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Autore: Rinalamisteriosa    20/11/2008    5 recensioni
Si dice in giro che un diario possa contenere l’anima della persona o delle persone che lo usano... Io non so se è vero, ma proviamo a immaginare che cosa direbbe se lo fosse. // Sono un vecchio diario abbandonato in una scrivania. La casa dove mi trovo è disabitata da anni, ormai. (dall'introduzione)
Genere: Generale, Mistero, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Maes Hughes, Shou Tucker, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a tutti quelli che mi hanno seguito fin qui.

In modo particolare a shurei, valerya90, Angel Natalie, ZARI e Red Robin.

Grazie per aver commentato dal primo capitolo^^

 

 

- 15 anni dopo -

 

 

 

 

Era una tranquilla giornata autunnale.

Tre ragazzi, di ritorno da scuola, stavano percorrendo una via deserta di Central City.

Svoltato l'angolo, imboccarono un'altra strada che passava proprio di fronte alla vecchia villa che, un tempo, apparteneva a Shou Tucker.

Erano due ragazze e un ragazzo della stessa età: camminavano fianco a fianco, con le cartelle in spalla.

" Ehi ragazze! Guardate!" esclamò il moro, indicando la villa in questione e fermandosi di colpo.

" Che cosa c'è, Vicky?" chiese curiosa la ragazza dai capelli rossi che lo affiancava.

" Questa è la villa stregata di cui mi hanno parlato i miei, la villa più infestata di tutta Central City!! Che ne dite se cambiamo direzione?" propose, tremando appena.

" Fifone! Vergognati: che uomo sei? Non c'è niente di cui aver paura, vero Giselle?"

A parlare fu l'altra ragazza: aveva i capelli color del grano e gli occhi verdi come smeraldi. A differenza degli altri due, indossava un paio di occhiali dalla montatura nera.

" Ma Elycia!! Ti dico che è stregata! Devi credermi! Sappi che nella profondità della notte, dal suo interno, provengono strane urla, gemiti e persino grugniti sinistri! Te lo può testimoniare un vagabondo amico di mio padre. Poi... lui stesso mi ha raccontato di aver visto, anni fa, uscire uno strano animale, capisci? Un mostro!"

Giselle sussultò alle parole di Vicky, ma Elycia non si fece intimorire.

" Vicky... stai dicendo un mucchio di sciocchezze! E' stato scientificamente dimostrato che i mostri non esistono, e nemmeno i fantasmi! Di sicuro, tuo padre avrà visto una chimera..."

" Una chimera?!? E che cosa sarebbe?" chiesero all'unisono Vicky e Giselle, incuriositi.

" Una chimera è un essere che viene creato assimilando parti del corpo di esseri viventi diversi. Almeno... questo è ciò che mi disse lo zio una volta..." puntualizzò Elycia.

" Caspita! Tuo zio, oltre ad essere bellissimo, è anche intelligente..." disse Giselle, con aria sognante.

" Be’ ... ma non è proprio mio zio: più che altro, era un amico di mio padre che, quando può, viene a trovare me e la mamma!" detto questo, sorrise al pensiero di quell'uomo che era sempre stato tanto gentile con lei.

" La sua ultima visita risale a tre mesi fa... da allora, non si è fatto più né sentire, né vedere." pensò la figlia di Hughes.

" Ehi, Elycia: proseguiamo? Questo scemo mi ha messo paura!" La voce imbronciata di Giselle la destò dai suoi pensieri.

" Scemotta sei tu! Scema e pure svampita: è mai possibile che ti devi sempre prendere le cotte per gli uomini adulti?"

" Non è vero! Vicky, piantala!!"

" Invece ho ragione!"

" Smettila!!"

E mentre i suoi due amici erano impegnati a battibeccare e a lanciarsi occhiatacce e linguacce (una cosa che succedeva quotidianamente, tanto che Elycia, essendoci ormai abituata, non diceva niente), lei fissava quella vecchia dimora.

