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Autore: emychan    12/01/2015    4 recensioni
"In principio il giardino apparteneva all'uomo e alla donna"
Così si apre la storia narrata in Yggdrasil, ma questa è una storia diversa.
Questa è la storia di Lilith, delle sua scelta e della sua caduta.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Secondo capitolo.
La parola spetta a Lucifiel. Spero vi piaccia leggere di lui, quanto a me piace scriverne!:)
Buona lettura!
Grazie a  Drachen e Loreena McKenzie per la loro recensione, spero continuiate a seguirmi!:)
Per le note sulla storia vi rimando al primo capitolo! Per saperne di più vi aspetto su twitter e Facebook, cercate Ella M. Scarlett!:)

 


 Lucifiel



Era inconcepibile. Assolutamente inconcepibile.
I passi del consigliere risuonarono lungo i corridoi del palazzo di cristallo, sopra le scale a pioli che conducevano verso l’alto e lungo il cristallo che lastricava l'intero terrazzo di luce, il cui accesso era consentito solo a pochi eletti.
Sicuramente Michael si stava prendendo gioco di lui, non sarebbe stata la prima volta, in fondo.
Digrignando i denti, Lucifiel poggiò la mano contro la porta di luce, incurante delle storie scritte in oro sui suoi battenti. Non era quello il giorno per ammirare le opere del Signore.
Se è uno scherzo, questa volta lo uccido.
La porta si spalancò e l’irritante canto del coro dei Serafini si sollevò in un allegra melodia di saluto, ma l’arcangelo gli ignorò avanzando verso il trono a passo svelto.
L’unica cortesia che mostrò fu un lieve inchino del capo, un leggero flettersi delle ginocchia.
«Mio amato Astro del Mattino, benvenuto. Cosa posso fare per te quest'oggi?» la voce del Padre lo accolse serena e cordiale, quasi meravigliata da quell'inaspettata visita.
Ma Lucifiel non era uno sprovveduto e sapeva bene che era solo un trucco. «È vero?» tagliò subito corto rialzandosi e incrociando le braccia sul petto. C’era una certa alterigia nel suo aspetto e nel suo modo di fare che andavano oltre le sue intenzioni e che non avrebbe potuto abbandonare, neppure volendolo.
La luce bianca, che avvolgeva l’intero Regno e che lì, così vicina alla sua fonte, pareva più luminosa che mai, vibrò divertita.
«Credo dovrai essere più specifico nella tua richiesta, figlio mio» lo canzonò il Signore con voce bonaria e Lucifiel strinse le labbra. Non aveva alcuna voglia di condividere lo strano umorismo del Padre. Non in quell’occasione.
«Oh, non fingere con me» sibilò con una scossa nervosa del capo, al gesto i lunghi capelli neri sfuggirono alla treccia, in cui li portava legati, ricadendogli lungo le spalle e giù, fin quasi a sfiorare il pavimento. «Sai benissimo perché sono qui.»
«Come posso saperlo, se non me lo dici?»
«La mia conversazione con Michael!» sputò irritato l'arcangelo.
La luce corse ad avvolgerlo, accarezzandone le lunghe ali come per placarlo.
«Ora dai per scontato che ascolti le conversazioni private degli altri. È molto maleducato pensare questo di me, Lucifiel. E mi ferisce.»
L’arcangelo boccheggiò silenzioso. Da quando non le ascolti? Avrebbe voluto chiedere, ma la sorpresa per il continuato atteggiamento del Padre lo stava confondendo troppo, per reagire con immediatezza.
Perché si ostinava a prendersi gioco di lui? Perché fingeva ignoranza? Oppure- pensò con un lampo di preoccupazione- non li aveva davvero sentiti? Possibile?
«Non vi sentite bene, allora?» chiese passando automaticamente e inconsapevolmente al Voi, ma attorno a lui, la luce si fece più brillante e una risata risuonò nella sua mente e nella sua anima riempendolo di gioia e affetto.
«Non preoccuparti, mio Lucifiel» lo rassicurò il Padre. «Conosco bene il motivo della tua visita, ma non comprendo cosa turbi la tua mente.»
Tranquillizzato circa la salute del Signore e convinto che si stesse solo prendendo gioco di lui, Lucifiel permise alla rabbia e all'indignazione di farsi nuovamente spazio nel suo corpo. «Non saprei-» sibilò velenoso. «Forse il fatto che progetti di sostituirci!»
«Sostituirvi? Questa è nuova anche per te. E con cosa progetterei di sostituirvi, di grazia?»
«Con queste tue nuove creazioni-» gesticolò il consigliere senza lasciarsi intimidire. «Che sembrano divertirti all’infinito.»
Il silenziò che seguì fu assordante. Perfino il coro si interruppe per fissarlo con occhi sgranati. Ventiquattro occhi dorati, che lo guardavano sgomenti e inorriditi.
Il Signore rise. «Certo, le scimmie mi divertono molto, devo ammetterlo. Anche il nome che ho scelto per loro: scimmie. Non ha un suono buffo? Però, devo ammetterlo, Lucifiel. Affidare i vostri compiti ad un esercito di scimmie- non sono certo che comprenderebbero i miei comandi. Già fatico a farmi comprendere da voi-»
