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Autore: Toms98    19/01/2015    1 recensioni
Quante possibilità ci sono per la popolazione umana di salvarsi dai pericoli di questo mondo? Isis, pandemie, guerre, minacce nucleari: c'è veramente qualcuno che può salvare l'umanità da tutto questo? Forse nessun uomo può farlo, ma non c'è nessun'altro? Il colonnello McRonald è stato incaricato dal governo degli Stati Uniti di ricercare uomini con capacita al limite del normale. Ne uscirà fuori un team composto da un pugile-cavia da laboratorio russo, un'apprendista ninja, un giovane con un bordone "magico", un genio con un tumore al cervello e un assassino. Ma basteranno tutti loro, guidati dal colonnello e dalla rossa Lauren, nel loro arduo compito?
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- La domanda è un’altra, signore - disse la rossa trentenne - Accetteranno di unirsi a noi? -
- Ne sono certo. All’inizio ci odieranno, odieranno il mondo, odieranno chiunque dovranno difendere. Poi capiranno che è nel loro destino, dobbiamo solo aiutarli. -
- Signore - aggiunse infine Lauren - Forse corre troppo -
- Perché? -
- Dovremmo prima fare di modo che non odino quello che sono diventati -
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chaotic'
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CAPITOLO 2- Duro addestramento
Sede della ARMED, USA (Alloggi personali, stanza 10)
Shawn si svegliò gridando. Guardò la sveglia che segnava ancora le 3 di notte. Sconsolato provò a rigirarsi, ma si ritrovò aggrovigliato nelle coperte reduci dagli incubi precedenti. Era la prima volta che poteva dormire veramente da quando aveva abbandonato la sua vita e non era riuscito a chiudere occhio per più di un’ora. Lo tormentava sempre la solita scena, lui che tornava a casa sua, trovava suo padre che si riattaccava la testa e lo decapitava di nuovo. Ma mentre gli tagliava la testa si trasformava in sua madre, e gli schizzi di sangue sulla parete scrivevano a lettere cubitali: << Non sei diverso da lui! >>. Poi la scena cambiava: si ritrovava nella sala centrale, con tutti i sui compagni attorno, tutti che gli puntavano una pistola. Poi il colonnello lo arrestava. Quando gli chiedeva i motivi di quel gesto, Donald rispondeva: << Perché ci hai uccisi, Shawn. Non ricordi? >> e allora tutti i suoi compagni diventavano scheletri e crollavano ai suoi piedi. Poi cambiava nuovamente scena. Si ritrovava su un lungo ponte, davanti a lui c’era una katana, quella katana. Una voce lo invitava a scegliere se prendere la lama o scappare. Poi la sua ombra si ingigantiva, diventava mostruosa, enorme, un essere diverso e senziente. L’ombra lo fissava e gli chiedeva: << Chi credi che sia quello vero? Io o tu? >> e lo attaccava. Era a quel punto che Shawn si svegliava.
Era la quarta volta che succedeva e mancavano ancora cinque ore a quando sarebbero stati tutti svegli. Optò quindi per rimanere sveglio, nella speranza di trovare come passare il tempo. Qualcuno bussò alla sua porta e lui si alzò per aprire. Aveva paura di essere ancora in un sogno e rimase titubante per qualche secondo. Per sua fortuna, colei che gli si parò innanzi fu una semisveglia Lauren con una tuta da ginnastica rosa e nera, che lo fissava con occhietti malvagi. << Come mai sveglia a quest’ora? >> chiese il giovane. La ragazza lo guardò ancora più malvagiamente, bofonchiando << Ho il sonno leggero, strillone dei miei stivali! >> ed entrò nella stanza. Poi prese dall’armadio una tuta da addestramento e la porse all’uomo, che la guardò stranito. << Che c’è? >> rispose la donna << Pensi che ti permetta di rovinarmi il sonno senza conseguenze? Visto che tu sei tanto sveglio, vieni a fare un bel po’ di jogging intorno alla recinzione! >>Shawn capì che la domanda non necessitava di risposta vedendo la ragazza uscire e avviarsi verso l’uscita. La seguì mentre si metteva la felpa.
