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Autore: SSJD    20/01/2015    4 recensioni
Questo racconto è la continuazione di Come Fratelli, pubblicato qualche mese fa. La storia è ambientata nel periodo successivo alla scomparsa di Goku, a causa di Cell. Chichi è incinta di Goten e sta per partorire.
Dal testo:
Dopo che Mirai Trunks era tornato nel futuro, Vegeta aveva perso, oltre a Goku, anche la voglia di vivere e di combattere. Era riuscito con fatica a ritrovare la serenità perduta grazie a Bulma, il piccolo Trunks e, motivazione non trascurabile, la promessa che aveva fatto a Goku, prima dell’arrivo dei Cyborg, quella cioè di prendersi cura della sua famiglia nel malaugurato caso in cui gli fosse successo qualcosa.
Trascorso un mese, da quel terribile scontro, Vegeta sentì che era giunto il momento di mantenere la promessa fatta a colui che, ormai, considerava suo fratello e, in una fresca mattina di primavera, uscì di casa e prese il volo verso il monte Paoz, per andare a far visita a Gohan e Chichi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Gohan, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Chichi/Vegeta
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vegeta la scrutò con aria seria e poi, senza alcuna malizia, né imbarazzo, le chiese:
“Chichi, so già che mi dirai di no, ma credi di poter tralasciare per un momento il tuo stramaledetto imbarazzo e permettermi di controllare che tu stia bene?”
Chichi sgranò gli occhi. Nella sua mente passò un unico e insano pensiero. Si vide lì, sdraiata su quel letto, sotto le attenzioni per nulla maliziose delle mani di quel sayan che non era il suo Goku, ma che lei sapeva le avrebbero procurato non poco piacere, dopo così tanti mesi di astinenza. Si immaginò le dita di lui scivolare lentamente e delicatamente dentro di lei e la cosa le procurò un brivido che le pervase tutto il corpo. Sapeva bene cosa Vegeta fosse in grado di far provare ad una donna, lei e Bulma si confidavano spesso, prima della scomparsa di Goku. Sapeva bene che, appena l’avrebbe toccata, il suo corpo avrebbe reagito mostrando evidenti segni di eccitazione e ciò non poteva assolutamente permetterlo. Doveva scacciare quel pensiero dalla sua mente il più in fretta possibile e asciugandosi le lacrime si affrettò a rispondere:
“No…non…non credo sia il caso. Sì, insomma, penso di non avere nulla che non si sistemi da solo in uno o due giorni…credo”
Vegeta la guardò per qualche secondo, come se stesse cercando di interpretare quella risposta e capire se fosse dovuta al solo imbarazzo di Chichi o ci fosse qualche altro motivo. In qualche modo sentiva che c’era qualcosa che non andava: i battiti del cuore di Chichi erano improvvisamente accelerati, un po’ troppo per essere giustificati dal solo senso del pudore e quel maledetto odore di dopobarba non gli permetteva di capire se la sua intuizione fosse corretta o no.
Il principe pensò di non lasciarsi trascinare in pensieri poco carini nei confronti di Chichi e, molto naturalmente le disse:
“Ok, come desideri, sai tu ciò che è meglio per te. Spero però che tu non mi abbia detto di no solo perché sono io a metterti a disagio. Mi sembra di essermi comportato sempre bene con te. Guarda che non passerà un altro medico a visitarti, te lo garantisco…non ne voglio altri di imbecilli per casa. Comunque sai tu di cosa hai bisogno” concluse il principe.
‘Sì, lo so benissimo di cosa avrei bisogno, in questo momento’ pensò Chichi che però, ritrovando un contegno, rispose:
“Sì, hai ragione…mi sento un po’ a disagio…mi dispiace. Sei molto gentile con me, non so nemmeno perché tu stia facendo tutto questo…ma ti garantisco che sto bene…lì sotto…non credo di aver bisogno di nulla. Però ti prometto che se non passerà entro quarantott’ore mi affiderò di nuovo alle tue premurose cure, ok?”
“Fa’ come credi. Secondo me su questo pianeta vi fate troppi problemi inutili…comunque”
Chichi gli sorrise, poi, per non cadere in un silenzio imbarazzante, disse:
“Vegeta, pensi che l’effetto dell’anestesia sia passato? Io non sento più nulla…”
“Boh, penso di sì…posso?” chiese mettendole una mano sulla pancia in corrispondenza della ferita.
