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Autore: LaDamaLuthien    24/11/2008    10 recensioni
Perchè se il leone perde di vista l'agnello...la volpe ha via libera. Ci sono solo due cose che Bella Swan vuole più di ogni altra. Diventare un vampiro e stare con Edward per l’eternità. E forse il suo desiderio si avvererà prima di quanto creda, peccato che il primo non comprenda necessariamente il secondo.
Genere: Romantico, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il cortissimo capitolo 23, ma prima…

 

 

 

Dove eravamo rimasti?

 

***

 

-Dal confine mi hanno annunciato l’arrivo di Mael. Oggi conoscerai l’unico figlio che mi è rimasto.- Annunciò.

 

***

 

-Mi chiedevo, cara, se il nome Mairenn ti piace.

 

Sbattei le ciglia, confusa. – E’ di certo un bel nome, Donuil.- Spesso, mi aveva intimato di chiamarlo per nome e non gli avevo negato questo favore.

 

-Mia sorella si chiamava così e sono contento che ti piaccia, perché pensavo potesse essere il tuo.

 

Rimasi a bocca aperta. –Il mio? Io ho già un nome.

 

Rise. –Non penserai certo che possiamo chiamarti con il nome che quei sudici Meth’renay ti hanno dato, non è vero?

 

-No di certo, hai ragione.

 

-Bene, il tuo nome da oggi in poi sarà Mairenn Isabella Fionnehn.

 

***

 

-Bene, se c’è un matrimonio da preparare è meglio avvisare al più presto i domestici, avranno un bel po’ da fare.- Ponderò Mael.

 

Mi acciglia a quelle parole. Matrimonio?

 

-In verità pensavo che dopodomani potremmo organizzare un ballo per il fidanzamento, ho già spedito alcuni inviti.- Sorrise maliziosamente Donuil. -Credo che dovremmo invitare anche i nostri vicini, saranno lieti di sapere che la loro pupilla ha deciso di prendere parte ad una casata migliore.

 

Mael rise di gusto.

 

***

 

-Qualcuno si sposa?

 

Risero.

 

-Ma certo cara. Tu ti sposi.

 

***

 

Donuil schioccò la lingua e mi guardò, incerto. –Vedi, avrai notato che la mia casata è alquanto…scarna di discendenti.- Indicò Mael con una mano.

 

-Se ti prendessi come figlia mi assicurerei una discendente in più, ma se invece tu sposassi uno di noi due, un giorno i discendenti potrebbero aumentare. Per non parlare del fatto che tu hai parte del nostro sangue e, per quanto mi rammarica dirlo, hai anche il sangue dei Meth’renay che insieme a noi sono una delle casate più potenti tra i Cacciatori. Quindi sei perfetta.

 

***

 

Preso alla sprovvista dal mio potere, Mael volò addosso la porta del bagno, che si spalancò.

 

Mi alzai, riparandomi dietro alla poltroncina mentre lui tornava a passi lenti nella stanza.

 

Con la lingua, leccò il sangue dal labbro e rise.

 

-Non avrei potuto trovare una sposa migliore. Dirò a mio padre che sarò io a sposarti. Vedrai, ci divertiremo io e te.

 

***

 

-Non sappiamo come abbia fatto ad entrare ma è ferito, una chimera ha sentito l’odore del sangue.

 

Feci per tornarmene indietro, ma Mael mi vide e mi raggiunse.

 

-Quanta fretta.

 

-Vattene.- Sussurrai.

 

 

-E’ giunta proprio ora dal confine la notizia che un Cacciatore nemico ha appena varcato i nostri confini e si dirige verso est. Crediamo voglia raggirare la casa prima di avvicinarsi.

 

Aggrottai le sopracciglia mentre lo stavo a sentire.

 

-Hai cominciato il nostro addestramento e sai come si uccide un Cacciatore.- Mi porse il suo coltello, estraendolo dal fodero che portava alla cintola. –Trovalo e uccidilo. Naturalmente voglio le prove.

