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Autore: DalamarF16    14/01/2015    9 recensioni
Sono passate poche settimane dagli eventi di New York, e Clint deve fare i conti con la sua coscienza, con le azioni commesse sotto il controllo di Loki. Accanto a lui, a cercare di aiutarlo, ci sarà Natasha, ma una nuova recluta darà una svolta alla vita di Occhio di Falco...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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PERSONAL SPACE: Eccomi! E dunque siamo alla fine...che non è una fine!! io ringrazio davvero la mia unicorna, Ella Rogers, Mumma, winterlove97, regdoll_cat, ledy_leggy, batmandyaryl e tutte/i coloro che mi hanno recensito, che hanno messo questa storia tra le preferite, le seguite, e le ricordate, chi ha letto finora in silenzio ed ha apprezzato, chi non ha apprezzato...insomma GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE,
Fine che non è una fine perchè il seguito è già qui, inizierò a scriverlo...beè sono le 6:18 AM non ora XD, ma più tardi sicuramente, e spero che vorrete seguirmi anche di là!.
A dopo!!

Cap 23: NUOVI INIZI

-Mancato di nuovo-
-Dannazione!- la frustrazione di Clint era ormai alle stelle.
-Clint! Accidenti è già tanto che tu riesca a localizzarli con precisione!-
-Non mi basta! Non più!-
-I tuoi occhi torn...- ma Steve non potè finire la frase, perchè l'agente dello SHIELD aveva lasciato la palestra dove si stavano allenando. Era passato un altro mese, e i miglioramenti sulla vista erano pochi. Tony continuava a lavorare in laboratorio, affiancato da Bruce, mentre Natasha girava il mondo in cerca di tutti i possibili veleni che potessero causare un danno simile.
Nel frattempo, Barton si era ripreso, e ci era voluto molto poco prima che iniziasse e mostrarsi insofferente allo stop forzato. L'arco gli mancava ccome l'aria, e così pure il servizio attivo.
Con la vista ridotta in quello stato, Fury aveva deciso di metterlo completamente a riposo, togliendogli anche l'incarico di addestratore delle reclute.
Steve e Natasha si erano imposti a quell'ultima decisione. Sebbene non fosse il lavoro dei sogni di Barton, quel semplice incarico sarebbe bastato a riempirgli, almeno in parte, le giornate, senza contare che non l'avrebbe fatto sentire come se fosse già completamente escluso dallo SHIELD.
Il tutto aveva portato al pazzo progetto che era venuto in mente all'arciere: tornare operativo nonostante la vista praticamente dimezzata. L'idea (secondo Steve malsana a dir poco) gli era venuta poiché a casa e in giro per New York aveva iniziato a muoversi quasi come se fosse sano nonostante la perenne nebbia davanti ai suoi occhi.
Aveva quindi preteso (e Natasha, mannaggia a lei, l'aveva appoggiato) di iniziare un allenamento di tiro con l'arco e armi da fuoco in modo da poter sfruttare quello che aveva per essere ritenuto operativo.
Ovviamente Steve, essendo Steve, non aveva saputo dire di no, e ora si trovava con Clint nella palestra alla Stark Tower. Il luogo era stato scelto perchè ad appoggiare la follia non era stata solo Natasha, ma anche Tony, che ne stava approfittando per fare gli ennesimi test sul paziente in modo da trovare una tecnologia che gli restituisse la vista.
Per il momento si stavano allenando su bersagli fissi, posti ad appena 5 metri di distanza. Non erano nulla per Clint al massimo della forma, ma finora aveva mandato molte frecce fuori dal paglione, e questo certo non contribuiva all'umore dell'uomo, nonostante tutti cercassero di rassicurarlo: mancava sempre di poco il paglione, e questo era già un buon inizio, o almeno lo sarebbe stato se lo standard di Clint non fosse stato decisamente al di fuori del normale.
Ora, per l'ennesima volta, l'irruento agente stava dando sfogo alla sua rabbia, e Steve aveva imparato che in questi casi era opportuno lasciarlo solo.
Con il passare dei giorni, le condizioni di Clint non miglioravano, anche se doveva ammettere che l'allenamento a cui si sottoponeva stava dando graduali frutti.
-Clint-
-Sì?-
-Io... mi dispiace, ma...-
-Il dovere ti chiama, lo so. Vai. Lo SHIELD ha già perso me, non può perdere anche te e Natasha-
-Devo trasferirmi a Washington-
Questo per un momento spiazzò l'arciere, che rimase momentaneamente senza parole, almeno fino a quando il soldato che era in lui non riemerse in superficie. Qualunque sentimento stesse provando in quel momento (gratitudine? Tristezza? Delusione? Senso di abbandono? Secondo Steve poteva essere una di queste o tutte insieme), venne scacciato per far posto a una composta mano tesa.
-Grazie di tutto, Steve, anche per Natasha-
-Sono sicuro che ti rimetterai, Stark sta lavorando giorno e notte-
-Lo spero. Buona fortuna, Capitano-
-Buona fortuna, agente Barton-
Gli strinse la mano, poi uscì dall'edificio e fece i bagagli. Il suo sguardo volò a dove quella notte lui e Natasha avevano condiviso il film e un divano. Da quella sera ne era passato di tempo, e Rogers aveva quasi iniziato a sperare di aver visto qualcosa oltre la cappa di ghiaccio che era la Vedova Nera.
Negli ultimi tempi, tuttavia, non ne era poi più così sicuro.

