Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: CinderNella    12/01/2015    2 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonsalve! Ancora devastata dalla notte per i Golden Globe, vi saluto! Dunque, il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS e la foto non è la mia assolutamente (Jessica stanotte era fantastica <3) ma è stata modificata da me. Buona lettura!








 
The Guy Who Turned Her Down

21. The One With The Call For Back-Up And The Situation Awareness



 
Non vedeva Jules che girava per casa da un bel po’: dopo Pasqua erano tornati normalmente ad essere lei, Laire, Elspeth ed Eddie. Si era decisamente abituata alla sua presenza lì, sebbene fosse un rinomato rompiballe non sarebbe stato lo stesso senza di lui – come non era lo stesso senza Tom, ma la presenza di Eddie alleviava quella “sofferenza”, dato che riusciva sempre, in un modo o nell’altro, a catturare la tua attenzione. Per la maggior parte delle volte facendola innervosire, ma le andava comunque bene così.
«Ehi, ‘Neira.» aveva aperto la porta della camera e si era piazzato sul lato di letto che normalmente occupava Tom quando rimaneva lì, e prese a carezzare la pancina di Mycroft, che se ne compiaceva beato.
«Ed.»
«Sei triste da giorni.»
«Non sono triste.»
«Okay, pensierosa.»
«Un po’...» rispose quella, non spostando lo sguardo dallo schermo del PC.
«Sei un po’ depressa se passi il tempo vedendo “Cloud Atlas”, dai. Per non parlare dei film di ieri...»
Aneira mise in pausa il film, stropicciandosi gli occhi e scivolando ancora più sotto le coperte.
«Non c’è niente di male nell’ammettere che provi qualcosa per lui, sai?» la incoraggiò Eddie, serio e per la prima volta si mostrava molto comprensivo.
«Non provo niente per nessuno.»
«Certo, e ti trovi nella tua corazza di ferro imperturbabile.» ribatté con un sopracciglio alzato il ragazzo, cingendole nonostante tutto le spalle con un braccio e tirandola a sé. Aneira non si oppose e per un po’ nascose la testa sotto al copriletto, tornandoci sopra solo quando Ed aveva fatto riprendere il film da dove lei si era fermata.
«Non voglio che tutti pensino ci sia una strana relazione sentimentale tra noi.»
«Ma c’è di fatto una strana relazione tra voi. Non puoi negarlo.»
Per quanto poté, Aneira accennò un movimento simile al fare spallucce, ma apparve molto strano, trovandosi stesa e limitata nei movimenti: accettò il conforto del coinquilino, per quanto non volesse in realtà dimostrare di aver bisogno di esser confortata.
«Oh, e comunque tifiamo per voi. Io e Jules perlomeno.»
Aneira gli rispose con un gesto stizzito della mano, come se volesse chiudere la discussione in quel momento, ma Eddie era sempre solito fare di testa sua: «E dai, non puoi non esserti accorta di come siete diversi tra di voi!»
E lei continuava a tacere e avere gli occhi fissi sullo schermo.
«Tu non vuoi sentire. E non capisco il perché. Si vede lontano un miglio che Tom ha una debolezza – chiamiamola così – per te... e tu, anche tu ci tieni a lui! Ma non fate nulla! O meglio, finora lui è quello che si è messo più in gioco, se proprio dobbiamo dirla tutta. Ed è lui, insomma.»
Aneira non diceva nulla ma lanciò un’occhiata a Eddie. Proprio non capiva.
«E dai, almeno mi merito una risposta!»
«Eddie, ma che cosa ti aspetti?! Tu e Jules state bene insieme, e siete costretti a chiudervi qui in casa. E quando ritornerai a lavorare e lei starà qui o altrove già per voi sarà difficile. Io non so dove sarò l’anno prossimo, Tom non sa dove sarà il mese prossimo probabilmente, cosa puoi pretendere in una situazione del genere?! È irrealistico e infattibile, e sbagliate a farmi pensare a ipotesi del genere. Potrete simpatizzare per un ipotetico e molto poco plausibile “noi”, ma non c’è, se non come coinquilini e come mamme di Mycroft che si vedranno una volta ogni tanto. Non c’è. Punto.» la voce le si incrinò leggermente alla fine, ma Eddie notò che era infastidita. Non era particolarmente triste, quanto contrariata da tutte quelle allusioni, consigli, esortazioni.
Al che non poté far altro che tacere, iniziare a guardare “Cloud Atlas” anche lui e tirarle un pizzico amichevole all’altezza della vita «Scusa.»
«Fa nulla.»