 

Si picchiettò la testa e capii che si riferiva a Rodar.

 

Non presi il coltello. –Perché devo farlo io? Il territorio è disseminato di guardie e sentinelle, saranno loro ad uccidere l’intruso.

 

-Oh, no.- Sorrise malignamente, guardandomi divertito. –Non muoveranno un dito, sanno già come comportarsi in queste occasioni. Vedi Isabella, amore mio, siamo noi personalmente a prenderci cura dei nostri più grandi nemici.

 

A quelle parole, una grande consapevolezza si fece strada verso di me.

 

-E poi, pensavo che uccidere uno di loro potesse essere il modo migliore, per esaudire la tua vendetta intendo.

 

Cercando di non tremare, con estrema difficoltà, levai la mano per afferrare il coltello.

 

 

***

 

 

-B-Bella? Sei tu?

 

Lo presi al volo, mentre si accasciava su se stesso.

 

Gli accarezzai il volto, disperata, cercando di togliergli il sangue che dalla fronte gli colava sugli occhi.

 

-Cosa ci fai qui, cosa sei venuto a fare? Sei pazzo?

 

-Bella, tu cosa ci fai qui?

 

-Mi hanno rapita il giorno in cui sono scappata.- Sussurrai in fretta. Le sentinelle si stavano avvicinando, non c’era tempo da perdere.

 

-Bella, ascolta.- Mi afferrò il polso con una mano. –Lo so che ce l’hai ancora tu, la chiave. E’ questa Bella.- Indicò con un cenno del capo la grotta alla sua destra.

 

-Cosa? Vuoi dire che questa è la stanza..

 

-Si, ma ascolta, ti prego Bella. Devi liberarle, liberale per me. Libera la mia Soana.

 

***

 

Accadde tutto in un attimo.

 

Mi accorsi troppo tardi della presenza alle mie spalle e del coltello avvelenato che volava a pochi millimetri dal mio braccio prima di conficcarsi tra le costole di mio fratello.

 

E mentre i suoi occhi si allargavano di stupore ed un rantolo gli saliva alle labbra, persi la ragione.

 

L’ultima cosa che ricordo, prima di essermi avventata sulla sentinella, è la consapevolezza che avevo ancora il coltello di Mael stretto nella mano sinistra.

 

Non rimase nulla dello scempio che ne feci. Distrussi ogni singola parte di quella stupida sentinella in meno di trenta secondi, non prima di aver mutilato il suo corpo con tutta la rabbia che avevo in corpo.

 

***

 

Presi il coltello e mi recisi l’interno del polso sinistro, portandoglielo alle labbra.

 

-Bevi, devi bere, il veleno ti farà guarire.

 

-Maria, Maria sei tu? Non sei morta? Sei venuta a prendermi?

 

-Bevi, dannazione!

 

-No, Maria, non serve amore mio. Queste ferite non si possono guarire.

 

Aprì un lembo della camicia e notai alcune vecchie ferite che avevano assunto un colore violaceo e spurgavano veleno e sangue.

 

***

 

-Shhh.- Gli accarezzai la guancia con la mano sinistra, nella destra impugnavo ancora il coltello.

 

-Dormi Frey, dormi.

 

-Maria, ti amo.- Spirò.

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO VENTITRESIMO

 

“Il giglio rosso.

(LaDamaLuthien)

 

 

 

Pochi secondi dopo essere spirato, il corpo di Frey iniziò a diventare sempre più trasparente e inconsistente, scomparendo man mano alla mia vista.

 

Avevo letto in molti libri la descrizione della morte di un Guardiano  ma ora mi sentivo così inorridita, così impotente davanti a quella scena che non riuscii a muovere un muscolo.

 

Nell’attesa piangevo silenziosamente lacrime d’aria.

