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Autore: _ Arya _    18/01/2015    13 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Hook, Line and Sinner [Crash into me]


Mi pentii immediatamente di aver detto tutto in quella maniera, senza neanche un minimo di tatto.
Lui infatti sembrò sconvoltò, mi guardò a bocca aperta come incapace di proferire parola.
Crollai in ginocchio accanto a lui, davanti al letto, e abbassai lo sguardo distrutta. Mi ero preparata un discorso da fargli, che sarebbe stato sicuramente meglio di quel pugno nello stomaco che sembrava aver ricevuto.
Strizzai forte gli occhi per non ricominciare a piangere e tirai su col naso. Mi maledissi per non saper essere delicata, ma quell'aspetto di femminilità non aveva mai fatto parte di me.
Fu la sua mano calda sulla mia guancia a darmi il coraggio di guarlarlo.
Aveva un'espressione dispiaciuta, triste e sofferente.
-Mi dispiace Killian... non volevo lo sapessi in questo modo...- sussurrai, continuando a guardarlo.
-Come stai?- mi domandò lui semplicemente, sorprendendomi. Tutto quello che aveva da dire era chiedermi come stavo? Dopo che oltre a non aver mantenuto la promessa gli avevo mentito? E gli avevo sputato la verità in faccia con la grazia di un elefante?
-I...io bene, credo.- balbettai, ancora incredula.
-Emma, non è colpa tua tesoro. È successo... e... ti prego, aiutami a mettermi seduto. Anzi no, faccio io.
-No. Sono ancora il tuo medico.- dissi e mi rialzai in piedi. Se voleva parlare da seduto gli avrei dato una mano, e probabilmente in questo momento avrei fatto qualunque cosa mi avesse chiesto.
Per aiutarmi sollevò la testa perché potessi prendere il cuscino e sistemarlo in modo che ci si potessi adagiare.
Poi venne la parte più difficile: capire come riuscire a sollevare lui. Non che fossi debole, ma era un uomo ben messo in fatto di muscoli, e non doveva essere una piuma. In altre circostanze avrei chiamato qualcuno ad aiutarmi, ma per continuare a parlare indisturbati avrei dovuto cavarmela da sola.
Portai un braccio dietro il suo collo, e lo feci scendere quasi fino alla sua schiena. Cercai di ignorare l'estrema vicinanza tra i nostri corpi che ancora una volta mi provocò brividi ovunque e feci per tirarlo su.
Anche lui si sforzò di darmi una mano, ma cercai di fare in modo che non esagerasse con lo sforzo perché sarebbe potuta finire male.
Il risultato fu che scivolai e per non finirgli addosso affondai la mano libera nel materasso facendomi un male allucinante al polso.
Gemetti, senza però spostarmi di un centimetro: era di nuovo sdraiato, col mio braccio sotto di lui, e non sembrava essersi fatto male. Aveva uno sguardo preoccupato, ma non riuscii a rassicurarlo subito, a causa delle sue labbra che mi respiravano sul viso e mi distraevano troppo.
Non era il momento, non potevo ripetere l'esperienza imbarazzante di pochi minuti fa. Così scossi la testa e cercai di sollevarlo di nuovo, ma stavolta non riuscii a impedirgli di fare la maggior parte del lavoro finché non riuscì ad adagiarsi sul cuscino.
-Ti sei fatta male?- domandò dopo qualche respiro che gli servì a rilassarsi.
-No, sto... sto bene. Non è niente.- ruotai il polso per assicurarmi delle mie stesse parole e grazie al cielo non fece male, quindi era stato solo il trauma dell'impatto. Non potevo permettermi di farmi male a mani e braccia, altrimenti non avrei potuto operare per un certo periodo e non sarebbe stata una buona cosa per me.
-Tu piuttosto stai bene? Ti stavo per ammazzare...
-Sto bene- sorrise, -vieni a metterti accanto a me, ti ho lasciato spazio...
