13. Mondi diversi e baci sul naso: mai più solo?
Sasuke
si appoggiò con un gomito al finestrino, sbuffando nel
lanciare
l’ennesima occhiata sommaria e annoiata al vecchio edificio
scolastico, al cui ingresso, come ogni mattina, si era radunata una
piccola fiumana di gente. Non fece alcuna fatica a individuare subito
Sakura e Chiyo, in mezzo alla folla. Madre e figlia spiccavano nel
grigiore mattutino come due puntini colorati e sgargianti,
appariscenti anche più del solito se comparate alla discreta
sobrietà degli altri abiti. Sakura era accucciata sui
talloni di
fronte alla bambina, la lunga treccia rosa e scarmigliata che le
ricadeva scomposta su una spalla; le due stavano parlottando fitto
fitto, i nasi vicini e le guance accese dal freddo. Sasuke distolse
in fretta lo sguardo, leggermente accigliato.
Alle
volte sembravano davvero vivere in un mondo tutto loro. Un mondo,
però, di cui lui non avrebbe mai potuto far parte.
Non
che poi lo volesse, beninteso! Era solo che
… che …
Sospirò, premendosi due dita sulle tempie e scacciando
quella
sgradevole sensazione.
Qualche
minuto dopo, Sakura si lasciò cadere sul sedile di fianco,
richiudendo la portiera con uno scatto secco e portandosi la
cannuccia del milkshake
alle labbra. Si
voltò a guardarlo, inarcando un sopracciglio. - Beh? -
domandò,
sbattendo le palpebre - Perché mi fissi? Che cosa
c’è? -
-
Nh - fece Sasuke, mettendo in moto - C’è che a
volte mi chiedo chi
tra le due sia la bambina -
-
Ma dai? - rispose lei con una risata, giocherellando distrattamente
con la cannuccia - Pensa un po’, io invece non me lo chiedo
mai chi
sia il musone antipatico della situazione. Tanto conosco già
la
risposta - Sasuke fece una smorfia di disappunto, ma non
replicò.
Sakura si volse di nuovo a fissarlo, stupita.
-
Beh? Come, non dici niente? Guarda che c’è scritto
così sul
copione, eh - esclamò, ridendo di nuovo - Tu insulti me, io
insulto
te, tu mi dai della noiosa, e io ti mollo un pugno in testa. Lineare,
no Sas…? - le si spense il sorriso sulle
labbra, quando notò
l’espressione di lui - Ehi. Ehi, che ti prende? Stavo solo
scherzando … non te la sarai mica presa? -
-
No - ribatté lui aspramente, tagliando corto, la fronte
aggrottata.
Sakura
lo fissò di rimando, battendo le palpebre - Sasuke?
-
-
Dannazione Haruno, ti riesce tanto difficile chiudere quella bocca
per due secondi, eh?! -
La
ragazza ammutolì, rimettendosi composta sul sedile con lo
sguardo
fisso davanti a sé.
Continuò
a giocherellare nervosamente con la cannuccia durante tutto il
tragitto, ma stavolta con le mani che si agitavano irrequiete e il
mento infossato nella sciarpa per nascondere il tremolio delle
labbra. Scoppiare in lacrime davanti a lui sarebbe stato decisamente
patetico, ma sentiva gli occhi gonfiarsi e non poteva farci nulla.
Sasuke le lanciò un’occhiata di sottecchi,
aggrottando appena le
sopracciglia.
-
Sappi solo che … non vedo l’ora che finisca tutto
quanto -
mormorò lei, abbassando le palpebre.
Il
piede destro di lui scattò sul freno, e la macchina
inchiodò
bruscamente.
-
Scendi qui -
-
Che cosa …? - esclamò Sakura,
lanciando un’occhiata
spaesata fuori dal finestrino.
-
Scendi dalla macchina, Haruno - replicò lui atono, senza
guardarla,
i pugni serrati sul volante.
-
Eh?! E io come faccio a tornare a casa? Vuoi
… vuoi mollarmi
qui come una scema? -
-
Prendi l’autobus. Vai a piedi. Fai come ti pare, non
è un problema
mio -
-
Ma si può sapere che ti è preso, eh? -
esclamò lei, voltandosi a
fronteggiarlo con gli occhi ancora un po’ lucidi.
-
Scendi. Dalla. Macchina. Ora. Cosa non ti
è chiaro di questo
concetto? -
Sakura
serrò i pugni lungo i fianchi, aprendo poi la portiera con
uno
strattone e sgusciando fuori.
-
D’accordo! - gridò
appoggiandosi con le mani al finestrino
aperto - Benissimo! Sai che cosa ti dico? Vattene al
diavolo,
tu e le tue paranoie! Vattene. Al. Diavolo! Non ti
reggo più
-
Sakura
rimase sul ciglio del marciapiede ad osservare la porsche che si
allontanava sgommando.
Attese
perfino qualche minuto, quasi aspettandosi di vederlo ricomparire da
un momento all’altro che tornava a prenderla.
Ma
lui non tornò, non tornò affatto. Sakura
inspirò profondamente,
contando fino a dieci. Non conosceva neppure quel quartiere, come se
non bastasse! Si sarebbe messa a battere i piedi per terra per la
stizza. Questo … questo era davvero troppo!
E lei, lei era
arcistufa di avere a che fare con uno … con uno così. - Pretendo il divorzio - borbottò, stringendosi nel giubbotto e
incamminandosi lungo il marciapiede.
-
Che diavolo …? -
Ino
socchiuse appena gli occhi, sbattendo le palpebre intontita.
