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Autore: FireFistAce    17/01/2015    5 recensioni
Salve! Questa storia è il mio primo Crossover e, quindi, la prima Jelsa che scrivo. Piccola precisazione: i capitoli sono alternati, dopo il prologo sono Jack, Elsa, Jack, Elsa, ecc...
Spero che vi piaccia!
Dal capitolo due:
"Jack (si chiamava così, giusto?) si rimise in piedi subito, volteggiando fino a terra e atterrando con grazia.
Ora che lo guardavo bene, notai che doveva avere più o meno la mia età, ed era vestito in modo improponibile per uno che aveva planato sulle montagne innevate: una leggerissima felpa blu con le maniche lunghe, un paio di pantaloni marroni a pinocchietto e basta. Non aveva le scarpe, non aveva le calze, una sciarpa, un paio di guanti, niente. [...]"
Dal capitolo tre:
"Avrei voluto farle un sacco di domande in quel momento.
Non hai freddo? Non sei stanca? Non vuoi tornare a casa?
Invece rimasi in silenzio e la accontentai, passando intorno a una nuvola conica che andava verso l'alto, girandole intorno e poi capovolgendomi per tornare verso il suolo a capo in giù.
Sentii le sue braccia stringermi il collo e il suo viso affondare nella mia spalla mentre cadevamo a velocità folle verso il basso.
“Hai paura?” chiesi preoccupato.
“No”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Jack Frost, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Di nuovo un Guardiano

Presi Elsa tra le braccia e poi chiamai il Vento.

“Portami da Nord” dissi.

Mi librai nell'aria con Elsa stretta tra le mani, diretto verso il laboratorio di Nord, in Finlandia.

Ancora non riuscivo bene a capire cosa fosse successo: avevo aspettato fuori da quella finestra per tutta la notte ma lei non si era fatta vedere, così mi ero affacciato, troppo incuriosito per trattenermi. Volevo capire se semplicemente mi aveva ignorato oppure se non era potuta uscire.

Così avevo visto le pareti ricoperte di ghiaccio, nero come la pece e spesso come non ne avevo mai visto, e lei era lì, a terra, ricoperta di sangue.

Se mi passate il modo di dire, mi si era gelato il sangue nelle vene.

Ero rimasto immobile a fissarla attraverso il vetro senza riuscire a concepire il fatto che fosse stata uccisa. Ma poi da chi?

Quel ghiaccio nero mi faceva pensare solo a Pitch e un'inquietudine crescente si impossessò di me, facendomi quasi tremare.

Mi ero voltato ed ero tornato di corsa al laboratorio di Nord, che non era molto distante da Arendelle, ma quando ero arrivato lì la situazione non era affatto migliorata.

C'erano tutti: Dentolina, Calmoniglio e perfino Sandy. Stavano solo aspettando che arrivassi io.

“Ah Jack! Finalmente ti sei degnato di farti vedere” mi aveva accolto Calmoniglio. Li avevo guardati tutti quanti.

“Che succede? Perché siete qui?” avevo domandato. Nord si era fatto avanti.

“A quanto pare, l'Uomo della Luna ha qualcosa da mostrare” mi aveva risposto.

In quel momento la luce della luna aveva colpito la piattaforma da cui una volta era uscita anche la mia immagine.

Eravamo rimasti tutti col fiato sospeso mentre aspettavamo una risposta, ma ero stato io, poi, quello più sconvolto.

Era comparsa l'immagine di Elsa, col suo vestito fatto di neve, la treccia ricoperta di cristalli di ghiaccio e il sorriso docile che aveva di solito, come se non pensasse di meritarsi di sorridere.

“Chi è questa ragazza qui?” aveva domandato Dentolina, vibrando di eccitazione. “Io non la conosco. Voi la conoscete? Oh mio Dio, una ragazza! Finalmente un'altra ragazza guardiano!” aveva detto.

“Io non conosce lei. Sandy?” aveva aggiunto Nord. Per tutta risposta, Sandy aveva semplicemente scosso la testa.

“Non è possibile che nessuno di noi la conosca. Che l'Uomo sulla Luna abbia sbagliato?” aveva proposto Calmoniglio, con la sua solita... calma.

“Io la conosco” mi ero intromesso. Calmoniglio aveva riso.

“Tu la conosci? E come fai a conoscerla tu se non la conosciamo noi?” mi aveva sbeffeggiato.

Inspiegabilmente ero arrossito, come se mi avessero preso con le mani nel sacco e io avessi combinato qualcosa di terribile.

“L'ho conosciuta ieri, è una ragazza umana” avevo spiegato. Dentolina mi era volata davanti.