 

Poi, in un momento indefinito della mia veglia, sentii un rumore provenire dal bosco. Posai il corpo di Frey sull’erba, alzandomi lentamente, il pugnale ancora nella mia mano. A quel punto apparve la seconda sentinella che esaminava la scena. Seguii i suoi occhi nell’analisi di ogni dettaglio.

Sapevo che se volevo scappare, se volevo uscire viva da lì, avrei dovuto agire alla svelta ma il mio cervello si rifiutava di lasciare lì il corpo di Frey, si rifiutava di tornare a casa e rivedere le facce della mia vera famiglia. Ero bloccata, ma non dal panico. Mio fratello era morto ed io non ero riuscita a muovere un dito, cosa mi importava se avevo appena ucciso una sentinella davanti all’entrata della Stanza del Nulla? Cosa importava in quel momento che sarei stata giustiziata di lì a poche ore?

 

Rassegnata al mio destino di morte, in cui vedevo la mia unica liberazione, alzai gli occhi verso la sentinella ma con mia grande sorpresa non vi lessi minaccia. Anzi, si avvicinò senza timore, occhieggiando per un momento ancora i resti di polvere del suo compagno, il corpo scempiato di Frey che pian piano scompariva ed il mio pugnale zuppo di sangue e veleno. Alla fine incontrò i miei occhi e un momento dopo si inchinò rispettosamente davanti a me.

 

-Ci siete riuscita, signora. Siete ferita?

 

Non risposi. Il mio cervello sembrava bloccato irreversibilmente. Guardai prima la sentinella che mi stava davanti, poi i resti di quella che avevo personalmente sbriciolato, infine il corpo di mio fratello, che in quel momento svanì per sempre, lasciando tra l’erba una piccola rosa di cristallo rosso. Lo chiamavano il cuore dei Guardiani, perché era l’unica cosa che rimaneva di loro dopo la morte, ed era rosso come il loro sangue.

La sentinella lo prese, intascandolo con cura. Ma non vi badai, alla vista di quel vuoto sull’erba il mio cuore cominciò a dilaniarsi dal dolore, la mia vista divenne appannata e sentii il terreno mancarmi sotto ai piedi.

Ero parzialmente cosciente delle braccia che mi prendevano e del fruscio prodotto dalla corsa nella foresta. Sentivo vagamente l’aria scompigliarmi i capelli che frustavano la mia faccia, come nel tentativo di svegliarmi. Ma io ero persa nel mio limbo di dolore e tristezza, amarezza, rimpianto…

 

Nonostante ciò un grande vociare, che si contrappose improvvisamente all’assoluto silenzio, mi destò dallo stato vegetativo in cui ero caduta rendendomi capace di capire cosa stavano dicendo.

 

-Oh cielo!- Esclamò toccata una voce femminile.

 

-Cosa è successo?- Riconobbi immediatamente il tono profondo di Donuil.

 

-Ha ucciso l’intruso.- Spiegò pacata la sentinella.- Era il più giovane dei Meth’Renay, ha fatto fuori una sentinella. Quando sono arrivato lui stava morendo e lei aveva il pugnale in mano, lo guardava. Ma quando mi sono avvicinato è svenuta, credo sia ferita.

 

-L’ha ucciso?- La voce di Mael era rauca, quasi sorpresa ed eccitata assieme.

 

Cercavo di tornare a galla ma non ci riuscivo. Quello che stavano dicendo non aveva una logica, io non avevo ucciso Frey, era stata la sentinella! Quella che aveva ammazzato mio fratello…

 

-L’ho visto dissolversi sotto i miei occhi.- Confermò intanto la sentinella.

 

-Rodar.- Chiamò secca la voce di Donuil. Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui avvertii i muscoli della sentinella tendersi ed il respiro accelerare. Immaginai Rodar esaminare con occhi ardenti quelli della sentinella, penetrandoli con la durezza del suo sguardo manipolandone i ricordi fino a trovare ciò che cercava.