Sede della ARMED, USA (Cortile esterno)
Lauren passò al ragazzo una lampada frontale e se ne mise una in testa a sua volta, quindi dopo un veloce riscaldamento si avviò in una corsetta a ritmo sostenuto. Il ragazzo la affiancò dopo che fu anche lui pronto a partire. Passarono, facendo il giro dell’imponente struttura, più o meno un’ora. Arrivarono esattamente dietro l’entrata quando una potente sirena suonò nell’aria. Lauren si fermò. << Uff, pensavo non arrivasse più >> disse mentre spegneva la sua torcia e si appiattiva contro il muro, facendo cenno al ragazzo di fare lo stesso. Sulle torri di controllo stava avvenendo il cambio della guardia, così, mentre i soldati erano distratti, Lauren si fiondò in una piccola apertura nella rete. Seguita da Shawn, corse nella notte il più lontano possibile dal campo, poi si fermò dietro una grande roccia. Si sedette, e invitò il ragazzo a fare lo stesso.
<< Ora >> esordì la ragazza << Cosa ti tiene sveglio tutta la notte? >>. Dopo che Shawn ebbe illustrato i suoi incubi, la ragazza fece un bel respiro poi iniziò a parlare: << Sai, anch’io sono stata in un certo senso costretta a questo lavoro. >> disse Lauren << Una notte ero in un locale per festeggiare la mia laurea con i miei amici. Mi si avvicinò un uomo della mia età o poco più vecchio e ci provava. Io ero ubriaca, normalmente mi sarei defilata, ma quella volta ressi il gioco e, beh, ecco, me ne innamorai. Ci mettemmo insieme il giorno dopo. Era il ragazzo perfetto, il principe azzurro che tutte vorrebbero. Poi un giorno decisi di fargli una sorpresa. Abitavamo a New York, la sua casa era lungo un vicolo. Quando arrivai a svoltare l’angolo, vidi che aveva in mano una mitraglietta e la stava puntando contro il gelataio del quartiere. Attorno a lui c’erano altri tre uomini, uno di loro, ho scoperto dopo essere suo padre, lo stava intimando di pagare. Niente da aggiungere. Lo hanno ucciso, e ovviamente ho preso la decisione di raccontare quello che avevo visto alla polizia. Da lì è stato l’inferno, non potevo uscire di casa, non avevo più una vita. Ciascuno dei miei amici veniva perquisito per vedermi e per non più di un’ora al giorno. Una vita di merda, anche perché tutti mi avevano abbandonata per paura di finirci in mezzo. Stavo pensando di filmare la mia testimonianza e di suicidarmi, poi mi cadde l’occhio su un foglio. Era un volantino che avevano dato a una delle mie guardie. Era per entrare a far parte di un progetto governativo. Quando la guardia tornò, gli chiesi se per caso accettavano anche impieghi di ufficio. Mi disse che cercavano anche stagisti, io ero laureata in quello e avevo tutti i requisiti per farlo. Inviai il curriculum, ma mi rifiutarono. Seppi della notizia mentre uscivo dall’aula di tribunale, dove il mio ex, suo padre e gli altri mafiosi furono arrestati. Sulle prime ero neutra a quella notizia, perché alla fine ero tornata alla vita di prima. Poi però... >> Lauren si morse le labbra. Era da anni ormai che non ricordava più quel momento, per quanto non fossero stati scioccanti i precedenti, e come ogni volta aveva un colpo al cuore pensandoci. Shawn, sempre lì affianco, era indeciso se fare qualcosa o aspettare. Non fece in tempo e decidersi che lei proseguì << Una sera stavo tornando a casa. Ero appena stata da una mia amica. Stavo per andare a letto, quando qualcuno suonò alla porta. Andai ad aprire... davanti alla porta, sul tappetino, c’era la testa della mia amica, sanguinante, messa in modo che mi guardasse dritta negli occhi. Ho chiuso la porta e ho provato a chiamare la polizia. Al telefono però ha risposto un sicario del boss. Ho provato a fuggire, ma me lo sono trovato davanti. Mi misi a piangere mentre mi costringeva a inginocchiarmi. Ho chiuso gli occhi e ho sentito lo