Mio malgrado accettai, e mi sistemai nella frazione di letto rimasto, poggiando la schiena sul suo cuscino.
Era bello non doverlo guardare dall'alto in basso, e sapevo che anche a lui la cosa faceva piacere: non era costretto a ricordarsi di essere debole in questo momento.
-Io volevo dirtelo ieri Killian, ma non ce l'ho fatta perché dopo tutto quello che mi hai confessato... temevo di farti star male, farti arrabbiare.
-Tesoro, non ti preoccupare. Io non sono arrabbiato... voglio solo... solo essere sicuro che tu stia bene.
Sollevai la testa per permettergli di cingermi le spalle e poi la poggiai sulla sua spalla. Rimasi un po' in silenzio per riflettere, decidere cosa dirgli senza essere avventata come avevo fatto ultimamente.
-L'avrei tenuto il bambino. Dopo quel che mi hai raccontato... io l'avrei tenuto. Mi hai fatto capire che non sarebbe stata la fine del mondo avere un altro bambino, ma che anzi, forse sarebbe potuto essere bello...- gli permisi di stringermi, potevo concedermi di essere io quella debole per qualche minuto.
-E per questo ti odio un po', perché mi hai convinta che una prospettiva diversa dall'unica che vedevo per me stessa sarebbe potuta comunque essere buona, e di solito non ci riesce nessuno. Di solito se ho una cosa in testa, quella è. Nessuno riesce mai a farmi cambiare idea... a parte te.
-Dovrei essere lusingato allora...- sussurrò e mi baciò la fronte, poi mi accarezzò il braccio che già stringeva con la mano.
Chiusi gli occhi sollevata, lasciandomi coccolare da quell'uomo così premuroso e dolce. Era un vero uomo, uno di quelli che non si lamentavano, e davano sempre la priorità agli altri. E lui la stava dando a me, cosa che né Neal né August avevano mai fatto fino a tal punto. Per una volta mi concessi il lusso di sentirmi speciale.
-Tra dieci minuti ho una visita dalla ginecologa. E mi scoccia... vorrei solo non doverci più pensare...- dissi a bassa voce, più tra me e me che a lui.
Ero un medico, sapevo di dovermi accertare di tutto, ma la voglia di chiudere questa storia era troppa, volevo andare avanti con la mia vita e pensare al futuro.
-Andrà tutto bene tesoro, se una volta finito hai bisogno... io non mi muovo di qui. Beh, non lo farei neanche se potessi.
Sorrisi e annuii, rifiutandomi di alzarmi da lì. Ero troppo comoda e rilassata e non riuscivo a trovare abbastanza buone ragioni per spostarmi.
-Dolcezza, io ti voglio nel mio letto non fraintendere... ma devi proprio andare o farai tardi!

***

Le ultime cinque ore erano state tra le più lunghe della settimana.
Uscita dallo studio della West ero stata chiamata a soccorrere dei feriti di un incidente in pullman. I feriti gravi erano una ventina, quindi non c'era stato un attimo di tregua.
Zelena mi aveva portato i risultati durante una pausa caffé di cinque minuti, quindi non avevo avuto il tempo di metabolizzare il tutto.
Non sapevo dire se fossi più arrabbiata, frustrata, o infastidita. Avevo impiegato la rabbia per far bene il mio lavoro, non avendo nessuno con cui parlare: Regina era impegnata con mio padre in un grosso intervento cardiochirurgico e ne avrebbe avuto ancora per un paio d'ore.
-Swan, puoi andarti a riposare. Hai fatto molto oggi, e so che tra un'ora devi essere dalla West.
Il primario, che si era occupato dei feriti con me, Glass, Mulan e Aurora mi poggiò una mano sulla spalla, guardandomi apprensivo.
-Sto bene dottor Whale, c'è ancora bisogno di una mano qui.
-I pazienti ancora instabili sono in tre, ce la caveremo. Quindi vai a riposare un po', è un ordine.