Spinta da una forte curiosità, avanzò a passo deciso verso il giardino di quella abitazione. Dato che nessuno se ne occupava più da anni, l'erba era diventata alta e fitta, tanto che il terreno si scorgeva a malapena.

Ma la cosa non le importava minimamente.

" Ehi, dove stai andando?"

" Elycia!"

A sentirsi chiamare, si girò e guardò i suoi migliori amici con aria di sfida.

" Voglio dimostrarvi che questa casa non è stregata... e nemmeno infestata da fantasmi, mostri e chimere! Se non volete seguirmi, razza di fifoni, aspettatemi lì!!" detto questo, Elycia si girò per riprendere la sua camminata tra l'erba, a passo moderato, per non inciampare e cadere.

Dopo un'occhiata d'intesa, Vicky e Giselle la imitarono: un pò titubanti, è vero, ma non l'avrebbero fatta entrare là dentro da sola.

E se le fosse successo qualcosa?

Il ragazzo si sentiva un pò più responsabile, dato che era stato proprio lui a proporre quella deviazione. (Prendevano un'altra strada, di solito)

E poi, non sarebbe stato neanche giusto: se c'era qualche problema, l'avrebbero affrontato insieme.

Dopo aver attraversato il giardino ed essere arrivati davanti alla porta di ottone, sigillata da due pezzi di legno inchiodati sulla sua superficie ruvida e consumata dal passare del tempo, Elycia riprese:

" Dobbiamo buttarla giù, capito? Al mio tre, tiriamo un calcio... più forte che potete, mi raccomando!" Si girò a guardarli e loro si limitarono ad annuire silenziosamente.

" Ok! UNO... DUE... E TRE!!"

Fecero come accordato e gli antichi cardini che tenevano la porta cedettero. Con un tonfo rumoroso, questa venne giù, rivelando l'oscuro interno. Elycia la scavalcò per prima, seguita a ruota dagli altri due. Varcando la soglia, tentarono di guardarsi intorno: anche le finestre erano state sigillate e la visibilità all'interno della grande stanza d'ingresso era limitata.

L'unica fonte di luce proveniva da dietro di loro.

" Elycia: io ho paura!" squittì Giselle. Vicky le prese prontamente la mano, per calmarla. Tremavano entrambe.

" Non temere, Giselle! Ci sono io con te. Anche io ho paura, ma... ma cerchiamo di farci coraggio, ok?" la tranquillizzò a bassa voce. Poi, mentre lei gli sorrideva grata, si rivolse all'altra sua amica.

" E adesso? Come facciamo a perlustrare la casa?"

" Ci sto pensando, Vicky! Un attimo!" gli rispose lei, un pò scocciata.

Chissà che cosa era successo in passato...

Iniziò a tastare il muro, in cerca di un possibile interruttore, procedendo lentamente. Riuscì a trovarlo. Lo premette.

Il soggiorno fu inondato di luce artificiale.

Adesso potevano benissimo decidere che cosa fare e come muoversi.

Elycia estrasse il suo orologio da taschino con rifinitura dorata, regalo della madre: se non rincasava entro venti minuti, Glacier si sarebbe preoccupata.

" Avanti: facciamo questa ispezione veloce! Tu, Vicky, controlla la parte destra della casa. Giselle, tu quella sinistra. Io salirò al piano superiore: siete d'accordo?"

I due annuirono e lei si diresse speditamente verso le scale.

" Stai attenta, mi... mi raccomando!" intervenne la sua amica, preoccupata.

" Si... tranquilla!"

Le scale che portavano al piano superiore davano l'idea di dover cedere, ma Elycia volle comunque salirci.

Scricchiolavano un pò sotto ai suoi piedi, però non erano pericolose. Superato l'ultimo gradino, poté tirare un sospiro di sollievo: se non era ancora successo niente, forse la sua ipotesi era fondata.

Davanti a lei c'era un corridoio con quattro camere, due a sinistra e due a destra, che terminava con una finestra chiusa, non sigillata.

