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Autore: WibblyVale    20/01/2015    1 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Shiori si svegliò elettrizzata. Era finalmente il giorno! Stava per diventare ufficialmente un ninja-medico. Quando sarebbe arrivata in ospedale, Aiko-sensei le avrebbe dato il suo diploma. Aveva studiato mesi per questo e sentì gran parte della tensione uscire dal suo corpo.
"Kazuki ce l'ho fatta!" mormorò.
Mentre si vestiva sentì un ticchettare sul vetro.
"Buongiorno raggio di sole!" la salutò Kakashi entrando. "Oggi è il gran giorno! Sono fiero di te!"
"Buongiorno. Perchè sei entrato dalla finestra? Yoshino ha preparato una supercolazione!"
"Visto che ora sei un ninja-medico..."
"Non ancora."  puntualizzò.
"Dammi tregua!" sospirò. "L'esame l'hai fatto e questa è solo una formalità. Quindi ti ho portato un piccolo regalo."
Le allungò un piccolo pacchetto azzurrino con un fiocchetto argentato.
"Cos'è?"
"Davvero il concetto di regalo non è così complicato."
Lei gli fece la linguaccia e cominciò a scartare il pacchetto.
"K... Kakashi!"
"Non ti piace?"
"E' bellissimo!"
Tra le sue mani teneva un piccolo braccialetto in argento con delle pietre azzurrine e due ciondoli con le iniziali dei loro nomi.
"So che non porti molti gioielli, ma mi sembrava adatto. Semplice, ma bellissimo. Ti ricorda qualcuno? Se non ti piace io lo posso sempre..."
"Stai zitto!" Gli lanciò le braccia al collo e lo baciò. "Grazie." gli disse quando si separarono.
"Devo presumere che ti sia piaciuto?"
"Si, ma devi aver speso una fortuna."
"Di nuovo. Cosa c'è nel concetto di regalo che ti sfugge?" scherzò. Poi aggiunse in tono più serio. "Comunque non l'ho comprato. Era... Era nello scatolone, Io ci ho fatto aggiungere solo i ciondoli con le nostre iniziali. Mio padre lo ha regalato a mia madre quando ha scoperto che era incinta."
Shiori rimase a bocca aperta.
"Kakashi io... non posso accettarlo. E' una cosa troppo importante. E' il ricordo di tua madre, era nello scatolone. E' troppo!"
"Voglio che lo abbia tu. E' vero è una cosa importante per me. Rappresenta il ricordo dei miei genitori, ma è anche grazie a te se ho avuto il coraggio di frugare in quello scatolone. Poi... tu, lo sai... sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. Non conoscevo bene mia madre e forse nemmeno mio padre, ma sono sicuro che sarebbero stati felici se l'avessi avuto tu."
La giovane ninja era commossa e in imbarazzo allo stesso tempo.
"Io... Non so che dire...Grazie!" Prese dolcemente le mani nelle sue. "Non sarei arrivata a tanto senza di te. Io... vorrei che potessi sentire esattamente quanto ti amo, perché..."
"Lo so. Anche io." le diede un dolce bacio. Poi scoppiò a ridere vedendola di un acceso color porpora. "Sai sei veramente carina quando ti imbarazzi. Le tue guance prendono lo stesso colore del tuo ciuffo."
"Voi due là dentro! Tenzo e i ragazzi sono già arrivati e la colazione è pronta!" la voce di Shikaku risuonò per la casa.
Shiori e Kakashi sospirarono.
"Arriviamo!" gli urlò di rimando Shiori.
"Casa tua è troppo affollata."
"Si, una seccatura!" sbuffò. "Però potrei inserirti tra i miei appuntamenti. Che ne dici se stasera ti faccio una visita a domicilio?"
"Non posso." rispose rabbuiandosi.
"Cosa succede?"
"L'Hokage vuole prendere alcuni degli Uchiha, quelli più coinvolti nell'organizzazione del colpo di Stato, per interrogarli."
"Parteciperai?" La ragazza incrociò le braccia al petto, guardandolo severa.
"Non guardarmi così. Devo farlo. Vorrei evitare spargimenti di sangue tra compagni, mi sento più sicuro se parteciperò."