Aveva sottratto il telefono ad Aneira mentre quella era in bagno a farsi la doccia e si era piazzato sul suo letto a coccolare Mycroft. Poi prese il suo telefono e chiamò Jules: «Sto in università, sarà meglio che sia un buon motivo.»
«La migliore amica di Aneira si chiama Sev o Sevi?»
«Sevi, ma il soprannome è Sev. Perché?» chiese Jules, incuriosita.
«Non so come ce l’ha salvata sul cellulare...» Eddie scorreva i numeri in rubrica pigramente.
«Penso Sev. La chiama sempre così, assumo l’abbia salvata così. Beh, ora devo andare. Ci vediamo stasera?»
«Sì. Da me o da te?»
«Possiamo da te? Finisco tardi e ho una riunione...»
«D’accordo, a dopo!» chiuse la chiamata e fece partire l’altra chiamata dal telefono di Aneira, in attesa.
«‘Nei?»
«No, Eddie. Sei la migliore amica di Aneira, vero?»
«Chi diavolo sei tu?»
«Assumo di sì, dal forte dialetto del sud-ovest e dalla tua attitudine particolarmente accogliente!»
«Oh, tu sei l’amico rompiballe di Tom!» a differenza di Aneira, era facilmente individuabile da dove provenisse. Ogni tanto aveva degli scivoloni linguistici – in Cornovaglia parlavano davvero stranamente – ma tutto sommato era comprensibile. Aveva paura che quella Sevi invece iniziasse a parlare direttamente il dialetto loro e lì non ci avrebbe capito più nulla.
«Hai quest’accento insopportabile perché sei rimasta da quelle parti?»
«Sei davvero una spina nel fianco, allora!»
«Già, me l’aveva detto. Comunque non ho tempo da perdere: quando sei libera?»
«Scusami?»
«Non penso che Aneira stia tanto bene. Non so se sai che io, Lara e Jules le abbiamo un po’ rotto l’anima con la faccenda di Tom...»
«Che cosa avete combinato?»
«Nulla!» il tono del rosso era troppo acuto per non essere in minima parte colpevole «Semplicemente penso abbia bisogno di una persona cara accanto. È tornata a casa per solo tre giorni a Pasqua e poi è subito ricorsa qui... e non c’era neanche nessuno ad aspettarla. Non ho idea del perché, ma è un po’ giù, ecco.»
«Avete avuto una discussione.» doveva mentirle? No, probabilmente se si fossero visti dal vivo poi l’avrebbe picchiato e non sarebbe stato piacevole per lui.
«Ehm, più o meno. Diciamo che sono stato particolarmente insistente... però poi le ho offerto conforto! Allora, quando sei libera?»
«La prima Bank Holiday di Maggio. Immagino debba sentirmi con te per tutto, non le hai detto nulla, visto che mi hai chiamato dal suo telefono?»
«Ti mando il mio numero di telefono dal telefono di Aneira. Grazie mille!»
«Sei davvero una spina nel fianco.»
«E tu sei davvero troppo schietta.»
«Ed è un male? Ci sentiamo.»
«Cheerio!» salutò il rosso, con un sorriso sbeffeggiante sul viso.
«Dannato Redmayne.» fu l’ultima cosa che Eddie udì prima di chiudere la chiamata: e subito dopo scrisse il suo numero sulla chat di Whatsapp, lo inviò a Sevi – tramite quell’applicazione sarebbe stato tutto più facile, visto che era l’ultima chat attiva quella della tipa – e poi cancellò tutte le prove di quella telefonata.
Allora uscì dalla camera di Aneira – Mycroft lo guardava ancora sospettoso, aveva capito che c’era qualcosa di strano – e afferrò il suo telefono, componendo un numero che ormai, purtroppo, vedeva tutti i giorni: «Lara? Ti aspetto per il tè alle sei da Primrose Bakery, dobbiamo parlare.»
Non le diede neanche il tempo di chiedergli il perché, che chiuse l’ulteriore telefonata e andò a occupare la sua stanza preferita della casa.