sparo, ma io ero ancora viva. Mi sono voltata di scatto, e ho visto il commissario McRonald con in mano la pistola che si sincerava delle mie condizioni e il mio sicario morto poco lontano. Da quel giorno è diventato come un padre per me, e tramite il programma protezione testimoni ero riuscita a farmi affidare alla sua custodia. L’ho visto migliaia di volte all’opera, poi ho visto quando le forze dell’esercito gli chiesero di unirsi a loro, poi l’ho visto diventare capitano, poi maggiore e poi colonnello. Un giorno tornò a casa accompagnato da un altro poliziotto. Mi disse che doveva trasferirsi e che la mia custodia passava ora nelle mani del nuovo commissario. >> la ragazza si fermò a sospirare. << E allora... come hai fatto a ritrovarlo qui? >> chiese Shawn. La ragazza continuò il suo discorso. << Ero troppo legata a Donald, così ho rubato una moto e l’ho seguito. Quando mi hanno fermato al posto di blocco per entrare qui non sapevo cosa dire, ero abbattuta. Poi hanno fatto una telefonata alle guardie del posto di blocco. Mi hanno fatta passare salutandomi e dandomi il benvenuto. Mi ricordo ancora cosa disse McRonald quando mi vide all’entrata: “Questa è l’ultima volta che ti salvo, stagista neoassunta”. All’inizio il lavoro mi entusiasmava, ma piano piano avevo nostalgia di casa. Un giorno scoprì questa apertura e organizzai la mia fuga. Il giorno prescelto ho fatto esattamente come abbiamo fatto noi oggi. Ero arrivata a questo sasso poi ho capito che stavo sbagliando. Sai cosa mi ha convinto? >>
<< No, cosa? >> chiese Shawn, ma Lauren non rispose. Indicò semplicemente il cielo dove stava sorgendo il sole. Shawn rimase a bocca aperta.
Sede della ARMED, USA (Ufficio del direttore)
Donald riordinò la sua scrivania. Qualcuno bussò alla sua porta, e senza attendere risposta entrò dentro Lauren con una tazza. << Buongiorno signore. Le ho portato la colazione. >> il colonnello non rispose e indicò in piccolo buco della scrivania, fatto apposta per tenere le tazze. Cosa che aveva espressamente richiesto, visto che il disordine costante sulla sua scrivania gli faceva rischiare ogni volta di rovesciare il suo caffè amaro su qualche protocollo di fondamentale importanza. Lauren la appoggiò con estrema attenzione, poi si allontanò verso la porta. << Aspetta >> disse Donald mentre metteva l’ultima pratica nel cassetto. << Mi hanno riferito che più o meno due ore fa eri all’esterno... >>
<< Jogging mattutino, lo faccio sempre >> rispose lei.
<< ...della recinzione >> terminò lui.
<< Anche quello lo facevo sempre. Comunque non mi sembra un reato! >>
<< Ne abbiamo già parlato. La recinzione serve a non far entrare nemici e a non fare uscire informazioni. È molto importante che tu obbedisca la prossima volta che ti dò un ordine. >> disse rassicurante Donald.
<< Ma è quello che stavo facendo. Ero con Shawn. Era un’ottima opportunità per convincerlo a non preoccuparsi, ma due ordini diretti erano in conflitto di interesse. Quindi ho lanciato una moneta >>
<< Scommetto dieci dollari che era truccata. >> disse Donald, poi prese la tazza << Comunque non vedo l’ora di iniziare ad addestrarli, mi sembrano una buona squadra. >> prese un sorso dalla tazza, poi sputò il contenuto per terra ed urlò: << Merda! Questo non è caffè! È dello schifosissimo...>>
Sede della ARMED, USA (Sala mensa)
<< Tè verde! >> gridò Jeshi, facendo sobbalzare l’appisolato Marco lì affianco, che borbottò qualcosa e tornò a dormire sul suo braccio. << Avevo chiesto del cazzo di tè verde, non del caffè, e per giunta amaro! >> continuò sempre gridando la ragazza. Era seduta ad un tavolo della mensa, con a destra Marco e di fronte a loro Alfred e Igor. Shawn era appena entrato quando la ragazza strillò di nuovo. << Cosa è successo? >> chiese il ragazzo.