Sbuffai. Whale non era uno che dava spesso ordini, ma quando lo faceva non c'era modo di convincerlo a tornare sui suoi passi.
Forse però era la cosa migliore: in sala sarei stata sola, quindi passare da Killian non sarebbe stata una brutta idea. Da un lato non ero sicura di volergli rivelare certi aspetti intimi, ma da un altro avevo bisogno di un po' di conforto anch'io, e al momento la mia migliore amica non era disponibile. Delle mie sorelle non se ne parlava assolutamente, ne avrebbero fatto un dramma.

-Swan, pensavo non saresti più tornata oggi.- mi accolse con un gran sorriso silenziando la TV, che a quanto pare gli avevano portato in camera. Era buon segno, voleva dire che si stava riprendendo bene.
Stavolta mi feci spazio accanto a lui senza tante cerimonie, e alzai lo sguardo verso lo schermo per vedere cosa stesse guardando.
-I cartoni animati Jones? Seriamente?- commentai voltandomi verso di lui accigliata. Insomma, stava guardando i puffi. A meno che non avesse subito un danno celebrale mi veniva troppo assurdo credere che un uomo come lui vedesse certe cose.
-Non c'è niente in tv. I porno non ci sono...- fece malizioso, beccandosi un mio pizzico sul braccio.
-Ahia! Scherzavo, non essere gelosa dolcezza... io guardo solo te!
Alla fine era davvero stata un'ottima idea passare quell'ora da lui. In meno di due minuti mi era di nuovo tornato il sorriso, e la tensione si era magicamente sciolta.
-Com'è andata la giornata? Raccontami qualcosa, e se dopo vuoi io ti racconto gli ultimi due episodi dei puffi...- scherzò, dandomi un buffetto sulla guancia.
-Credo preferiresti comunque i puffi. Se non sei un medico è probabile che i dettagli ti facciano schifo.
Tra medici ci eccitava raccontarci interventi di ogni genere, nel minimo particolare, ma di solito quando la gente normale ci ascoltava non era molto entusiasta. Quindi preferivo risparmiargli un po' di voltastomaco, almeno per oggi.
-Mh... e la visita?
Mi morsi il labbro, rimanendo in silenzio. Ancora non ero certa di volerglielo dire, non era esattamente un argomento di cui discutere con un uomo che non era il mio ragazzo. Mi sarebbe bastato continuare a rilassarci insieme, senza doverne parlare.
D'altro canto però lui mi aveva rivelato un aspetto molto personale di sé, della sua infanzia. In più mi aveva dimostrato di saper essere serio e delicato, si meritava un po' di fiducia.
-Diciamo che non sono capace neanche ad abortire da sola.- dissi a bassa voce, ma abbastanza forte perché potesse sentirmi.
Si voltò verso di me portando la mano sulla mia guancia, un po' confuso ma dispiaciuto.
-Intendo che tra tre quarti d'ora devo farmi ricoverare per un piccolo intervento... semplice e di routine, ma avrei voluto evitarlo- spiegai, sperando che stavolta ci arrivasse.
Aprì la bocca come per parlare ma poi la richiuse, continuando ad accarezzarmi. Sembrava avesse capito, quindi sorrisi per tranquillizzarlo.
-Sono quattro-cinque ore di ricovero normalmente. Ma pensandoci bene con la mia sfortuna avrò qualche complicanza e dovrò rimanere per giorni.
-Emma, basta dai... andrà tutto bene, vedrai. Mi dispiace che ti tocchi farlo...
Restammo a lungo in silenzio, come per un tacito accordo, senza alcun imbarazzo. Lui fece di tutto per tranquillizzarmi, dall'accarezzarmi i capelli al massaggiarmi le spalle e il collo.
Fu proprio quando mi concessi di rilassami completamente chiudendo anche gli occhi che sentii le sue labbra premere sulle mie.
Erano morbide come le avevo immaginate fin dal primo momento. Forse anche di più.
Ed erano calde. Calde come il lungo bacio che mi diede, dolce e appassionato contemporaneamente.