Natasha rientrò dall'ennesima missione per Nick Fury. Non sapeva cosa aveva in mente il direttore dello SHIELD in quel periodo, e da agente qual'era si guardava bene dal chiederglielo, ma le sue missioni diventavano sempre più segrete: spesso e volentieri ormai non sapeva nemmeno cosa andava a recuperare.
Chiavette usb, files, dati, sabotaggi anche all'interno di agenzie governative.
Lei obbediva e portava a termine le proprie missioni. Raccontava bugie a tutti, ormai, inclusi Steve e Clint. Un po' le spiaceva farlo, specialmente quando si fermava a pensare che un tempo quelle missioni quasi sicuramente le avrebbe portate a termine insieme all'arciere, e che Rogers era un soldato esemplare, convinto di combattere per qualcosa di giusto, che portasse benessere all'umanità.
Natasha non ne era più così convinta.
Dal rapimento suo e di Clint sapeva che Fury, come tutti loro, aveva fiutato la presenza di una talpa nella loro organizzazione, ma le attività recenti dell'uomo con un occhio solo suggerivano che lui stesso ne avesse messe in più o meno ogni reparto del governo: CIA, Sicurezza Nazionale, FBI, Esercito e Marina, tanto per cominciare. Cosa stava succedendo?
Ad ogni modo, al momento le sue preoccupazioni a riguardo terminavano quando “timbrava il cartellino”: Clint aveva ancora bisogno di lei.
-Tommy?-
-Bentornata, Natasha! Clint è alla Stark Tower per un altro allenamento-
Niente “come è andata la missione?” o convenevoli. Il ragazzino aveva subito imparato che era più opportuno non fare domande sulle missioni della Vedova Nera, mentre lei ovviamente sapeva tutto sulla sua attività di agente di livello 1.
Il ragazzo si era infatti diplomato all'accademia dello SHIELD per meriti sul campo: gli Avengers infatti avevano spinto per l'immediato inserimento di Tommy tra gli agenti operativi per il comportamento lodevole tenuto negli Emirati, nonostante il piccolo dettaglio del fatto che si trattasse di un'operazione clandestina.
Come suoi garanti, Natasha e Steve ricevevano una copia di ogni operazione a cui prendeva parte e dovevano loro stessi stilare un rapporto mensile sui miglioramenti e sul comportamento del loro allievo sul campo: Inutile dire che finora non avevano avuto niente da ridire. Il comportamento di Tommy era eccellente sotto ogni aspetto: ottimo lottatore, buon elemento sia in squadra che da solo, senza contare i continui miglioramenti.
-Qualche sviluppo?-
-Nessuno, ma adesso 9 volte su 10 centra il bordo del centro. Non che gli basti, ovviamente-
Natasha sorrise sardonica alla battuta del ragazzino. Ovviamente a Cint non sarebbe bastato.
Il suono del telefono interruppe il loro scambio di battute. Natasha si ritrovò, sorpresa, a fissare sullo schermo del cellulare il numero di Tony Stark. Il suo cuore ebbe un tuffo. Iron Man l'avrebbe chiamata solo per un motivo. Ricorse a tutto il suo sangue freddo prima di far scorrere il pollice sulla scia verde che l'avrebbe fatta rispondere.
-Ho trovato la cura-
Una seconda chiamata in attesa la salvò dal dover esprimere una qualche emozione, o un qualche dubbio. Il nome che lampeggiava questa volta era quello del direttore dello SHIELD. Senza una parola fece il cambio, passando sulla telefonata del superiore.
-Romanoff, recupera Rogers e presentatevi a Washington nel più breve tempo possibile. Avete degli ostaggi da recuperare e tu dei file da copiare-
-Sì, signore-
Essere un buon soldato. Sempre.
Tornò alla conversazione con il miliardario.
-Stark, devo andare. Se sei certo, procedi-
-Va bene, agente Romanoff-
La comunicazione si chiuse. Natasha incontrò gli occhi curiosi di Tommy, che aveva assistito in silenzio a entrambe le telefonate.
-Thomas- il suono del suo nome intero spinse il ragazzino a irrigidirsi in una posizione che era quasi sull'attenti. Natasha lo chiamava così solo quando aveva un incarico che riteneva molto serio e importante da affidargli. - Io devo partire per un'altra missione, devo essere a Washington il prima possibile. Tony mi ha appena chiamato: ha trovato la cura per Clint. Io ora vado da lui, prima di partire. Al resto pensi tu?-
-Puoi stare tranquilla. Buona fortuna-
Non sapeva che per uscirne viva, questa volta, la semplice fortuna non sarebbe bastata.

