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Autore: StrawberryGlasses    15/01/2015    0 recensioni
Sirius e Regulus, due fratelli terribilmente simili e diversi allo stesso tempo. Vitani, entrata nella loro vita per caso, abbandonata ancora in fasce, in un freddo giorno di Novembre, davanti alla porta di Cygnus e Druella Black.
Tre ragazzi incastrati in qualcosa di troppo grande e troppo crudele, dovranno compiere delle scelte che ne determineranno la vita o la morte in un mondo in cui il potere e il pregiudizio prevalgono su ogni altra cosa, anche sulla famiglia.
Dalla storia:
- Ci sono tante cose che non sai, Vitani. Ci siamo odiati a lungo perché era più facile, perché l’odio costituisce l’inclinazione naturale dei Black. -
- Io non sono davvero una Black. - disse allora la giovane, scostandosi da lui e asciugandosi gli occhi con la mano. – E non sopportavo che tu rifiutassi quella stessa appartenenza per la quale io lottavo continuamente, ogni secondo. -
- Sei sempre stata intelligente e in gamba abbastanza da ottenere tutto ciò che volevi. -
- Ti sbagli. - sospirò quella barcollando di nuovo più vicina a lui. - Non tutto. -
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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the dark side 1
THE DARK SIDE OF THE MOON


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1.

-Sposerai Sirius,Vitani. Non sono molte, ormai, le famiglie purosangue e meno ancora quelle degne di esserlo. Sirius è un ragazzo singolare ma saprà assumersi le sue responsabilità, crescendo. Walburga lo informerà il prima possibile.-

Druella aveva pronunciato quelle parole quasi con rassegnazione, fingendo un sorriso tirato e regalandole una lieve carezza, uno dei pochi e brevi contatti che i genitori concedevano a Vitani.
Non aveva idea del tumulto che quelle parole avevano scatenato nel cuore della ragazza, poco più che quindicenne.
Sirius era sempre stato il suo eroe, il suo pilastro. Nonostante la freddezza che il cugino ostentava continuamente, l’indifferenza e talvolta la crudeltà, Vitani non riusciva davvero ad odiarlo. Le sue parole, alle volte, la ferivano come lame affilate al pari di quei suoi crudeli occhi grigi che la trafiggevano senza alcuna pietà ricordandole giorno dopo giorno quanto fossero diversi.
Sorrise, mesta, cercando di trattenere l’euforia. – D’accordo, madre. -
Si congedò e corse nella sua camera a prepararsi.
Il vestito che avrebbe indossato quella sera, al ricevimento in onore del fidanzamento di Narcissa e Lucius Malfoy, era incredibilmente bello ma ai suoi occhi non abbastanza per lui, per meritarlo.
Era bello, Sirius. Bello e ribelle, volitivo e determinato. E Vitani adorava ogni cosa di lui che non fossero i suoi amici o la Casa cui era stato smistato.
- Signorina, Raelie è qui per vestirla. - mormorò una vecchia elfa domestica avvicinandosi a lei e tendendole il vestito.
- Sbrigati, quanto ci vuole per allacciare un dannato corpetto?. - la esortò, dura come le avevano insegnato ad essere. Attese non senza continui sbuffi di impazienza che l’elfa finisse di allacciare lo strettissimo corpetto e poi le strappò di mano la collana che lei le porgeva.
- Adesso vattene. -
Se la allacciò al collo da sola e poi prese a rimirare la propria figura davanti al grande specchio.
L’abito blu come la notte ricadeva ampio fino ai piedi, con voluminose volute di tulle arricciato in vita così da sottolinearne la linea sottile, e la generosa scollatura incorniciava l’enorme pietra preziosa che decorava il collo candido.
Sospirò, nervosa ed emozionata, ipotizzando ogni possibile reazione del cugino, immaginando l’espressione del suo volto e chiedendosi se, quella sera, avrebbe ricevuto il suo primo bacio: le attenzioni, ad Hogwarts, non le mancavano. Era ricca, era bella ed era anche intelligente, come risultava evidente ad ogni lezione, ma nessuno di quegli smidollati che le facevano la corte era anche solo lontanamente paragonabile a Sirius, alla sua aria disinvolta mentre passeggiava fiero per i corridoi, impettito nella sua bellezza così incurante.

