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Autore: Elle Douglas    14/01/2015    1 recensioni
'Ci facciamo sedici foto, e cerchiamo di cambiare espressione e posa in ognuna per renderle diverse.
Alla fine davanti a quella camera diamo anche la testimonianza del nostro amore, e a quello dedichiamo più foto.
Usciamo da lì, e la macchinetta ci da quelle foto un po’ sceme, un po’ serie, un po’ pazze, un po’ innamorate, un po’ noi.
Io le guardo con il mento sul suo braccio mentre lui le tiene in entrambe le mani.
‘Tu quale vuoi?’, dice tenendole in mano ed esaminandole insieme a me.
‘Non posso prenderle’, gli dico affranta.
Lui mi osserva, poi intuisce.
‘Ah, già. A volte dimentico…’, fa lui tra il serio e il dispiaciuto.
‘Specie in serate come questa’, aggiungo io. ‘… in cui tutto sembra perfetto. Noi siamo perfetti’.
-
*Seguito in parte di 'My life with you (Simply Dream).
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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11. SURPRISE!
 
Ed eccoci al capitolo 11. E’ passato un po’ di tempo dall’ultimo, ma mi ci è voluto un po’ per svilupparlo tra impegni e altro.
Vi dico solo che la mia mente è andata a briglia sciolta con questo nuovo capitolo, quindi scusatemi sin da ora se sarà tipo un papiro, il mio problema è che quando elaboro non riesco a fermarmi.
Detto ciò mi fermo già oggi, facendovi notare solo che dopo un po’ di tempo ho voluto cambiare la copertina della storia e spero che gradiate anche questa.
Spero come sempre che il capitolo vi piaccia e aspetto recensioni e pareri in merito.
 
 


 
E’ Domenica mattina.
Il sole nel cielo è già alto ma io non riesco per nulla a svegliarmi, con un occhio semiaperto vedo la sveglia segnare le 10.35. E’ tardi lo so, ma continuo a rimuginare nel tepore di quelle coperte al caldo.
Siamo a Novembre e qui a Vancouver le temperature iniziano a farsi del tutto rigide e a volte insostenibili. Solo ieri c’erano tre gradi fuori, e nonostante non sia un tipo decisamente freddoloso per la prima volta mi sembra di percepire i suoi effetti fino alle ossa, ci sono momenti in cui non riesco nemmeno a pensare o a muovermi tanto dal freddo che sento. E le temperature non accennano ad alzarsi. Fortuna che amo il freddo, penso, anche se così rigido non l’avevo mai vissuto.
Non ho nessuna voglia di alzarmi, se potessi resterei a poltrire tra quelle coperte per tutta la giornata, e mi consola il fatto che sia domenica e che quindi sia un opzione fattibile e realizzabile perché non ci sono riprese, ne allenamenti, ne nulla che mi porti fuori casa.
Protraggo una mano, ancora ad occhi chiusi, verso il lato destro in cerca del suo corpo, del suo calore, delle sue mani ma niente. Non c’è, deve essere di là, anche se non sento granché, e mi chiedo come mai si sia alzato così presto dato che anche a lui, dopo una settimana di lavoro estenuante, piace stare un po’ di più.
‘Col?’, fiato con voce afona e ancora impastata, ma dubito che mi senta e che ci sia. Cerco di sentire se è in bagno, ma niente.
Sbadiglio copiosamente e mi rigiro aprendo gli occhi per constatare un segno e dandomi la forza di rialzarmi.
Ieri sera siamo stati fino a tardi sul set. Le riprese si sono prolungate più del dovuto per vari imprevisti e si è perso il senso del tempo.
In special modo quelle di Killian, quelle di Esmeralda erano terminate già da un paio d’ore per quel giorno. Trish si era offerta di accompagnarmi a casa, ma non l’ho fatto e ho preferito attenderlo in roulotte credendo che lui facesse presto e che io avrei potuto reggere, e nella mia ingenuità avevo deciso di aspettarlo accovacciata sul divano di fronte al camino. Mai scelta fu più sbagliata.
Mai e poi mai darmi un divano comodo e un camino quando sono reduce da ore interminabili di riprese e allenamenti e prove e tanto altro, perché inevitabilmente cado tra le braccia di Morfeo, e così è successo.
Sono giorni che non dormo come si deve. Da come dice Colin la notte non faccio altro che agitarmi e chiamarlo nel sonno, non capisco molto il perché ma è così e non ho poteri sul mio inconscio, oppure non dormo proprio assumendo le fattezze di uno zombie che va avanti a forza di caffè e che gironzola tra le varie camere e set.
Sarà per quello che forse non dormo?
Mi metto a pancia in su, cercando di identificare il posto in cui mi trovo. Sono nel mio appartamento o nel suo? Perché se mi trovassi nel mio mi spiegherei la sua assenza.
Strabuzzo ancora un po’ gli occhi cercando di abituarmi a quella limpida luce che timida e lieve entra dalla finestra, attraverso le tende, invadendo la stanza.
Una camicia, le solite foto sulla scrivania; C’è ne una nostra che abbiamo messo da poco in una cornice. E’ stata la prima foto che abbiamo fatto insieme dopo appena una settimana che ci eravamo conosciuti e abbiamo voluto incorniciarla come un segno di un inizio di tutto, poi lo stereo e le mie cose sparse un po’ ovunque. Come sempre.
Sono nel suo letto, nel suo appartamento. Ormai vivo più qui che nel mio alloggio che è di fronte e lui più volte mi ha proposto di trasferirmi in modo da stare definitivamente insieme, ma io voglio fare le cose con calma pur vivendo già lì, tutti i giorni, praticamente, e la cosa non ha molto senso.