Lei lo lasciò fare. Si fidava di lui, ma non le piaceva affatto ciò che sentiva in quel momento. Perché non era naturale che in lei nascesse il desiderio verso qualcun altro che non fosse Goku. Perché non era normale voler essere toccata da lui in un modo diverso da come stava facendo in quel momento. Quando il sayan le appoggiò i polpastrelli sul ventre e premette leggermente, lei rabbrividì. Lui se ne accorse e, sperando che fosse dovuto al fatto di averle fatto involontariamente male e non a ciò che lui stava iniziando a sospettare, le disse:
“Chichi, cosa c’è? Ti dà fastidio qui?”
“No”
“E qui?” continuò lui premendo in vari punti attorno alla perfetta cicatrice che le aveva fatto poco prima.
“No” rispose lei senza aggiungere che stava provando esattamente il contrario: un senso di gran piacere.
“Ok, allora è tutto a posto” concluse lui ritraendo la mano “Se nessun altro farà disastri, in un paio di giorni dovrebbe guarire perfettamente”
“Grazie…Vegeta. Ringrazio il cielo che c’eri tu, qui, oggi” disse Chichi con un sorriso triste che significava solo: ‘avrei preferito ci fosse Goku’
“Non potevo permettere che continuasse a farti male. Il resto, per me, non è nulla di eccezionale. Ho curato talmente tante ferite in vita mia, che è come mettere un cerotto ad un bambino che ha una sbucciatura al ginocchio” rispose lui passandole la mano un’ultima volta sul ventre, come per assicurarsi di aver controllato bene tutto quanto.
Il gesto di premura di Vegeta fu interrotto dall’irruente ingresso di Bulma, che tuonò:
“Cosa succede qui?”
Vegeta, che era seduto sul letto a fianco di Chichi, ritrasse subito la mano e sentì dentro di sé una strana stretta al cuore che non riusciva a spiegarsi. Non gli era mai successo, in vita sua, di sentirsi così e non capiva a cosa fosse dovuta. Non stava facendo nulla di male, eppure…si sentiva, forse, in colpa? Ma per cosa? Sentì che doveva reagire e rispondere a Bulma. Scattò in piedi e, con falso nervosismo, le disse:
“Bel soggetto che hai fatto entrare in casa, Bulma” indicando il dottore svenuto a terra.
“Ma cosa gli hai fatto, Vegeta? Possibile che non possa venire un medico in questa casa che tu non riesca ad eliminare? Cos’ha combinato questo poverino? E soprattutto, perché Chichi è mezza nuda? Cosa stavate combinando voi due?” chiese lei che sembrava ora adirata.
“Hey, datti una calmata” rispose Vegeta a cui le accuse ingiuste di lei stavano solo facendo crescere il nervoso “Quell’idiota ha letteralmente massacrato la tua amica e le ha dato pure della psicopatica. Gli ho fatto ciò che meritava. In più ho dovuto sistemare il disastro che il dottorino ha combinato a Chichi. Per il resto, esattamente, di cosa mi stai accusando? Non ti devo nessuna giustificazione per le tue allusioni. È chiaro?”
“Chichi è così?” chiese Bulma rivolta all’amica.
“CHE COSA? Chiedi a lei se ti ho detto la verità? Non ti ho mai mentito, Bulma. Perché dovrei farlo ora? Sai cosa succede a chi insinua che io stia mentendo. Vuoi forse finire come questo imbecille?” intervenne Vegeta fulminandola con due occhi così cupi da sembrare l’anticamera dell’inferno.
Bulma ritrovò in quello sguardo quello del sayan che amava e che l’aveva sempre amata e rispettata. Provò un terribile senso di colpa per averlo trattato in quel modo e aver dubitato di lui e, senza togliere lo sguardo da quello severo, ma nel contempo triste di lui, gli disse:
“Scusa, Vegeta, mi dispiace per ciò che ti ho detto e anche per ciò che è successo. Chi avrebbe mai pensato che un medico si potesse comportare così? Spero che Chichi non lo abbia voluto morto…”
Vegeta le sorrise nell’udire quell’affermazione. Bulma aveva imparato molte cose sulla mentalità dei sayan e di questo lui ne andava veramente orgoglioso. Lei gli corrispose il sorriso che, in quel momento, valeva più di mille parole e poteva significare solo una cosa: stasera abbiamo un appuntamento io e te.
Il loro momento di profonda complicità fu interrotto da Chichi che, allegramente, chiese:
“Ehm…scusate…cosa ne facciamo dell’idiota?”
