Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: CinderNella    19/01/2015    3 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bonjour bonjour! Buon Blue Monday a tutti! Dunque, il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS e la foto non è la mia assolutamente, ma è stata modificata da me. Buona lettura!








 
The Guy Who Turned Her Down


22. The One With The Surprise Arrival And Her Best Friend’s Sassitude



“Lo sai che non sarò qui questi giorni, solo ora per venirti a prendere alla stazione, vero? Parto domani per New York e poi non torno direttamente a Londra...”
“Così è anche meglio, Redmayne.”
“Se continui con questa gentilezza ti lascio a quattro stazioni di metro, Moyle. Non sono neanche troppe.”
Non ricevette risposta. Doveva assumere che probabilmente avrebbe voluto mandarlo a quel paese, ma non poteva perché sennò avrebbe dovuto attraversare la stazione – e anche quelle della metro – in valigia e avrebbe preferito avere un passaggio.
Non sapeva come spiegare ad Aneira che usciva a quell’ora e prendeva anche l’auto: gliel’aveva dovuto riferire perché non ricordava minimamente dove avesse parcheggiato e ci avrebbe messo troppo se avesse deciso di basarsi solo sui suoi ricordi, così aveva inventato la cavolata che avrebbe fatto un salto a casa sua per vedere se Hannah avesse ancora la sua roba lì.
“Il treno dice che farà cinque minuti di ritardo, sappilo.”
“Sarà stato bloccato da un gregge di pecore sulla strada per il Devon.”
“Vuoi proprio essere picchiato, eh, Redmayne?”
Gli piaceva davvero prendere in giro per le sue origini quella Sevi, molto più di Aneira. Probabilmente quella sera le avrebbe tormentate – anche perché voleva proprio conoscere questa tipa della quale aveva sentito parlare addirittura da Tom. E nemmeno lui la conosceva direttamente.
«‘Nei, sto uscendo. Tornando passo da Costa Coffee, vuoi qualcosa?»
«Mi porti un Iced Latte? Inizia a fare caldo» Aneira era seduta alla scrivania, e con una mano accarezzava Mycroft, mentre con l’altra sfogliava le pagine del manuale che stava studiando.
«Sono dodici gradi, dove lo senti il caldo?»
«Beh, qui al sole fa caldo!» ribatté quella, spostando lo sguardo dal libro al rosso che era piazzato oltre la porta della sua camera e la osservava.
«Di’ pure che hai solo voglia di qualcosa di freddo, Hier, non ti giudico mica!» rispose lui, risistemandosi gli occhiali e tirando su il cappuccio «Sei particolarmente nerd con gli occhiali da lettura e il pigiama di Darth Vader.»
«Ringraziamo Dio che non ne ho bisogno fuori, sennò girerei con la scritta nerd in fronte, secondo questa tua dichiarazione!»
«Ci vediamo dopo, lingualunga.» Eddie salutò con la mano e si diresse verso la porta di casa: era contento che si fosse ripresa, insomma, da quel che sapeva si stava sentendo ancora con Tom, ma Lara aveva abbassato la guardia e non era più in modalità “Operazione Neto”, quindi lui sarebbe tranquillamente potuto tornare a Bilbao senza l’ansia che Lara combinasse qualcosa. Certo, la vita da viaggiatore settimanale non era piacevole – soprattutto perché Portogallo–Gran Bretagna era fattibile, mettendoci anche New York un po’ meno... – ma volendo vedere Jules poteva solo fare così. E poi dopo sarebbe stato in seduta stabile a Londra, quindi non c’erano problemi: sarebbe potuto stare con lei e tenere d’occhio Aneira senza dover diventare il principale cliente – e finanziatore, con tutto quello che ci spendeva – della British Airways.
Quando arrivò alla stazione era più in ritardo di quanto sarebbe potuto esserlo il treno – sapeva di star per beccarsi una ramanzina o violenza fisica direttamente – ma avrebbe attribuito tutta la colpa al traffico giornaliero londinese.
“Come ti riconosco?”
“Sono all’inizio del binario 9, ritardatario!”
“Non posso arrivare ai binari senza biglietto. Non puoi attraversare i tornelli più vicini? Mi trovi a quelli del tuo gruppo di binari.”
Non ricevette risposta, ma si guardò intorno: sarebbe stato possibilissimo vederla arrivare da qualsiasi direzione, quindi era meglio tenere tutto d’occhio.
«Non sei tanto brillante se ti dico che sono al binario e tu guardi altrove.» il saluto della persona la cui voce aveva sentito fino a quel momento solo via telefono fu una leggera tirata d’orecchio, e quando si girò si ritrovò davanti – alla sua stessa altezza, ma che diavolo, non si aspettava una valchiria! – una tipa bionda sui vent’anni.