Guardo la sveglia cercando di dare un senso a tutto.
E quella giustamente non mi attende, va veloce, per i fatti suoi. Le 10.50.
Mi chiedo se Colin non abbia fatto la stessa fine di Hook e sia stato rapito e legato da qualche parte, sorrido da sola a quel pensiero.
Dovrò mica andare a salvarlo?
Mi alzo infine ancora di malavoglia, e ancora ad occhi chiusi raggiungo il bagno lì accanto per farmi una doccia con l’intento di risvegliarmi definitivamente, una volta per tutte.
Mentre sono sotto l’acqua, intenta a distaccarmi da tutto e tutti come sempre in questi casi completamente presa e distaccata e del tutto vuota e lontana sotto quel getto d’acqua bollente quasi fossi in un altro mondo, sento il mio telefono che prende a squillare insistentemente e non fa altro che continuare a suonare e suonare imperterrito.
Chiunque sia ha un tempismo perfetto. Sbuffo leggermente irritata.
E la cosa mi snerva.
‘E’ tua madre!’, fa Colin in risposta a qualcosa che io ho solo pensato.
Inizio a credere che mi legga nel pensiero, e sono felice di constatare che è in casa. Non l’ho perso, non dovrò andare a salvarlo.
Sorrido.
‘Appena esco la richiamo.’, urlo per sovrastare l’acqua che mi scende addosso e mi riscalda ridandomi vigore.
Ho un freddo assurdo addosso stamattina.
‘Col?’ lo chiamo e attendo una risposta, ma nulla. Stamattina è altrove con la testa e con il corpo.
Quando esco mi avvolgo nel suo accappatoio, decisamente più grande di me ma fa niente. Il mio è nel mio appartamento e potrei anche portarlo qui, ma adoro le sue cose e ne approfitto quando posso, anche se lui direbbe che lo faccio sempre perché praticamente gli sto rubando tutto, come ha detto lui nemmeno due giorni fa.
Ti pare giusto che tu possa metterti la mia roba, e io non possa mettere la tua? Non mi sembra equo. Ha esordito cercando una delle sue camicie.
 
Mi friziono i capelli e cerco di dargli una forma umana e accettabile, ma niente con i miei capelli riccissimi è sempre guerra aperta, non stanno mai come voglio che stiano, sembra di lavarli con una bomba anziché con uno shampoo apposito. Li guardo e riguardo come se con lo sguardo potessi cambiarli in qualche modo ma nulla, e alla fine opto per una coda.
Indosso qualcosa, e con il telefono in mano mi avvio in cucina.
Un sacco di messaggi, una numero indefinito di tweet, notifiche su facebook e whatsapp e una decina di chiamate. Mi sembra di essere sommersa e credo che ora tutti mi daranno per dispersa, specie mia madre della quale trovo sette chiamate perse.
Mia madre e la sua immensa e inesorabile preoccupazione.
Mentre mi avvio ancora con gli occhi sul display un messaggio su twitter mi colpisce l’anima: ‘Today I want to thank you all random events of time, space, biology and chemistry that led to the birth of @vanessa_g. #lightofmylife Happy Birthday my love’. – Colin o’donoghue.
Resto interdetta per un paio di secondi strabuzzando gli occhi e chiedendomi se non sono ancora in preda al sonno. Mi fermo incredula a ciò che ho appena letto.
Possibile che sia vero? L’ha scritto davvero lì? In modo pubblico? Così? Light of my life. My love catturano la mia attenzione più di tutto il resto.
Mille domande mi ballano in mente.
E’ impazzito?
Tutte quelle parole, quelle stupende parole.. sono per me e io non ci credo del tutto.
Ho un sorriso stampato in volto che quasi rischia di non starmi dietro.
Non ci credo. Non posso crederci.
Apro la porta, che nel frattempo ho raggiunto senza nemmeno badarci, di scatto con la voglia inaudita di vederlo e chiedergli spiegazioni, così da credere che non sia un fake ad aver scritto tutto quello, o che non siano allucinazioni quelle che mi indicano un messaggio in bella vista su twitter che parla di me.
Lui è di là, verso la cucina, di spalle intento a far qualcosa.
‘Col?’, lo chiamo con voce tremante intrisa di un emozione che non riesco a contenere del tutto, mentre vado verso di lui.
Lui è di spalle oltre il bancone che divide il salone dal piano cottura ed è intento a far qualcosa anche se non capisco bene di che si tratti. Sul ripiano c’è qualcosa su cui sta armeggiando, mi sporgo per vedere di cosa si tratta ma lui è un passo avanti a me e si volta piano e con estrema cautela mi presenta la sua elaborazione: Una torta di pan di spagna al cacao ricoperta da un sottile strato di zucchero a velo e delle ciliegie candite tutte intorno si manifesta davanti ai miei occhi. Deduco l’abbia fatta lui, non perché abbia qualche difetto. Quella prelibatezza in effetti è il suo totale riflesso per quanto è perfetta e unica nei dettagli, ma i suoi polpastrelli sono intinti della stessa tinta dello zucchero a velo che decora la torta e su cui ha scritto ‘Happy Birthday to my love’.
‘Tutta la frase del tweet non ci stava’, mi dice guardandomi quasi a giustificarsi. E mi sorride, con quel sorriso che è la principale causa della decelerazione del mio cuore in ogni istante in cui me lo dedica.