 

Poi il verdetto. -Dice la vertà, signore, controllate voi stesso.

 

-Molto bene.- Donuil sembrava contento, euforico quasi. –E’ davvero una degna erede, non mi deluderà.- Sentii una mano accarezzarmi i capelli e quasi ebbi l’istinto di rabbrividire ma ero ancora semi-incosciente e fui in grado di comprendere poche parole ancora. Era la donna. –Povera piccola, portiamola dentro.

 

 

 

 

C’era confusione nella mia mente, conversazioni passate andavano e venivano come i volti che apparivano ogni tanto nella nebbia grigia in cui ero intrappolata. Cercai più volte di venirne fuori e ci furono dei momenti (in cui ero quasi cosciente di mani che mi lavavano, bendavano, vestivano) nella quale riuscii quasi a tornare a galla. E quando quasi c’ero riuscita, qualcuno mi aprì le labbra introducendovi un liquido tiepido e profumato che mi riportò nel fondo dell’incoscienza. Da quel momento fu tutto nero e non ebbi più tormenti se non l’oscurità assoluta, mia unica prigione.

 

Mi risvegliai dopo quella che mi era parsa un’eternità. I miei occhi erano pesti e sentivo un sordo ronzio nella testa. Mi sedetti con cautela sul letto portandomi una mano alla nuca. Sicuramente la pozione che mi avevano fatto bere era troppo forte e avevo dormito troppo.

Sbattei ripetutamente gli occhi, che pizzicarono fastidiosamente, e mi guardai attorno. Ero nella mia stanza e potevo scorgere il sole del pomeriggio che entrava tiepido dalle finestre.

Il mio corpo era tiepido anch’esso e profumava di pulito, avvolto in una morbidissima tunica da notte bianca che trattenva deliziosamente il calore. Istintivamente portai una mano al ventre e mi scappò una smorfia quando le mie dita premettero un momento sul rigonfiamento nel fianco. La chiave, per fortuna, si trovava ancora al suo posto.

Anche i miei capelli erano profumati e puliti, raccolti in una grossa treccia che scendeva sulla mia spalla destra. Esaminavo le fasciature sui polsi e sul resto del corpo cercando di ricordare come me le fossi procurate quando mi accorsi che il ronzio non proveniva dalla mia testa ma dal pianterreno del castello. Mi resi lentamente conto delle numerose voci che risuonavano dal salone, troppe per essere le normali chiacchere che si udivano giornalmente nella tenuta.

In quel momento mi tornò alla memoria la conversazione fatta qualche tempo prima, in cui avevo conosciuto Mael e con odio mi tornò alla mente la scena svoltasi in quella stessa camera, in cui mi aveva spinta sul letto. Allora capii che era arrivato il giorno del Banchetto di fidanzamento, solo non mi capacitavo di come potesse essere giunto così in fretta. C’era qualcosa che doveva essere ricordato, qualcosa di importante che mi sfuggiva senza darmi nessun indizio, senza cenno alcuno.

 

Ma il filo dei miei pensieri fu interrotto dall’entrata di due cameriere seguite da una donna che non avevo mai visto. Ella era elegantemente vestita di un abito d’oro, decorato con molte pietruzze di tutti i colori che ne arricchivano lo sfarzo. Aveva i capelli color mogano e due occhi acuti e lucenti in cui riconobbi quelli di Donuil. Tuttavia lo sguardo austero era l’unico altro elemento che l’accomunava al fratello (ormai l’avevo riconosciuta grazie al ritratto nel grande salone). Il viso fino e lungo si arrotondava nella zona delle guance, che erano tonde e rosate, costantemente alzate da un vispo sorriso. Eppure il volto non appariva sgraziato, anzi, si accumunava alle fattezzze del suo corpo, fino e snello eppure tondeggiante nelle forme. Il tutto risultava in una figuretta gaia e furba che sembrava incutere fiducia fin dalla prima occhiata, ma qualcosa mi avvertì che non erano doti da far ammirare, bensì trappole con cui ammaliare le sue ingenue prede.