«Sei altrove.» Jessica si piazzò comodamente – per quanto il vestito lo permettesse – seduta alla sua destra, picchiettandogli una spalla con la punta dell’indice.
«Hai fatto un’affermazione, non saprei come controbattere.» rispose Tom, notando che il picchiettare dell’amica non si fermava.
«Oh, non hai recepito la mia domanda telepatica accessoria a quella dichiarazione?»
Tom scosse la testa, sorridendo: talvolta Jess sapeva essere contemporaneamente dolce e tenera, ma anche assurda. Gli ricordava in parte qualcuno, sebbene la rossa fosse molto più posata.
«No, mi dispiace.»
«Allora sei davvero concentrato a macchinare profondamente con il cervello. Che c’è, Hiddleston?» chiese direttamente quella, posando entrambi i gomiti sulle ginocchia e il mento sulle mani.
«Sai quando pensi troppo a qualcosa... e non dovresti pensarci troppo?»
La donna annuì così vigorosamente che parrucca e cappello di mossero con la sua testa, rischiando di cadere «Sta’ attenta con quella roba!» la redarguì, indicandoli con un cenno del capo.
«Non ne vuoi proprio parlare se ti fermi per guardare il mio cappello, eh? Non preoccuparti, se crolla tutto qualcuno lo sistemerà. Allora? Sì, conosco quella sensazione.»
«E più non vuoi pensarci più ritorna sempre nei tuoi pensieri.»
«Sì, funziona più o meno così... è logico. Tom, perché ti stai facendo tutti questi problemi?» lo guardò negli occhi, e in quel momento Tom seppe che lei sapeva. Non ne avevano mai parlato, era abbastanza improbabile che Luke o Eddie o Lara le avessero riferito qualcosa, perché si conoscevano probabilmente solo di nome – a parte Luke, ovviamente.
«Ti conosco abbastanza bene, sebbene ti veda poche volte l’anno, Hiddleston.» rispose la rossa, dandogli un buffetto sulla guancia smunta «Allora?»
«...Non lo so. Non dovrei proprio pensarci.»
«Ma perché?» chiese Jessica, incuriosita.
«Perché non so neanche cosa prova lei a riguardo.»
«Oh, se è solo quello il problema, lei sembra molto interessata anche da chilometri e oceani di distanza, Hiddleston!» ribatté la rossa, lanciandogli un’occhiata che in realtà diceva chiaramente “Non prendermi per i fondelli” «Smettila di dire cavolate, e continua con le altre cose che ti tormentano. Non sono scema, lo sai?»
«Jess, sono dieci anni di età, e due mondi diversi. Completamente. Io non ho una casa fissa e sono praticamente un nomade, ed essendo due mondi diversi potrebbe diventare anche lei una nomade ma in altri posti. È praticamente impossibile.»
«Dovevate pensarci prima di adottare un gatto insieme, genio.» lo riprese la rossa, posandogli poi una mano sul ginocchio, nondimeno comprensiva.
«E non sto neanche pensando a Mycroft. Come funziona, affidamento congiunto?» Tom si passò una mano sulla fronte, ricordandosi subito dopo del trucco e imprecando di conseguenza.
Jessica ridacchiò per la scenetta, ma poi gli sorrise: «Credo proprio che Mycroft lo terrà lei. Sebbene tu sia la mamma più apprensiva.»
«Per via del fatto che non posso portarmi un gatto ovunque in giro per il mondo.»
«E neanche una fidanzata come se fosse una borsetta, no.»
«Appunto.» terminò lui, sbuffando profondamente.
«Però... esistono le storie a distanza. Insomma, non è che tu reciti sempre dall’altra parte del mondo. E so per esperienza che una storia a distanza non è troppo brutta. Insomma, con Gianluca riusciamo a giostrarci abbastanza bene, anche su due continenti. Non ti sei mica innamorato di una persona che vive in Australia, suddai!»
«Non tieni conto dei dieci anni di differenza.»
«Penso siano undici. E comunque non credo che tu sia in modalità “Mettiamo su famiglia e sforniamo una squadra di calcetto”, sei un demente che fa la bella vita di un venticinquenne e lei non sembra una stupida ragazzetta di vent’anni.»
«Grazie per le gentili parole, ed è più vecchia di vent’anni, fortunatamente. Mi sarei sentito pedofilo, sennò.»
«Ma è vero, sei un demente. Ti voglio bene, ma hai diversi tratti demenziali, o comunque non hai le aspettative che generalmente ha la gente della tua età. E poi, sinceramente, dove la trovi una che si fa le maratone di Shakespeare di sua spontanea volontà? Non l’hai neanche dovuta costringere. L’avrebbe fatta anche da sola. Se sapesse dei pentametri giambici non rimarrebbe neanche sconvolta, magari.»
Tom rise: «Non so neanche perché ho ammesso quella cosa davanti a un microfono.»
«Eri molto probabilmente diventato un adorabile nerd che non riusciva a tenere la bocca chiusa in quel momento, perché ti stavano chiedendo qualcosa su cui tu fangirli come una quindicenne.» fece per scompigliargli i capelli – o meglio, la parrucca – ma ricevette un’occhiata omicida bella e buona da parte di una truccatrice, allora fermò a mezz’aria la mano. Dopotutto non aveva tutti i torti, avrebbe distrutto tutto il lavoro di quella mattina.
«È comunque qualcosa per cui non andarne particolarmente fieri, ecco.»
«Ma piantala, magari lei parla in Alto Valiryano o Elfico! Mi aspetterei anche qualcosa sul runico! In camera sua c’è la scritta del “Signore degli Anelli”. In lingua originale
Tom ridacchiò, scuotendo la testa: Jessica aveva ragione, probabilmente.
«Non sei contento? Hai fatto jackpot. Non troverai mai qualcuno così malato, simile ai tuoi livelli. E no, parlo di quelli che i microfoni non conoscono.»
«Non è molto alta l’opinione che hai di me, eh, Jess?»
«Al contrario, Tom. Ti voglio bene nonostante la tua pazzia. E poi non sono necessariamente qualità negative, tienilo bene a mente. E ora torniamo a lavorare, su!» si alzò in piedi e porse la mano libera dall’ombrello all’uomo, che la afferrò e si tirò su subito dopo.
«Muoviti Hiddleston, e smettila di frignare.»
«Va bene, va bene, milady.» aveva risposto lui, seguendola.