Io sono ancora lì, incapace di muovere un arto di fronte a tutte le sorprese che mi sta facendo. Ho ancora il telefono in mano e la stessa espressione di quando ho letto il tweet che va sempre di più ad estendersi di fronte a tanta meraviglia e attenzioni che mi sta dando. Non sono mai stata così felice in vita mia. Ogni attimo, da quanto le nostre vite si sono incrociate è stato un crescendo di emozioni e sensazioni e pur guardandomi indietro, ora, oltre alla sofferenza di quei mesi per quella decisione palese che mi si mostrava davanti non posso non dire che lui è la miglior cosa che mi sia successa, e questo evento tra molti altri non fa che ricordarmelo.
Poggia la torta sul ripiano e si avvicina.
‘Auguri amore mio!’, e mi bacia mentre io sono ancora del tutto assente a rimuginare su quegli eventi, su quei pensieri, a renderli reali ai miei occhi.
Lui mi fissa nella mia incredulità e sogghigna divertito.
‘Dì la verità: E’ un sogno, vero?’, dico ancora esterrefatta mentre mi stacco piano dalle sue labbra. Lui scoppia in una risata fragorosa vedendomi in quelle condizioni. ‘Cioè tutto questo è un sogno, e tu’, lo indico e incontro i suoi occhi cerulei in cui manca poco e mi perderò. ‘Non puoi essere reale’.
Mi prende il viso tra le mani. ‘Io e tutto questo siamo reali, ed è tutto per te. Per l’amore più grande che la vita mi abbia donato da un anno o poco più e che da un po’ di mesi a questa parte è diventato ancora più reale per me e mio finalmente.
‘Ti avevo detto che non volevo facessi nulla…’, ho una mano sul suo petto e lo fisso, ormai persa.
‘E dimenticare un giorno così importante?’ dice con tono fintamente severo e con sguardo corrucciato. ‘Non l’avrei mai sopportato’.
‘Io mi chiedo cosa abbia fatto per meritarmi un uomo meraviglioso come te al mio fianco’, e mi sposto verso di lui legando le mie braccia dietro la sua schiena e alzando il capo per fissarlo meglio.
Io sono decisamente bassa in confronto a lui, il mio metro è sessantatre è niente in confronto al suo metro e settantanove.
‘Mmh, ci poniamo gli stessi interrogativi io e te, vedo’. E scoppiamo entrambi in una leggera risata.
Sorride sincero carezzandomi la fronte e i capelli prima di lasciare un dolcissimo bacio sulle mie labbra.
Mi incollo a lui godendomi quel regalo che la vita per prima mi ha fatto, e continuo a baciarlo lasciandomi andare in quel caldo abbraccio in cui mi sta avvolgendo e lasciando che le nostre lingue si divertano un po’ insieme.
'Van.. vuoi che ti dia il tuo regalo subito o ce la fai ad arrivare a stasera?’ dice staccandosi leggermente, ancora contro le mie labbra.
Ogni volta, mi interrompe per cose di poco conto.
'Sssh' lo zittisco immediatamente, tirandolo di nuovo a me e annullando di nuovo quella minima distanza a cui mi induce e continuo nel mio intento fino, quasi, a divorarlo in quella passione finché non vengo interrotta dal suono molesto di qualcuno che è fuori dalla porta.
Qualcuno sul pianerottolo sta facendo un gran baccano chiamandomi a gran voce.
‘Cosa è stato?’ chiedo staccandomi da Colin bruscamente.
‘Cosa?’ bisbiglia contro la mia pelle, mentre inveisce sul mio collo e oltre. Non si è accorto di nulla. Mica ora sento anche le voci?
‘C’è qualcuno fuori la porta..’
‘Oh, non è niente. Io non ho sentito niente..’ dice e riprende a baciarmi tirandomi a sé. Ma io non ci riesco proprio a concentrarmi con qualcuno che mi chiama, e mi stacco. ‘Qui fuori c’è qualcuno.’ Gli indico trascinandolo con me per mano, per il corridoio che porta all’ingresso. Da dietro la porta, attraverso lo spioncino, scorgo una figura longilinea che va bussando alla porta di fronte. Quella del mio appartamento.
E’ di spalle ma per un momento mi viene in mente lei.
E’ stata qui il mese scorso dopo le telefonate un po’ strane che le avevo fatto e aveva conosciuto Colin. Possibile che fosse tornata e non mi avesse neanche avvertito?
Guardo Colin sovrappensiero e del tutto sgomenta, senza che lui capisca granché di ciò che mi frulla in testa. Mi riserva uno sguardo vago.
Mi allontano dalla porta lasciandolo lì e vado in cerca del telefono che era rimasto sul bancone.
Il telefono non mi parla di lei, nessun messaggio da parte sua.
‘Chi è?’ sussurra Colin guardandomi in quei gesti strani.
“VAAAN! VAAAAAANESSAAAAAA!”, una voce stridula sorpassa la porta e mi entra nei timpani insieme ad un bussare ripetuto e forzato che continuava a dare su quella porta.
E’ lei. Ormai non vi erano più dubbi.
‘Ash?’ esclamo aprendole la porta.
Quella si volta tutta rossa in viso, abbastanza confusa, guarda prima la mia porta poi quella da cui mi sono affacciata.
‘Cioè io sono qui da mezz’ora a bussare e tu sei lì?’, fa stizzita. ‘Fareste meglio a trasferirvi insieme voi due. Così mi confondete!’.
Rido e vado ad abbracciarla forte così da superare il malinteso, ma Ash non è il tipo che tiene il broncio per sempre, ormai la conosco. Le basta un abbraccio ed è pronta a sorvolare sui rancori.