Shiori lo strinse in un abbraccio.
"Combatteranno."
"Lo so. Spero che nessuno si faccia seriamente male."
"Starò all'ospedale, nel caso di necessità."
Kakashi si separò da lei quel tanto che bastava per poterla guardare negli occhi.
"Grazie. Mi dispiace averti rovinato la giornata."
"Hey, non l'hai fatto. Stavo solo pensando che da domani probabilmente molte cose cambieranno."
"Forse alcune si risolveranno."
"Questa è speranza signor Hatake?" chiese lei con tono ironico.
"A quanto pare. 
E' tutta colpa tua: mi hai fatto diventare un'idiota speranzoso." Le posò un leggero bacio sulle labbra. "Ti amo."
"Anche io"
Raggiunsero il resto della famiglia, Tenzo, Inoichi e Choza con le loro famiglie per colazione. Erano tutti riuniti per festeggiare Shiori e il raggiungimento di quel traguardo. Era bello passare un po' di tempo tutti insieme.
Finita la colazione, Kakashi e Tenzo accompagnarono Shiori fino all'ospedale. Il ninja dell'Arte del Legno da quando frequentava Anko aveva sempre un sorriso idiota sulle labbra, però quel giorno era abbastanza nervoso. Anche lui avrebbe partecipato all'orribile missione.
Il Villaggio sembrava sempre lo stesso, ma la tensione era palpabile. Nell'aria si percepiva un profumo di cambiamento. La giovane ninja però non riuscì a fare a meno di pensare che quell'aria fosse estremamente gelida.

Itachi percorreva il Villaggio da solo, evitando gli sguardi dei suoi abitanti. Per loro, lui era un eroe. Forse non avrebbe dovuto deludere le aspettative, ma come? Ormai aveva messo in gioco troppo. Era arrivato troppo lontano per tirarsi indietro. I suoi passi lo portarono fino all'Accademia, dove suo fratello stava seguendo con attenzione la lezione di Iruka. Continuava a ripetersi che lo stava facendo per lui, ma non era sicuro che fosse il modo giusto. Shisui. Tu sapresti come fare, vero? L'amico era sempre stato quello più positivo tra i due. Lui aveva sempre creduto che ci fosse una speranza. Persino quell'ultimo giorno continuava ad avere il suo luminoso sorriso sulle labbra.

"Che cosa ti è successo?"
Shisui, che gli aveva chiesto di incontrarsi in gran segreto, stava ora davanti a lui con un occhio mancante. L'orbita in cui prima si trovava l'occhio sanguinava ancora.
"Ho comabattuto con Danzo. Come puoi ben vedere ha avuto la meglio." Shisui cercava di essere forte, ma il suo corpo tremava. Era debole, sfinito, Itachi si chiese cosa avesse dovuto affrontare. Allungò una mano verso di lui per consolarlo, ma Shisui fece un passo indietro, evitando il contatto.
"Tranquillo, sto bene. Ci considerano un pericolo e... Dobbiamo fare tutto il possibile perché le cose cambino."
"Non lo stiamo già facendo?" chiese confuso.
"Danzo vuole anche l'altro occhio. Non posso permettergli di prenderlo."
"Te ne vuoi andare?"
Un sorriso stanco apparve sul volto del ragazzo ferito. "Mi cercherebbe."
Con inasppetata velocità e determinazione, Shisui indirizzò la mano verso il proprio occhio, strappandolo fuori dalla propria orbita. Il sangue colava dalla cavità vuota, ma il ragazzo non dava segno di provare dolore.
"No, cosa fai?" Itachi nemmeno si accorse che il suo tono di voce si era lazato pericolosamente. Stava facendo troppo rumore, se qualcuno del clan li avesse trovati in quel momento sarebbe stato un guaio.
"Lascio tutto nelle tue mani." Shisui continuava a sorridere. Cercava di infondere fiducia e sicurezza nel compagno.
"Non ci provare! Non puoi lasciarmi!"
"E' così... che deve andare." Abbassò il volto, per non mostrare all'amico la propria sofferenza. "Prendi il mio occhio. Ti potrebbe essere utile un giorno."