«Non prenderti gioco di me» lo interruppe il consigliere, sempre più irritato dall’intera conversazione. C’erano giornate in cui sembrava impossibile dialogale col Creatore. «Michael parla di altre creature celesti rinchiuse in un angolo sperduto del Regno, nascoste ai nostri occhi perché migliori di noi.»
La risata fu più divertita e fragorosa della precedente. «Michael possiede una sconfinata fantasia e una curiosità che non gli fanno alcun bene. Ma tu mi stupisci, come puoi credere a storie simili? E che ragione avrei di nascondervele, se fossero creature celesti come voi?»
«Questo dovresti dirmelo tu.»
La luce parve ritrarsi, affievolirsi, per poi tornare a brillare, quasi stesse sospirando. «Non sono creature celesti, non come voi. In questo Michael ha ragione.»
Lucifiel trattenne il fiato. Era la verità, allora? Stavano per essere sostituiti? Cancellati?
«Cosa sono?»
«Non lo so neppure io, a dire il vero» fu l’inaspettata risposta alla sua domanda. «Ho infuso la vita in alcune parti del giardino, esattamente come ho fatto tanti astri fa con voi. Ho soffiato su di esse e ho guardato il miracolo ripetersi, ancora e ancora. E qualcosa, col tempo, è cambiato, è mutato. Una nuova creatura è cresciuta sotto ai miei occhi.»
«Una creatura? Che genere di creatura?»
C’era qualcosa, nel tono che il Signore usava per descrivere questa nuova creazione, che rendeva l’arcangelo sospettoso. Una voce, che lo metteva in guardia da un imminente pericolo.
«L'ho chiamato Ish, uomo.»
«Ish? E cosa sarebbe, di grazia? Un angelo? Un animale?»
«Niente di tutto ciò» negò il Creatore. «Come voi, egli custodisce una piccola parte della mia essenza, ma non ha lo stesso legame con la fonte, né potrà mai averlo. Non percepisce, né comprende, la mia volontà come le altre creature celesti. E non è completo, soffre la solitudine, e la mia luce non basta a colmarlo di gioia come vorrei. Sente il bisogno di compagni, in un modo a voi sconosciuto.» C’era tristezza nella sua voce, ma anche amore. Un amore che rendeva invidioso Lucifiel, anche se non voleva ammetterlo. «Per rispondere alla tua domanda, no. Non è stato creato per sostituirvi, né potrebbe mai farlo. L’uomo non è, né sarà mio nel modo in cui lo siete voi.»
La luce sorrise avvolgendolo nel suo abbraccio caldo e tentò di assorbire tutte le ansie, le paure e le preoccupazioni di quel giorno.
«Non trattarmi con condiscendenza, sai che non lo sopporto» brontolò ancora preoccupato da quelle notizie, ma incapace di rifiutare il conforto del Padre.
La luce vibrò e si strinse con più affetto attorno a lui. «Non lo farei mai» la sentì mormorare.
«Dimmi almeno che non sarà un pericolo» mormorò Lucifiel anche se sapeva che, ormai, nessuna parola lo avrebbe mai convinto del contrario.
«Un pericolo?» parve stupirsi il Signore. «E perché mai dovrebbero esserlo?»
«Perché ti conosco e, da come parli, so che hai creato qualcosa di ingestibile.»
«Ed è questo che ti preoccupa? Temi che non possa controllarli?»
«No» scosse il capo l’arcangelo. «Non so che cosa temo, ma sono terrorizzato.»
«Oh, mio amato consigliere dall'anima nera. Sempre a prevedere il peggio, impaurito da tutto e da tutti. Perché, per questa volta, non riponi la tua fiducia in me e mi lasci fare, senza giudicarmi?»
«Perché non è quello il mio compito» rispose secco Lucifiel. «Non sono Michael, pronto a piangere per ogni tuo gesto e non sono nemmeno Raphael, che si accoda alle decisioni degli altri per non litigare. Io sono qui per proteggerti e consigliarti. E ti dico che la tua opera di creazioni sta superando troppi limiti. Non potrà finire bene.»
«Ah, mio eterno contraddittore. I tuoi avvertimenti sono amari alle mie orecchie, ma li accetto come prova della tua devozione.»
Lucifiel arrossì e distolse lo sguardo sbuffando.
«Adesso, però, prendi i tuoi fratelli e scendi nell'Eden. Guarda coi tuoi occhi quest’uomo, che ho creato, e torna a dirmi cosa ne pensi.»
C'era una nota di amore, di profondo entusiasmo, che l'arcangelo sentì vibrare dentro di sé con disgusto. Qualsiasi cosa fosse, odiava quest'uomo con tutte le sue forze. «Non credo che-» iniziò a rifiutare, ma la sua voce venne interrotta.
«È un ordine» risuonò quella del Signore e, di fronte al suo comando, il consigliere chinò il capo. «Così sia» mormorò, seppur controvoglia.
«Perfetto!» la luce vibrò, di nuovo divertita. «Parti subito, allora. E Lucifiel? Cerca di osservare senza pregiudizi.»
L'arcangelo non rispose.

 

end

 
 
   
 
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