<< La fine del mondo! Qualcuno ha dato del caffè alla ninja. >> disse Marco, ormai sveglio a causa degli urli. Shawn si sedette a capotavola. << Come mai in ritardo? >> chiese Alfred.
<< Avevo fatto jogging e quindi mi sono fatto una bella doccia, poi sono crollato sul letto per un’ora... minimo >> rispose.
<< Beato te, io non ho dormito fino alle sei e tre quarti. Indovina quando era la sveglia? Esatto, sette in punto. >> disse Marco << Ho dormito solo un quarto d’ora, e certo mi sembra che non serva una sveglia a grida per svegliarmi! >> e guardò male la ragazza al suo fianco. << Che c’è? >> disse Jeshi << Io avevo chiesto del tè verde, non era difficile. Possibile che nella struttura più segreta del governo non esista del tè verde! >> In quel momento entrò nel mensa Lauren, che si avvicinò rapidamente al tavolo dei cinque. << Scusate, e scusa soprattutto a te Jeshi, ma Don mi ha mandato qui a prendere il suo caffè >>
<< Scusa, ma chi sarebbe questo Don >> chiese Marco, mentre Jeshi faceva lo scambio di tazze. << Beh, non sembra ovvio. >> disse Lauren << Don è Donald. >>
Sede della ARMED, USA (Sala degli addestramenti)
<< E’ incredibile! >> disse Marco, stupefatto come tutti gli altri.
<< Impensabile! >> aggiunse Jeshi.
<< Impossibile! >> continuò Shawn.
<< Improbabile! >> avanzò Alfred.
<< Oh. >> disse Igor.
I cinque erano da almeno dieci minuti fermi su quel tabellone dove erano indicate con foto e brevi informazioni tutte le reclute della ARMED. << Dai ragazzi, è una cosa normale che le reclute abbiano un soprannome. Uno che si chiama Donald che soprannome deve prendere?! >> commentò Lauren, che più indietro sbuffava per l’attesa. << Sì, ma questo qui >> disse Alfred indicando una delle reclute << Si chiama Maximilian “Bonesbreaker” Thomson. Non poteva fare qualcosa così anche Donald, Don non si può proprio sentire! >>
<< Non preoccupatevi. Non utilizzo più quel soprannome da anni. >> disse il colonnello da dietro loro. Si voltarono di scatto. L’uomo aveva sei cartelle, contenenti dei fascicoli. << Prima di iniziare l’addestramento signori dobbiamo sbrigare qualche formalità: per vostra fortuna abbiamo già scelto i vostri soprannomi, o meglio li ha scelti Marco. E vedo che a tutti vanno bene, quindi questa formalità sarà attaccare le vostre foto al muro. Dopodiché tutti voi vi dirigerete verso la postazione a voi assegnata. Ah, e fate i complimenti alla nuova recluta, che si è aggiunta a noi stamattina: Lauren Julie “La rossa” Heart >>
<< Cosa?! E io cosa c’entro ora? >> disse indignata la giovane. << Lauren inizierà dalla Zona Lingue >> proseguì Donald incurante delle proteste della stagista << Igor starà in Palestra, mentre tutti gli altri andranno alla Zona Armi da fuoco. Ci ritroviamo qui fra due ore. >>
Una volta che furono divisi nelle varie zone della sala il colonnello diede il via ad un enorme cronometro. << Beh ragazzi, vedo che abbiamo beccato bene! Iniziamo a sparare >> disse Shawn, avvicinandosi ad un bancone dove erano presenti varie armi, di tutte le fattezze e specie, tutte da distanza << Chi inizia? >> aggiunse. Alfred li guardò tutti, prese un paio di quelle armi, un cacciavite e si mise in un angolo ad armeggiare. << Allora inizio io, va bene >> disse Jeshi, e prese un arco. Marco e Shawn la guardarono e si misero a ridere. << Cosa c’è di così divertente? >> chiese stizzita la ragazza. << Niente signorina Everdeen, proceda pure >> disse Shawn ridacchiando. La ragazza prese tre frecce, quindi incoccò l’arco, mentre Marco chiedeva perché ci fosse un arco fra le armi da fuoco. Prese la sagoma ben tre volte nel cuore, senza mai