Non seppi dire quanto durò, ma non fu poco, perché quando si staccò ebbi bisogno di respirare a fondo per recuperare ossigeno.
Ero sconvolta. Paralizzata. Mi leccai piano le labbra, e fu come risentire un'ultima volta il suo sapore.
-Che... che... che hai... fatto...- balbettai, ancora incapace di formulare una frase di senso compiuto.
-Ti ho dato qualcosa di più piacevole a cui pensare per quelle quattro-cinque ore... è quello che farò anch'io.

Era pazzo. Completamente folle. Eppure aveva avuto ragione, nonostante fossi sdraiata e anestetizzata non pensavo ad altro che a quel bacio.
Mi era piaciuto più di quanto avrei potuto lontanamente immaginare limitandomi a guardare le sue labbra, e più mi rendevo conto di quanto fosse sbagliato, più avevo voglia di rifarlo. Mi ero pentita di non aver ricambiato, ma mi aveva colto talmente alla sprovvista che ogni muscolo del mio corpo si era come immobilizzato.
-Emma, ho finito. Ti senti bene?
Scossi la testa e la guardai confusa. Quand'è che aveva fatto in tempo a cominciare e anche a finire? Possibile mi fossi distratta a tal punto?
-Oh. Sì, io... benissimo. Già fatto? Sul serio?
Mi squadrò con sospetto, e non potei biasimarla. Era completamente plausibile che cercasse in me possibili problemi dato che probabilmente non era quella una normale reazione di una donna durante e dopo un raschiamento. Probabilmente se avessi pianto sarebbe stata più tranquilla.
-Eppure ti ho fatto solo l'anestesia locale. Non sarai allergica? Non dovresti esserlo, però sei strana...
-No, no. Ero distratta. Stavo pensando a... ad altro. Sai per non pensarci, ed è andata meglio di quanto credessi suppongo.- le spiegai, sperando di convincerla.
-Ok. Ora ti mettiamo comoda sul letto, devi restarci un paio d'ore. Tra poco potresti iniziare ad avere un po' di nausea, vomito...
Annuii, sapevo bene come funzionava il tutto, ma se fossi stata fortunata l'anestesia non mi avrebbe suscitato alcun effetto collaterale; non ero neanche preoccupata delle fitte che avrei potuto avere nei giorni successivi perché avevo una soglia del dolore piuttosto alta.
Quel bacio era stato il miglior anestetizzante mentale che potessi desiderare.
-Tra due ore passo a farti un controllo e se è tutto ok posso dimetterti, ma devi farti accompagnare a casa da qualcuno. Poi 48 ore di riposo. Vale a dire che dovrai saltare il lavoro per due giorni, è chiaro?
Ovviamente sapevo già anche questo, ma avevo sperato che come collega capisse che non potevo permettermi di mancare due giorni interi, e neanche lo volevo. Soprattutto non dopo gli ultimi sviluppi. Killian avrebbe pensato che volessi scappare e ci sarebbe rimasto male.
-Vado da sola, non ho chi possa accompagnarmi. Ma senti, Zelena... posso saltare la parte delle 48 ore? Insomma, mi sento bene.
-Ti senti bene adesso Emma, ma sei un medico e dovresti sapere che nessun tipo di intervento è da sottovalutare. Neanche per una come te.
Sbuffai, perché in fondo aveva ragione. Però mi faceva sentire debole dover restare a casa mentre tutti i miei coinquilini lavoravano, e non ero abituata a esserlo. Non avevo mai saltato un solo giorno per malattia, insieme a Regina ero sempre stata una lavoratrice modello.
In più, stare a casa avrebbe voluto dire essere costretta a parlare coi miei e dire tutto, anche a mia madre che era ancora completamente all'oscuro perfino della gravidanza.