-Buonasera, signorina Black. Siete magnifica.- la accolse Craig Davidson facendole il baciamano e lei rispose con un sorriso appena accennato e uno sbrigativo cenno del capo.
La sala era gremita di gente che faceva quasi la fila per congratularsi con i futuri sposi che, ritti e biondi, stavano in fondo alla sala stringendo la mano agli ospiti.
-Vitani, tesoro, sei perfetta.- esclamò una sua compagna di scuola, Kelly McFray, portandosi una mano perfettamente smaltata alle labbra truccate.
-Anche tu stai davvero bene, Kelly.-
Vitani era troppo impegnata a cercare con lo sguardo i suoi cugini, Sirius e Regulus, per prestare attenzione a chiunque altro, chiunque altro fatta eccezione che per Andromeda.
-Med.- la raggiunse scivolando tra la folla e avvertì distintamente una fitta allo stomaco quando incrociò i suoi occhi tristi. Da qualche mese Andromeda non era più la stessa. Non sorrideva, non scherzava, non mangiava neanche, alle volte. Stava chiusa nella sua stanza e gufi e civette andavano e venivano dalla sua finestra ad una frequenza inconsueta e inspiegabile per chiunque tranne che per Vitani. 
–Potresti sforzarti di farmi un sorriso, sorella? Non sopporto l’idea che tu stia così per uno stramaledetto babb…-
La maggiore le tappò la bocca con una mano, leggera ma decisa e le rivolse un’occhiata di rimprovero.
-Il fatto che tu sia la più bella della sala non giustifica la tua impertinenza.- la riprese, sicura che non avrebbe più toccato l’argomento.
-Dici?- mormorò facendo una giravolta e l’ampia gonna scura ondeggiò attorno al suo corpo.
Andromeda stirò le labbra in un sorriso intenerito e le fece scorrere una mano tra i capelli scuri, come faceva da sempre e come sempre avrebbe fatto nonostante Vitani fosse quasi diventata una donna.
-Hai per caso visto i nostri cugini?- chiese cercando di apparire distaccata, sistemandosi le pieghe del vestito.
-Regulus sta conversando con i signori Malfoy di Merlino solo sa cosa, mentre il cugino che stai cercando tu è lì.- disse, consapevole della cotta ormai consolidata della sorella. -Si sta annoiando sulla balconata o forse sta architettando un modo per far saltare in aria casa nostra, non saprei dirlo.-
Vitani non riuscì a trattenere un sorriso e arrossì prima di congedarsi e procedere nella direzione dell’unico uomo in quella sala di cui le importasse qualcosa.
-Mi concederesti questo ballo, cugina?-
Regulus l’aveva afferrata al volo stringendole la mano e l’aveva attirata a sé conducendola già in pista senza attendere una risposta.
Il minore dei fratelli Black non abbassava di certo gli standard estetici della famiglia, i capelli erano neri come quelli del maggiore ma ordinati e corti, gli occhi chiari spiccavano sul viso diafano dandogli un’aria angelica che però cozzava notevolmente con la sua condotta non esattamente encomiabile, a scuola e fuori da essa.
Era l’orgoglio dell’intera famiglia, il timore dei giovani studenti della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, nemico giurato di ogni Grifondoro e fedele compagno di malefatte della peggiore cricca di Serpeverde che il mondo della magia avesse mai conosciuto.
-Perché chiedere se prendi comunque qualsiasi cosa tu voglia?- lo rimbeccò, furba, rilassandosi e cominciando a volteggiare insieme al cugino in mezzo alle altre coppie.
-Semplicemente non considero minimamente plausibile un tuo rifiuto.-
-E perché mai?- Vitani e Regulus erano molto legati, compagni di casa e di studio, ad Hogwarts, trascorrevano la maggior parte del loro tempo insieme, uniti e complici come pochi altri, ma la giovane si trovava spesso costretta ad arginare le pretese dell’altro che, evidentemente, vedeva per loro un futuro completamente diverso da quello da lei sperato.
-Perché tra qualche settimana torneremo a Scuola e potrei decidere di non fare più i tuoi compiti di Storia della Magia.-
-Vile ricattatore.-
-Incantevole vittima dei miei raggiri.- la schernì, sorridente, facendole fare una giravolta.
Lei rise, spensierata, godendosi quegli istanti di divertimento e imponendosi di non rimuginare troppo sulla verità che avrebbe rivelato a Sirius di lì a poco.

