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Autore: _ Arya _    14/01/2015    11 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Everything I Try to Do, Nothing Seems to Turn Out Righ



-Vuole vederti! Sta bene...- si affrettò a dire, fortunatamente prima che avessi un attacco di panico.
Quindi si era già svegliato. E il suo primo desiderio era quello di vedermi, nonostante la nostra brutta discussione del pomeriggio precedente. Forse non sarebbe stato così difficile sistemare le cose.
All'improvviso però mi resi conto che c'era un altro problema di cui lui non sapeva nulla: l'aborto. Gli avevo promesso che avrei tenuto il bambino, e invece non c'era più. Non era stata colpa mia, però. Forse avrei potuto prevenirlo standomene tranquilla e lasciando che qualcuno lo operasse al posto mio... ma in fondo avevo fatto la cosa giusta. Avevo salvato lui.
Avrebbe capito? O se la sarebbe presa ancora una volta con me?
-Emma? Ti sei incantata... vieni o no?
-Sì, sì. Certo che sì. Andiamo.- decisi infine. Non potevo mandare mia sorella a dirgli che non volevo vederlo, sarebbe stato peggio.
Ci incamminammo verso la sua stanza, e notai come con la coda dell'occhio mi guardasse ogni tanto: ero certa avrebbe voluto riempirmi di domande sulla gravidanza e poi farmi da psicologa, ma non era quello il momento adatto. Forse l'avrei anche accontentata, un giorno a casa davanti ad una tazza di cioccolata calda.
Si fermò davanti alla porta, prima che entrassimo.
-Vai. Penso che dovrei lasciarvi da soli...
-Ok. Vai al bar ad avvertire Regina per favore...
Mi salutò e si diresse a passo svelto in direzione dell'ascensore. Da una parte avrei voluto chiederle di rimanere, perché se ci fosse stata non si sarebbero potute creare situazioni imbarazzanti tra me e Jones, ma avevo bisogno di un po' di privacy.
Entrai lentamente nella sua camera, ed era sdraiato esattamente come prima di essere operato. Non sembrava uno che poche ore fa aveva rischiato di morire dissanguato. In più però aveva un sondino naso gastrico per la nutrizione e una flebo. Probabilmente non avrebbe potuto mangiare da solo per almeno le prossime 48 ore.
Aveva gli occhi aperti, e voltò piano la testa verso di me con un sorriso.
-Sei molto sexy con questi pantaloni di pelle... non che il look da dottoressa non ti doni, ma...sai. Evidenzia meglio le due doti...- commentò, mentre mi avvicinavo.
Scoppiai a ridere incredula, anche dopo un intervento difficile come il suo riusciva a mettersi a scherzare e punzecchiarmi.
Avvicinai la solita poltrona al letto e mi ci sedetti accavallando le gambe e incrociando le braccia, per poi squadrare il suo volto divertita.
-Come ti senti?- gli domandai infine.
-Credo di essere imbottito di antidolorifici... quindi non mi sento poi così male. Cos'è successo?
-Avevi un'emorragia bella tosta. Ma l'ho fermata... starai bene. E non farmi più scherzi del genere, chiaro?!
-Cercherò di fare del mio meglio, tesoro... anche se non nascondo che mi eccita sapere di avere le tue mani su di me...
-Anche dentro di te. Nel tuo petto, letteralmente. E credimi, non l'avresti trovato eccitante- commentai ora seria, ripensando al terrore che avevo provato per il breve istante in cui avevo creduto di non riuscire a salvarlo.
Forse se ne rendeva conto anche lui e scherzava per cercare di minimizzare la situazione e tranquillizzarmi, ma non me la sentivo di ironizzare sull'argomento.
-Scusa. Tu come stai invece? Mi dispiace aver interrotto le tue ore di pausa, avresti bisogno di riposare...- sussurrò, afferrandomi la mano destra che mi stavo tormentando con l'altra.
-Non ti preoccupare, sto bene. Quando ho scelto di studiare medicina ho messo in conto che il sonno non sarebbe potuto essere la mia priorità...- sorrisi. Non volevo dirgli di aver perso il bambino, almeno non in questo momento... l'avrei fatto preoccupare, conoscendolo, e non era proprio il caso. Doveva pensare a sé stesso ora, a riposare e a rimettersi in forze.
Avrei voluto vederlo fuori da quel letto, anche se ciò avrebbe voluto dire che presto sarebbe stato dimesso e non l'avrei visto tutti i giorni a tutte le ore.