‘Auguri tesoro mio!’, fa con voce squillante e con un sorrisone enorme.
‘Grazie’, sussurro imbarazzata, come sempre, stringendola forte.
Colin prende la sua valigia salutandola di sfuggita mentre siamo ancora strette in quell’abbraccio, sciolto quello la invito ad entrare anche perché fuori si gela.
‘Certo che voi due non capite il senso delle parole Non voglio che facciate nulla. Eh?’, dico indicandoli e chiudendo la porta.
Loro si guardano.
‘Ma io non ho fatto mica nulla’, fa Colin con aria innocente. ‘Una torta non è chissà cosa’.
‘Ah, non avrai detto anche a Colin di farti nulla per questo compleanno?’, dice ammonendomi con lo sguardo e mettendo le mani sui fianchi a mo’ di rimprovero.
‘Lo sai come sono..’, lascio intendere. Cioè ormai mi conosce da vari anni, dovrebbe saperlo che non amo le attenzioni, nemmeno al mio compleanno.
‘L’ha fatto!’, incalza lui di spalle, tradendomi, così che non lo possa vedere in viso e non lo possa trucidare con gli occhi.
Gli lancio uno sguardo assassino, anche se non può vederlo.
‘Sei la solita!’, fa Ash, scuotendo la testa divertita da quel mio solito comportamento che ormai le è familiare. ‘Menomale che non stiamo a sentirti’. E si rivolgono uno sguardo complice.
Incrocio le braccia e metto il broncio come una bambina.
‘Siete cattivi con me’, faccio fintamente irritata.
Scoppiamo a ridere poco dopo.
‘Ah, non è nulla di fronte alla cattiveria che ti sto per propinare ora..’. La guardo impaurita mentre lei mi siede accanto. Ho sempre timore delle sue macchinazioni mentali perché ormai la conosco da anni e so come lavora il suo cervello e quanto lei lo ascolta. ‘Purtroppo, o per fortuna, dipende dai punti di vista, ho preso il primo volo e prima non ho avuto il tempo di prenderti un regalo’.
‘Quindi?’, la invito a continuare.
‘Quindi ora usciamo e ne andiamo a prendere uno’ Fa tutta contenta, mentre a me cade il mondo addosso.
Sgrano gli occhi. Non può essere.
‘Mi stai prendendo in giro..’, fiato con voce incolore.
‘Assolutamente no!’, dice radiosa e raggiante annullando tutte le mi speranze che fosse uno scherzo. Conoscevo quello sguardo, quel guizzo nei suoi occhi, ed era quello che mi aveva propinato più volte nella nostra amicizia, quando io esamine, il più delle volte, cercavo di declinare un suo invito. Quando si metteva una cosa in testa era difficile scollarla.
‘No Ash, ma non ce n’è bisogno, a me basta la tua presenza’, dico cercando di persuaderla nel rinunciare a quell’idea malsana che le è venuta.
‘Non attacca!’, dice lei perentoria incrociando le braccia al petto in modo da non dibattere oltre.
Guardo Colin in cerca di aiuto, ma quello lo fa apposta a non guardarmi. Guarda dappertutto tranne dove sono io.
‘Ma Ash, fuori si gela!’, la prima scusa.
‘Ci copriamo’, controbatte lei determinata nella sua idea.
‘Ash, è stata una settimana piena, non ce la faccio nemmeno a mettere il naso fuori e a stare in piedi’. Seconda scusa.
‘Per una volta farai eccezione’, continua imperterrita.
E’ un osso duro.
‘Ash, è il primo compleanno che passo qui con Colin, e voglio passarlo con lui.’, mi gioco la carta di Colin sperando desista nel suo intento. ‘ E non fraintendermi, sono contenta che tu sia qui con me nel giorno del mio compleanno, così festeggeremo tutti e tre insieme, ma voglio passare la giornata con lui e con te qui, in casa nel dolce far nulla. E’ questo il regalo che puoi farmi’. Termino.
‘Ma nemmeno per sogno. Non esiste che passi il giorno del tuo compleanno come il resto dell’anno, e lo sai quanto odio non portare nulla ai compleanni, specie quelli delle persone importanti per me. E poi a lui va benissimo, vero Colin?’, imperversa sicura cercando il suo consenso voltandosi verso di lui.
Lui si volta, stavolta mi guarda, ci guarda. Lo fulmino con gli occhi.
‘Per me va benissimo, ma stasera è tutta mia!’, allude buttandomi nel baratro e facendomi l’occhiolino divertito, probabilmente, dal programma serale.
Mi arrendo alzando le mani e mantenendo la calma. Mi alzo dal divano su cui siamo sedute, simulando tranquillità.
‘Come posso piacevolmente notare sei tornata a rompere le cosiddette Ash’. Quella lo prende come un complimento, come sempre.
‘Per me è un piacere’, controbatte entusiasta.
Non la scalfisco nemmeno un po’.
‘E riguardo a te’, lo indico. ‘ Tra noi finisce oggi’, enfatizzo andando verso la camera da letto e chiudendo la porta alle spalle.
Li sento scoppiare a ridere fragorosamente, e sorrido.
Non c’è cosa più bella di avere due delle persone che amo di più qui con me in questo giorno.
                                                                                                                                                           
Alla fine ci accordiamo affinché io ritorni per le 18 con la mia rapitrice.
E’ da quando la conosco che è solita fare questo genere di cose e non mi ci abituerò mai davvero.
