Odiami…
Perché ti Amo!
Prologo
Era un sogno. Eppure sembrava così reale… Io, per
due mesi, nella mia città d’origine.
No, no…
Gio… sei fuori strada…. Stai dormendo e ora entrerà quel monello di Daniele,
seguito a ruota da quel cretino patentato di Luca…
Sentii un
grande scossone…. Non capivo cosa fosse, fino a quando non aprii gli occhi e mi
ritrovai Luca, tutto sorridente.
-Perché
mi hai svegliato?- gli chiesi, con la voce sonnecchiante, stiracchiandomi per
bene.
-COME??
TI SEI DIMENTICATA CHE OGGI PARTIAMO PER ROMA??? MUOVITI!- mi urlò nelle
orecchie, come se fossi sorda.
Bene.
Avevo capito. Non era un sogno. Io, Giorgia Dorotei, sarei tornata nel mio
continente d’origine. Dopo circa diciotto anni vissuti in Spagna, con qualche
capatina in Italia, per vedere come stavano gli zii, sarei andata a vivere da
loro per un bel periodo.
Il mio
fratellone Luca ed io saremmo stati ospiti da zia Anna e zio Dario, per evitare
le seccature dei nonni. Infatti erano vecchi (non sia mai!) e decrepiti, ma
avevano lo spirito di due birbantelli; non saremmo riusciti a combatterli.
Così,
dopo essermi ripresa sul serio, mi alzai dal letto ed aprii la tapparella;
Davanti a me, si estendeva il Parco di El Retiro di un verde brillante, illuminato
dai raggi accecanti del sole.
Decisamente
sarebbe stata una fantastica vacanza.
PRIMO CAPITOLO
Quant’è
difficile lasciare la propria città anche solo per un paio di mesi.
Stavamo
attraversando la città, con alla guida della macchina mio padre e, accanto a
lui, mia madre. Si tenevano la mano anche quando erano in macchina: erano una
bellissima coppia e decisamente sempre innamorata; la loro giovinezza era
incredibile. Quando ero bambina, non capivo come mai avessi dei genitori così
giovani, ma poi, compresi che mia madre e mio padre ci ebbero quando avevano a
malapena 18 anni, mia madre, e 20 anni, mio padre; adesso ne avevano
rispettivamente 36 e 38. Mio padre, el señor Matteo Dorotei, non era mai stato
molto bello, a giudicare dalle descrizioni della loro adolescenza di mia madre,
però aveva e ha un carattere d’oro: si arrabbia poco, ma seriamente, è
simpatico, è dolce… è il mio papy. Stranamente, la spunto sempre con mamma
perché è lui a proteggermi; mia madre, invece, la señora Cristina d’Angelo
Dorotei, era ed è tuttora molto bella e soprattutto invidiata da tutti: molto
spesso prendevamo parte alle loro liti, causate tutte dalla profonda gelosia di
papy. Un carattere stupendo, ma sempre un po’ troppo rompiscatole, per i miei
gusti.
Ho altri
tre fratelli: Luca è il più grande ed è più grande di me solo di un anno;
identico a mia madre in tutto, Luca era ed è il mio fratello preferito perché
mi difendeva sempre quando avevo problemi a scuola per la mia “eccessiva”
bellezza e poi, lo preferivo perché era il migliore in tutto: sempre lui in
cima alla mia lista. Come non parlare di quei due scriccioletti di quattordici anni? Parlo di Daniele e Samantha, i miei due
fratelli gemelli, nati qualche anno dopo di me; sono identici a mia madre, come
Luca, ma anche loro, hanno ereditato il carattere di mio padre. L’unica pecora
nera della famiglia sono io. Con i capelli castano scuro, ricci, lunghi sulla
schiena fino a raggiungere il sedere, gli occhi di un nero profondo, tendente
al blu notte e un fisico ammirato da mezza Madrid, avevo assunto il carattere
di mia madre: forse era per quello che io ero sempre piaciuta a mio padre,
proprio perché assomigliavo tantissimo a mia madre, anche se fisicamente ero la
sua fotocopia. Guardavo sfrecciare, dal mio finestrino, le attrazioni di Madrid
che scorrevano via veloci, lasciando impresse nella mia mente il maggior numero
possibile di immagini di quel mondo bellissimo, che era la mia città. Io ho
sempre amato
Entrammo
in autostrada e in una mezz’oretta, arrivammo all’aeroporto di Madrid-Barajas.