-Emma...- parlò ancora, e il suo tono di voce non promise nulla di buono, almeno non per me. Solo dal modo in cui aveva pronunciato il mio nome fui sicura che volesse affrontare l'argomento che tanto volevo evitare.
-Dovrei lasciarti riposare...- borbottai, cercando di far cadere il discorso anche se già sapevo che non ci sarei riuscita.
-Vorrei spiegarti perché ti ho chiesto di fare quella promessa. Poi ti lascerò andare...
Mi guardò supplichevole, e mi fece così tanta tenerezza che non riuscii ad aprire bocca per dirgli di no. Ma doveva anche sapere la verità prima che fosse troppo tardi e ci rimanesse troppo male.
-Va bene, ma prima...
-Lasciami spiegare. Poi potrai dirmi tutte le tue ragioni- mi bloccò, non dandomi modo di dire niente.
-Sì, ma...- tentai ancora ma invano, aveva già iniziato a parlare.
-Avevo nove anni quando mio padre ci abbandonò. Lo fece nella notte, da codardo. Mia madre era incinta del terzo figlio, era al terzo mese... Volevo una sorellina, avendo già un fratello. Per lei fu dura accettare che lui ci avesse davvero lasciati, soprattutto in quel momento... dopo che era sembrato tanto entusiasta di questo bambino, ma ovviamente era stata una farsa. Lui voleva girare il mondo, da solo. Preferì sacrificare la sua famiglia... Lei cadde in depressione, e decise di abortire. Era certa di non avere le forze per crescere un bambino da sola, nonostante io e mio fratello le promettemmo che avremmo aiutato. Non se la sentiva lo stesso, e quindi l'ha fatto, ha abortito.- si fermò un attimo e chiuse gli occhi, prendendo un gran respiro. Non sapevo se stesse male o era per via della sua storia, quindi gli afferrai la mano e la strinsi tra le mie.
Sorrise ad occhi chiusi e ricambiò la stretta, per poi riaprirli.
-I mesi successivi furono un inferno. Mia madre stava sempre peggio, una notte la sentii piangere e andai di soppiatto a origliare e spiare dal buco della serratura della sua camera. Piangeva su dei completini da bambino, molto piccoli... rosa. Capii quindi che aveva anche saputo il sesso della bambina, sicuramente durante la visita del giorno prima che mio padre ci lasciasse. E poi... ha iniziato a parlare da sola... o meglio, con questa bambina immaginaria. Anche davanti a noi, come se non si rendesse conto di dove fosse... ma erano solo dei momenti, ci assicurava ogni volta di stare bene e di aver bisogno di tempo, quindi non chiedemmo aiuto. E poi, un bel giorno, tornato da scuola trovai mia madre senza vita sul divano. Aveva bevuto qualcosa e...beh, puoi immaginare.
Restai col fiato sospeso, era orribile solo immaginare la scena a cui aveva dovuto assistere. Un bambino che tornava da scuola e trovava la madre morta suicida. Gli strinsi la mano ancora di più, per fargli forza, e inoltre per trattenere le lacrime dovetti usufruire di tutta la mia forza di volontà.
-Aveva lasciato un biglietto. C'era scritto... che l'aveva fatto per noi. Che non meritavamo una madre simile... una madre debole che invece di farsi forza e magari darci un nuovo padre, ha preferito uccidere nostra sorella. Ha aggiunto che non voleva rovinarci la vita costringendoci a occuparci di lei quando sarebbe impazzita del tutto... ci ha chiesto di essere felici, e andare avanti con forza. Di imparare dai suoi errori e da quelli di nostro padre, in modo da poter essere persone migliori. E la scritta “addio” era sfocata... come se avesse pianto, e fosse caduta lì una lacrima...- si voltò a guardarmi negli occhi, i suoi erano lucidi come i miei.
-Per questo Emma ti chiedo di non farlo. Forse sono ancora traumatizzato e sto esagerando ma... uccidere un figlio potrebbe segnarti in un modo che neanche puoi immaginare, potresti sentirti in colpa per tutta la vita. Tu sei una donna molto forte, sei dolce, premurosa... puoi essere una fantastica mamma per questo bambino, e tuo figlio sarà sicuramente felice di aiutarti col suo fratellino o sorellina...- detto questo mi poggiò una mano sulla pancia e sorrise rassicurante, mentre io scoppiai completamente in lacrime.
Piansi perché capii che quella promessa per lui era stata molto importante, e io l'avevo sottovalutata. L'aveva fatto per me, perché gli importava di me e aveva paura che potessi soffrire per tutta la vita. Mi aveva fatto promettere di risparmiarmi un dolore di cui non avevo neanche percepito la minaccia, ma che ora comprendevo benissimo.
-Tesoro, Emma... sta tranquilla. Non... non volevo turbarti tanto, non credevo...- fece in tono dispiaciuto. L'avevo anche fatto sentire in colpa, non riuscivo a farne una giusta. Continuavo a fare errori, a sbagliare e rendermene conto solamente dopo. Ero la regina degli errori.
-Non... non è colpa tua. Ho solo... solo una domanda. Perché fai tutto questo per me?- gli domandai tra i singhiozzi, sforzandomi di guardarlo.
-Perché... tu sei la donna che mi ha salvato la vita. E sei il tipo di donna che ammiro. Lo so che faccio battutine sul tuo aspetto... e insomma, sì, tu sei bellissima... ma non è la prima cosa che ho notato di te. È l'unione della tua determinazione e della tua dolcezza che mi hanno colpito subito. Così... così piccola, hai tirato via quella trave per salvarmi la vita rischiando di annegare e ferirti gravemente. Invece sei riemersa dall'acqua gelata, e come niente fosse ti sei occupata di me... e ti sei messa a dare ordini a quel poliziotto- aggiunse con una piccola risata, e ciò non fece che farmi sentire peggio.
Lui mi vedeva perfetta, mi vedeva come un modello di donna, ma non aveva idea che io non ero nulla di tutto questo. Con la determinazione che tanto ammirava di me avevo condannato mio figlio a morire ancor prima di nascere.
-S... scusa Killian. Non... non ce la faccio. Torno dopo.- dissi tra i singhiozzi e corsi via prima che potesse chiamarmi indietro e convincermi a rimanere. Perché sarebbe davvero bastato solo un piccolo richiamo, e non volevo che accadesse. Non ero pronta a dirgli la verità; ora che conoscevo la sua storia avevo ancora più paura di dargli un dolore.