Ashley è così, impulsiva e un po’ matta che pur di creare qualcosa di speciale è capace di sacrificare tutto ciò che ha in programma, stravolgerlo e arrivare al suo obiettivo, anche all’ultimo momento e senza dir nulla alla diretta interessata stravolgendo anche i suoi programmi.
Per tutto il tempo non facciamo altro che girovagare per negozi in cui nemmeno Ash sa cosa prendere, quindi non fa altro che farmi provare vestiti su vestiti senza che io abbia la minima voglia di farlo e, molte volte, l’idea di cosa mi stia davvero facendo provare.
Ho la mente altrove. Ci sono fisicamente, ma mentalmente mi ritrovo da tutt’altra parte, accovacciata al caldo in pigiama davanti alla tv e con lui.
Mi sembra di essere una barbie nelle sue mani, mi prende, mi gira e mi fa provare qualsiasi cosa le piaccia per poi mirare e rimirare le sue opere e darmi un verdetto definitivo, in cui tu speri che ciò che hai addosso la convinca così da porre fine a quella lenta agonia per tornare a casa invece di ibernare all’aperto.
‘Secondo me questo ti sta bene’, fa contemplandone uno. ‘Mmh, questo contrasta troppo sulla tua pelle scura’ sentenzia per un altro. ‘Qui c’è qualcosa che non mi convince’, si porta una mano sotto il mento a mo’ di pensatrice e cerca quel qualcosa che non le quadra con il tutto, mentre io fingo quel minimo di entusiasmo necessario a renderla felice. E se molte volte piace a me qualcosa lei cerca di persuadermi dal non prenderlo e sembra proprio che lo faccia di proposito per non farmi tornare a casa, ma lo ritengo impossibile.
In camerino riguardo l’orologio sul display, per la dodicesima volta nell’ultima ora, e quelle lancette non accennano ad accelerare il loro movimento quando lo desideri, si piantano e stanno lì immobili a segnare le 16.19.
Sbuffo cercando di sopportare quella parte di giornata non programmata.
In altri giorni, probabilmente, non mi sarebbe dispiaciuto tutto questo, anche perché le giornate con Ashley sono sempre gradevoli e divertenti, trovo sempre la scusa di acquistare ciò che voglio con una personal shopper come lei che mi consiglia in tutto, ma in quella giornata che doveva essere il mio primo compleanno con Colin, proprio non riesco a farmela andare giù ma lei non lo nota, o più probabilmente fa finta di non notarlo.
Appena mettiamo piede fuori è un completo gelo, come avevo previsto, nevica in modo leggero e noi non facciamo altro che cercare il fatidico regalo introvabile e perfetto secondo Ash, quando io il regalo perfetto l’avevo trovato già un paio di ore prima. Prima della sua irruzione in quella domenica tranquilla e rassicurante con una torta da divorare in due.
Tremo come una foglia, nonostante il mio giubbino sia abbastanza pesante.
‘E Paul?’, le chiedo mentre camminiamo per le vie, tanto per distrarmi e per non dar peso al freddo che sento.
‘Ah… eh… Paul dici? E’ rimasto ad LA per alcune faccende.’, dice in maniera fuggente spostando poi l’attenzione su altro. ‘E quell’abito? Secondo me ti starebbe benissimo’, esclama incrociando le mani e sfoggiando un espressione degna di manga giapponese dall’emozione indicando un abito un po’ lungo in una vetrina, tutto completamente nero con qualche richiamo in oro.
Faccio una smorfia di disapprovazione, non mi entusiasma più di tanto.
‘Ma Ash, è da oggi che giriamo, abbiamo comprato il necessario e abbiamo girato mezza Vancouver. Sto congelando e sono quasi le 18. Torniamo a casa?’, la imploro tremante cercando di dissuaderla.
Ho il freddo che rapido si insinua nei muscoli e nelle ossa.
Lei mi guarda rammaricata, l’entusiasmo nei suoi occhi svanisce ed è tipo un cucciolo bastonato a quelle parole. ‘Ma non ti ho preso nulla!’, dibatte con il broncio degno di una bambina.
‘Non fa niente, dico davvero. Mi basta la tua presenza, e tu sei qui con me in questo giorno invece di fare altro, e non c’è nulla di meglio’, le dico con un gran sorriso per farle capire che sono sincera.
Mi abbraccia e si rassegna all’evidenza, anche lei vicina all’ibernazione.
‘E va bene, andiamo a casa.’
 
Appena arriviamo alla mia palazzina scendiamo e corriamo ai ripari dalla neve che inizia a cadere più fitta e decisa ad attecchire, sono stanchissima e non vedo l’ora di rientrare perché sto davvero morendo di freddo.
‘Puoi dormire nel mio appartamento, stasera.’, le riferisco mentre lei è al mio seguito e abbiamo appena varcato la soglia del pianerottolo. Lei annuisce del tutto assente, chissà in quale mondo per accorgersi anche delle parole che le ho riferito, è incollata al suo telefono ed è tipo ipnotizzata. Le faccio il verso ma nulla, è del tutto preso da ciò che sta scrivendo.
‘Stai scrivendo a Paul?’, chiedo e la risposta è un mistero. Mi pianto davanti a lei e le sventolo una mano davanti agli occhi, lei sembra rinvenire del tutto frastornata. ‘Stai scrivendo a Paul?’ ripeto ora che mi presta attenzione.
