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Autore: acciosnape    13/01/2015    3 recensioni
Ricordava la figura maschile dal completo scuro, gessato, elegantissimo e probabilmente anche costosissimo seduta al fianco sinistro del letto, dove riposava un giovane Sherlock stremato dai sedativi e le mille domande che si pose e che vennero esaudite non appena la figura si alzò e si presentò.
[ Mystrade ispirata ad un roleplay. ]
INCOMPIUTA - ho deciso di riscriverla, modificandone alcuni pezzi, nome compreso e magarli darle un giusto finale. Spero di ripubblicarla presto!
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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File 11.
“ Prendilo come un ordine e non come un favore. ”


Le mani, congiunte poco prima a quelle di Mycroft, scivolarono sul tessuto pregiato della camicia, pronte a toccare e accarezzare ciò che fasciava: petto, schiena, braccia; facendosi strada sotto i pantaloni slacciati in precedenza, e strinsero delicatamente le natiche, lasciando sfuggire a Mycroft un gemito di disappunto e un sorriso a Lestrade, che non faceva altro che baciare, leccare e mordere le labbra dell'Holmes.
Finì di sbottonargli la camicia con tutta la delicatezza di cui era capace, a differenza dei pensieri poco casti di qualche ora prima e si abbassò lentamente, baciandogli il mento, la mascella; scendendo sino al collo che Mycroft inarcava sempre di più, in cerca di contatto, così come faceva con il corpo, comprimendolo contro quello dell'Ispettore, che in risposta, fece sedere sul letto sfilandogli e sfilandosi a sua volta gli abiti rimasti.
Gregory gli appoggiò una mano sul petto, invitandolo a sdraiarsi: poteva sentire il suo battito cardiaco, leggermente accelerato e lo spinse delicatamente, facendolo appoggiare contro i cuscini, non smettendo nemmeno per un istante di baciargli ogni centimetro di pelle. Era inebriato da quel profumo così intimo di bagnoschiuma, acqua di colonia e di Mycroft, che in quell'esatto momento era suo, completamente suo. Quest'ultimo registrò mentalmente ogni movimento e sensazione che l'Ispettore stava procurandogli: brividi percorsero entrambi, poiché quello che stava accanendo non era una richiesta, né un controllo... era semplicemente istinto e amore. A Greg faceva strano ammetterlo, così come gli era strana quella sensazione di leggerezza, come se ogni problema della sua vita fosse spirato non appena avevano cominciato a baciarsi, toccarsi, in quella camera da letto.
Marchiò il suo corpo con una serie di piccoli baci e morsi che partivano dal petto fino all'ombelico: come aveva sempre teorizzato, il corpo di Mycroft non aveva bisogno di nessun tipo di dieta e quel momento lo confermò, nonostante stesse ritraendo la pancia, non essendo abituato al tocco delle labbra sulla pelle.
Passò a baciargli la fronte, accarezzandogli una guancia velata di sudore, mentre guardava ogni singola espressione del volto di Mycroft, che aprì lievemente le palpebre, riuscendo ad incatenare lo sguardo con quello di Lestrade. Gregory sorrise genuinamente, dicendogli grazie, di essere entrato nella propria vita, di avergliela rivoltata e di permettergli di fare altrettanto; la sua voce, roca a causa degli anni passati attaccato alle sigarette, tremava per via dell'emozione e l'intensità di quel momento.
Si abbassò nuovamente, facendo aderire completamente i loro corpi e lo baciò, sempre con più veemenza, fin quando entrambi non gemettero l'uno nella bocca dell'altro, accorgendosi anche delle loro eccitazioni, bisognose di attenzioni.
Deglutì guardando Mycroft: stava dandogli il permesso di fare molto di più, stava dandogli il permesso di essere dominato e non di dominare come era solito fare con il Paese, solo perché era lui, Gregory Lestrade.