"Io non lascerò che tu... Shisui ti prego!"
"Prendilo ho detto. Farò questa cosa che tu lo voglia o no. Vorrei che tu stessi dalla mia parte però; ho bisogno del tuo coraggio. Non affiderei il mio occhio a nessun altro."
Itachi ricacciò indietro le lacrime che gli stavano annebbiando la vista. Fece qualche gesto con le mani e evocò uno dei suoi corvi. L'uccello andò a posarsi sulla spalla del suo amico e ne prese in consegna l'occhio. Dopo aver aggancianto con una sua zampa la piccola sfera, tornò dal suo padrone, che con un altro gesto della mano lo fece sparire.
"Fatto." disse cercando di mantenenre un tono distaccato. Il suo amico non poteva vederlo quindi lasciò che dai suoi occhi scendessero le lacrime. "Shisui, io non voglio che tu muoia."
"E' così che deve andare." Il ragazzo fece un passa indietro. Uno dei suoi piedi perse il contatto con il terreno, facendo perdere l'equilibrio al giovane ninja. Egli però non si fece prendere di sorpresa e riuscì a non cadere. Sorrise all'amico che sapeva essere di fronte a lui. "Grazie di tutto. E' stato un onore conoscerti. Addio, Itachi."
Aprì le braccia e si lasciò cadere all'indietro, scomparendo nel vuoto, sotto lo sguardo disperato del suo migliore amico.


Da allora erano passati alcuni mesi. Itachi era stato persino accusato del suo omicidio. In un certo senso lui si sentiva colpevole. Nel mometo in cui Shisui si era gettato, aveva provato talmente tanto dolore da guadagnare lo Sharingan ipnotico, ma era troppo tardi.
Era ormai tardo pomeriggio e il giovane ninja aveva raggiunto il limite del Villaggio. Si guardò intorno, assicurandosi di non essere stato seguito e si sedette alla base del tronco di un albero. Non dovette aspettare a lungo per vedere arrivare dal fitto del bosco l'uomo mascherato.
Diceva di essere Madara Uchiha, ma chissà se era vero. L'unica cosa che sapeva era che, in quegli ultimi giorni, lui aveva fatto un patto con il demonio più di una volta. Prima con Danzo, poi con quell'Uchiha misterioso.
L'uomo, che si faceva chiamare Tobi, guardava il ninja più giovane da dietro la maschera. Gli faceva uno strano effetto tornare a Konoha dopo tutto quel tempo. Erano passati quasi sette anni da quando aveva aizzato la Volpe contro il Villaggio e da allora non vi era più tornato.
"Allora sei pronto?" chiese, la voce attutita dalla maschera.
Itachi si alzò dal terreno aiutandosi con le mani. Uno sguardo rassegnato campeggiava sul suo volto.
"Come potrei esserlo? Sto per fare una cosa orribile. Tu non hai alcun problema a sterminare il tuo clan?"
"Onestamente, no. Questo mondo è poco più di un'illusione per me. E' inutile rimuginare sulle proprie azioni. Sicuro di avere il fegato per farlo?" Parlava con la convinzione dei pazzi. Doveva aver sofferto veramente tanto per voler cancellare quel mondo, rinnegandolo e decidendo che era solo un'illusione da cui fuggire.
"Ricordati i patti: mio fratello non si tocca."
Tobi annuì e i due si diressero alla sede del clan. Da quel momento in poi per Itachi fu come vivere in un incubo. Sapeva esattamente quello che stava facendo, sapeva che era la sua la mano che estraeva la spada dal fodero dietro la sua schiena e che poi la affondava nel corpo dei membri del suo clan. Allo stesso tempo però gli sembrava di vedere tutto dal di fuori, come se fosse qualcun altro a compiere quei gesti. In fondo era vero: l'Itachi Uchiha che era esistito fino a quel momento non c'era più, avrebbe lasciato spazio ad uno nuovo. Itachi Uchiha, il Nukenin pluriomicida, che aveva sterminato il suo clan.