«In Cornovaglia vi annaffiano tutti i giorni?» fu la prima frase che le rivolse, ricevendo uno spintone leggero – doveva considerarlo leggero, visto che probabilmente se l’avesse spintonato sul serio lui sarebbe finito dall’altra parte della stazione «Eddie, comunque.» le porse la mano, che lei strinse con vigore – e probabilmente fece così appositamente.
«Sevi. Anche se è strano, ci siamo sentiti praticamente per una settimana e ci presentiamo solo oggi.»
«Benvenuta nel mondo degli adulti, allora, Sevi.»
La ragazza alzò un sopracciglio, seguendolo però lungo la stazione: «In che senso?»
«Beh, sai, per lavoro... sai quanta gente sentirai prima di presentartici dal vivo?» le rivolse un’occhiata, notando poi il borsone blu «Anche se ci riesci benissimo da sola...» glielo tolse di mano e lo mise in spalla, lasciandola interdetta «Beh, sono sempre un gentleman.»
«Oh, wow, allora non insulti solo, sei anche gentile!»
«Ovviamente!» rispose sogghignando il rosso. Uscì dalla stazione e proseguì in direzione dell’auto, che aprì a dieci metri di distanza con il telecomando.
«Bella macchina!» Sevi osservava la Jaguar rapita, non credendoci nemmeno per un secondo che fosse effettivamente sua.
«Se ti stai chiedendo se me la posso permettere, sì, me la potrei permettere, ma non è mia. L’ho fregata a Tom visto che per lui è inutile, dall’altra parte del mondo.»
«Sai che sei davvero simpatico, vero?»
«Riconosco una nota di sarcasmo nella tua frase.» lasciò la valigia nel portabagagli ed entrò dal lato del conducente.
«Anche quello è arrivato in Cornovaglia, assieme alla TV satellitare e la fibra ottica, Redmayne!»
Il rosso non voleva ridere, non voleva darle quella soddisfazione, ma dopo un po’ che si tratteneva dovette ridere, o sarebbe stato peggio. Si era già gonfiato come un palloncino rosso prima di scoppiare in una risata, e non era una cosa positiva.
Sevi alzò un sopracciglio, sorridendo soddisfatta, per poi riprendere a parlare: «Allora, visto che non è tua, me la fai provare, Redmayne?»
«Se succede qualcosa all’auto, Tom mi ammazza. Probabilmente vorrebbe ammazzare anche te, ma poi finirebbe per scusarsi perché la sua macchina ti ha torto un pelo delle sopracciglia. Però mi ucciderebbe, sì. Quindi no, Moyle. E comunque non sei abituata alle auto che ti sfrecciano a destra e a sinistra, al massimo alle mucche che ti attraversano la strada!» ribatté quello, guadagnandosi un’occhiataccia della sua passeggera.
«Potresti benissimo distruggere l’auto anche tu, Redmayne, non mi pare che tu abbia il permesso di Tom per usarla!»
«La mia è parcheggiata sotto casa mia, se è ancora intera.»
«Per via di Hannah?»
«Lo sai anche tu?!» il tono lievemente esasperato dimostrò che probabilmente quella non se la sarebbe aspettata.
«Lo sai che Aneira parla molto con me, vero?!»
«...Effettivamente. Quindi sai anche di Jules.»
«Ovviamente. Anche dei rumori per i quali Aneira ti avrebbe volentieri castrato e cacciato Jules fuori di casa. Però poi l’avete riconquistata con l’éclair au chocolat.»
«Dunque sei ben informata, mi fa piacere.» svoltò a sinistra, imprecando contro un motociclista «E comunque sono emotivamente legato alla mia Audi.»
«Come se ti trattassi male anche tu!»
«Beh, ma è quella che ho comprato col mio primo guadagno serio!» ribatté Eddie, in un tono lievemente lamentoso, ma anche orgoglioso.
«Che compera provincialotta, Redmayne, la prima auto figa non appena hai guadagnato più del solito! Con questa cosa vai a far parte della media dei contadini della Cornovaglia!»
Sevi ricevette un’occhiataccia, ma poi Eddie tornò a concentrarsi sulla strada. Quando ripresero a parlare non erano più tanto sul piede di battaglia: «Mi è dispiaciuto per Hannah. Nel senso, conoscendo Jules tifavo ovviamente per lei, ma non è stato un comportamento molto giusto. Però se era quello che provavi...»
«Ho detto tutto a tutte prima che succedesse qualcosa di fondamentale, eh!»