Trovò Clint sul letto della stanza a lui riservata alla Stark Tower, con una benda a coprire e tenere fermi dei cerotti posti su entrambi gli occhi. Evidentemente, qualunque cosa Stark avesse fatto richiedeva almeno un periodo di totale oscurità.
-Nat?- come sempre, l'aveva riconosciuta nonostante non vedesse completamente nulla.
-Ciao-
-Tony dice che fra due o tre giorni potrò togliermi la benda, e iniziare la riabilitazione-
-Ottimo. Hai una settimana per tornare operativo-
Clint rise, vagamente ironico, ma senza dubbio sollevato.
Sarebbe stato di nuovo Occhio di Falco.
Non sapeva, che presto avrebbe avuto disperato bisogno dei propri occhi.

Ormai erano una decina di giorni che si trovava a Washington in pianta stabile. Finora, si era sempre limitato a presentarsi al Triskelion per ricevere le missioni e per fare rapporto, facendo il pendolare da New York. Poi era arrivato l'ordine di trasferimento. Fury l'aveva voluto a Washington, costringendolo a lasciare il proprio appartamento, che finalmente aveva iniziato a sembrargli un po' più casa e un po' meno un tetto sopra la testa, e ricominciare tutto da capo.
Non si era posto troppe domande a riguardo, aveva, di nuovo, come sempre, obbedito agli ordini, anche se questa volta doveva ammettere che gli era pesato.
La sua vita stava iniziando a prendere una sorta di strana routine. Missioni, appartamento, Clint, allenamenti, missioni, Natasha, Tommy. Non era certo tornato ai tempi in cui viveva in una simbiosi fraterna con James “Bucky” Barnes, ma se non altro sentiva di stare per uscire dal tunnel della solitudine, di stare abbattendo, giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, il muro invisibile che lo separava dal terzo millennio.
E ora doveva ricominciare da zero.
Non era mai stato bravo a farsi degli amici, nemmeno dopo la trasformazione del suo corpo, se di tale processo si poteva parlare. Aveva avuto i suoi commilitoni, e Peggy ovviamente, ma per il resto, non era mai riuscito a trovare qualcun'altro che riuscisse a riempire almeno un minimo il vuoto lasciato dalla scomparsa del suo migliore amico.
Il nuovo appartamento era in uno stabile abbastanza nuovo, arredato con un modernità dal gusto vagamente retrò, che secondo chi aveva avuto il compito di preparargli l'alloggio doveva forse metterlo a suo agio, e subito Natasha (con cui aveva condiviso qualche missione ultimamente) gli aveva fatto notare quanto fosse carina la sua vicina di casa, un'infermiera Washington General.
Da allora, godendo del suo pale imbarazzo, la russa non aveva mancato un'occasione di fargli da agente matrimoniale, inducendolo a rifarsi una vita sentimentale.
Naturalmente, sapeva che forse prima o poi avrebbe potuto incontrare qualcun'altra, tuttavia, il cuore batteva ancora per Peggy. Trasferendosi nella capitale aveva scoperto che era ancora viva, seppure malata di Alzheimer, e che viveva nella struttura dedicata ai veterani di guerra che avevano portato lesioni permanenti.
Ancora adesso non sapeva descrivere la sensazione che aveva provato quando l'aveva rivista, quella mattina. Era presto, era appena tornato dalla sua corsa mattutina, e finalmente aveva trovato il coraggio di vederla.
Gli avevano spiegato la dinamica della malattia e quello che comportava: perdita della memoria a breve e medio termine, allucinazioni, frasi ripetute e ripetute. L'unica cosa in grado di rassicurarlo, era stata la certezza quasi scientifica della permanenza dei ricordi della gioventù. Per un malato di questa malattina non era raro ritrovarsi a rivivere nell'epoca della propria infanzia o della propria giovinezza, in uno stato quasi allucinogeno in cui tornavano a una realtà passata, che li portava a non riconoscere ambienti famigliari come la propria casa. Il progredire della malattia l'avrebbe portata a un progressivo e mediamente rapido degeneramento delle capacità cognitive, causando un progressivo distacco totale dalla realtà, fino a quando non fossero stati colpiti i centri neuronali che regolavano il buon funzionamento di uno o più organi vitali: reni, polmoni, cuore.