Raggiunse la sua casa dove trovò suo padre e sua madre intenti a capire cosa stesse succedendo nel quartiere. Uno sguardo al figlio e il senso di quello che stava accadendo li colpì in pieno. Itachi si vide mentre li costringeva a raggiungere la stanza dedicata agli allenamenti. I due genitori non fecero alcuna obiezione. Persino Fugaku Uchiha, il capo della polizia, non poteva nulla contro di lui. Forse non avrebbe nemmeno fatto nulla. Dopotutto lui era suo figlio, dove avrebbe trovato il coraggio di ucciderlo.
Li fece inginocchiare, ricacciando indietro le lacrime che stavano per mandare all'aria il suo piano. Suo padre, stoico, non mostrava alcuna emozione, anzi gli diceva che era orgoglioso di lui, del fatto che combattesse per ciò in cui credeva. Continuava a parlare, raccomandandogli di non aver alcun rimpianto. Sua madre, invece, piangeva sommessamente. Le sue spalle si alzavano e si abbassavano al ritmo dei suoi singhiozzi.
"Non ucciderò anche lui." Si sentì dire Itachi. Sarebbero state le ultime parole che avrebbe pronunciato ai suoi genitori, l'ultimo conforto che avrebbero ricevuto.
"Grazie!" disse tra i singhiozzi, sua madre.
Suo padre si rabbuiò. Certo era felice che il figlio minore sarebbe stato risparmiato, ma sapeva che non avrebbe avuto vita facile, forse la morte sarebbe stata una punizione meno dolorosa per lui. Sapeva anche che c'era comunque un limite al dolore che una persona poteva sopportare. Uccidere il fratellino per Itachi, sarebbe stato impossibile.
In un gesto di clemenza, Itachi eliminò prima la madre, impedendole di vedere il marito cadere a terra. Subito dopo, prima di poter perdere quella poca determinazione che gli era rimasta, calò la spada anche sul padre. Si inginocchiò accanto a loro, posando le mani sul terreno e chinando la testa.
"Mi dispiace. Mi dispiace tanto."
Tobi lo raggiunse in quel preciso istante. "Abbiamo finito. Il clan è stato eliminato."
Il giovane Uchiha si rialzò in piedi.
"Bene come promesso mi unirò all'organizzazione, però ora lasciami solo. Devo parlare con mio fratello."
Senza dire altro l'uomo mascherato se ne andò.
Poco dopo Sasuke entrò dalla porta. Aveva uno sguardo terrorizzato, ma non appena vide Itachi si sentì al sicuro. Cominciò a tempestarlo di domande: voleva capire il perché di quella tragedia, chi era stato.
A mano a mano che il maggiore gli spiegava tutto, il volto del bambino si contaeva sempre più per il dolore. Per fare in modo che lo odiasse ancora di più, Itachi  intrappolò il fratello in un'illusione. Sapeva che per questo suo fratello l'avrebbe odiato, ma era esattamente quello che voleva. Lui sarebbe cresciuto con il desiderio di vendicarsi su di lui e, un giorno, l'avrebbe fatto. Si, perché quell'atto meritava una punizione e nessuno aveva il diritto di prendere la sua vita se non il suo fratellino.
Lo lasciò disteso per le vie del loro quartiere e si allontanò con passi lenti dalla sua vecchia vita.
"I.. Itachi."
La voce del bambino lo fece fermare. Si era ripromesso di non guardarsi indietro, ma il suo fratellino lo stava chiamando. Si voltò con le lacrime che continuavano a scendergli lungo il viso. Sasuke stava perdendo conoscenza, probabilmente nemmeno lo vedeva.
"Addio Sasuke."
Con un balzo lasciò il quartiere Uchiha.
L'Hokage lo stava aspettando sul tetto della sua residenza. Il ragazzo si inginocchiò di fronte a lui.
"Una squadra di Anbu sta facendo proprio ora irruzione nel quartiere. Deve sbrigarti a sparire."
"Sissignore!"
Il ragazzo si rialzò in piedi e guardò il Terzo negli occhi.
"Proteggerà mio fratello?"
"Te lo prometto."
"Bene." Un sospiro di sollievo uscì dalle sue labbra.