‘Ah, si si’, recita con troppo entusiasmo, non ci bado, non ora almeno che non vedo l’ora di salire, mettermi al caldo e stare con lui. ‘La neve, il freddo. Ora che arriviamo ci piazziamo al camino con una bella cioccolata fumante.’ Continua lei avanzando il passo dato che ora siamo quasi arrivate al mio pianerottolo.
Apro la porta del suo appartamento per prima perché è dove l’ho lasciato e data l’ora credo che mi stia aspettando. La serratura scatta, la porta si apre ma all’interno è tutto buio pesto, a tentoni cerco di trovare l’interruttore per visionare la stanza che ho di fronte, l’accendo e non c’è nessuno al suo interno.
Guardo Ashley stralunata cercando di capirci qualcosa, lei dal canto suo fa spallucce.
‘Col?’, lo chiamo cercandolo nell’altra stanza, ma nemmeno l’ombra. Non è una casa maestosa, ci sono a malapena quattro stanze in tutto, perciò non ci vuole molto a capire che se non è lì, è altrove, ma dove?
‘Dove diavolo è finito adesso?’ chiedo più a me stessa che ad Ashley che mi è accanto.
‘Prova a chiamarlo no?’
Prendo il telefono in mano, digito il suo numero e invio la chiamata.
Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.
Ehi amore.
‘Mi spieghi dove sei?’, esclamo leggermente alterata.
Sei già tornata? E mi sembra leggermente spaesato nel pormi quella domanda.
‘Col, sono le 18. Mica ti disturbo?’, faccio ironica.
Sono nell’altro appartamento con Josh alla play. Non portare avanti i tuoi sospetti. fa lui beffardo, capendo l’antifona. Ne esco più sollevata.
‘Arrivo’.
Spiego ad Ashley dove si trova e mi avvio con lei al mio appartamento.
 
Appena apro la porta dell’altro appartamento, mi blocco e resto ferma lì come un ebete.
La scena che mi si para davanti è pari all’inimmaginabile e quasi credo di stare sognando per davvero. Magari sono svenuta per il freddo da qualche parte o magari sono ancora nel letto e tutto ciò che ho dinanzi lo sto solo immaginando da un bel po’. Una luce soffusa in quell’oscurità lo illumina rendendolo ancora più bello ai miei occhi. E’ dinanzi a me, con la chitarra e appena mi vede varcare la soglia intona ‘Happy Birthday’ cambiandone le parole per me e aggiungendo il mio nome in quella sinfonia.
E potrebbe sembrare la più banale delle canzoni, ma in quel momento, in quel preciso momento è la più bella che io abbia mai udito.
Io nel frattempo ho assunto l’espressione più ebete che ci sia, lo sento.
Sono a metà tra tutto.
Sento l’emozione che mi invade, delle lacrime solcano le guancie offuscandomi la vista e pronte a cadere, un groppo in gola enorme, e tremo tutta perché non mi aspettavo nulla del genere.
‘Auguri amore mio!’, fa avvicinandosi porgendomi le mani, metto le mie sulle sue e mi tira su. Mi abbraccia, forte e quell’abbraccio sembra attraversare anche l’anima, e io ricambio facendo altrettanto nascondendogli il fatto che io sia completamente in lacrime a ciò che ha fatto. Mi ha presa alla sprovvista e sono del tutto paralizzata, in lui e in quell’abbraccio cerco un appiglio per calmarmi. Mi solleva di qualche centimetro da terra senza alcuna fatica. Respirare il suo profumo è così bello, e finisco per baciargli il collo sussurrandogli un ‘Tu sei completamente pazzo’ con un filo di voce.
‘Di te e solo di te’, mi mette giù e mi porta verso di se dandomi un bacio, poi un altro e un altro ancora e io riprendo, come sempre, nella mia malsana voglia di volerlo ma devo stornarmi quando ricordo che Ash è dietro di me in quel momento e ci fa da spettatrice. Mi stacco da lui, mi mordo le labbra trattenendone il sapore e tossisco imbarazzata guardando in direzione di Ashley.
Nemmeno il tempo di riprendermi da quel momento, che la luce si accende e la stanza è un tripudio di gente che fino a qualche momento prima ha fatto da spettatore alla scena. Ne esco ancora più imbarazzata
Resto a bocca aperta mentre un AUGURI enorme si eleva dalla moltitudine di gente che è lì, con lo sguardo scorro su tutti i visi di tutti i presenti in sala. Ci sono tutti, ma proprio tutti. Tutto il cast, parte della produzione e anche alcuni tecnici. E nella fila dietro la prima ci sono anche Adam e Edward.
Tutto il cast di Once è presente in casa mia e mi fissa applaudendo per non so cosa esattamente. C’è anche Kristen che mi sorride e mi fa una smorfia alzando i pollici in contemporanea, perché immagina il mio disagio e il mio impaccio in quel preciso istante e mi vuole infondere coraggio, e Nikki che non vedevo da tantissimo e che saluto impacciata, e vicino a loro spicca Paul e io lo fisso incredula arrivando a capire il trucco, cosa si cela dietro la sua presenza: Ashley mi ha mentito.
Per tutto il tempo ha continuato a tenermi lontana dagli appartamenti cosicché io non capissi la sorpresa che c’era sotto, a stare al telefono in continuazione e ad essere vaga. Le ho chiesto di Paul e mi ha detto che era ad LA impegnato in altre faccende mentre invece era suo complice insieme a Colin. Mi volto verso Ashley e la punto con gli occhi svelandole di avere scoperto tutto e lei spalanca le braccia in segno di resa capendo ciò che ho intuito.
E’ lei sempre lei l’artefice di tutto. E’ lei che insieme a Colin ha organizzato tutto questo, e probabilmente è anche lei la mente di tutto.