«Sì, so che hai aspettato di lasciarla per portartela a letto, Red. Ma in generale, il fatto che tu l’abbia lasciata su due piedi... non deve esser stato per nulla piacevole per lei. Non dico che sia giustificata a spaccarti l’auto, soprattutto perché sei affettivamente legato a questa, ma potrebbe tenerlo in considerazione se continui a lasciargliela sotto il posto in cui vive.»
«Dispiace anche a me... non l’ho proprio vista arrivare.»
«Jules o questo tuo stato d’animo?» chiese Sevi, curiosa.
«Entrambi.» sorrise lui, ma non era un sorriso contento «Però ora sto bene, mi dispiace solo che non possa essere lo stesso per lei. Ma se avessimo continuato non sarebbe stato giusto comunque.»
«Probabilmente sì.»
Come erano arrivati ad essere in vena di confidenze, se si conoscevano da appena una settimana? Non si questionò ulteriormente, ma riprese a parlare: «E tu, come sei amica di Aneira?»
«Ad onor del vero, sarei io a dovertelo chiedere.»
«Sì, sì, tu la conosci da più tempo... ma lo sai come sono suo amico, te l’avrà raccontato lei!»
«Ed è vero anche questo.» ammise la ragazza alla sua sinistra, giocherellando con alcuni ricci dei capelli «Andavamo a scuola insieme, stessa classe fino ai sedici anni. Poi dopo i GCSE abbiamo scelto indirizzi diversi... ma in realtà ci siamo avvicinate tanto solo dopo. Abbiamo entrambe continuato con i livelli AS e A, però studi diversi... ma lì nella nostra scuola. Ci siamo riavvicinate dopo perché una mia amica e una sua amica erano diventate particolarmente amiche nel loro corso di studi e ci siamo ritrovate a uscire sempre insieme. Poi quando loro due son partite abbiamo trascorso l’estate praticamente insieme... e insomma, siamo diventate unite. Non so nemmeno precisamente quando e come, sarebbe potuto essere anche prima, ma comunque, negli ultimi anni.»
«Anche io e Tom andavamo a scuola insieme, stessa classe fino all’università, poi eravamo in college diversi. Però poi nel gruppo di teatro...»
«E siete ancora amici nonostante il vostro lavoro vi spedisca ovunque?»
Eddie fece spallucce: «Beh, sì. Certe cose rimangono sempre, tipo Wimbledon da vedere insieme.» notò l’occhiata che Sevi gli lanciò, tra l’incuriosito il nervoso «Che c’è?»
«Voi dal vivo, noi dal divano di casa mia.»
«Oh!... Oh. Seguite il tennis insieme?» Eddie strabuzzò gli occhi e distolse lo sguardo dalla strada, ritornandovi subito dopo a prestarci attenzione.
«Sì, quando siamo insieme sì. Non lo sapevi?»
«No! Però non ne abbiamo ancora parlato in sua presenza, probabilmente.»
«E poi se vede qualcosa è chiusa in camera a seguirla sul PC e urlare contro i tennisti, i commentatori e gli arbitri.» ridacchiò la ragazza, scuotendo la testa.
«Allora quando la sento urlare non si sta arrabbiando con qualcuno, ma con la partita!»
«Probabilmente sì.» confermò Sevi, osservandosi intorno: conosceva Londra, probabilmente era l’ennesima volta che la vedeva e la quinta – o sesta? Non lo ricordava – che andava a trovare Aneira, ma era sempre così spettacolare che si chiedeva come fosse possibile concentrarsi e studiare lì. Insomma, alla Falmouth era tutto più facile, a misura d’uomo. Lì di gigante, probabilmente.
«A cosa pensi?»
«Come diavolo fa la gente a studiare qui?» le uscì dalla bocca prima che Eddie poté finire la sua domanda, ma lui inaspettatamente annuì vigorosamente: «Non ne ho la più pallida idea! Il me ventenne sarebbe stato sempre in giro!»
«Dove ti sei laureato?»
«Trinity College.» rispose semplicemente lui, parcheggiando l’auto al posto dov’era prima che la prendesse, ancora miracolosamente libero.
«Dublino?»
«No, quello di Cambridge. Come avrei potuto essere collega di università di Tom se fosse stato quello di Dublino? Lui Pembroke, io Trinity.»
«Siete dei fottutissimi laureati di Cambridge!» e per quel motivo, Eddie si beccò una spinta – leggermente più forte della precedente, e che sentì più dell’altra, trasportando il borsone verso casa.
«Avresti potuto iscriverti anche tu, eh!»