Tuttavia, sebbene non mi fidassi, mi sentii assicurata dal tenero sorriso che mi rivolse mentre si sedeva delicatamente sul mio letto.

 

-Finalmente posso vedere la bella Cacciatrice che prenderà il posto di Milena.- Annunciò con voce squlllante, esaminando ogni particolare del mio volto con occhi attenti ed eccitati.

 

Non risposi, in realtà non sapevo bene cosa dire e cominciavo a sentirmi a disagio sotto quello sguardo indagatore e curioso. Lei parve intuire immediatamente la mia difficoltà, infatti si riscosse dai suo pensieri e tornò a rivolgermi un dolce sorriso.

 

-Perdonami tesoro, non mi sono nemmeno presentata. Io sono Ciara, unica sorella superstite di Donuil, e quindi tua zia mia cara.- Con un gesto fluido, mi accarezzò il capo, passandomi dolcemente le dita tra i capelli. Quel contatto mi fece rabbrividire, un po’ dal piacere, un po’ dalla paura. Per un istante mi parve di vedere uno strano scintillio nei suoi occhi ma un secondo dopo era già sparito ed erano così gai e sinceri che mi convinsi di averlo immaginato.

 

-Non sarai mica muta?- Mi domandò allora lei.

 

Scossi la testa e istintivamente mi sfuggì un piccolo sorriso. Sembrò soddisfatta.

 

-Quindi, mia piccola Mairenn, sei finalmente pronta per alzarti? Tra poco inizierà il ballo e manchi solo tu.- Si alzò dal letto facendo alcuni cenni alle cameriere che si indaffararono per la stanza. –Per fortuna la sarta ha già preso le tue misure e ha completato il vestito in tempo.- Mi confessò sollevata Ciara.

Una delle due cameriere prese un lembo delle coperte e lo tenne alzato, permettendomi di scendere. Feci scivolate le gambe giù dal letto e l’altra serva mi infilò morbide babbucce ai piedi.

Le due mi afferrarono con delicatezza i polsi e mi guidarono verso la poltroncina davanti al grande mobile con lo specchio. Lì mi adagiarono sui soffici cuscini e cominciarono a sciogliermi la treccia e lavarmi il viso con panni imbevuti di acqua tiepida dal profumo di camomilla. Sospirai di sollievo quando mi pulirono delicatamente gli occhi gonfi di sonno, rinvigorendoli.

Intanto sentii la porta aprirsi e chiudersi ed avvertii il profumo di un’altra persona che, quando aprii gli occhi, constatai essere la sarta con il vestito tra le bracia.

Lo depose sul letto e si congedò con un inchino prima di uscire dalla stanza da cui entrarono subito dopo due strane ragazze dalla carnagione olivastra. Avevano lunghe ciglia che accentuavano gli angoli allungati degli occhi e lunghe trecce marroni che toccavano quasi terra. Entrambe portavano tra le braccia due valigette di legno e in testa avevano delle fini coroncine di rami d’edera. Trattenni il fiato sbalordita quando notai la forma delle orecchie a punta: gli elfi erano creature quasi estinte ed era davvero raro poterli vedere.

Ciara mi ammiccò sorridendo. –Sono le mie truccatrici personali, le ho trovate molti anni fa durante un viaggio. Sono bravissime, ti renderanno bellissima come nessuna dama lo è mai stata.

 

Repressi una smorfia di indignazione quando compresi che quelle due ragazze erano state strappate dalla loro terra per lavorare alle dipendenze di una Fionnen come se fosse una cosa naturale, dato che il loro sangue non era che inutile agli occhi di una nobilissima famiglia purosangue.