"Itachi, mi dispiace." Il Terzo pareva stanco e rassegnato.
"Andava fatto, signore. Ora è meglio che vada." Sparì in una nuvola di fumo.
Corse velocemente fuori dal Villaggio, senza mai guardarsi indietro. Non ci sarebbe più tornato per molto tempo, non avrebbe più rivisto il suo fratellino, non avrebbe potuto aiutarlo a superare il lutto. Ormai lui era un criminale ricercato. Avrebbe vissuto con il peso delle sue azioni per tutta la vita.
Poteva distintamente sentire tutta Konoha svegliarsi, gli ordini dei capitani delle squadre Anbu lo raggiungevano. Era fatta, li avevano trovati. Ci avrebbero messo poco a mettere insieme i pezzi e ad incolparlo per l'accaduto.
Itachi Uchiha era diventato un Nukenin.

Quella missione a Kakashi non era piaciuta sin dall'inizio. Certo gli Uchiha andavano fermati prima che cominciassero una guerra civile, ma in quel caso lui avrebbe optato per il dialogo. Fare irruzione nel loro quartiere li avrebbe solo irritati ancora di più.
In ogni caso non era pronto alla scena che gli si era presentata: davanti a sè aveva un mare di cadaveri. Le squadre percorsero l'intero quartiere in cerca di sopravvissuti. Non ce n'erano. Erano tutti morti. Chi poteva aver fatto una cosa del genere?
Il copia-ninja chiuse gli occhi cercando di allontanare da sè quell'orrore. Quei corpi riversi uno sull'altro, i loro occhi sbarrati nel terrore, bagnati dalle lacrime, dal sangue.
"Qui ce nè uno vivo!" La voce di Tenzo lo raggiunse da un luogo talmente lontano da fargli credere di essersi addormentato e di star vivendo un incubo. Si voltò verso il compagno e lo raggiunse.
Il bambino respirava a fatica, ma era vivo.
"E' il fratellino di Itachi!" sussurrò il suo futuro insegnate. "Signore! Ne abbiamo trovato uno!"
L'Hokage, che era stato immediatamente avvertito dell'accaduto, li raggiunse.
"Respira a malapena. Ha bisogno di cure."
"Portatelo all'ospedale. Qui non c'è più nulla da fare."
"Lo porterò a Shiori. Lei potrebbe aiutarlo anche per..."
Le parole gli morirono in gola. Per superare? Come avrebbe mai potuto farlo.
Il Terzo esitò nel dare la sua approvazione. Non voleva che una persona così percettiva come Shiori avesse a che fare con quella storia. Dopotutto però sarebbe stato altrettanto sospetto non fare tutto il possibile per aiutare il bambino. Così alla fine accettò.
"Hokage-sama, è vero quello che ho sentito dire?" chiese Tenzo con grande sconforto nella voce. "E' stato Itachi a fare questo?"
"Tutto porta a pensare che sia così. Forse Sasuke ci dirà qualcosa di più." rispose l'uomo.
Kakashi prese in braccio il bambino e con Tenzo corsero all'ospedale da Shiori.

Aiko si era detta fiera della sua allieva e, mentre le consegnava il suo diploma, un enorme sorriso le si era dipinto sul volto. Nessuno aveva mai imparato così in fretta. Certo Shiori aveva già delle basi, ma il suo modo di comportarsi con i pazienti era incredibile.
La ragazza si disse disponibile a fare il turno in ospedale, cercando di mantenere un tono entusiasta nella voce. Dentro di sè però tremava. Sperava di non dover curare alcuna ferita dovuta allo scontro con gli Uchiha, ma non lo credeva possibile. Quei testardi si sarebbero ribellati, avrebbero combattuto. Fratelli avrebbero sfidato fratelli.
Dopo aver lavorato per tutto il giorno, alla sera si mise a sedere sul divano della sala ristoro. Continuava a torturarsi il suo ciuffo rosso. Scandagliava il perimetro circostante con i suoi poteri per sapere se per caso stesse arrivando qualcuno di ferito. Per molti minuti non sentì nulla. Ad un tratto sentì un chakra inconfondibile, quello di Kakashi. Lui e Tenzo stavano correndo.