sbagliare. << Addestramento! >> disse la ragazza. I due ragazzi si guardarono, poi il sedicenne prese un AK-47 e il trentenne prese uno shotgun. Quindi imbracciarono i loro fucili e mirarono. Shawn colpì ben dieci volte il torso del bersaglio, lasciandolo con piccoli brandelli di carta bruciata. Marco invece puntò dal basso e tagliò esattamente a metà il corpo a partire dall’inguine fino alla testa. I due giovani si voltarono, si misero i fucili in spalla, si guardarono, poi osservarono dritto negli occhi Jeshi e dissero: << Far Cry 4, stronzetta! >>. Stavano discutendo riguardo a chi di loro fosse stato il migliore quando Alfred si alzò dal suo angolo, con una strana arma in mano. Si diresse verso il suo bersaglio, poi appoggiò la pesante arma al bordo, alzò quello che doveva essere un mirino, poi appoggiò la testa alla sua arma, mirò al centro del suo bersaglio, poi sparò. Il proiettile colpì esattamente il centro del cuore, ma non lo passò, rimase solo attaccato al pezzo di cartone. Allora Alfred premette un tasto alla base del fucile. Il proiettile esplose in un onda d’urto che attirò l’attenzione e lo stupore di tutti quanti nella stanza. Alfred afferrò a due mani il fucile, lo appoggiò al tavolo, ci attaccò un’etichetta con su scritto DW01, poi alzò lo sguardo, si guardò un po’ intorno e disse semplicemente: << Scienza. >> poi tornò ad avvitare qualche vite e bofonchiò un “giovani” di rammarico.
Igor era l’unico che si era girato per caso. Sinceramente, non gliene fregava niente se gli altri avevano armi ultrapotenti, visto che sarebbe stato in grado di distruggerle semplicemente prendendole in mano. Si era girato solo perché aveva distrutto il quinto sacco e stava prendendo il sesto. Allora aveva visto l’esplosione e aveva semplicemente alzato il sopracciglio destro, per poi agganciare il sacco e continuare a tirare pugni. Donald era un po’ che lo guardava. Aveva letto sul suo fascicolo che aveva ricevuto un incremento della corporatura e della resistenza a seguito di esperimenti condotti sul suo corpo, ma quello che stava vedendo sembrava solo un semplice palestrato, quindi si avvicinò e si mise a parlare: << Igor, cosa ti succede? Non dovresti distruggere i mattoni con i pollici? Ah, è vero >> disse fra sé e sé << Questo non capisce! >> poi urlò e dalla postazione armi da fuoco Marco rispose: << Babelfish sta arrivando >> spingendo Jeshi verso il capo. Quando la ragazza fu vicina, il colonnello ricominciò a parlare: << Igor, so che di solito non ci si impegna mai al massimo negli addestramenti, ma mi serve che voi lo facciate, quindi inizia a picchiare duro >>. Finito il breve ammonimento Donald si allontanò e congedò Jeshi. Igor fece due bei respiri, poi tirò indietro il pugno e colpì il sacco. Crollò a terra al primo colpo, poi continuò a demolire sacchi su sacchi a ritmo enorme, a velocità che eguagliavano le armi da fuoco.
Dopo poco che Igor aveva iniziato a colpire a quel ritmo, Lauren buttò in aria i libri di lingue straniere che aveva davanti e imprecò. Da quando Marco, Shawn e Jeshi avevano iniziato la loro stupida gara di mira non riusciva più a sentire quello che il suo istruttore le stava dicendo, poi quando alla sfida si era aggiunto il professore decise di passare agli esercizi scritti, ma adesso il rumore era assordante e impediva di concentrarsi quel tanto che bastava per riuscire a capire almeno una parola a frase. Decise allora di passare alla fase di studio indipendente e, con un paio di cuffie, cominciò ad ascoltare discorsi di politici di tutto il mondo sottotitolati. Funzionò anche se non al meglio. Almeno resse per il resto dell’addestramento.