-Vitani!-
La voce dura di sua madre la raggiunse dalla vasta balconata e lei la raggiunse immediatamente, sollevando la gonna per non inciampare.
Quando la raggiunse si accorse che Druella e Walburga erano in compagnia di un infelice Sirius che finalmente, sentendola arrivare, abbandonò la ringhiera per voltarsi e unirsi alle tre donne.
-Cara, potresti per favore trascinare in pista questo screanzato di tuo cugino? Non è educato da parte tua restare in disparte.- concluse poi rivolta al figlio Walburga Black.
-Mi comporto mai in modo educato, per te?- rimbrottò lui, scocciato, facendo schioccare la lingua sul palato per poi rivolgere alla cugina uno sguardo annoiato e porgerle la mano. -Se l’educazione si misura in inutili e ipocrite chiacchiere e in passi di valzer credo proprio che non potrò sottrarmi.-
Vitani cercò di ignorare il sarcasmo di Sirius ma non poté evitare di riappropriarsi dell’aria fredda e impenetrabile che la contraddistingueva, mentre lui la riconduceva in pista. Odiava il modo in cui lui riusciva a farla sentire inadeguata e odiava vederlo mentire in quel modo così palese.
Vitani sapeva bene che parte dell’affetto che nutriva nei suoi confronti era ancora sepolto chissà dove in quell’abisso di indifferenza e se non si fossero continuamente indisposti a vicenda magari sarebbe anche riuscita a riportarlo alla luce, così si impose di mettere da parte l‘orgoglio e di sorridere.
-A questo punto dovrei chiederti se la tua vita procede come speri, cara cugina, o farti i complimenti per la tua bellezza.-
-Mi trovi bella, dunque?- chiese, tenace, mentre lui le circondava la vita con un braccio e stringeva l’altra mano nella sua.
-Le Veela incantano gli uomini con la loro bellezza per nascondere il loro vero volto, non è forse la stessa cosa che fai tu?- quello che avrebbe potuto suonare inizialmente come un complimento non era altro che l’ennesima critica che il giovane uomo rivolgeva alla cugina per la sua Casa di appartenenza e per la sua somiglianza alle sorelle.
-Non sto incantando te.-
Sirius strinse un po’ di più la presa sui suoi fianchi e intensificò lo sguardo su di lei mentre continuavano a ballare confondendosi nella folla.
-No, infatti.-
Vitani sbuffò, mettendo da parte il decoroso contegno che la rigida educazione ricevuta le imponeva e gli rivolse un’occhiata torva.
-Piantala, Sirius. Ci volevamo bene un tempo, io e te. Lo hai proprio dimenticato?-
-Un tempo, quando speravo che ci fosse ancora una piccola possibilità che tu fossi diversa.– ribatté l’altro, serio, stringendola a sé per il ballo successivo.
-Cosa ti fa pensare che io sia esattamente come loro?-
Il ragazzo scoppiò in una risata canzonatoria, in cui riuscì ad esprimere meglio che a parole tutto il disprezzo che provava nei confronti della sua famiglia. –Oh per piacere, il ruolo della principessina incompresa e tormentata dalle rigide imposizioni familiari non ti si addice, nonostante andrebbe di gran moda dovessi scriverci un libro.-  
-Non sono alla ricerca di un ruolo da recitare– rispose Vitani allontanandosi di scatto dal ragazzo –e comunque questa famiglia ha già il suo personaggio triste e tormentato, non credi?– il suo sguardo freddo non riuscì a nascondere una punta di dolore e delusione per le parole del cugino. 
Nonostante si ripetesse continuamente quanto poco influente fosse per la sua vita il parere della gente, non avrebbe mai potuto nascondere, nemmeno a se stessa, quanto in realtà fosse importante per lei l’approvazione di Sirius.
Avrebbe voluto conoscerlo meglio, capire cosa gli passasse per la testa, il perché dei suoi comportamenti. Semplicemente le sarebbe piaciuto andare indietro nel tempo, alle loro avventure di bambini, e tornare a piacergli almeno un po’.
L’aria di superiorità e sdegno con cui la guardava ormai da qualche anno, invece, scalfiva il suo orgoglio come niente prima d’allora. Non poteva sopportarlo, era sempre come se lui sapesse qualcosa che a lei sfuggiva. La faceva sentire piccola e stupida. Lei invece era fiera della donna che era diventata, perché mai non avrebbe dovuto? In famiglia seguiva le regole, voleva rendere fieri i suoi genitori. A scuola era temuta e rispettata, com’era giusto che fosse. Era una Black, e quello era il maggiore dei pregi. Allora perché ogni volta che si ritrovava davanti al cugino, quel cognome le sembrava solo il più pesante dei fardelli? 
Prese un lungo respiro, cercando di darsi un contegno. Non poteva mostrarsi debole di fronte a lui. L’illusione di avere il pieno controllo delle sue emozioni di adolescente era l’unica cosa che le rimaneva.
Con tutta l’arroganza di cui era capace si riscosse finalmente dai suoi pensieri ed osò guardarlo dritto negli occhi, sperando che quella rinnovata forza non l’abbandonasse proprio in quel momento.
-Volevo solo metterti a parte dell’ultima decisione presa dall’alto, ma immagino che sentirla direttamente dalla mente che l’ha partorita non faccia alcuna differenza per te.– continuò Vitani, un sorrisino ironico ad incresparle le labbra –Sarà interessante osservare come tua madre risponderà alla tua reazione.-
Dopo aver pronunciato quelle parole con l’astio e la veemenza che aveva assorbito dopo anni e anni di convivenza con le sorelle, si scostò dal cugino e gli voltò le spalle, procedendo verso la scalinata con tutta l’intenzione di trovare una stanza vuota e restarci per il resto della serata. I tacchi che cozzavano con il pavimento di marmo risuonavano nel corridoio come colpi di pistola e coprirono i passi di Sirius, che dopo qualche istante di smarrimento le era corso dietro.