Sentii il mio stomaco rivoltarsi e mi chiesi mille volte perché li stavo assecondando, perché mi trovavo lì a prepararmi per un matrimonio che non volevo, che nessun essere dotato di sentimenti avrebbe voluto.

Allora mi tornarono alla mente il volto di Kris, quello di Edward, quello di Esme, Alice, Kaljka…

Lo dovevo fare per loro. Dovevo aprire quella stanza, salvare il corpo e l’anima di Caoliin per poi passare il resto della mia vita con Edward, felice e serena, per l’eternità.

Eppure…eppure c’era qualcos’altro che spingeva al massimo la mia motivazione, qualcosa che galleggiava all’angolo del mio inconscio, un ricordo pressante che chiedeva di riaffiorare.

Sentii la mano fredda di un’elfa posarsi sulla mia guancia, facendo una lieve e dolce pressione per chiedermi di alzare il viso. Obbedii, puntando gli occhi verso l’apice dello specchio.

L’odore della loro pelle era strano ma in qualche modo piacevole. Odoravano di bosco, ma fiocamente, come se la lontananza dal loro ambiente le avesse inibite.

Con mani leggere e veloci, passarono in rassegna il mio volto, studiandolo più con il tatto che con la vista, come se fossero cieche. Poi, con mio grande stupore, passarono ai polsi, alle spalle, alla schiena tracciando segni invisibili lungo la mia colonna vertebrale.

Rimasi immobile mentre vedevo il volto pieno di aspettativa di Ciara riflesso nel grande specchio. Dopo qualche minuto, una delle due andò vicino alla sua padrona, sussurrandole qualcosa all’orecchio.

 

-Magnifico, stupendo!!- Esclamò Ciara eccitatissima. –Si intonerà perfettamente col fiore, forza, forza, muovetevi!

 

 

Due ore dopo ero una creatura quasi irriconoscibile. La mia pelle era stata ammorbidita con una mistura ambrata ed ora risplendeva soffusa ad ogni fonte di luce. Le mie ciglia erano state allungate, le palpebre definite con una sorta di inchiostro nero. Pietre preziose disegnavano sul mio volto deliziosi ghirigori di brillanti, facendomi assomigliare a qualche mascherina veneziana.

I miei capelli erano stati spazzolati e divisi ciocca per ciocca, poi raccolti boccolo per boccolo con piccole farfalline di cristallo. L’abito era qualcosa di magnifo e imbarazzante allo stesso tempo. Si allacciava solo dietro al collo, in modo che la schiena rimanesse totalmente scoperta fino al fondo: poi capii perchè. Era di una stoffa rossa luccicante, dello stesso colore del mio sangue e mi fasciava i fianchi fino a metà cosce, dove si apriva in un lungo strascico. Tra i capelli mi posarono un cerchietto con un velo rosso semitrasparente; non capivo perché tutto quel lavoro sui capelli se poi dovevano coprirli con un velo ma non obiettai e mi protesi verso il tavolino poggiando i gomiti, come mi aveva chiesto una delle truccatrici.

Sussultai quando sentii qualcosa di freddo solleticarmi la schiena. Mi voltai e vidi che le due tenevano in mano dei pennelli e delle tavolozze. Una di loro, la più vecchia, mi lanciò uno sguardo di ammonimento per il mio movimento così tornai alla mia posizione ed aspettai paziente.

Quando ormai il sole stava calando dietro le cime più lontane della foresta, sentii Ciara darmi un colpettino sulla nuca e mi alzai stiracchiandomi. Fu allora che notai il suo sguardo, fisso nel mio, ammaliante. Le sue pupille erano dilatate, tutta la sua attenzione era per il mio volto. Solo in un secondo momento notai che la sua mano era protesa verso di me.

La fissai. Il suo pugno era stretto in una morsa di ferro ma dalle dita pendeva una finissima catenina d’oro. Mi avvicinai, allungando la mano per prenderla.