Erano finite le due ore, quindi Don richiamò tutti quanti al centro, poi guardò l’orologio e disse: << Bene reclute, sono le dieci in punto, quindi voi avete due ore per continuare ad allenarvi in modo autonomo, poi ci ritroviamo tutti in aula mensa a pranzo. Per quanto riguarda il pomeriggio, avete campo libero e, visto che è il vostro vero primo giorno, vi consiglio di unirvi a Lauren per osservare la struttura. >>
I sei si divisero quindi in vari gruppi, Marco si gettò verso le armi da fuoco, mentre Jeshi andò alla palestra, dotata anche di armi bianche, e puntò dritta verso la sua arma preferita, la lancia. Igor, invece, consapevole di non conoscere per niente la lingua, si diresse verso quella zona. Alfred si diresse anche lui verso quella postazione, visto il suo enorme amore verso le lingue africane. Shawn invece si voleva dirigere di nuovo verso la palestra, invitando gentilmente Lauren a seguirlo, ma la ragazza fu fermata da Donald, il quale doveva parlarle. << Lauren, non serve che ti spieghi che è meglio evitare rapporti troppo profondi con le persone qui dentro, vero? >> disse l’uomo, mentre la giovane annuiva e voltandosi rifiutava altrettanto gentilmente l’offerta del giovane per dirigersi verso l’area armi da fuoco.
<< Ah, vedo che c’è qualcun altro con la mia voglia di combattere qui! >> disse Jeshi quando Shawn si avvicinò alla postazione << Iniziamo con un po’ di autodifesa a mani nude o proviamo qualche lama? >>
<< Penso che possiamo benissimo iniziare dall’autodifesa >> rispose il ragazzo.
<< Bene allora. Partiamo quando vuoi >> disse Jeshi. Si scambiarono un paio di colpi, prima lentamente e via via crescendo di potenza, poi si riposarono un attimo, nel quale Jeshi gli insegnò la respirazione migliore per recuperare energie velocemente. Quando giunsero alle lame, Shawn finse continuamente di non vedere le katana, evitando di avere ricordi di quel giorno. Optò per una sciabola corta e uno scudo, dopodiché riprese il combattimento.
Nel frattempo Marco stava insegnando a Lauren a impugnare un mitra, ma la ragazza aveva molta paura e dopo che ebbe premuto il grilletto, un po’ per il terrore un po’ per il rinculo, cominciò a ruotare su se stessa non controllando l’arma. Marco si gettò a terra, Igor capovolse un tavolo che funse da riparo anche a Donald e Alfred ed infine Shawn ruotò su se stesso, afferrò Jeshi e protesse loro usando il suo scudo da allenamento. << Scusate >> disse Lauren quando riuscì a riprendere il controllo. Marco si gettò sul suo braccio e le strappò l’arma. << Mi sa che è meglio partire con qualcos’altro >> disse visibilmente arrabbiato, poi prese una pistola e gliela mise in mano, ne prese una più o meno grande uguale e le insegnò come si sparava. << Allora, se guardi la tv, tutti sparano con due mani quando hanno una pistola, questo perché di solito per loro la gente scappa. Ma quelli a cui dovrai sparare non vorranno scappare, vorranno ucciderti, quindi tu usa solo una mano. Gira leggermente il braccio in modo che la pistola sia orizzontale e che il mirino sia in linea con il tuo occhio sinistro. Poi tendi il braccio, ma fai in modo che non sia né troppo rilassato né troppo teso. Quando spari, fregatene di prenderlo per ucciderlo o meno, l’importante è che non possa più spararti. Capito? >> poi guardò la ragazza, che aveva seguito alla lettera i suoi insegnamenti e stava per sparare, e le raccomandò di non spaventarsi. Lei fece un bel respiro poi sparò un colpo che sfiorò leggermente il manichino, poi si rallegrò e, spronata da Marco, continuò a sparare, cambiando arma e anche usando due pistole contemporaneamente.
<< Ora puoi smetterla di proteggermi >> disse Jeshi, e il trentenne si rialzò tenendo sempre lo scudo alzato. << Scusa, ma era per sicurezza. Quella lì non riesce a maneggiare un’arma neanche se è fissata a terra >> rispose il ragazzo.