Il nostro
volo sarebbe stato alle dieci e mezza, ma tra check-in e roba varia, siamo
arrivati alle nove. Terminate tutte le pratiche, arrivò velocemente anche l’ora
di salutare il resto della famiglia. Mio padre mi prese in braccio e mi strinse
tra le sue braccia, dicendomi:
-Divertiti,
piccola peste… Se succede qualcosa, qualsiasi cosa, chiamami ed io sarò lì. Va
bene?-
Mi
salirono le lacrime agli occhi: ho già detto che papà era il mio preferito tra
i due?
-Va bene…
Papy… Mi mancherai tantissimo…. – gli risposi, provando a trattenere le
lacrime.
-Anche
tu, scricciolina mia… Adesso ti lascio, altrimenti per un motivo o per un altro
ti convincerei a rimanere qui…- mi rispose, provando a staccarsi.
-Allora?
Me la lasci salutare?- chiese mia madre, con un sorriso molto disteso, quello
che usava quando sembrava molto felice, quasi commossa.
-Scusami,
tesoro.. Ora saluto anche l’altro…- disse, avvicinandosi a Luca e agli altri
due mostriciattoli, venuti per salutarci.
Mia madre
mi guardava… Sembrava quasi infelice…
-Mamma…
Non sto mica partendo per sempre… Sto via solo due mesi… Voleranno..!- le
dissi, abbracciandola d’istinto. Mia madre, non trattenendosi, cominciò a
piangere.
-E che…
Mi sembra soltanto ieri che ti ho vista nascere.. E guardati! Ora parti e
chissà quante altre volte ci lascerai..! Vabbè.. sono tutte ansie di noi
genitori… fai buon viaggio, piccola mia… E dai una controllata a tuo
fratello..!- mi disse, facendosi abbracciare da mio padre, dando libero sfogo a
quelle leggere lacrime. Mi avvicinai ai piccoli e dissi:
-Mi
raccomando… Cosa vi ho raccomandato di fare?- gli chiesi, volendo ricapitolare
quello che dovevano fare in mia assenza.
-Dobbiamo
occuparci di mamma e papà… E, quando vediamo la porta di camera loro chiusa,
non dobbiamo entrare neanche per scherzo. Non si sa mai.- mi risposero in coro,
sembrando quasi due telepatici: non per niente erano gemelli, no?
-benissimo…
ora… Samy.. Puoi tranquillamente prendere la mia stanza, a patto che al mio
rientro, tu e la tua roba non ci siate già più.. capito??- le dissi. I suoi
occhi si illuminarono e mi chiese:- D..
Davvero? Posso?- le feci segno di sì con la testa e lei, si girò dal fratello e
gli fece una linguaccia.
-Vedi? Gio
è la migliore…!-
-Stupida
bambina…- gli rispose, sottovoce il gemello.
Mi fecero
quasi ridere e per salutarli li abbracciai tutt’e due. Ripresami, recuperai le
mie valige e mi misi accanto a Luca.
-Sei
pronta?- mi chiese, con aria raggiante: solo poche volte lo era così tanto…
Forse anche lui sentiva quello che sentivo io.
-Sì- gli
risposi.
Salutando
l’ultima volta i miei familiari, ci voltammo verso il gate e ci dirigemmo verso
la strada che, per me, rappresentava la mia libertà, le mie ali. Luca sarebbe
stato al mio fianco, come al solito.
L'angolo dell'autrice...
Ciao...!! bene... Come promesso, ho scritto il semi-continuo di Dannatamente difficile...
spero non vi deluda... In questa storia saranno di più le scene hot , non ci saranno scene di violenze e cose simili, ma
sarà una cosa un po' meno "casta" dell'altra... Vi ringrazio in anticipo del sostegno che (spero) mi darete...!!
BESUCCIOSSS*** Vostra... Kyryu!!! **