Le si avvicinò e l'apri: la luce del sole e una folata di vento autunnale investirono il piano. La porta dell'unica stanza aperta, quella più vicina, cigolò un pò, scossa dal vento.

Incuriosita, Elycia vi raggiunse la soglia. Da una prima occhiata, le sembrò la camera da letto di una bambina: c'era un lettino, una scrivania antica, una sedia di legno, un cesto pieno di giocattoli, un armadio di legno forato dalle tarme. Vi erano persino due ragnatele che pendevano dagli angoli della parete sovrastante.

Mosse qualche passo incerto. Questo le permise di scorgere un vecchio libro riposto al centro della scrivania.

" Che libro sarà?" si chiese.

Le sono sempre piaciuti i libri.

Vi soffiò sopra per togliere la polvere rimasta, lo prese in mano e lo sfogliò.

" Ma... ma questo non è un libro! E' un diario."

Prima che potesse leggere il contenuto della prima pagina, però, fu interrotta da un urlo stridulo proveniente dal piano di sotto. Senza pensarci due volte, corse fuori dalla stanza, portando con sé l'oggetto che teneva stretto nella mano destra.

Scese velocemente le scale, giusto in tempo per vedere Giselle scappare via, fuori dall'entrata, che continuava a gridare spaventata.

Poi vide Vicky uscire da un'altra stanza, richiamato anche lui dall'urlo della ragazza.

" Che cosa è successo, Elycia? Dov'è Giselle?" domandò, scosso.

" Giselle sta fuggendo! Seguiamola, così scopriremo perché urlava tanto!!"

" Ok!" e si precipitarono all'inseguimento.

 

****

 

" Sei sempre la solita stupida!! Per un topolino! Un indifeso topolino! Ci hai fatto spaventare, pensavamo che ti era successo di peggio..."

Vicky stava sgridando la sua amica fifona, che adesso stava seduta in una panchina a due chilometri di distanza dalla villa di Tucker, dopo aver corso come un'ossessa.

" Ma lo sai che ho una paura matta dei topi... uffa!!" si giustificò Giselle, lagnandosi.

Elycia, nel frattempo, depose con cura il diario nella sua cartella: i suoi amici erano impegnati a discutere, quindi non le prestavano attenzione.

Avrebbe pensato a leggerlo a casa, con calma.

" Ma... Elycia senti: dobbiamo tornarci ancora in quella casa, per caso?" le chiese Vicky, mentre si rimetteva la cartella sulle spalle.

" Certo che sì! Sono convinta che ci sia altro da scoprire. E non l'ho trovata per nulla strana o pericolosa. A domani... io me ne torno a casa mia!"

" Va bene, ciao. Ci penso io ad accompagnare la fifona..."

" Vicky piantala!!" Mentre Giselle metteva il broncio, incrociando le braccia al petto e Vicky sghignazzava, Elycia si allontanò.

Dopo cinque minuti di cammino, arrivò al cancello di casa sua.

C'era una macchina scura parcheggiata di lato, segno che avevano visite.

Suonò alla porta e Glacier le aprì, accogliendola.

" Bentornata a casa, tesoro!"

" Ciao mamma! C'è qualcuno?"

" Si... sta in soggiorno."

" Chi è?"

" Oh, sarai felice di vederlo... ma come mai ci hai messo tanto a tornare?"

" Ehm... perché prima sono passata a casa di Giselle. Sua mamma ci ha offerto una fetta di torta alle fragole, sai? Era davvero deliziosa!!"

" Bene... vorrà dire che ricambieremo!"

" Sì, mamma! Anche le tue torte sono squisite!"

Mentre Glacier le sorrideva, dandole un bacino sulla guancia, a Elycia dispiacque di aver mentito alla madre, ma era meglio così.

Se avesse saputo ciò che avevano fatto lei e i suoi amici, o non avrebbe creduto a una sola parola, oppure si sarebbe preoccupata più del dovuto per una cosa da nulla.