<< Oh, non scusarti, era solo così per dire >> disse la giovane << E comunque sembra averci preso la mano >>
<< Già, ma io questo lo tengo. Non si sa mai! >>
<< Piuttosto, è il momento di affrontare i rimorsi che hai con il passato. Forza! >> disse prendendo le due katane che c’erano nella sala. Poi ne lanciò una a quell’altro e sfilò la sua. << Ricorda sempre, non ricordare niente >> disse, poi si mise in posizione di attacco, scostò i capelli con un movimento della testa e attese la reazione del ragazzo. Shawn stava fermo, con il fodero in mano. In un attimo rivide tutta la scena e gettò la spada a terra inorridito. Poi ricordò quello che gli aveva detto all’alba, seduti dietro una roccia, Lauren. Bene o male lei aveva avuto McRonald, ma era rimasta perché pensava fosse il modo giusto per lasciarsi il passato alle spalle. E così avrebbe fatto anche lui. Riprese la lama, la sfilò dapprima lentamente, poi con un movimento secco e netto, ne saggiò il peso, quindi la impugnò con entrambe le mani e assunse una posizione frontale, più difensiva rispetto a quella di Jeshi. Iniziò per prima Jeshi, menando fendenti. Come da addestramento, lei doveva mirare alle gambe per fermare l’avversario ed eventualmente interrogarlo; Shawn d’altro canto aveva assunto un atteggiamento più da mordi e fuggi: non appena vedeva un secondo di scarto fra i fendenti della ragazza si intrometteva con un affondo al petto. Lui, addestrato dai film americani e dai videocorsi su YouTube, puntava invece ai colpi mortali. Ovviamente, però, Shawn attaccava una volta ogni tre possibili e con una grinta “inferiore a quella di un bradipo, e anche di molto” come stava dicendo Marco, mentre discuteva con Lauren in una pausa dal loro addestramento. Il sedicenne prese un fucile di precisione e lo diede in mano a Lauren, poi le spiegò come doveva tenerlo, come mirare e come sparare. Anche se spaventata, la ragazza ci prese gusto e iniziò un’agguerrita sfida di precisione con il ragazzo. Purtroppo per Marco, l’allieva aveva battuto il maestro e lei continuò ad umiliarlo finché non arrivarono alla fine dell’addestramento mattutino.
Sede della ARMED, USA (Sala mensa)
<< Chi è il perdente?! Chi è il perdente?! TU!! Hai perso, hai perso >> continuava a gridare estasiata Lauren, mentre Marco sbuffava a non finire. Per la verità anche gli altri stavano annoiandosi, dopo aver partecipato attivamente, tranne Igor che non capiva niente o molto più probabilmente gliene fregava ancora meno, poi il primo a smettere fu Alfred, seguito quindi da Shawn. Ormai anche Jeshi, che in certi momenti lo sfotteva con più foga di Lauren, aveva smesso di trovarci gusto e stava giocherellando con il coltello. Quando il colonnello Donald arrivò al tavolo, lanciò un’occhiata alla ragazza e le fece cenno di stare zitta, poi si schiarì la voce e disse: << Perfetto, come vi dicevo adesso avrete del tempo libero, che vi consiglio di impiegare per osservare l’edificio, e per invito intendo impongo molto caldamente. Qualche obiezione? >>
<< Sì, non avevamo già visto le planimetrie? >> chiese Jeshi, appoggiata da Shawn e Marco.
<< Perché, qualcuno le ha seguite? >> rispose ironicamente Donald. Marco alzò le mani ed espresse la sua volontà di non proseguire oltre. Così, mentre mangiavano non intrattennero altre discussioni, se non qualche piccolo scambio di frasi fra Shawn e Jeshi e Marco che parlava in un orecchio con Alfred e i due che si scambiavano un gesto di intesa. Quando ebbero finito si alzarono,andarono nelle loro camere e nel giro di dieci minuti erano nei corridoi della sede per il loro tour.