‘Ti odio’, le mimo fintamente arrabbiata.
‘E’ sempre un piacere tesoro!’, fa lei facendomi una smorfia e sgattaiolando tra le braccia di Paul che l’attendeva.
‘Tutto bene?’, fa Colin sussurrandomi all’orecchio in quel frastuono fatto di applausi e voci che sembrano interminabili. Ho brividi appena il suo caldo respiro entra a contatto con la mia pelle e s’infrange su di me. Il cuore a mille.
‘Mmh sto bene’ rispondo.
‘Sei sicura? Sei un tantino agitata.’, fiata perlustrandomi in volto.
‘Sono un po' imbarazzata, credo, sai che non amo essere al centro dell’attenzione... Ma sto bene davvero, siamo tra amici dopotutto.’ Gli sorrido stringendo la sua mano e facendogli capire che non sto mentendo.
La serata procede come dovrebbe, così mentre gli altri sono intenti a fare altro approfitto di un momento per andare in camera a cambiarmi. Ho quel maglione da tutto il giorno e sento semplicemente la voglia di cambiarlo. Entro in camera e opto per una canotta bianca e una camicia semplice da mettere sopra, in casa fa abbastanza caldo e così mi sento decisamente meglio.
Quando torno Colin mi aspetta appoggiato alla porta a braccia conserte e quasi mi spaventa. Sobbalzo.
‘Potevi entrare mica ti mangiavo’, scherzo rimirandolo e indicandogli la camera.
‘Mmh, non ci giurerei dato il bacio di prima’, fa lui scaltro alzando un sopracciglio e indicando qualcosa di astratto, cercando di alludere qualcos’altro. Sorrido e abbasso lo sguardo per non cedere alla tentazione, non ora che c’è gente in casa, perché se non fosse per quello sarei già altrove a riscuotere il regalo promesso quella mattina. Mi mordo le labbra, fino quasi a torturarle definitivamente quel giorno, e scaccio quell’impulso irrefrenabile che mi prende ogni che mi si presenta così.
‘E comunque complimentoni. Non ho idea di quando vi siate messi d’accordo ma tu ed Ashley me l’avete proprio fatta direi! E ad Ashley ci sono abituata, ma a te no. Davvero complimenti.’
‘In verità mi ha chiamata lei un paio di settimane fa avanzando l’idea di questo piano. All’inizio ero un po’ restio alla cosa perché sapevo tu non volessi nulla di maestoso ma lei mi ha assicurato che ti sarebbe piaciuto e mi sono fidato. Mi pare che voi due siate grandi amiche, ma non mi sembra tu ne sia pienamente entusiasta…’, lascia intendere aggrottando la fronte in una smorfia ed è come se i suoi occhi si spegnessero a quella deduzione.
‘Ashley lo fa per me, perché ci tiene e vuole farmi sentire bene in queste cose, e non pensare che non apprezzi perché non è così. Non voglio che lo pensi nemmeno per un momento, ciò che hai fatto per me stasera è stata la cosa più bella di sempre. Ho apprezzato ogni singolo dettaglio, ma sarà che io e lei siamo totalmente diverse: avrei preferito una cosa più riservata e intima solo con te, anche la cosa più banale e-‘
‘Sei delusa?’
‘Assolutamente no!’, scuoto la testa atterrita da quel suo pensiero, non voglio dargli quell’impressione, gli vado incontro e prendo la sua mano. ‘Non sono affatto delusa. Ti ho detto che cosa avrei preferito e non che non lo sto amando. Dimmi che non ti sto dando quest’impressione perché può essere la stanchezza e l’imbarazzo del momento ma mai al mon-’, non mi lascia finire e mi zittisce con un bacio dal quale non so resistere. Mai.
‘Suvvia Colin ma lasciala in pace questa povera ragazza. Stasera è la festeggiata e non puoi tenerla tutta per te. Vi appartate dopo’. Io arrossisco di colpo e mi stacco sentendo e vedendo Josh che ci ha beccati.
‘Non pensi mai sia io il povero ragazzo? Potrei anche esserlo!’, ritira lui mentre gli passiamo accanto.
‘Ma smettila un po’!’
Ed entrambi scoppiano a ridere come dei bambini, e io mi ritrovo complice di tutto questo.
‘È inutile che ti nascondi, stasera non ci scappi per nulla’, scherza Nikki prendendomi sotto braccio e trasportandomi altrove. ‘Per questa sera la Regina sei tu’, fa Lana avvicinandosi e ponendomi una corona in testa. ‘E ringrazia che è domenica, altrimenti avresti dettato legge anche sul set’, fa lei strabuzzando gli occhi con complicità.
‘Stile Evil Queen? E’ un peccato che sia domenica’. Pondero prima di scoppiare in un immensa e sonora risata con loro, mentre tutti gli uomini sono poco più distanti da noi, immersi nei loro discorsi, seduti in parte sui divani di casa. Colin mi lancia un occhiata dal suo posto quasi ad accertarsi della mia presenza, ancora una volta, quasi a vedere il motivo della mia risata e dal suo posto ride con me nel vedermi.
Era sempre così con noi, era un continuo cercarsi a vicenda quasi ne avessimo il bisogno fisico, quel bisogno di assicurarci che eravamo entrambi lì, e caso voleva ci cercassimo allo stesso ritmo e cadenza perché non facevamo altro che incrociarci, non so quanto casualmente dopotutto. Il nostro era stato un continuo scambio di sguardi sin dagli inizi in cui ci limitavamo a qualcosa di più fuggente e mesto, entrambi incapaci di esprimere ciò che sentivamo nascere in noi, giorno dopo giorno.