Eddie era arrivato alla Primrose Bakery in anticipo, e aspettava seduto a un tavolino da un rosa particolarmente femmineo. Quando Lara entrò nel locale lo individuò subito nel suo cardigan beige e spessi occhiali quadrati – avrebbe aggiunto da nerd, ma probabilmente lui l’avrebbe presa a male parole – e non poté nascondere una risata: «Ti sei dato alla pasticceria, Redmayne?»
«Vuoi aggiungere qualcosa anche sulla mia poca virilità, magari?» rispose quello, alzando un sopracciglio.
«No, no, certo. Allora, perché ci stiamo vedendo qui e non a casa?»
«Diciamo che non voglio farmi sentire da ‘Nei.»
«E per l’“Operazione Neto”?!» esclamò Lara, con gli occhi che le brillavano.
«Sì... temo debba finire.»
«Ma anche tu li trovi perfetti insieme!»
«Se vogliono faranno da soli.» spiegò Eddie, fermo.
«Ma dai, sai quanti problemi si fa Tom, e non inizio nemmeno a parlare di Aneira...»
«Non sta bene. Le dà fastidio, e non la biasimo nemmeno. Lei è realistica e... ha ragione. Anche a me piacerebbero insieme, ma hanno le loro vite. E non è detto che convergano. E mi dispiace che lei ci debba stare male, quando l’obiettivo della tua missione è teoricamente quello di far stare loro meglio insieme, non peggio da soli
Lara sbuffò sonoramente, ordinando un caffè nero, mentre guardava di sottecchi Eddie che terminava il suo red velvet cupcake.
«Quindi devo smettere di vederla?»
«Ovviamente no!» ribatté Eddie, ridacchiando «Vieni a trovarci quando vuoi, solo sospendi l’Operazione. Non devi mica allontanarti da Aneira!»
«Oh, menomale! Anche se continuo a vederli bene insieme.»
«Lara...»
«Sì, sì, ho capito, va bene! È sospesa, per ora. Vedremo che faranno loro.» ammise l’altra, guardandosi intorno.
«Bene, perfetto.»
Dopo un po’, Lara tornò a osservare Eddie, sorridendo soddisfatta. «Che c’è?» chiese lui, perplesso.
«Ci tieni davvero a lei. Sei amico di Tom, ma ci tieni a lei.»
Quello roteò gli occhi, sorseggiò un po’ del suo cappuccino e tornò a guardare l’altra: «Siamo amici, ma non dire che te l’ho detto.»
«Non sia mai che dichiariate il vostro affetto pubblicamente!» terminò Lara, alzando gli occhi al cielo e dando un buffetto al rosso, che in quel café dai colori di un marshmellow sembrava esser tornato bambino.

 
  
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