-Cos’è che dovrei sapere Vitani?- le chiese afferrandole il polso per trattenerla.
Non la chiamava mai con il suo nome, le rare volte in cui si rivolgeva a lei lo faceva in modo puramente impersonale o con l’appellativo di serpe.
-Pensavo ti desse noia parlare con me, vuoi davvero che io prolunghi il tuo fastidio?-
Fece per allontanarsi ma Sirius fu più veloce e la attirò a sé, chiudendola fermamente tra il proprio corpo e il muro del corridoio.
-Dimmelo, adesso.-
Lei sorrise nel vederlo innervosirsi sempre di più. Amava la sensazione che le dava il tenerlo sulle spine, proprio lui che sembrava essere sempre un passo avanti a tutti.
-I nostri genitori vogliono che ci sposiamo.– buttò lì, curiosa di vedere come avrebbe reagito alla notizia. Il suo viso una maschera impenetrabile, o almeno così sperava. Lui non avrebbe dovuto capire quanto in realtà quell’idea l’avesse resa felice.
Sirius la guardò ancora per un attimo, allibito, dopodiché rivolse tutta la sua attenzione al pavimento, la fronte corrugata e gli occhi ridotti a due fessure, la mascella era serrata in un’espressione indecifrabile. Dopo quella che parve un’eternità, posò lo sguardo su di lei.
-Non lo farò.– poche, semplici parole, che non esprimevano neanche lontanamente quello che Sirius provava. La sensazione di essere un burattino manovrato da pazzi visionari gli impediva di pensare razionalmente. I pugni chiusi tremavano di rabbia sopra la testa di Vitani, che lo fissava confusa.
Per un attimo, solo per un piccolissimo istante, si era permessa di immaginare il loro ipotetico matrimonio. Lei con un vestito da fare invidia a qualsiasi Reale, bella, ammirata da tutti, mentre camminava verso l’altare, verso Sirius, il suo Sirius. E poi sarebbero scappati insieme, lei lo avrebbe seguito ovunque. Lontani da quelle case troppo fredde e grandi, da quelle rigide e assurde regole, dai loro continui sguardi di disapprovazione, magari sarebbero stati felici.
-Cosa vuoi fare? Non ti permetteranno mai di sposare chi vuoi, lo sai…-
-Il punto non è sposare chi voglio– si allontanò da lei, poggiando le spalle contro il muro opposto, le mani ancora strette in due pugni –Non ho alcuna intenzione di sottostare al loro volere. Non decideranno della mia vita, mai.–
-Ma… La decisione è già stata presa!– Vitani non riusciva a comprendere perché Sirius stesse reagendo in quel modo. Davvero pensava che opponendosi sarebbe cambiato qualcosa? Conosceva i metodi di persuasione della famiglia Black. Sarebbe arrivato a sopportare tanto pur di non sposarla?
Sentendosi ferita e umiliata, si avvicinò lentamente al cugino e gli sfiorò una mano con la sua, pentendosene subito dopo.
-Sirius…-
Il ragazzo la spinse via immediatamente come se avesse toccato il fuoco.
-Sei tale e quale a loro, non capirete mai.- sibilò, guardandola un’ultima volta con sdegno, prima di allontanarsi rapidamente lungo il corridoio senza mai voltarsi indietro.
Si torturò le mani, immobile in quello stesso punto, per quelle che a lei sembrarono ore.

-Vitani! Dov’eri finita?- Regulus la chiamava, affacciato alla porta che dava sulla scalinata.
-Tutto bene?- chiese una volta che l’ebbe raggiunta, vedendola più scura del solito ma non potendo neanche lontanamente immaginare la discussione svoltasi poco prima con suo fratello e l’effetto profondo che aveva avuto su di lei. Sembrava solo impercettibilmente tesa nella sua compostezza.
-Tutto bene.- rispose, gelida, alzando lo sguardo sul cugino minore.
Quella notte Sirius aveva distrutto l’ultimo spiraglio di luce che ancora osava sopravvivere in mezzo a tutto il buio che le avevano insegnato. Aveva eliminato anche l’ultimo frammento della bambina allegra che era stata in passato, e che teneva conservato gelosamente in un angolo del suo cuore, in attesa che lui, solo lui, lo riportasse a galla.
Quella notte era nata una nuova Vitani, una Vitani che non si sarebbe mai più concessa nessuna debolezza. Una Vitani che avrebbe distrutto ogni ostacolo sul suo cammino e sacrificato affetti, passioni e sogni pur di restare in piedi.
-Va tutto bene.- ripeté puntando gli occhi in quelli di Regulus –Tutto alla perfezione.-

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