-Ok. Portami dove ti pare... se c'è una stanza singola in day hospital sarebbe meglio- acconsentii infine, dato che stavo iniziando a sentire i primi spasmi per la scomparsa dell'anestesia. In realtà anche un po' di nausea, ma era tutto sopportabile e non avrei chiesto antidolorofici. Mi sarei limitata agli antibiotici necessari e basta.
Annuì dicendo che sarebbe andata a chiamare qualcuno per aiutarla a spostarmi, una volta rifiutatasi categoricamente di farmi camminare da sola.
Quando rientrò il mio primo istinto fu di saltare in piedi e correre via, ma dalla posizione in cui mi trovavo non era fattibile.
Tra tutti gli infermieri che poteva chiamare, era invece andata a prendere il neurochirurgo, ovvero l'uomo che continuava a essere l'ultimo che desiderassi vedere.
-Che-cosa-ci-fa-lui-qui.- chiesi sillabando le parole con fastidio, guardandolo in cagnesco.
August aveva uno sguardo comprensivo e compassionevole, tanto da aumentare la mia voglia di prenderlo a schiaffi in maniera smisurata.
-Lui non mi tocca. Ci vado da sola a letto, a costo di dover strisciare e vomitare fino ad arrivarci- dissi decisa. Lui non mi avrebbe sfiorata neanche con un dito, perché ciò mi avrebbe ricordato l'orribile errore che avevo fatto solo un paio di giorni prima.
-Invece ti tocca sopportarmi... perché dobbiamo anche parlare. Non ne abbiamo avuto occasione sai, scappi ogni volta. Devo approfittarne ora!
-Dottoressa West, può sedarmi? Non mi sento bene, voglio dormire qualche ora!- sì, ero scappata e avevo intenzione di continuare a farlo. Non lo volevo un confronto diretto con lui, preferivo dormire sotto sedativi piuttosto. Così da svegliarmi nel momento in cui sarei potuta tornare a casa, e non l'avrei dovuto guardare in faccia.
-Zelena, lasciaci soli per favore... ci penso io a lei.- August le fece l'occhiolino e lei uscì di lì ignorando le mie proteste. Me l'avrebbe pagata, era il mio medico al momento ed era a me che doveva dare ascolto, non al mio ex stronzo che continuava a perseguitarmi.
-Vattene, non sto bene. Non sono in vena. Sto malissimo, tu non hai idea...- feci teatrale, sperando di riuscirlo a convincere.
-Dai, non fare la difficile. Stai fin troppo bene per una che hanno appena operato.
-Perché ho un metabilismo forte. E poi non mi deprimerò per aver perso la possibilità di avere un figlio con te... E LASCIAMI!- gridai, dato che aveva deciso di prendermi in braccio senza neanche chiedere il permesso. Cercai di scalciare e divincolarmi, ma mi teneva troppo stretta il maledetto. L'avrei fatta pagare a dovere anche a lui una volta che mi fossi rimessa, fosse l'ultima cosa che facevo. Nessuno aveva il diritto di farmi fare qualcosa contro la mia volontà.
Ridendo e continuando a ignorarmi mi portò nella sala vicina posandomi sul letto e rimboccandomi le coperte, neanche avessi 12 anni.
-Adesso possiamo parlare.
-Bene- biascicai -che cosa vuoi sapere.
Si sedette accanto a me sul letto e cercò di prendermi una mano, ma la ritirai e lo guardai per incitarlo a parlare. Prima avessimo finito, meglio sarebbe stato.
-Lo so che tra noi le cose sono andate male. Però non puoi tagliarmi fuori da questa storia. Io ero il padre di questo bambino Emma... se non ci fosse stato questo... incidente, cosa avresti fatto? Mi avresti fatto credere che non fosse mio?
Decisi che era meglio pensarci prima di dirgli qualcosa. Dovevo dirgli che avrei abortito comunque? O che un mio paziente, con cui avevo condiviso questa faccenda molto più che con lui, mi aveva convinta a non farlo? Ma in fondo quando Killian mi aveva convinta era già troppo tardi, quindi era intuile che August sapesse tutta la storia, non sarebbe servito a nulla.