I due scoppiarono a ridere e Bulma, per compiacere Vegeta e farle capire come giravano le cose in casa Brief le disse:
“Devi saperlo tu, cosa ne vuoi fare. Stava facendo del male a te, non a noi…”
“Beh, se è così…” proseguì Chichi aprendo un sorrisetto sadico in stile principe dei sayan “non mi dispiacerebbe che tutte le mattine si svegliasse sapendo di essere una cacca…Si può fare qualcosa?”
“Oh, certo…Vegeta è molto bravo a scrivere in modo…indelebile…” disse Bulma facendo l’occhiolino al suo uomo.
“Lo so…” disse Chichi che però capì di doversi spiegare meglio quando vide gli occhi perplessi misto rabbiosi di Bulma lanciarle un fulmine malefico.
“Lo sai?” le chiese pensando di essere l’unica a conoscenza della dote di Vegeta e pretendendo una spiegazione.
“Sì, certo, Goku si era fatto scrivere il suo nome sayan qui, sul petto” disse Chichi indicandosi il seno all’altezza del cuore.
“Ah sì? Non lo sapevo! Beh, comunque sia, cosa avevi in mente?” le chiese Bulma tornando allegra.
“Beh, per esempio potremmo scrivergli sulla fronte ‘sono un idiota'. Però da sinistra verso destra, così lo può leggere tutte e mattine, quando si guarda allo specchio!” disse allegra Chichi pensando di non  essere presa sul serio.
Le caddero quasi le palle degli occhi quando vide Vegeta sollevare di peso il poverino e in meno di dieci secondi scrivere ciò che lei gli aveva chiesto in piena fronte.
“Noooo, Vegeta! Ma cosa gli hai fatto?” chiese Chichi esterrefatta che il suo desiderio fosse stato esaudito con quella rapidità.
“Ma come scusa, non è quello che volevi? Guarda, mi è venuto anche bene…per essere scritto al contrario…” rispose il principe confuso.
“Sì, sei stato bravissimo amore mio…” disse Bulma dandogli un bacio.
“Bulma? Ma…ma come? Adesso come facciamo con lui?” chiese Chichi al limite dell’esasperazione, pensando di essere finita in una casa di pazzi.
“Tu non ti preoccupare, questo idiota da domani non farà più il medico. Quindi ora chiamiamo un taxi e lo facciamo riportare a casa. Domattina quando si sveglierà avrà da cercarsi un nuovo lavoro e voglio vedere chi lo assumerà con quella scritta in fronte. Vedrai che non si farà più né vedere, né sentire” le rispose Bulma seriamente.
“Tsk, donne…e poi sarei io l’alieno cattivo…” disse Vegeta sottovoce facendole scoppiare a ridere.
L’uomo subì la sorte che era stata decisa per lui e sparì per sempre dalla circolazione.
Quella sera, mentre Bulma e Vegeta finivano di fare pace per la piccola discussione che avevano avuto la mattina, Chichi guardava Goten ciucciare beatamente il suo latte dal seno. Quello era l’unico momento in cui i suoi pensieri erano casti e puri. Sentiva di essere una buona mamma, sempre attenta ai bisogni dei suoi due bellissimi bambini. Avrebbe dato la vita per loro e, solo in quei momenti, capiva e riusciva a farsi una ragione della decisione di Goku di rimanere nell’aldilà. Suo marito aveva di certo scelto uno strano modo di proteggere la sua famiglia, ovvero standone lontano, il più possibile. Ma se prima la sua decisione aveva generato in lei rabbia e disgusto per quella razza di combattenti venuti dallo spazio, ora, che teneva in braccio quel bambino del tutto identico a suo padre, la rispettava e la difendeva a spada tratta come se fosse stata la migliore scelta del mondo. O almeno, l’unica possibile in quel momento. 
Quando Goten finì la sua cena che aveva ingurgitato con la foga tipica dei sayan, lo sollevò e appoggiò la testolina piena di capelli neri sparsi ovunque alla sua spalla e aspettò che digerisse l’enorme quantità di latte. Poi lo prese e lo mise nella piccola culla che era stata messa a fianco al suo letto.
Si infilò sotto le coperte e, come tutte le sere da quando stava a casa Brief, si mise a pensare sperando di essere raggiunta presto dal sig. Morfeo.