‘Su dai apri i regali adesso!’, fa Emilie tutta entusiasta.
Spalanco gli occhi incredula alle sue parole.
‘Ci sono anche i regali?’, quella fa cenno di sì con un sorriso enorme stampato in volto.
‘Che festa di compleanno sarebbe senza regali Van?’, interviene Ginny porgendomi il suo.
‘Ma non dovevate, seriamente’.
‘E’ solita farlo’, asserisce Ash di fianco a me. ‘Ma ora non fare la modesta’.
‘Mi fai sembrare una cretina che lo dice apposta senza pensarlo davvero’, dibatto io dedicandole uno sguardo accusatorio.
‘E tu lo sai che sei la mia scema più bella di sempre?’, e sfoggia un sorriso enorme a cui non posso resistere ulteriormente. L’abbraccio forte.
Il pacchetto che mi porge Ginny  da parte sua e di Josh è la causa per cui vado in iperventilazione e quasi non respiro. ‘Tiffany, sul serio?’, faccio stupita. Loro di fronte a me sono soddisfatti del risultato che vedono sul mio volto. All’interno ci sono alcuni orecchini di perla da cui io non riesco a riprendermi davvero, in tutta risposta a un simile regalo li abbraccio entrambi balbettando un ‘Grazie’ che ne esce strozzato.
Resto sconvolta da tutto l’affetto che mi circonda e mi rendo conto di quanto sono fortunata ad avere quell’enorme famiglia intorno a me in questo momento.
Negli altri pacchi da scartare trovo altre cose come maglioni, orologi, album, libri e barbie. Perché ormai anche loro sanno la mia passione sterminata, e anche un po’ malata, per quelle dolls che da vari anni colleziono.
Ero rimasta davvero di stucco. Tutto era davvero troppo per me e non lo dicevo per modestia, ma perché era ciò che sentivo.
‘Ragazzi, non so come ringraziarvi! Tutto questo non era necessario”. Ripeto diverse volte, ma tutti mi dicono di non preoccuparmi. Colin in tutto questo è accanto a me ad osservare ogni mia minima espressione e a condividere il tutto con me.
E non potrebbe esserci serata più perfetta, sono sopraffatta da tutto ciò che quasi non mi rendo conto di come passi veloce la serata e di come già stiamo andando verso la mezzanotte.
‘Vanessa! Vieni a spegnere le candeline prima che scocchi la mezzanotte!’ grida Ashley prendendomi per un braccio a trasportandomi al tavolo senza darmi nemmeno il tempo di ragionare su cosa stia succedendo davvero.
Poco dopo sono davanti quella torta rotonda, completamente rosa. E' una torta diversa da quella che ho visto stamane tra le mani di Colin e deduco l’abbiano comprata. Ventiquattro candeline sono tutte là, sparse qua e là a spiattellare i miei anni e tutti sono davanti a me e cantano ‘Happy Birthday’, Josh riprende tutto con la telecamera come prima con i regali mentre io sprofondo nella mia inquietudine profonda come quando ero piccina di fronte a quella situazione. Cerco Colin nuovamente con lo sguardo e lo trovo poco più in là a fare lo stesso che fanno gli altri, gli intimo di avvicinarsi perché non voglio compiere gli anni da sola e lo voglio accanto.
Si avvicina e con una mano mi avvolge i fianchi mentre l’altra la unisce alla mia destra.
‘Esprimi un desiderio prima!’, urla qualcuno che non so distinguere. E che potrei desiderare di più mi chiedo. Che altro c’è nella mia vita che non sia magnifico come ciò che ho intorno e soprattutto come ciò che ho accanto? Niente. Non ho nulla da desiderare perché con lui i miei desideri si sono avverati tutti e non potrei desiderare altro che una vita serena con lui perché lui è il desiderio e il regalo più grande che mi si poteva dare, anche se… qualcosa da desiderare in fondo, in fondo c’è.
Prendo un bel respiro e spengo le candeline lasciando che la mia mente sussurri ciò che desidera nel contempo e non lo rivelo.
Il suo viso è sul mio che mi fissa sorridente e orgoglioso e gli do un bacio leggero, come a consacrare ciò che ho pensato, ciò che ho desiderato.
Sono le due e mezza di notte quando la stanza inizia a svuotarsi della gente che c’è al suo interno, la mattina seguente è di nuovo giorno di riprese e non so come ne uscirò. Ashley si prodiga nel ripulire il tutto insieme a Paul, Nikki e Kristen mentre io mi faccio avanti perché non voglio facciano altro per me quella sera.
‘Tu domani hai le riprese Van’, mi intima Ash mettendomi le mani sulle spalle per fermarmi. ‘Non ti devi preoccupare di nulla, ci stiamo offrendo noi qui. Ora tu vai di là con Colin e ti riposi dopo l’infinità di emozioni provate oggi, di qua pensiamo a tutto noi’.
‘Siete sicuri?’, rincaro di nuovo, non convinta.
‘Ma sì, non ti devi preoccupare e poi ne approfittiamo per stare un po’ insieme dato che sono mesi che non ci vediamo come si deve’, mi tranquillizza Kristen. ‘Non vogliamo che tu sia uno zombie domani’.
Alla fine accetto la loro idea e le saluto rifilandomi nell’appartamento di Colin, dove mi aspetta il regalo migliore e più atteso di tutta la serata: lui.
   
 
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