“Come mai una ragazza umana poteva vederti? Jack non hai combinato qualcosa di strano stavolta, vero?”

“Grazie mille per la fiducia, dico davvero. È bello sapere che ti fidi di me” avevo commentato amaramente.

“Però Dentolina ha ragione. Perché hai conosciuto una ragazza umana?” si era aggiunto Calmoniglio.

Io avevo fatto spallucce.

“Tempo fa, ad Arendelle, c'era stata una bufera di neve che non avevo creato io, così, appena ho avuto il tempo di farlo, sono andato a vedere. Ho scoperto che lì viveva una Regina col potere di comandare il ghiaccio e mi sono incuriosito, tutto qua. Solo che, probabilmente perché condividiamo lo stesso potere, lei poteva vedermi anche se non credeva in me” avevo spiegato, minimizzando tantissimo. Nord si era accarezzato i baffi.

“Ma se è una umana, perché l'Uomo della Luna...”

“Non lo è più” lo avevo interrotto. Si era voltato a guardarmi.

“Mh? Cosa?”

“Non è più un'umana. È per questo che sono corso qui, non sapevo che vi eravate dati

appuntamento. Stanotte qualcuno l'ha uccisa e tutto ciò che so è che nella sua stanza le pareti erano ricoperte di spesso ghiaccio nero. Vi ricorda qualcosa?”

Dentolina aveva trattenuto il fiato.

“Pitch! Pensi che sia tornato?”

Avevo fissato serio l'immagine di Elsa davanti al mappamondo, leggermente trasparente e sfocata.

“Non lo so”

 

Arrivato da Nord avevo fatto portare Elsa in una camera che il vecchio le aveva preparato per il suo arrivo.

Dentolina era andata con lo Yeti che la trasportava per cercare di attutire un po' lo shock del risveglio e magari il fatto che lei fosse una ragazza avrebbe aiutato un po' Elsa.

Io mi ero trascinato accanto a una finestra, abbastanza confuso e senza sapere come comportarmi.

Cosa potevo dirle, una volta che si fosse svegliata? Come avrei potuto aiutarla?

Sentii dietro di me i passi di Nord, che mi affiancò e mi mise una mano sulla spalla.

“Tu conosceva questa Elsa molto bene?” mi domandò. Scossi la testa.

“No, in realtà ci siamo parlati solo una volta. Mi aveva raccontato qualcosa del suo potere e io le avevo parlato del mio ma niente di più” risposi.

“Ho capito. E pensi che sarà un bravo guardiano?”

“Sinceramente non so dirtelo. Non sono convinto che voglia farlo, in fin dei conti ha appena assistito al suo funerale. Non è una cosa che si supera in fretta, non so se mi spiego” considerai.

Nord mi guardò in un modo strano che non riuscii a decifrare.

“Jack, non è che lei piace te?” mi chiese. Arrossii prepotentemente.

“Nord, ma sei scemo? Certo che no, ci ho parlato una volta sola!” esclamai. Sentii Calmoniglio ridermi alle spalle e mi voltai infuriato.

“Ce l'hai con me, Canguro Pasquale?” domandai. Lui cambiò espressione.

“Come mi hai chiamato, Igloo?” disse minaccioso avvicinandosi.

“Hai voglia di litigare, Canguro Pasquale? Sono disposto a farti nero quando vuoi, anche se mi dispiacerebbe per quell'adorabile codina pelosa che ti ritrovi” commentai con un sorriso beffardo.

Calmoniglio strinse gli occhi e mi fulminò.

“Tu, razza di moccioso, arrogante...” e chissà quante altre cose sarei stato se Nord non si fosse messo in mezzo.

“Via, via, siete due guardiani ormai! Pensavo che aveste superato queste vostre faide da un po' ormai” ci sgridò. Tornai sbuffando a guardare fuori dalla finestra.

“È colpa sua” commentai.

“Colpa mia? Sei tu che mi chiami Canguro! Nord diglielo che è stato lui!” esclamò Calmoniglio.

“Dai, calmiamoci tutti quanti. Adesso dobbiamo solo stare tranquilli per aiutare la nostra nuova ospite ad ambientarsi” rispose il vecchio.

Stavo per controbattere ma voltandomi vidi arrivare Dentolina, seguita da una triste Elsa.

Mi alzai di scatto e mi trattenni a stento dal correre verso di lei e abbracciarla.

Con un sorriso un po' titubante, Dentolina si rivolse a Elsa.

“Ecco, vedi? Loro sono Nord, Calmoniglio, Sandy e... be', Jack lo conosci, dico bene?” le chiese. Per tutta risposta, lei annuì, gli occhi rivolti a terra.

