accanto alla poltrona e, quando lesse il biglietto, non poté impedire alle sue labbra di sorridere.

Gabriel sarebbe rimasto lì, con lui.

Certo, la situazione era del tutto casuale e dettata da eventi puramente accidentali tuttavia, a Perce questo non importava.

Muovendosi piano, accese il camino e andò a recuperare una coperta dal suo armadio.

Coprì Gabriel, provando un timore quasi reverenziale per il sonno dell’altro. Avrebbe voluto spostarlo e adagiarlo sul letto, in modo tale da consentirgli di riposare più comodamente.

Tuttavia, aveva scartato l’ipotesi a priori.

Innanzitutto, non sapeva quanto il sonno del guardiano potesse essere leggero, e Perce sospettava che lo fosse, e molto anche.

Inoltre, non si sarebbe mai permesso di portarlo a letto togliendogli cappotto e guanti; sapeva che il guardiano non avrebbe gradito una tale invasione della sua privacy da parte di qualcuno.

Motivo per cui, lo coprì piano, cercando di riscaldare la stanza e dirigendosi poi in cucina a passo felpato.

Di certo, Gabriel avrebbe apprezzato la cena pronta e Perce era totalmente intenzionato a farlo ricredere ancora di più sulla sua bravura ai fornelli.

Perce sorrise ancora, chiedendosi quanti giorni sarebbe rimasto l’altro. Gli dispiaceva per Kyle, ovviamente, ma non poteva fare a meno di gustarsi quei momenti e fantasticare sui giorni successivi.

Avrebbe potuto scoprire i gusti culinari dell’altro, innanzitutto. Perce aveva, infatti, il sospetto che Gabriel fosse un palato fine.

Avrebbe potuto conquistarsi la sua fiducia, dimostrandogli finalmente di essere un cavaliere degno di stima.

Sì, avrebbero potuto fare molte cose insieme.

Perce era così intento a cucinare, e a fantasticare, che non si accorse di non essere più solo in cucina.

Si portò, infatti, una mano al cuore quando si voltò e vide l’altro che lo osservava con sguardo indecifrabile sulla soglia.

“Che passo felpato!” si complimentò sorridendo.

Gabriel sorrise leggermente.

“Io ho il vantaggio di aver avuto un apprendimento millenario” fece notare.

“E poi, considerando quanto tu fossi distratto, credo che anche un bisonte sarebbe riuscito a non farsi scorgere” gli appuntò, con quell’espressione sicura e quel sorrisetto indecifrabile che tanto lo contraddistingueva.

“Io distratto?” domandò Perce non perdendo il sorriso.

“Sì, molto in verità” rispose Gabriel. “Canticchiavi addirittura” aggiunse e Perce arrossì leggermente.

In effetti, quando era sovrappensiero, canticchiava a mezza bocca.

Inoltre, non poteva negare a se stesso di essersi completamente rilassato, dopo aver visto Gabriel dormire così tranquillamente, perdendosi quindi nelle sue fantasie.

Non poteva negare di aver provato un inspiegabile senso di pace alla visione del volto dell’altro completamente rilassato.

“Fattelo dire: sei leggermente stonato” lo sfotté bonario Gabriel, scostando una sedia e sedendosi con eleganza.

Perce rise allegramente.

“Detto da te, deve essere sicuramente così!” non riuscì a trattenersi.

Se ne pentì un istante dopo, quando vide il cipiglio dell’altro scrutarlo attento.

“Che vuoi dire?” chiese, infatti, incrociando le mani sotto il mento. Perce notò solo in quel momento che l’altro si era tolto guanti e cappotto.

“Beh” incominciò Perce titubante. Poi, considerando dentro di se che l’altro avrebbe comunque saputo delle loro scoperte, decise di essere sincero, raccontandogli quello che sapeva di lui e degli altri.

Gabriel lo ascoltò attento, senza interromperlo.

“Suppongo fosse solo questione di tempo, in fondo!” rispose, senza particolare inflessione nella voce, quando l’altro ebbe finito di raccontare.

Perce annuì con il capo. Dal tono, non sembrava arrabbiato. In realtà, non sembrava neanche minimamente toccato. In fondo, come aveva detto, era solo questione di tempo prima che le loro identità, nel mondo non magico, fossero scoperte.

“Sicuramente Lenn si è già accorto di ciò” parlò ancora Gabriel. “Ci penserà lui a tenere a bada il Re. In ogni caso” e fece una pausa significativa, “sembra che i tempi siano finalmente giunti”.

“I tempi per cosa?” chiese Perce sedendosi di fronte a lui.

“I destini del Re e del Mago sono scritti da tempo immemore. È tempo che il loro ricongiungimento abbia luogo” spiegò Gabriel.

“Noi abbiamo accompagnato Merlino nei secoli” parlò ancora. “Ma adesso, è tutto nelle mani del Re. Sarà lui a dover portare a compimento il proprio destino”.

“Sono sicuro che Artù ci riuscirà” esclamò Perce e Gabriel annuì.

“Sta tutto a lui” disse ancora il guardiano. “Se si dimostrerà forte, allora riuscirà nei suoi intenti. Non sempre i destini già scritti si compiono” gli fece notare il guardiano.

“Che vuoi dire?” chiese Perce interessato e l’altro sorrise leggermente.

“Si chiama libero arbitrio” spiegò allora. “Ricorda: è sempre l’uomo a decidere per se stesso.

Nonostante, molti mondi siano guidati dai guardiani. Nonostante, alcuni destini nascano per intrecciarsi. Ti dice nulla la storia di Lancillotto e Ginevra? Com’è andata realmente, nel tempo che tu hai vissuto?”.