Cerò istintivamente con lo sguardo qualsiasi cosa avrebbe potuto utilizzare come lubrificante, in modo da rendergli tutto meno doloroso possibile, e gli balzò alla vista un piccolo vasetto di crema per le mani sul comodino e una volta afferrato, se ne spalmò un'abbondante quantità sulle dita e abbandonò la piccola vaschetta sul lenzuolo; posando nuovamente il suo sguardo su Mycroft, trovandolo riversato su un fianco. Allineò nuovamente il corpo contro il suo, continuando a baciargli la spalla e il collo, provocandogli dei mugolii che non fecero che aumentare l'eccitazione in entrambi. Gli diede sollievo cominciando con delle carezze che partivano dal basso ventre, e che ben presto si trasformarono in una presa salda e decisa sul suo membro eretto.
Mycroft, cercando di trattenersi in tutti i modi possibili per non apparire debole di fronte al piacere sessuale, ansimò mordendosi una mano chiusa a pugno, spingendo lentamente il bacino, seguendo i movimenti della mano di Gregory che, poggiandogli la fronte contro la spalla, pregò di non venire prima del previsto; dando ascolto ai suggerimenti che stava dandogli il proprio istinto, cercò di prepararlo insinuando lentamente le dita precedentemente lubrificate tra le natiche.
Mycroft voltò il capo in sua direzione, obbligandolo ad alzare il suo e guardarlo. Era meraviglioso: quel momento, quella persona e quanto stavano provando. Greg prese tra le sue labbra il lobo dell'orecchio, sorridendo e rendendolo ancora una volta partecipe dei suoi pensieri, di quella felicità di essere lì, con lui e delle sensazioni che lo stavano inebriando sempre di più; si appropriò poi delle sue labbra, cercando di rilassarlo con parole spezzate dai baci, carezze e piacere.
Mycroft, ansimando, gli afferrò il braccio, trascinandosi prepotentemente sotto il corpo di Lestrade, obbligandolo a cambiare posizione. Passò forzatamente lo sguardo dai loro corpi al suo sguardo, perdendosi in quegli occhi mai stati così ricchi di desiderio da quando tutto era cominciato.
Il sol pensiero di entrare in lui, lo fece rabbrividire di piacere, mentre cercava a tentoni il vasetto per lubrificarsi ancora; Mycroft stringeva con forza la stoffa del lenzuolo, non appena gli divaricò le gambe e avvicinò il proprio membro verso l'apertura: i suoi gemiti non erano altro che un invito ad entrare ancora. Greg spinse, entrando sempre di più, ansimando all'unisono; si piegò su di lui, poggiando una mano sul cuscino e stringendone a sua volta la stoffa della federa: voleva guardarlo bene, imprimersi nella mente quella visione, quei mugolii che uscivano dalla bocca semi chiusa di Mycroft.
Biascicarono uno il nome dell'altro, insieme a qualche altra parola indefinita ad ogni spinta, e l'Ispettore sperò di non fargli eccessivamente male, perché lo amava, amava Mycroft, in un modo del tutto nuovo ed inaspettato: la persona meravigliosa che era, nonostante tutto; la persona che anno dopo anno, da quando lo aveva conosciuto in quella stanza d'ospedale, stava provando a regalargli una nuova vita.
Strinse gli occhi, accucciandosi contro il corpo dell'altro e gli appoggiò la fronte umida sulla spalla.
Sentì le mani delicate dell'Holmes sulla schiena, pronte a tastare ogni muscolo contratto ad ogni spinta, stringere e accarezzare a sua volta ogni parte del corpo di Lestrade, scoprendo a sua volta il piacere di toccare; spinse poi il bacino contro il ventre di Greg in cerca di altro sollievo e quest'ultimo infilò la mano in mezzo a loro, salda e decisa come prima, masturbandolo a ritmo delle sue spinte che non facevano che aumentare di intensità e voglia.
Senza che ne nemmeno se ne accorgesse, Mycroft fece scivolare le mani sui suoi glutei contratti e Greg ringhiò contro la sua spalla più che soddisfatto; spostò leggermente il viso, in modo da poterlo guardare ancora, scoprendogli le pupille ben più che dilatate. Si scambiarono uno stupido sorriso che sparì in meno di un secondo dalla faccia dell'Holmes, il quale inarcò più che poté la schiena alzando il bacino contro la mano di Lestrade, la fonte di quel piacere che aveva raggiunto il culmine, accantonato da anni, come ogni altro sentimento, e non facevano che traboccare, senza controllo. Sputò fuori un gemito, mozzato dalle labbra di Gregory, costringendo a baciarlo mentre veniva.