Nord si tirò su pantaloni e fece un sorriso splendente alla nostra ospite.

“Benvenuta, Regina Elsa! Jack ci ha raccontato che sei nuova, tra i nostri, e mi rendo conto che puoi sentirti un po'... come dire... confusa. Ma sono sicuro che ti troverai benissimo con noi!” l'accolse.

La ragazza continuò a fissare il pavimento, senza avere l'intenzione di parlare. Dentolina, dietro di lei, mi faceva segno di dire qualcosa ma ero senza parole.

Mi schiarii la gola.

“Elsa, mi rendo conto che per te questo è un momento difficile ma noi siamo qui per aiutarti. L'Uomo sulla Luna ti ha eletta guardiano non appena sei... insomma...” mi passai una mano tra i capelli, imbarazzato.

“Morta. Non appena sono morta. Puoi dirlo” mi venne in aiuto Elsa.

Quant'ero stupido? Ero durato due minuti prima di ricordarle che era morta e che aveva appena assistito al suo funerale.

“Sì, ehm... esatto” convenni fissando un punto indefinito della mia felpa.

Cadde il silenzio tra noi sei, rotto solo dai rumori del laboratorio di Nord, dove gli Yeti stavano finendo di impacchettare i regali per il giorno di Natale, che sarebbe stato l'indomani.

“Sentite, questo Uomo sulla Luna di cui mi avete parlato tanto, sì insomma... sarebbe possibile parlarci?” domandò Elsa con voce flebile, rompendo il silenzio.

Nord scosse la testa.

“No, mia piccola fanciulla, mi dispiace. Uomo sulla Luna è inarrivabile, lui decide per noi e non si può discutere sue decisioni” le rispose.

“Sì me ne rendo conto ma temo che abbia fatto un errore a scegliere me” controbatté Elsa.

“Non è possibile, l'Uomo sulla Luna non fa mai errori” si inserì Dentolina.

“Secondo me invece sì” continuò Elsa, caparbia. Ammiravo questa sua cocciutaggine, mi piaceva.

“Perché pensi questo, fanciulla?” la interrogò Nord.

Lei si guardò le mani, che le tremavano leggermente.

“Voi tutti, credo di capire, avete dei poteri, giusto?” chiese.

“Sì, tutti noi” confermammo.

“Esattamente. Io non ne ho più” commentò lasciando cadere le braccia inermi lungo il corpo.

Quell'informazione ci mise un secondo a penetrare nei nostri cervelli.

“Che significa che non hai più potere? Jack ci ha detto che comandi il ghiaccio!” esclamò Calmoniglio.

“Sì, infatti è così. Avevo un potere, quando ero in vita, ma adesso sono una semplice persona” spiegò. Strinse le mani a pugno. “L'ho capito quando ho visto che il mio palazzo e Marshmellow non c'erano più e Olaf era sparito e non era rimasto accanto ad Anna durante il mio funerale” aggiunse.

Per la prima volta alzò su di noi lo sguardo e i suoi occhi blu risultavano arrossati e gonfi. Aveva pianto ancora, dopo che si era svegliata?

“Mi dispiace, vi siete dati tanta pena per farmi arrivare qui quando io vi sono inutile. Vi chiedo scusa” disse.

Noi ci scambiammo sguardi confusi. Non era mai successo che un guardiano non avesse poteri, era contro la stessa figura di leggende che ci distingueva.

Per cui cosa ci sfuggiva?

“Ascolta fanciulla, se vuoi intanto puoi fermarti da me a stare. C'è tanto posto e gli Yeti ti daranno una camera per riposarti” propose Nord.

“Sì, esatto, poi quando ti sarai riposata ti aiuteremo a capire cosa succede, va bene?” aggiunse Dentolina, col suo sorriso calmo e tranquillo.

Elsa li guardò, le braccia di nuovo strette intorno al corpo. Fece un sorriso leggero, quasi inesistente.

“Certo. Grazie mille” accettò.

Nord la prese galantemente sottobraccio e la scortò lungo gli infiniti corridoi del suo rifugio. La vidi sparire dietro una porta e rimasi lì imbambolato, sentendomi ancora un idiota.

Calmoniglio si fece avanti.

“Be', devo dire che per essere una con i poteri del ghiaccio è piuttosto gentile, tranquilla e dolce. Credevo che fossero tutti come te e mi ero quasi spaventato” considerò.

Sbuffai, poi me ne andai via seccato, uscendo dalla finestra in volo e salendo su una delle torri fuori dal laboratorio.

  
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