Corsi fino ad arrivare al bar, ormai incurante di chi mi guardasse e cercai con lo sguardo Regina.
Era seduta al tavolo con Will, Sydney e Mulan, ma non appena alzò lo sguardo e mi vide si affrettò a raggiungermi sulla soglia della porta.
-Emma... oh mio dio, che ti è successo? Ti porto a casa...- mi cinse le spalle e senza aggiungere altro mi portò fuori di lì, direttamente verso l'uscita.
Io continuai a piangere, ma non mi fece domande. Sapeva che avevo prima bisogno di sfogarmi e calmarmi un po', nonostante ci fossimo trovate di rado in situazioni simili.
La prima volta che mi ero lasciata andare al pianto era stata quando avevo rivisto Neal, e nonostante io e lei fossimo ancora quasi delle perfette sconosciute si era avvicinata e mi aveva ascoltata. La seconda volta era stata un anno fa, quando Henry aveva perso Wendy, la sua amica malata di cancro che non eravamo riusciti a salvare.
Mi sistemò quasi di peso sul sedile della sua auto, e poi partì verso casa mia.

***

-Swan, ora però è ora che inizi a calmarti e mi dici cosa è successo- disse Regina porgendomi una tazza di the caldo e sistemandosi sul divano accanto a me.
-Non è giusto che parliamo di me. Tu dovevi raccontarmi com'è andata...- borbottai, bevendo un sorso della bevanda calda e fumante.
-Non scherziamo. Inizia a parlare e basta, io posso aspettare.
-Grazie. E scusa per... insomma, a volte sono un'isterica.
Fece una risata e poi mi guardò come per dire “non posso darti torto”, e aspettò che iniziassi a parlare.
Cominciai quindi a raccontargli di ciò che aveva voluto rivelarmi Killian del suo passato. Di come si era aperto con me su un argomento delicato che per lui doveva essere anche tanto doloroso, solo perché potessi cercare di comprenderlo e quindi risparmiarmi quella sorte.
E poi di come aveva praticamente confessato di ammirarmi, con quelle belle parole che aveva usato per descrivermi.
Alla fine rimasi in silenzio, e presi un altro grosso sorso di the in attesa che fosse lei a parlare.
-Emma... non dovresti essere così dura con te stessa. Quell'uomo ti ammira per delle qualità che tu hai davvero, non odiarti solo perché non hai saputo mantenere fede alla promessa. Sono sicura che abbia capito, nonostante la sua storia...
-No, aspetta. Non... non hai capito tu. Io non gli ho ancora detto niente. Non ne ho avuto il coraggio!- confessai.
-E... e hai pianto perché ti senti in colpa e non sai come dirglielo...
-Già. E perché mi ha fatto capire che forse non sarebbe stata una tragedia tenere questo bambino.- ammisi infine, abbassando lo sguardo per paura della sua reazione. Mi avrebbe dato della pazza, e sarebbe anche stata nella ragione.
-Mi ha toccato la pancia e... boh.- aggiunsi, toccandomela esattamente nel punto dove aveva posato la sua mano.
Era stato un gesto dolce, che mi aveva scosso più del dovuto. Forse era stato il tocco in sé, il fatto stesso della sua mano su di me, ma sperai vivamente di no. Non potevo iniziare a pensare a lui in quel senso, anche se probabilmente era ciò che Regina stava facendo con Robin.
-Secondo me ti piace che lui ti tocchi Swan- disse infine, dando voce a quel mio pensiero proibito -Cioé, ok, ci sta sia anche per questo bambino tesoro, non è bello avere un aborto indesiderato, ma...- si morse il labbro, forse temendo di ferirmi in qualche modo.
-No, lo so. Hai ragione credo. Cioé... sì ecco diciamo che mi è venuta voglia di baciarlo più di una volta... sto impazzendo? Insomma, l'ho solo visto per circa una settimana in un letto... e basta, sto straparlando.
-Beh, non è poi così strana l'idea di voler baciare un uomo su un letto, Swan- commentò maliziosa, facendomi finalmente sorridere, ma le diedi anche un pizzico sul braccio per l'insinuazione.