Perché, il giorno dopo, lei voleva entrare nuovamente in quella villa ed esplorarla meglio.

Aveva un "non so che" di misterioso che l'attirava tanto.

Glacier entrò in cucina.

Elycia smise di pensarci.

Depose la cartella sulle scale e si diresse verso il soggiorno. L'avrebbe messa a posto dopo.

La sua attenzione venne subito attratta da una figura che le dava le spalle: era un uomo alto, moro, che indossava un lungo giaccone nero sopra la divisa militare.

Intento a osservare pensieroso un quadro appeso alla parete, sopra il camino, non si era accorto dell'ingresso della ragazza.

Fu lei a riportarlo alla realtà, salutandolo sorpresa.

" Oh... ciao piccola! Come stai? Ti stavo aspettando..."

" Davvero? E da quanto?"

" Sono arrivato qui un'ora fa!"

" Ah... allora scusa, zio."

" Non scusarti e vieni qui!"

" Sissignore!"

Elycia obbedì, incurvando le labbra in un semplice sorriso. E, come faceva ogni volta che riceveva una sua visita, lo abbracciava.

Da piccola era troppo timida per farlo, ma dopo essersi sbloccati, crescendo, ci si fa l'abitudine.

Questo piccolo gesto, per lei, equivaleva a un qualcosa che le ricordava vagamente il padre, morto quando lei aveva solo quattro anni.

Perciò è più che naturale che le mancasse un pò quell'affetto di quando era solo una tenera bambina.

Mentre chiudeva gli occhi, perdendosi in quel calore, lui parlò ancora.

" Ho un regalo per te."

" C-come? Un regalo?" chiese lei, lasciandolo, anche se lui le teneva ancora un braccio.

Limitandosi a sorridere, la fece girare. Poi, senza dire nulla, le mise al collo una collana argentata con un ciondolo a forma di stella.

" Oh! Zio, grazie! E' bellissima! Ma... ma perché questo regalo, eh?"

" Un mese fa hai fatto il compleanno, giusto? Quindici anni. E questo è il mio regalo, per farmi perdonare di non essere più venuto a trovarvi!"

" Ma dai, zio! Non fa nulla, anzi... lo so che sei sempre impegnato con l'esercito e tutto il resto. Be’ ... grazie. Grazie di cuore!"

" Figurati, piccola! A proposito: sarà meglio che vada. Ho un appuntamento importante che mi aspetta tra mezz'ora."

Elycia sospirò, mentre lui dava un'occhiata al suo orologio d'argento.

Ormai, conosceva bene le sue abitudini, perciò le venne spontaneo chiedere:

" Non ti smentisci mai, vero? Di chi si tratta, stavolta?"

" Ma lo sai che, quando fai così, sei più simile a tuo padre di quanto pensi?"

Elycia non lo diede a vedere, ma quella affermazione la rese felice dentro.

Anche detta così, di scherno.

" Ti accompagno alla porta?" si limitò a dire, seria.

" Ma te la sei presa?"

" Per niente."

" D'accordo... per la porta, non preoccuparti! Non c'è bisogno che mi accompagni. Spero... spero di potermi trattenere più a lungo, la prossima volta!"

" Già... lo spero anch'io, zietto caro!" scherzò.

Si salutarono con un altro abbraccio, poi lui se ne andò, senza aggiungere altro.

Avevano stabilito questo strano rapporto con gli anni, perché all'inizio, secondo quei pochi ricordi che Elycia conservava della propria infanzia, sembrava che lui si sentisse a disagio a venirli a trovare.

E' vero che ogni volta che bussava alla porta di casa la salutava sorridendole e lei, timidamente, si nascondeva dietro la madre, ma... allo stesso tempo, appariva freddo e distaccato. E andava subito via, non si tratteneva come invece faceva negli ultimi tempi.

Perché?