 

Quello che vidi mi affascinò immensamente e nello stesso momento mi provocò un’ondata di sentimenti contrastanti. Sentii le tempie dolere, qualcosa premeva nei miei ricordi, ma quell’oggetto era troppo affascinante e attirava tutta la mia concentrazione.

Pian piano, rigirai tra le dita il leggerissimo fiore di cristallo, un giglio per la precisione, mentre la luce della lampada filtrava fino al suo centro e rifletteva sulla mia mano creando piccole fiammelle rosse.

 

 

 

 

 

Bene, devo concludere qui. Lo so che volete ammazzarmi ma il prossimo pezzo è davvero importante, credo sia uno dei punti salienti di questa fic e va fatto con calma. Nel prossimo capitolo Bella verrà data in sposa a…e alla festa di fidanzamento ci saranno…e vadrà il suo…

 

Completate pure come vi pare ^^ eh eh (MUAHAHAHAHAH mi sento sadica come un tempo!)

 

 

 

 

 

Rispondiamo a…:

 

Kabubi: Grazie.Mille.Del.Tuo.Commento. XDXD Comunque è davvero così quel personaggio, Mael. E’ proprio un classico, almeno finchè…beh vedrai…XDXD Grazie per il sama, ma mi fai sentire vecchia XP

 

 

Rika! : Mi piace quella frase, è proprio quello che spero di fare,anche se poi alcune cose sono scontate ^^’ La tua analisi è micidiale, mi hai uccisa dalle risatine XD Purtroppo non posso rispondere alle tue domande, ti dico solo: fidati di me (no, aspetta, metti giù quelle lamette…non suicidarti per così poco!!!!!!)

 

 

___MiRiEl___ : Ciao cara, che è quella faccia? Su col morale!!! Ok ho ucciso Frey, ma trattieni un po’ di lacrime per gli altri…Pat pat.

 

 

Roby88:  Grazie per i complimenti. Si lo so, Frey era pucciosissimo, per questo è stato il primo a morire. Forse è stato meglio così, visto quello che spetta agli altri…

 

 

Silvy49: Non mi avevi offesa, vai tranquillissima (ma non troppo che mi cadi in coma). Comunque vediamo se ti posso rispondere…si dai, ti do una speranzuccia…si rincontreranno…ma non ti posso dire come.

 

 

Roo cullen: Eh già, povero caro. Comunque si, era un sogno…Edward non è ancora morto…

 

 

Ary: Ti ringrazio moltissimo, è sempre bello ricevere apprezzamenti dopo che ti impegni molto nel cercare di scrivere decentemente ^^  Dunque, alla prima curiosità non ti posso rispondere, devi capirlo…Per quanto riguarda i nomi sono tutti celtiti, mi sono ispirata a quel magnifico popolo.

 

 

Peccatrix17: Tremendamente grazie!!!

 

 

Crazypanda92: Woa, che complimenti, grazie mille!! Spero che la continuazione ti piaccia ^^

 

 

Sybelle: Quindi sei nelle mie mani…muahahahah XDXD Scherzo. Comunque, sono felice di essere riuscita a trasmetterti quella tensione, quell’angoscia e quel dolore…

 

 

Only_a_Illusion: i dispiace che non sia il tuo genere allora, ma mi fa piacere che un po’ ti piaccia e se vuoi continuare a suguirmi sei la benvenuta nel club!! XD

 

 

FrAnCy160: G.R.A.Z.I.E. Il seguito? Eccolo qui!! Scusa il ritardo!

 

 

Alex90: Intrippato?? XDXD Questo mi mancava, ti ringrazio ^^ Edward sarà presto bello e servito quindi a presto ^^

 

 

Momob: Penso che a molti, compresa me, rompa il fatto che forse a Bella piaccia Kris…ma forse non è a Kris he piace Bella? Boh, vedremo…Comunque si, mi duole, ma Frey è morto…

 

 

 

 

 

Alla prossima!

  
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