-Vuoi parlare del bambino?- riprese -Insomma sai, se vuoi sfogarti, se davvero ci stai così male... lo sai che sono qui per te.
-Grazie ma... è ok. Per ora. Domani ho la visita per vedere cosa è meglio fare... ma insomma, devo capire ancora bene cosa provo a riguardo. Se poi uno di questi giorni scoppio all'improvviso non spaventarti! E ora è il tuo turno.
Era incredibile come una chiacchierata con lei e una tazza di the mi avessero risollevato il morale. Ora era rimasta solo l'incertezza sui miei sentimenti, a cui avrei cercato di dare a breve una risposta, ma adesso volevo sentire cose aveva da dire lei.
-Ok... ehm. Ecco, c'è stato un altro bacio.- confessò, guardandomi con un sorriso colpevole. Le feci cenno di andare avanti, volevo sapere ogni dettaglio. Sapevo che aveva avuto un ragazzo fino a 22 anni, Daniel, e da allora almeno da quanto mi aveva detto non c'era stato più nessuno.
Aveva sofferto troppo per la sua perdita, era morto in un incidente d'auto mentre si dirigeva a prenderla per un appuntamento durante il quale le avrebbe chiesto di sposarlo. L'aveva saputo perché avevano trovato l'anello in una tasca. Quindi ero davvero felice che finalmente qualcuno la facesse sorridere come una ragazzina, anche se mi sarei tenuta il commento per me per non rischiare di essere uccisa.
Il primo bacio c'era stato quando era andata a dirgli cosa era successo a Killian. Sembrava che quel bacio fosse partito da entrambi, allo stesso tempo, come attratti da una calamita. Disse che era stato tanto passionale quanto strano, perché improvviso. E subito dopo le aveva chiesto di andare a vedere come stesse andando.
Il secondo invece era stato un bacio dolce, che lei non aveva avuto il tempo di ricambiare. Aveva espresso il suo tormento per il fatto di essere attratto da una donna a pochi giorni dalla morte di sua moglie, nonostante non l'amasse più da tempo.
-E... mi ha chiesto di uscire in pratica, ti rendi conto? Non direttamente, ma mi ha chiesto se accetterei di andare a cena con lui una volta dimesso!
-E tu che gli hai detto? Sì, vero?
-Gli ho detto che devo pensarci- sospirò -sono confusa, io... non so se sia giusto.
Fu il mio turno di cingerle le spalle e abbracciarla. Sapevo che non era propriamente amante di abbracci e smancerie, ma in quel momento ne aveva bisogno e infatti non si lamentò.
-Te lo posso dare un consiglio o non mi starai a sentire?- le domandai sciogliendo l'abbraccio e guardandola.
-Ti ascolto. Al massimo posso decidere di non darti retta se è qualcosa di stupido...- sorrise.
-Dagliela una possibilità. L'ho visto, oltre che un figo sembra dolce, ti guarda in un modo che... e ha un bambino... se non ti scoccia fare da matrigna. Lui si sente in colpa, tu hai paura di legarti di nuovo. Secondo me questo può unirvi e aiutarvi a superare le paure a vicenda.
Rimase pensierosa a guardarsi le mani, riflettendo probabilmente su quello che le avevo detto. Sperai che decidesse di darmi retta, perché un uomo non le avrebbe fatto male. Soprattutto un uomo così dolce con cui avrebbe potuto avere un futuro duraturo, e non solo un'avventura.
-Facciamo così Swan- disse infine -tu dì al pirata la verità, io invece accetterò di uscire con Robin quando me lo chiederà. Ok?
-Non è un pirata!- protestai.
-Sai cosa intendo, non cambiare discorso. Ci stai o no?
Mi morsi un labbro riflettendoci un po', ma in ogni caso non avrei potuto nasconderglielo per sempre. E prima fossi riuscita a dirglielo, meglio sarebbe stato.
-Ci sto- decisi e ci stringemmo la mano, per poi scoppiare a ridere; -Però domani quando torniamo a lavoro. Oggi continuiamo a cazzeggiare e mangiamo schifezze, vero?