«Non navigo ancora nei soldi, Redmayne!» ribatté insolente quella, seguendolo «E comunque la spinta non era per sottolineare che fossi un privilegiato, riccone. Solo per lo choc.»
«Sei impertinente, sai? E comunque, non te l’ha detto Aneira?» infilò le chiavi nella toppa del portone e si diresse a controllare la posta, prendendo dalla cassetta un involucro per poi richiuderla.
«Non passiamo il nostro tempo a parlare della vostra educazione, sai!» rispose quella, seguendolo nell’ascensore.
«Ora sta’ zitta, così le facciamo la sorpresa.»
Sevi avrebbe voluto ribattere che non seguiva i suoi ordini, ma Eddie stava girando la chiave nella toppa ed effettivamente aveva ragione. Lo seguì lungo il corridoio – sperando vivamente di non perdersi, data la sua lunghezza – e attese che dicesse qualcosa.
«Diamine, ‘Nei, mi sono dimenticato il tuo Iced Latte!» esordì il ragazzo, avvicinandosi alla camera della ragazza e ricevendo un’occhiataccia che sembrava volerlo morto «Ti va bene se ti ho portato qualcuno al posto di quello?» prese per un polso Sevi e la trascinò vicino alla porta, e Aneira boccheggiò «Sev?»
«Ti sembro qualcun altro, scusa?!» rispose allora l’amica, accogliendola in un abbraccio non appena vide la corsa che aveva fatto per raggiungerla – e probabilmente saltarle addosso.
«Ma voi neanche vi conoscete!» ribatté Aneira, spostando lo sguardo da Sevi a Eddie e viceversa.
«Eddie ha visto che eri giù, ha rubato il mio numero dalla tua rubrica e mi ha chiamato.» spiegò direttamente Sevi, ma Aneira era già saltata al collo di Eddie, stritolandolo.
«Mi fa piacere che tu sia contenta, ma se lo dimostri uccidendomi non penso possa farmi davvero piacere...» Aneira si staccò dal ragazzo per rivolgergli un’occhiata, ma poi lo riabbracciò «Ahio! E poi le dimostrazioni di affetto da parte tua mi inquietano, Thorneira
Aneira abbracciò entrambi e poi li lasciò andare contemporaneamente, mentre Mycroft camminava tra una gamba e l’altra dei presenti.
«Ma è Mycroft! È piccolissimo!» Sevi si piegò per coccolare il gattino e poi lo prese in braccio – e lui non parve assolutamente lamentarsi.
«Io ho comunque davvero dimenticato di passare da Costa Coffee. Ci andiamo?» chiese Eddie, con le mani in tasca e la giacca ancora addosso.
«Scusa, Ed, ma penso che ce la porterò tra un po’. Se sei bisognoso di compagnia possiamo passare la serata insieme dopo.»
«Ingrata.» rispose quello, prendendo le chiavi di casa dal tavolo.
«Ma non è vero!» Aneira corse di nuovo ad abbracciarlo – o meglio, racchiuderlo in una morsa semi-mortale da dietro – «È solo che preferisco passare un po’ di tempo sola con lei, ora. Ci vediamo dopo, tanto!»
«Sì, sì. Scendo a prendermelo da solo il cappuccino, comunque.» le rivolse un’occhiata, sorrise e scosse il capo «Buon pomeriggio!»
«Non soffocarti col cappuccino, privilegiato
«E tu con la tua stessa saliva, campagnola!» ribatté Eddie, prima di chiudersi dietro la porta di casa.
«È proprio scoccato l’amore fra voi due, eh?»
«Allora sei tu che l’hai reso così sarcastico! È da quando abbiamo iniziato a parlare che mi prende in giro per le nostre origini.»
«Gli dai troppo credito tu, lascialo parlare, spesso lo fa per dare aria alla bocca!» spiegò l’amica, portando il borsone dentro la sua stanza, mentre Sevi si sistemava sul letto coccolando Mycroft.
«L’affetto che provi per lui traspare sempre dalle tue parole.» dichiarò altrettanto sarcasticamente Sevi, e Aneira ridacchiò: «Se prometti di non fare la spia ti potrei anche dire che sotto sotto gli voglio bene. Però molto in fondo, e non quando ha i suoi comportamenti più odiabili!»
«Oh, l’avrei immaginato.»
Se avessero cominciato con le confidenze in quel momento, probabilmente non avrebbero più messo il naso fuori di casa: ma non se n’erano nemmeno rese conto e, tra gatti e valigie, erano finite a parlare a lungo, dimenticandosi del Costa Coffee dietro l’angolo.



Spero vi piaccia nonostante l'assenza di Tom e la quasi-totale assenza di Aneira XD ma dovevate vedere questi due in azione!
  
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