Lestrade venne a sua volta, complice quel bacio, quelle lingue che non facevano altro che esplorarsi, toccarsi; il tocco di Mycroft provocatore di brividi in ogni parte del corpo e le care e vecchie endorfine, che stavano facendo il loro corso.
Uscì da Mycroft, abbandonandosi contro il suo corpo appiccicoso, poggiandogli la tempia contro petto, chiudendo gli occhi e beandosi di quel contatto e calore e il suono irregolare del suo cuore. Fu inevitabile per Greg, ripensare ai tempi in cui al posto di Mycroft vi era la moglie, ma quel pensiero di troppo, venne spazzato via dal lieve tocco del maggiore degli Holmes contro la sua nuca.
In risposta alzò il viso, cominciando a baciargli il mento e la mascella, spostando poi il proprio peso sul materasso, trovando una posizione decisamente più comoda per entrambi.
Mycroft chiuse gli occhi dopo alcuni minuti e, senza pronunciare parola, si voltò su un fianco, dando la schiena a Lestrade, che dopo qualche istante raggiunse con la medesima posizione, comprimendogli la schiena contro il suo petto, che si alzava e abbassava ancora irregolarmente e lasciandogli dei piccoli baci sulla nuca velata di sudore, ringraziando silenziosamente le endorfine del maggiore degli Holmes, che gli permisero di baciarlo e accarezzarlo più del dovuto. Infine, insinuò una gamba in mezzo alle sue, sfregando la caviglia, fin quando non si addormentò, sussurrandogli quanto fosse stato magnifico quanto era appena accaduto tra di loro.

*

Mycroft non aveva bisogno di sveglie, l'orologio biologico lavorava per lui, così come il cervello e il fisico. L'Ispettore, sdraiato a pancia in giù, sul lato destro di quel letto bianco in cui avevano consumato una notte non di sesso, ma di amore: allungò una mano verso il suo nuovo amante seduto sul bordo del letto con solo addosso la sua vestaglia da camera, e gli afferrò delicatamente il polso, facendo scivolare la mano sulle sue lunghe dita e portandola alla bocca, dove vi posò un leggero un bacio, lasciandola subito dopo e seguendo ogni singolo movimento di Mycroft.
Dopodiché sedendosi, diede uno sguardo alle lenzuola e gli tornò alla mente anche la presenza dei domestici. Inevitabilmente, si chiese se avessero sentito oppure no, quanto era accaduto la notte scorsa con una punta di orgoglio.
Si alzò in piedi, andando ad aprire la porta-finestra; estrasse una sigaretta dal pacchetto sul comodino, andando poi a fumare sul balcone, coprendosi anch'egli con la vestaglia che trovò sulla poltrona, soddisfatto come non gli capitava da mesi.
L'aria novembrina era fredda e pungente, dovevano essere circa le 6.30 del mattino a giudicare dal colori albini del cielo. Quanto stava provando in quegli attimi, era molto simile alle sensazioni provate alla fine di quei pericolosi inseguimenti notturni, quando tutta l'adrenalina ha smesso di fare il suo corso, su una di quelle alture londinesi.
Dopo qualche pensieroso tiro alla sigaretta, sentì Mycroft uscire dal bagno privato: silenzioso ed affascinante come lo era sempre stato e solo allora aveva deciso di ammettere a sé stesso. Si scambiarono uno sguardo, mentre Mycroft, si stirò elegantemente la cravatta con una mano, pronto in uno dei suoi completi lavorativi.
Poggiando la sigaretta sulla ringhiera del balconcino, Greg si avvicinò, dandogli il buongiorno verbalmente e poi a fior di labbra con un bacio. Dovette trattenersi dal prenderlo e appiattirlo contro di lui e rifare l'amore come la notte appena trascorsa, ma il lavoro di entrambi non lo avrebbe permesso. Rimasero in silenzio, con solo il rumore delle loro bocche che si incontravano ed esploravano ancora una volta, fin quando Mycroft, con un cenno del capo, gli diede il permesso di utilizzare il suo bagno privato per riassestarsi e prepararsi.