***

Non ricordavo quand'era stata l'ultima volta che ero rientrata al lavoro così riposata. Ero riuscita a dormire per 9 ore di fila, cosa che probabilmente si sarebbe ripetuta tra altri tre anni.
Ero nervosa per il fatto di dover raccontare a Killian la verità, ma anche determinata. Ne avremmo parlato con calma, e alla fine mi avrebbe fatta star meglio. Anch'io avrei fatto in modo di rassicurarlo, di convincerlo a non preoccuparsi per me perché sarei stata bene.
Aprii quindi titubante la sua porta ed entrai.
Nonostante fossero le 8 del mattino e il sole filtrava nella sua stanza, stava ancora dormendo.
Mi avvicinai a guardarlo e mi venne da sorridere: anche se attaccato a tutti quei tubicini sembrava sereno, e respirava regolarmente.
Furono però le sue labbra semiaperte ad attirare la mia attenzione più di ogni cosa. Erano rosee, ed avevano un aspetto caldo e accogliente: ancora una volta mi venne voglia di poterle baciare, di poter scoprire cosa si provava.
Molto lentamente, senza riflettere su ciò che stavo facendo, mi chinai avvicinando il viso al suo. Il suo respiro mi scaldò le guance ancora fredde a causa della temperatura esterna, fu piacevole.
Forse non sarebbe stato poi così sbagliato dargli un bacino, uno piccolo piccolo... ma prima che potessi decidere, i suoi occhi azzurri si trovarano a fissare i miei, e il suo respiro si bloccò.
Subito mi ritirai imbarazzata fino al midollo. Come avevo potuto essere così stupida!
-Emma... cosa...?- borbottò ancora assonnato, guardandomi perplesso.
-Niente. Cioé non è vero. Sono venuta a dirti che non ho potuto mantenere la mia promessa. Ho avuto un aborto spontaneo mentre ti stavo operando e non sapevo come dirtelo ieri, mi dispiace.- lasciai scivolare le parole tutte d'un fiato, senza neanche respirare tra una frase e l'altra.
Poi rimasi in silenzio.
Avevo fatto l'ennesima cazzata.
Avevo sbagliato tutto. Ancora una volta, tanto per cambiare.
Ogni cosa che tentavo di fare negli ultimi giorni si trasformava in un errore.  
 


Sai chi sei? Capisci che cosa ti è successo? Vuoi vivere in questo modo? Basta una persona, un paziente, un momento, per cambiare la tua vita per sempre; per cambiare la tua prospettiva, colorare il tuo pensiero, un momento può costringerti a riconsiderare tutto quello che credi di sapere. Sai chi sei? Capisci cosa ti è successo? Vuoi vivere in questo modo? [cit. Grey's Anatomy 10x23]

   
 
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