Il tutto poteva avvenire in fasi contemporanee e non del tutto permanenti. Una voce, un viso, potevano risvegliare brevi momenti di lucidità, un risveglio dell'io cosciente, che per un attimo poteva riaffiorare. Una pena, gli avevano spiegato, che faceva soffrire più chi era accanto al malato, che il malato stesso.
Fortunatamente, Peggy era ancora a uno stato non troppo avanzato. Pur essendo a letto, momenti di lucidità e non si alternavano con una velocità tale che il cambiamento era in un primo momento invisibile all'occhio dell'interlocutore.
Quella mattina l'aveva semplicemente guardata. Era molto presto, e l'anziana donna dormiva ancora. Il cuore di Steve battè forte, mentre i palmi delle mani iniziarono a sudargli all'improvviso. Si sentiva nervoso, emozionato e spaventato allo stesso tempo.
Nonostante i capelli candidi e le rughe, era ancora la sua Peggy. Ed era ancora bellissima. I primi riflessi dell'alba proiettavano una luce morbida e aranciata sulla donna, facendola risplendere agli occhi dell'ex soldato.
-Sono in ritardo- si sorprese a mormorare a fior di labbra.
Da quella mattina, aveva deciso che finchè fosse stata viva, non avrebbe lasciato Washington. Anche se non l'avesse riconosciuto, se l'avesse insultato, o se fosse rimasta un vegetale, lui le sarebbe stato accanto fino alla fine, per sempre. Come aveva sempre voluto che fosse.
Nel pomeriggio si camuffò ed entrò allo Smithsonian, il più grande museo del mondo, che vantava un'intera area dedicata a Capitan America e alle sue imprese durante la guerra. Rimase per un tempo indefinito a fissare la biografia, le foto, e i video riguardanti Bucky, poi, finalmente, tornò a casa.
Il mattino successivo cominciò a cercare di socializzare, e poiché gli eventi mondani non facevano per lui, decise di farlo con l'altra sola persona che come lui si alzava prima dell'alba per una corsetta liberatoria.
Lo vide davanti a sé: un soldato di colore che correva a un ritmo costante. Accelerò
-A sinistra!- gli gridò passandogli accanto a una velocità che andava ben oltre le capacità umane.

-Sam Wilson-
-Steve Rogers-
-Il sospetto ce l'avevo avuto-
Schietto, onesto, senza peli sulla lingua. Questa fu la prima impressione che Cap ebbe di quel soldato di colore, con cui condivideva molto più che il bisogno di correre. Venivano da due guerre diverse, ma il dolore della perdita, e il trauma di riadattarsi a una vita normale, erano gli stessi.
Un rombo li fece voltare. Un'auto sportiva, nera, si fermò sgommando di fronte a loro.
L'abbassarsi del finestrino oscurato rivelò il sorriso sornione e vagamente compiaciuto di Natasha.
Missione in arrivo.
-Ehi, bei fusti, qualcuno di voi sa dov'è lo Smithsonian? Devo recuperare un fossile!-

PERSONAL SPACE II: Ebbene sì, come avevo anticipato questa FF si conclude con l'inizio di Cap II, e proseguirà parallela/dopo il film, vedremo che cosa hanno fatto intanto quegli altri mentre natasha e steve salvavano/distruggevano il mondo...ci saranno molte più cose: ci sarà bucky, sam ovviamente, e poi Tommy, e forse anche la squadra di agents della serie tv... e poi il passato tornerà un po' per tutti...vedremo!
Io intanto mi scuso se ho scritto malissimo la parte sull'alzheimer, ma è una malattia con cui ho dovuto convivere ahimè e quindi mi è difficile parlarne, però i produttori han voluto così e io ho dovuto adeguarmi...e niente... spero vi sia piaciuta...e di rivedervi tutti nel seguito!!
   
 
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