Poi, dalla sua scrivania di New Scotland Yard, la giornata era cominciata proprio come tutte le altre, a parte per il fatto che fosse molto più rilassato e se ne accorsero la maggior parte dei colleghi in tutto il dipartimento.
Sally Donovan, con cui aveva un caso tra le mani, preferì non indagare, mantenendo la sua solita rigidità lavorativa, cosa che non fece però Sherlock Holmes, lanciandogli occhiate durante il caso in corso e l'Ispettore non si premunì nemmeno di fingere, non con Sherlock.
Tra una piccola pausa caffè e l'altra, pensò e ripensò a quanto accaduto, da quando Mycroft aveva rimesso piede in casa, alla bomba innescata con quel dolce e, Dio, ringraziò la sua maledetta vena culinaria, tornata utile in quel periodo della sua vita, che stava lentamente cominciando ad avere un senso. Si ritrovò a pensare per tutto il pomeriggio alle attenzioni che riservavano l'uno per l'altro, ammettendo a sé stesso che andavano ben oltre l'amicizia, sentendosi un perfetto coglione ad essersene accorto soltanto la sera precedente dopo tanto tempo, ma anche enormemente sollevato, perché ciò che provava per Mycroft, a modo suo lui lo ricambiava.
Ripensò alla giornata completa, da quando lo baciò per dargli il buongiorno, alla doccia veloce nel suo bagno privato nella stanza e al doppio caso giornaliero, in cui riuscirono a cogliere in flagrante una banda di falsari, ad interrogarli ed arrestarli, scortandoli lui stesso in cella, guadagnandosi ancora una volta i meriti del completo dipartimento e perfino quelli del Commissario. Tornando a casa, dopo essere entrato nel viale della residenza Holmes, si accorse di tutta la stanchezza accumulata in giornata e una volta uscito dalla macchina si stiracchiò, prima di far scoccare la chiave nella serratura aprendo la porta, declinando ancora un volta l'aiuto dei domestici, e andò in sala, dove si prese qualche istante rilassandosi sulla poltrona, prendendosi il calore del camino acceso.
Ti aspetto per cena.
SMS da: Gregory – 20.19
Mi stai dando un ordine?
SMS da: Mycroft – 20.37
No, è più che altro una richiesta.
SMS da: Gregory – 20.38
Sarebbe stato l'unico ordine che avrei rispettato.
SMS da: Mycroft – 20.40
Prendilo come un ordine e non come un favore, allora.
SMS da: Gregory – 20.41
Alcuni secondi più tardi, sentì la serratura scattare: prontamente, si alzò in piedi, aspettandolo appoggiato contro la spalliera del divano. Avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo? O avrebbe dovuto aspettarsi qualche cosa? D'altronde, non si erano ancora parlati decentemente, poiché la stessa mattina, Mycroft si dileguò non appena Greg entrò in bagno. Improvvisamente, si sentì completamente fuori luogo: se Mycroft fosse stata un altra persona, Greg sarebbe scattato e lo avrebbe baciato, abbracciato e coccolato fin quando la forza glielo avrebbero permesso, ma non con uno come Mycroft, e questo non fece che aumentare la voglia di averlo con sé, perché ogni sua reazione era inaspettata.
Infine si avvicinò, senza nemmeno riflettere, facendolo voltare e aiutandolo a sfilarsi il cappotto blu notte, passandogli le mani sulle braccia un una sorta di carezza, sussurrandogli il bentornato a casa e di prepararsi per l'imminente cena, durante la quale, gli raccontò ciò che lui riteneva “la sua straordinaria giornata”, grazie al caso con Sherlock e a quello dei falsari, ricevendo in tutta risposta soltanto un'espressione accigliata, senza nemmeno un complimento, non rimanendoci nemmeno poi troppo male: Mycroft era sempre stato molto più deduttivo del fratello e questo era uno dei molteplici motivi per cui lo aveva sempre ritenuto tanto affascinante. Nessuno dei due però accennò alla loro notte. Già il solo fatto di essere lì, insieme era una risposta per entrambi.

   
 
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