Mentre lo guardava avvicinarsi alla macchina dalla finestra del soggiorno, decise che la prossima volta glielo avrebbe chiesto direttamente a quell'uomo che era abituata a chiamare solo zio, ma che, in realtà, si chiamava Roy Mustang.

 

****

 

Dopo aver cenato, Elycia salì in camera sua con la cartella in mano. Indossò il suo pigiama lillà.

Finalmente, poteva leggere il contenuto del diario trovato nel pomeriggio in santa pace.

All'inizio, le parve strano che ben quattro persone vi avessero scritto degli sfoghi personali e che, tra questi, ci fosse persino il padre.

Appariva insolito anche il fatto che le cose non venissero inserite di pagina in pagina, ma alla rinfusa, come capitava a chi vi scriveva.

Come mai?

L'unica cosa utile che aveva capito da ciò era il proprietario della villa, e che la gente la indicava come una casa infestata perché vi erano accadute cose brutte.

Ci pensò un po’ ma, a parte questo, non giunse a nessuna conclusione logica.

" Questo diario è un vero mistero... ma non importa: lo conserverò comunque!"

detto questo, lo ripose tra i suoi libri nello scaffale, spense la luce e si coricò.

 

 

Sono contento.

 

D'altronde, è meglio così: è meglio rimanere tra i libri di una ragazzina che in una vecchia casa a far la muffa!

 

Ho esaurito le parole: non mi resta che smettere di essere un diario pensante, addormentarmi per sempre.

 

Ringrazio tutti voi per aver avuto la pazienza di ascoltarmi: forse, alcuni di voi non avranno capito niente, ma mi avete comunque dato l'illusione di essere reale.

 

Grazie!

 

Addio, cari amici. Addio.

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccoci giunti alla fine, cari!! ç_ç *si asciuga lacrima fuggente*

 

Questo, per me, è il miglior finale che questo magico diario potesse avere, non trovate?

Magico perché aveva lo strano potere di attirare a sé chiunque avesse avuto bisogno di sfogarsi. (e, secondo me, le persone che ho fatto sfogare ne avevano bisogno eccome! ç_ç)

E poi, volevo rendere il tutto misterioso: ci sono riuscita??

 

Ora vi chiederete: perché Elycia come protagonista dell'epilogo?

Perché lei rappresenta la tipica ragazza curiosa che avrebbe fatto esattamente ciò che avete letto.

O - forse - perché io stessa ho sempre avuto il desiderio di entrare in una vecchia villa ed esplorarla?? *mistero! XD*

 

Il rapporto che c'è tra Roy ed Elycia è quello che ho sempre immaginato dopo l'anime: mi piace pensare che lui vada a trovare la famiglia del suo migliore amico e si faccia chiamare volentieri "zio".^^

E poi, non ci sono molte fic sul personaggio di Elycia Hughes e un po’ mi dispiace!

Naturalmente, questo personaggio non mi appartiene, così come non mi appartengono gli altri, a parte Vicky e Giselle (gli amici di Elycia) che sono farina del mio sacco, anche se hanno avuto delle parti poco importanti.^^''

Spero di essermi spiegata: in caso, fatemi sapere con un commento^^

 

Passiamo ai ringraziamenti:

 

- Ringrazio infinitamente chi ha messo la fic tra i preferiti (ovvero Angel Natalie e ZARI) e spero di non avervi deluso.

 

- Ringrazio strawberry_ e Sloth per aver commentato solo i primi capitoli.

 

- Rispondo al commento di Red Robin: allora, ho fatto il capitolo abbastanza lungo stavolta?? E poi, un'altra cosa sensei: non essere sempre così realista, ti prego, e cerca di vedere questa ficcy con gli occhi di un sognatore, sennò certo che ti sembra strana! Io l'ho scritta soprattutto per questo motivo. ^_^ Comunque, grazie mille!! E hai ragione: l'idea è tutta tutta mia! XD

 

E, infine, ringrazio chiunque abbia solo letto.

Bacioni a tutti!

 

Rinalamisteriosa

 

  
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