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Autore: LilacLilium    16/01/2015    2 recensioni
Dal primo capitolo: "Thorin sogghignò concentrato sulla propria tazza -Hai messo troppo miele...-
-A me piace.- ribatté Bilbo con tono offeso.
-Mangiati l’uovo. Quella roba dolciastra può piacere solo a te...-"
(Old!Thorin e Old!Bilbo, diversi anni dopo la riconquista di Erebor)
La storia è leggermente ispirata al film 'Iron Lady' per alcune situazioni (ad esempio l'episodio della colazione)
Genere: Angst, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era stata una buona giornata.

I principi avevano trovato lo zio, addormentato vestito sul letto, con delle occhiaie spaventose (segno che era stato sveglio tutta la notte come faceva spesso) e con le borse già preparate sparse sul pavimento. Avrebbero dovuto aspettarselo: il re faceva sempre di testa sua.

Le ore erano scivolate via indisturbate e tranquille, quasi piacevoli.

 

Il sole stava ormai tramontando, e i raggi scintillavano di un bel giallo dorato sui residui di neve ghiacciata che incrostavano le pareti della montagna. Il vento forte che aveva trascinato in giro per il cielo le nubi durante il giorno si era calmato, e l'aria fredda faceva pizzicare le narici e lacrimare gli occhi.

Thorin non ricordava affatto che quella scala scavata nella roccia fosse così ripida e faticosa. L'ultima volta che era uscito dalla montagna non era di certo così affannato. Si fermò un momento per riprendere fiato, appoggiandosi alla parete. Si strinse nel suo mantello blu notte. Era il suo preferito, e anche il preferito di Bilbo a quanto ricordava.

Gli piaceva arrotolarcisi dentro e aspettare Thorin davanti al caminetto quando il clima della montagna si faceva troppo rigido e il re era impegnato a svolgere “affari da re”, come li chiamava lui.

Il re sorrise al ricordo, spostandosi un ciuffo di capelli argentei dalla faccia. Aveva lasciato in camera la corona, ed era uscito senza avvisare nessuno. Non voleva seccatori tra i piedi, e in ogni caso sarebbe potuto rientrare da una porta segreta. Riprese la discesa lungo gli alti scalini ghiacciati.

Man mano che si avvicinava alle pendici della montagna la neve diminuiva, lasciando il posto a muschio scuro e ruvido.

Si fermò di nuovo, osservando la parete ripida di roccia grigia. Si sporse fino ad afferrare un ciuffo di erica bianca selvatica, sbuffando per la fatica e l'impaccio del mantello. Era quasi arrivato.

 

Bilbo aveva sempre avuto poca simpatia per le altezze. Non gli piacevano le scale vertiginose di Erebor, i bastioni e le miniere profonde come abissi neri. Lui preferiva le sue dolci colline verde tenero, tempestate di fiori e circondate da boschi impenetrabili.

Gli era tanto mancata casa sua. Thorin lo sapeva perfettamente: era un sentimento che poteva capire, ma l'attaccamento per il compagno lo aveva reso sordo alle sue timide richieste. Non gli permise più di ritornare stabilmente nella Contea.

Era stata una decisione sofferta per entrambi, ma alla fine lo hobbit rimase, più per amore che per rispetto verso l'autorità del re. Aveva capito che senza di lui Thorin sarebbe ricaduto in quell'orrenda malattia, e anche il re se n'era reso conto.

Bilbo era la sua medicina, il rifugio della sua anima, e senza di lui sarebbe stato perso. Lo aveva praticamente imprigionato nella montagna, come un animale raro e prezioso, uno dei suoi tesori. E Bilbo, che un tesoro lo era davvero, glielo aveva lasciato fare.

Si erano amati per tanti anni, di un sentimento forte, a tratti morboso. Amici, erano stati, ancor prima che compagni.

Prima della morte di Bilbo, ormai debole, pallido e fragile, Thorin aveva ordinato di far chiudere a chiave le sale del tesoro. La chiave era stata nascosta, e le finanze del regno erano regolate da nani esperti, scelti appositamente e non appartenenti neanche alla lontana alla stirpe regale. Era stata una precauzione necessaria per la salute sua e dei suoi nipoti.

Cent'anni erano passati. Thorin aveva fatto seppellire il suo amato alle pendici della montagna. Lo aveva costretto a una vita da recluso, almeno ora voleva garantirgli la tanto agognata libertà. E finalmente, dopo un secolo, Thorin era riuscito a concedergliela.

Lo aveva lasciato andare, anche quell'ombra, residuo nella sua coscienza, che si era dovuto creare per andare avanti da solo.

 

Thorin si fermò a riprendere fiato. Non ricordava più la morbidezza dell'erba sotto ai piedi, e anche se alla fine dell'inverno era secca e schiacciata sotto il peso di una neve ormai sciolta, era piacevole. Con le gambe tremanti per lo sforzo si avvicinò alla grande quercia che stendeva i rami contorti alle pendici rocciose.

Tra le sue radici riposava Bilbo Baggins, lo scassinatore che per lui aveva rinunciato a scappare.

Thorin sorrise tristemente. Una lacrima calda gli scivolò giù dalla punta del naso.

Si inginocchiò; non c'era una lapide, nulla che potesse segnalare la presenza di una tomba, solo la quercia (quella che avrebbe voluto piantare nel giardino di Bag End) e qualche tenero germoglio di mughetto che iniziava a spuntare dal terreno duro.

Depose il mazzo di erica sulle radici umide:

-Scusa...- singhiozzò il re coprendosi il volto. Si lasciò andare a un pianto vero, dopo tanto tempo, tanto male represso.

Nessuno rispose. Il sole calava, una nebbia sottile e dorata saliva dal terreno.

Un rumore ovattato di piume fece alzare lo sguardo del re: un pettirosso lo guardava con il capino piegato da un ramo della quercia. Cinguettò due note e volò via veloce.

Thorin sorrise, con gli occhi increspati e scintillanti. Erano entrambi liberi.

 

 

Nota finale

Oh, sono tremendamente in ritardo, lo so! Ci sono state le vacanze, ho ripreso la scuola, tanti impegni... chiedo scusa. Ho anche visto BOFA e ho avuto bisogno di qualche giorno di convalescenza per riprendermi. Finire questa storia dopo il fatale film è stato ancora più duro... sapete, bisogna essere dell'umore giusto, altrimenti si finisce giù nell'abisso della disperazione e buonanotte al secchio.

Almeno ce l'ho fatta. É la storia più lunga che ho mai scritto, giuro. Dopo questa mi butterò a pesce nel fluff e nelle fix... ne abbiamo bisogno un po' tutte.

Ora, per i ringraziamenti non devo nominare nessuno se non voi! Grazie davvero a tutti i lettori e sopratutto i recensori: il sostegno e la motivazione sono fondamentali quando si scrive una storia capitolo per volta. Ancora grazie.

Un'ultima cosa: il titolo è preso da una canzone “Shelter for my soul”, colonna sonora del film Ned Kelly (che non c'entra assolutamente niente con la mia storia). Il testo è molto bello, e la melodia era molto bagginshield a mio parere.

Bene, allora a presto, e continuate a shippare!

  
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