Sede della ARMED, USA (Ala Est, Corridoio 9)
Lauren stava illustrando tutte le cose interessanti della zona, dedicata principalmente agli archivi e ad altre mansioni da ufficio, che stavano visitando, così come aveva fatto con gli otto corridoi precedenti, e come aveva fatto con quelli dell’ala Ovest, e come aveva fatto anche con la zona centrale, dove stavano le stanze dei i cinque al suo seguito, annoiati più che mai. Shawn era davanti con Jeshi, subito dietro la stagista, poi Igor e Alfred, che stavano confabulando mettendo in pratica ciò che aveva imparato il russo di inglese, e a chiudere la fila c’era Marco, intento a prendere appunti su qualcosa. I due in prima fila stavano parlottando quando Lauren si intromise. << Ti dispiace se te lo rubo un momento? Penso che sia una cosa molto interessante per lui. >> disse, e senza attendere la risposta lo prese per un braccio e lo buttò al suo fianco. Rimasta così da sola, la giovane lasciò passare tutti gli altri e si mise in ultima fila assieme a Marco. << Oh, come mai si scrive qui?! >> chiese la ragazza. Marco alzò lo sguardo, mosse la penna davanti ai propri occhi come per fare dei brevi calcoli, poi guardò la ragazza e scrisse annuendo altre frasi sul foglio, poi guardò la giovane e le disse: << Di solito dormi molto la notte? >>
<< Beh, non sono una dormigliona ma neanche una mattiniera. Perché? >> rispose la ragazza un po’ titubante. Il ragazzo ricominciò a scrivere sul suo foglio, poi prese il suo cellulare e lo porse alla ragazza, che lo guardò stranito e disse: << Ah, proviamo ad essere romantici? Non mi sembra il modo migliore. >>
<< No, non è quello. >> disse Marco a bassa voce << Vai nella cartella della musica, c’è una playlist, si chiama Be Asleep, se hai un paio di cuffie usa pure le tue, in caso contrario dimmelo che te le presto io. >>
<< Quindi? Cosa devo farmene? >> disse lei con sguardo interrogativo.
<< Stanotte, quando vai a letto, attiva la playlist e riposa, poi alle quattro suonerà una sveglia sul telefono... >>
<< Cosa ti fa credere che ti farò entrare in camera mia! >>
<< Se mi facessi finire! Dicevo, c’è una sveglia alle quattro. Tu alzati, vestiti e prendi una qualche arma, decidi tu, se ti posso consigliare prendi un arco o roba simile. Poi alle quattro e mezza passo a prenderti. >>
<< E dove mi porti, mio cavaliere? >> lo canzonò la ragazza.
<< Dobbiamo infiltrarci nell’archivio dei dipendenti. >>
<< Scusa!? Dammi un buon motivo per farlo. >> disse quasi indignata la giovane.
<< Con che arma Shawn ha decapitato suo padre? >> iniziò ad interrogarla lui.
<< Con una katana, perché? >> continuò interrogativa la ragazza, quasi spaventata dalle divagazioni del ragazzo, che le sembrava quasi pazzo. Nonostante tutto lui continuò: << Che partita c’era quando arrivò mio zio a casa? >>
<< Aspetta, questa la so... eh... ehm... Torino - Juventus? >>
<< Per la verità sarebbe Juventus - Torino... comunque sì >> disse sbrigativo il giovane, poi continuò: << Quanti erano i terroristi che hanno aiutato Igor a fuggire? >>
<< Tre: la donna, quello che li ha traditi e quello che guidava. >>
<< In che parte del cervello ha il tumore Wald? >>
<< Destra, anche se l’occhio bionico è a sinistra perché in realtà copre tutta la testa, ma a destra è impiantato sottopelle per affrontare il tumore. O roba simile, non ho capito molto dalla sua spiegazione. >>
<< Ok ora trovami la risposta a queste due: dove si è laureata Lauren? Come mai Donald è finito in questo buco dimenticato da tutto il resto del mondo? >>
<< Beh... ecco... io... penso... ehm... >> disse titubante la ragazza, che non si ricordava se lo aveva mai sentito dire o meno. Il ragazzo la guardò con uno sguardo che significava una sola cosa: bisognava saperlo. E siccome sembrava che i due non fossero intenzionati a parlarne, l’unico modo era raggiungere i fascicoli. << Sei sicuro che ce la faremo? >> chiese la ragazza mentre attraversavano l’ultimo pezzo del corridoio.
<< Ovvio, dirigo io l’operazione! >> disse, poi aprì la porta per le scale e fece passare la ragazza.
   
 
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