-No, non sarebbe nato. Avevo prenotato un'interruzione in ogni caso. Lo sai bene che al quinto anno di specializzazione, avere un bambino sarebbe stato troppo complicato. Avrei finito il quarto anno col pancione, certo... ma dopo? Non avrei avuto il tempo di crescerlo. Quindi scusami, ma non ho neanche preso in considerazione l'idea.
-Dovevi parlarne con me Emma, era una cosa da decidere insieme...
Come osava! Come poteva anche solo pensare di pretendere di avere il diritto di prendere delle decisioni per me o insieme a me. Li aveva persi tutti nel momento in cui mi aveva tradita, per quanto si ostinasse a non volerselo mettere in testa.
-Abbiamo deciso insieme di ficcarti nel letto di Ruby? No, l'hanno deciso le tue parti basse insieme all'alcol e basta. E non mi importa quanto tu dica di essere dispiaciuto... sei un debole, August. Io sto meglio da sola che con un uomo debole, uno che è capace di tradire la sua donna. Sì, se tu non avessi ceduto ora forse sarebbe andata diversamente, magari saremmofelici. Ma non è così, e non lo sarà mai più.
-Io non sono debole Emma Swan! Io sono innamorato di te, io volevo passare la mia vita insieme a te! Ma forse sei tu quella sbagliata, non sei capace di perdonare un unico errore per il quale ho cercato di chiederti scusa in tutti i modi!
Uno schiaffo sonoro sulla sua guancia mi partì in automatico, ora voleva addirittura dare la colpa a me per la nostra rottura. Certo, ero stata dura, ma almeno ero stata diretta e sincera. Non avrei potuto vivere con l'incertezza riguardo al mio uomo: avremmo potuto litigare ancora, si sarebbe andato di nuovo ad ubriacare e si sarebbe portato a letto qualcun'altra ancora una volta. Vivere nel dubbio non faceva per me, per quanto io potessi volergli bene e fossi stata felice nei nostri due anni di relazione.
-La devi smettere! Vuoi per forza che io sia il cattivo Emma?! Perché non puoi semplicemente metterti in testa che io ti amo! Fidarti, e perdonarmi una buona volta!
Prima che potessi fare qualsiasi cosa per fermarlo, annullò ogni distanza e poggiò le labbra sulle mie, baciandomi con foga.
Non fu un bacio dolce come quello di Killian. Non fu neanche lontanamente piacevole quanto era invece stato il suo.
Provai a respingerlo, ma era troppo forte per me, almeno per le condizioni in cui mi trovavo.
Gemetti sorpresa quando avvertii una mano sulla mia coscia, sotto le lenzuola.
Avrei voluto urlare, ma ero troppo sconvolta per emettere alcun suono, o per muovermi e prenderlo a pugni.
E sì, ero anche spaventata.
-C... cosa credi di fare, August...


È risaputo che i medicisono i pazienti peggiori, ignoriamo tutti i sintomi finché non ci accasciamo al suolo. Ci piace pensare di essere di un'altra specie rispetto ai nostri pazienti, ma nessuno di noi è invincibile, prima o poi dobbiamo fare i conti con il fatto che siamo esseri umani e che a volte anche ai più forti di noi serve aiuto.
[cit. Grey's Anatomy 10x18]
























Angolo dell'autrice
Ciao a tutti! Eccomi di nuovo a postare alle 4 del mattino, sono una causa persa xD Non sono molto sicura di aver reso bene la reazione di Killian all'accaduto, ma mi è sembrato che così fosse molto più naturale che con una scena toccante e strappalacrime.
Il titolo l'ho preso da un episodio di Grey's Anatomy perché mi è sembrato perfetto... ogni termine si riferisce a un personaggio chiave del capitolo praticamente, credo si capirà.
Buona lettura, e ne approfitto per ringraziare tutti quelli che ancora seguono questa storia :)

 

   
 
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