“Ginevra ha amato Artù” rispose titubante Perce che stava cominciando a capire cosa l’altro volesse dirgli.

“Nonostante la sua anima fosse strettamente intrecciata a quella di Lancillotto” completò per lui Gabriel.

“Il Re e la Regina sono stati felici, amandosi vicendevolmente” gli fece notare.

“È vero” costatò Perce. Sapeva già quelle cose, eppure parlarne con Gabriel, analizzandole insieme, gli faceva vedere tutto sotto una luce diversa. La luce della comprensione.

Perché Perce sapeva, ma non aveva mai veramente analizzato tutti i reali motivi degli avvenimenti di una storia tanto lontana eppure tanto vicina.

“Morgana ha dovuto incantare Gwen con il bracciale, per farla ritornare al suo vero amore” disse ancora e Gabriel sorrise soddisfatto, annuendo con il capo.

“Merlino non ha fatto nessun incantesimo per farli innamorare” gli spiegò.

“Semplicemente, credeva fosse la cosa più giusta da fare per il suo Re e per l’intera Camelot.
Un Re che, troppe volte, era stato tradito. Un Re che, troppe volte, si era fidato delle persone sbagliate. Semplicemente, lo voleva. Con tutto se stesso” spiegò ancora.

“Non accorgendosi” riprese a parlare dopo qualche istante, “del vero legame esistente tra lui e il Re. Un legame di cui non è ancora a conoscenza” ci tenne a spiegare Gabriel.

Perce alzò gli occhi sorpreso.

“Quindi… Lui non…” e si interruppe.

“Non ha mai capito la vera natura della sua devozione verso il Re. Né a Camelot, né nei secoli successivi” terminò per lui Gabriel.

“Ed è per questo che hai detto che Artù dovrà essere forte” ragionò Perce.

“Prima dovrà combattere contro il diamante nero” confermò Gabriel.

“E poi, dovrà conquistarlo. In pratica, fargli capire che non intende essergli solo amico” completò per lui Perce e Gabriel annuì di nuovo.

“Per questo ti ho detto che, se il Re non saprà lottare, non riuscirà ad avere ciò che vuole, nonostante il loro destino sia scritto fin dall’inizio dei tempi”.

“Perché ogni uomo è artefice del proprio destino” parlò ancora Perce con tono stranamente riflessivo ripetendo le parole dell’altro.

“Ogni uomo deve essere abbastanza forte da prendersi ciò che vuole” disse ancora il cavaliere, alzando lo sguardo e guardando l’altro intensamente.

Gabriel intercettò quello sguardo, impossibile da fraintendere anche per una persona meno osservatrice di lui.

Qualcosa era scattato, nel cavaliere, dopo le sue parole.

Sostenne quello sguardo, non facendosi intimidire né provando disagio. Aveva analizzato la situazione fin troppo bene. Ora, non rimaneva altro da fare che vedere la prossima mossa del cavaliere.

Perce, nel frattempo, aveva capito.

Aveva capito tutto il senso di quei discorsi, afferrando la più completa verità che un essere umano potesse mai chiedere.

Libero arbitrio.

Ora, finalmente, capiva tutto.

Ora, comprendeva che nulla era dato o scritto. Era sempre l’uomo che doveva provare ad afferrare quello che realmente desiderava.

Nonostante la situazione sembrasse sfavorevole. Nonostante la situazione fosse così impari.

E questo valeva anche per lui.

Perce sapeva che Artù avrebbe lottato per ottenere ciò che voleva. In tutti quegli anni, mai aveva tentennato, mai aveva ceduto. Mai aveva abbandonato la sua ricerca folle e disperata,
nonostante sapesse che le possibilità di riuscire a trovare uno come Merlino – soprattutto quando lo stesso non voleva essere trovato – erano pari allo zero assoluto. E, infatti, era stato Merlino a trovare loro.

Artù aveva sempre saputo di dover combattere per riconquistare il suo vero posto nel mondo: quello accanto al Mago.

E per lui, Sir Parsifal, era lo stesso.

Nonostante, proprio come nel caso della ricerca del Re, le speranze di rientrare negli interessi di Gabriel fossero al di sotto dello zero assoluto, dopo la conversazione avuta con l’altro, Perce aveva deciso di provarci, fino in fondo.

Perché era l’uomo l’unico e vero artefice del proprio destino.
 

Continua…
 

Note:

In questo capitolo compare Gabriel.

Dato che ho sempre descritto il guardiano come uno studioso, circondato da innumerevoli scartoffie, ho pensato che entrare nella sua testa equivalesse a trovarsi in un’immensa biblioteca.

Gabriel, infatti, a differenza di Kyle che si appella a se stesso, cerca risposte nella scienza, così come faceva anche nel suo mondo.

Avendo una mente superiore alla norma e una memoria eccellente, sfoglia i suoi libri di medicina al fine di potersi spiegare perché vive una particolare emozione.

Ho scelto, infatti, di fargli affrontare tutto dal punto di vista medico.

A questo proposito, confermo che le informazioni generali mediche che do nel capitolo sono reali e prese da libri di medicina.

Tuttavia, non essendo il capitolo una trattazione, ho riportato solo alcune frasi, per rendere l’idea di sfogliare un libro mentale, riassumendo il resto in poche e semplici parole.

Le informazioni, infatti, sono generiche e vaghe, dato che più precise non sarebbero state utili ai fini della storia.

Detto questo, spero che le mie scelte vi siano piaciute.

Come sempre, attendo i vostri pareri. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate del capitolo.

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui.

Ci vediamo al prossimo aggiornamento.

Pandora86
  
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