Pensò a cosa le aveva fatto quel medico e si rese conto, solo pochi istanti dopo, del fastidio che stava provando in quel momento, proprio in mezzo alle gambe. Avrebbe fatto decisamente bene ad accettare la proposta di Vegeta e a farsi dare un’occhiata. In fondo cosa ci sarebbe stato di male? Anche Goku era presente alla nascita di Trunks. Bulma non era imbarazzata della sua presenza e Vegeta, a detta di Goku, aveva affrontato la situazione con una calma e una freddezza innaturali, considerando che era la SUA donna a partorire SUO figlio.
Ma il problema non era di certo Vegeta che con lei si era comportato sempre in modo corretto e avrebbe probabilmente trovato qualche rimedio per non farle sentire il fastidio crescente che aveva in quel momento. Il problema era lei e la sua mente oramai compromessa dal desiderio insoddisfatto per troppi mesi di farsi possedere da un uomo o, meglio, da un sayan. Chichi si rese conto che doveva escogitare qualcosa per uscire da quella scomoda situazione che solo lei si era voluta creare. O se ne andava di lì il più presto possibile, oppure doveva imparare ad accettare il fatto che Vegeta potesse diventare per lei ciò che Goku era per Bulma: il suo più caro amico. 
Chiudendo gli occhi pensò che la cosa migliore da fare era optare per la seconda ipotesi anche perché, andandosene, non avrebbe risolto nulla. Avrebbe perso un’amica e, soprattutto, non sarebbe stato per nulla scontato che la lontananza avrebbe annullato il suo desiderio nei confronti  di Vegeta.
Chichi, presa questa decisione, si addormentò. Non sapeva quanto difficile sarebbe stata la strada che aveva scelto di intraprendere. La salita sarebbe iniziata fin da subito, fin da quella notte.

Ore 2.00

Chichi sentì bussare alla porta della sua camera e, mettendosi seduta sul letto chiese sottovoce:
“Chi è?”
“Chichi, tutto bene?” rispose la voce maschile dall’altra parte della porta.
“Vegeta? Sì, tutto ok, perché?” disse alzandosi ed andando ad aprire.
Quando se lo vide davanti, un brivido le pervase il corpo. Indossava solo un paio di boxer e il profilo del suo corpo muscoloso, illuminato da una fioca luce che proveniva da chissà quale parte della casa, le parve così simile a Goku che pensò quasi fosse lui.
“Che c’è?” gli chiese sottovoce.
“Ho sentito che ti lamentavi. Senti male?”
“Un po’”
“Strano, mi sembrava di aver fatto un buon lavoro…posso controllare?”
“No, non la ferita…” rispose lei sapendo di cacciarsi in un guaio.
“Ecco, lo sapevo…dovrei lasciarti macerare nel tuo dolore per la tua stupidità e per il tuo stupido senso del pudore…” le disse lui mantenendo la voce bassa.
“Sì, hai ragione, ma la realtà è che…non è il mio senso del pudore a bloccarmi…”
“Ah sì? E cosa sarebbe? Se posso chiederlo”
“Tu”
“Io?”
“Sì, TU. Non voglio che TU mi tocchi…lì”
Lui aprì sul volto un sorrisetto malizioso ed entrò in camera facendola arretrare verso il letto che era a pochi passi dietro di lei.
“Non vuoi, eh? Ma se si sente lontano un miglio l’odore della tua eccitazione...dubito che tu non voglia essere toccata da me…”
“No Vegeta, ti prego, vattene. Sono troppo stanca e troppo confusa per sapere cosa voglio o no…per favore, non…provocarmi…ti…p..”
Lui non le fece finire la frase, l’aveva stretta a sé e aveva iniziato a baciarle avidamente il collo scostandole i lunghi capelli neri che lo facevano impazzire dalla voglia, com’era evidente dall’eccitazione che spuntava senza ritegno dai boxer.
“Dimmi che non mi vuoi, di’ ‘non ti desidero, Vegeta’, dillo e io me ne vado, all’istante…Pensaci bene però…” continuò lui abbassandole la spallina del reggiseno e iniziando a baciarle il prosperoso seno con sempre maggiore foga.
Chichi stava impazzendo, sentiva la sua pelle bruciare sotto la lingua bollente di lui e non riusciva a reagire. Cercò di allontanarlo dicendo:
“Io non…non ti…
“Umhm, sai di buono Chichi…sai, ti farei impazzire se mi permettessi di assaporare anche il resto…” continuò lui scendendo a baciarla sul ventre e oltrepassando la sua ferita.
Quando lui infilò un dito nelle mutandine per strappargliele di dosso, lei non riuscì a trattenersi e, nel cuore della notte, gridò un secco e deciso:
“NOOOOOO!”.

   
 
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