Si precipitò all'entrata dell'ospedale, incontrandoli proprio mentre passavano le porte. I due ninja erano rossi in volto e avevano il respiro affannato. Tra le braccia del suo ragazzo, si trovava Sasuke con gli arti a penzoloni.
"Seguitemi!" ordinò. In silenzio i due shinobi la seguirno.
Non voleva chiedere loro cos'era successo. Dallo sconforto e dal dolore che sentiva provenire dai suoi compagni, capì che non le sarebbe piaciuto quello che avevano da dirle. Entrò in una stanza vuota e fece posare il bambino sul lettino. Cominciò poi a visitarlo con cura.  Sasuke non aveva ferite gravi, ma il suo chakra era debole. Sembrava affaticato.
"Cos'è successo?" riuscì finalmente a chiedere.
I due ragazzi abbassarono lo sguardo. Fu Kakashi il primo ad aver il coraggio di parlare.
"Gli Uchiha sono stati sterminati."
Shiori smise di scandagliare Sasuke e posò uno sguardo attonito sul suo ragazzo.
"Raccontami tutto."

Itachi Uchiha aveva ucciso tutto il suo clan e poi era fuggito? Non poteva crederci. Quel ragazzo così sensibile e dolce, che desiderava solo la pace, non poteva aver fatto questo. Invece era così. La conferma arrivò loro da un messaggero dell'Hokage, prima ancora che Shiori finisse di visitare Sasuke.
Il bambino era spossato fisicamente ed era evidente che aveva dovuto sopportare un enorme sforzo, ma ciò che più preoccupava la giovane ninja-medico erano le ripercussioni psicologiche. Mandò Tenzo e Kakashi a riposare, lei avrebbe vegliato l'unico supersistite di quella tragedia.
Dopo aver dormito un'intera giornata, il bambino si svegliò. Era agitato e si guardava intorno con aria spaesata. Nello stesso istante in cui il suo sguardo si posò su Shiori, capì che quello che aveva passato non era un incubo ma la realtà. Cominciò a piangere, protandosi le
mani a coprirsi il volto. Shiori si alzò dalla sua poltrona e gli posò una mano sulla spalla.
Cosa avrebbe dovuto dirgli? Nulla poteva consolarlo, le parole erano inutili. Dopo qualche minuto, i singhiozzi cominciarono a diminuire e il bambino si scoprì il volto.
"Sono davvero tutti morti?"
"Si." Sasuke tremava. Dentro di lui un misto di dolore, rabbia, desiderio di vendetta vorticava senza sosta.
"Tu però sei vivo. E' importante che tu combatta e continui a vivere. I tuoi genitori non avrebbero voluto che tu morissi."
"Loro non possono volere più nulla!" gridò.
"Io non credo sia così. La loro volontà rimane in te. Devi onorarli."
Una fiammella di determinazione apparrì nei suoi occhi. Shiori riconobbe quella sensazione, che si faceva sempre più spazio in lui, sovrastando tutte le altre: VENDETTA.
"Mio f... Itachi... l'avete preso?"
"No, non ancora. Spero che riusciremo a prenderlo presto."
"Lui è troppo furbo non ce la farete."
Shiori abbassò lo sguardo anche lei la pensava così. Se Itachi Uchiha non voleva essere trovato, nessuno sarebbe riuscito a rintracciarlo.
"Abbiamo i nostri migliori team di ricerca sulle sue tracce..."
"Va bene così... Voglio trovarlo io."
Di nuovo quella sensazione. Realizzò che quel bambino non se ne sarebbe mai liberato. Come avrebbe potuto?
"Ti ricordi niente dell'accaduto?"
Sasuke abbassò lo sguardo, studiando ogni piega delle lenzuala.
"Se non te la senti di parlarne non c'è alcun problema."
"No, voglio parlarne. Io... io mi sono allenato fino a tardi. Quando sono arrivato a casa erano tutti..." Le lacrime cominciarono a sgorgare di nuovo. "Itachi era nella stanza degli allenamenti con la mamma e il papà sdraiati ai suoi piedi. Lui mi ha... intrappolato in un genjutsu. Mi è sembrato di stare lì per giorni, invece è passato solo qualche minuto. Aveva uno Sharingan strano... L'ha chiamato Sharingan Ipnotico. Ha detto che potevo guadagnarlo anche io, se..."
Shiori sbarrò gli occhi. Esiteva davvero?!
"Se?" lo incalzò.
"Mentiva! Come sempre del resto!" Non voleva dirglielo. Era una cosa che l'aveva scioccato. "Ha anche ammesso di essere stato lui a... ad uccidere Shisui. Era il suo migliore amico! Erano inseparabili!"
Shiori ricordava quella volta al campo di addestramento Uchiha. Erano uniti da un obiettivo comune e da una profonda amicizia. Come aveva potuto fare una cosa del genere.
"Nessuno l'ha aiutato?"
"Non c'era nessun altro, solo lui."
"Grazie Sasuke. Sei stato molto bravo e coraggioso. Ora vado a prenderti da mangiare. Ci occuperemo noi di te."
Restò con lui per tutta la giornata. Sentire tutto il dolore che provava la faceva star male, ma le serviva per aiutarlo e di certo non l'avrebbe chiuso fuori.
Quando si addormentò decise di andare dall'Hokage a raccontargli tutto. Sulla porta del suo studio però fu bloccata da Kakashi.
"Non vuole vedere nessuno. Solo io e Tenzo siamo autorizzati ad entrare per dargli informazioni dall'esterno."
"Devo parlargli. Sono stata un'intera giornata con quel bambino, l'ho sentito soffrire. Come potete spiegargli questo."
"Shiori questi sono gli ordini." mormorò Tenzo in tono di scusa.
"D'accordo!" si arrese sbattendo un pugno suol muro.
Spiegò loro tutto per filo e per segno. Quando ebbe finito il ninja dell'Arte del Legno entrò nella stanza. Kakashi l'abbracciò e lei crollò in un pianto disperato. Il ragazzo le accarezzò i capelli con dolcezza, ripetendole che andava tutto bene, ma nemmeno lui ci credeva.
"Un... dolore... così forte. Io... quella rabbia lo perseguiterà per tutta la vita."
"Perchè hai lasciato che quelle sensazioni entrassero in te?"
"E' l'unico modo che conosco per aiutarlo."
"Non voglio che tu stia così male."
"Va tutto bene. Tu hai ancora molto da fare qui?"
"Finché l'Hokage non ha finito."
"Posso dormire a casa tua? Non ce la faccio a tornare a casa. Dovrei rispondere a troppe domande."  
"Si. Ti prometto che appena mi libero sarò da te." Le diede un bacio.
Shiori uscì all'esterno e camminò nella fresca notte con passi lenti. Il cielo era coperto da grandi nubi nere. Konoha ora era diversa. La tragedia si era di nuovo riversata sul Villaggio. Poteva sentire tempi oscuri avvicinarsi, percepiva l'odore di qualcosa di malvagio espandersi per quelle vie.
Guardò verso il cielo. Da dietro una nuvola faceva capolino la luna. Quella luna che aveva fatto da spettatrice alla tragedia avvenuta la notte precedente. Lei sapeva, mentre loro vagavano nelle ombre.
Itachi Uchiha era un bravo ragazzo, un ninja affezionato al suo Villaggio e al suo clan. Come aveva potuto fare una cosa del genere?
"Perchè?" chiese rivolta alla sfera argentata in cielo, ma non ricevette alcuna risposta.






Angolo dell'autrice.
Ciao!
Ad essere onesti questo capitolo mi ha un po' svuotata! C'è anche da dire che, essendo uno dei passaggi più importanti della storia di Naruto in generale, non so se gli ho reso abbastanza onore. 
Mi sto auto-odiando per quello che sto facendo passare e per quello che farò passare ai "miei" (magari fossero tutti miei!) poveri personaggi. 
Comunque fatemi sapere cosa ne pensate. Opinioni e consigli sono sempre bene accetti :)
A presto!!!

 
  
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