-
Oh. Ben svegliata, peso piuma - borbottò di rimando
Shikamaru,
sbadigliando.
-
Oh, buongior … eh? Che cosa?! -
scattò Ino,
tirandosi su e dandogli una gomitata nella foga.
Shikamaru
gemette, dolorante, portandosi entrambe le braccia alla pancia.
-
E stai un po’ attenta! Sono già
tutto rotto! Hai proprio
deciso di farmi a pezzi allo…? -
Il
ragazzo si zittì, sentendosi improvvisamente a disagio.
Ino
lo stava fissando con un’espressione indecifrabile, seduta
sulle
ginocchia e tutta scarmigliata, il trucco sbavato intorno alle
palpebre gonfie.
-
Che … che ti prende? Guarda che stavo
solo scherzando …
non intendevo mica … - balbettò nervosamente,
sapendo bene quanto
l’amica fosse suscettibile ai commenti riguardo alla sua
linea. Era
stata capace di tenergli il muso per un intero pomeriggio quando una
volta, soprappensiero, le aveva fatto notare che comprare le
caldarroste non era proprio il massimo per una che doveva perdere
qualche chilo. Ovviamente, neanche un secondo dopo,
un’offesissima
Yamanaka gli aveva svuotato l’intero cartoccio sulla testa,
sotto
lo sguardo esterrefatto del proprietario del carretto. Da allora, era
sempre stato molto, molto cauto su quel genere di
commenti.
-
Cosa … cosa ci fai tu qui?! -
Shikamaru
la fissò, senza capire. Eh?
-
Ino, ma accidenti ti prende? Quale … qual è il
problema? -
-
Noi … noi abbiamo … Shikamaru, dimmi che noi non
abbiamo
…! - agitò le mani,
gesticolando.
Incontrò
lo sguardo incredulo di Ino, che lo guardava come sul punto di
scoppiare in lacrime. - Senti … - tentò lui,
tirandosi leggermente
a sedere.
-
Merda! Merda! Merda! Non doveva … ! -
fece lei, prendendosi
la testa tra le mani. Sembrava sconvolta. Shikamaru
l’afferrò con
decisione per le spalle, costringendola a fissarlo. - Ino, per la
miseria, vuoi farmi parlare?! Non è
successo niente! Proprio
un bel niente! Eri completamente sbronza e mi sei
crollata
addosso! Non è successo niente!
- esclamò il ragazzo
alzando la voce.
Ino
lo fissò ammutolita per qualche secondo, per poi finalmente
lasciar
crollare le spalle, calmandosi.
-
Oh … - fece, portandosi una mano al cuore e scoppiando a
ridere -
Dio, che sollievo Shika … -
-
Già, un vero sollievo - ribatté lui, acido,
aggiustandosi alla
meglio la cravatta e rimettendosi in piedi.
Ino
lo seguì con lo sguardo, sgranando gli occhi stupita.
-
… cosa … che ho detto? -
-
Devo andare al lavoro. Ci sentiamo -
-
Ehi, cosa c’è? Hai cambiato umore tutto
d’un tratto! -
-
Beh, è una tua esclusiva? -
-
Io … io sono solo sollevata che noi non abbiamo
…! -
-
Ti farebbe tanto schifo, Ino?! - proruppe lui,
spalancando le
braccia - Anche … anche solo pensare di stare con me? -
Ino
lo fissò per qualche secondo sbattendo le palpebre. Poi si
aprì in
uno di quei sorrisi che le uscivano di rado, come intenerita.
Shikamaru
la fissò con la coda dell’occhio, e non
poté fare a meno di
deglutire a vuoto, vedendo che gli si avvicinava, scalza e
scarmigliata.
-
Scemo - rise lei, dandogli un leggero colpetto a una spalla,
divertita, per poi gettargli le braccia al collo e stringerlo forte -
Scemo di un Nara - ripeté, continuando a ridere. -
Che … che significa? - si
arrischiò a chiedere lui,
esitante.
-
Che tu sei il mio migliore amico, Shika, ecco cosa vuol dire -
rispose Ino, sciogliendo l’abbraccio e riappoggiando i palmi
dei
piedi a terra - E per un attimo ho avuto paura di aver rovinato di
nuovo tutto quanto -
-
Tutto … quanto … di nuovo? -
ripeté lui, faticando a
capirci qualcosa.
-
Sakura aveva ragione, accidenti a lei. Non sono mai riuscita ad avere
amici maschi. Mai. Il sesso ci si metteva sempre di mezzo e rovinava
tutto. Il sesso rovina tutto. E adesso, quando mi
sono
svegliata, ho creduto di averti perso come amico, e il solo pensiero
mi ha fatto andare fuori di testa. Oh Shika, promettimi che non
accadrà mai … - sussurrò - Promettimi
che noi due saremo sempre
amici - Shikamaru la fissò, la gola fattasi improvvisamente
secca.
Come se le sue braccia non rispondessero più ai comandi, la
strinse
nuovamente a sé, e Ino si lasciò abbracciare. Le
accarezzò la
testa, dolcemente, premendo le labbra sui suoi capelli biondissimi.
La sentì che rideva e qualcosa gli si rimescolò
all’altezza dello
stomaco.
-
Promesso, Ino. Saremo sempre amici. Su, però adesso vai a
sistemarti
che ti porto in centro -
-
Ma come, non dovevi mica andare a lavorare? - rise lei.
-
Uhm, Sasuke se la caverà anche da solo … -
Ino
sorrise, alzandosi sulla punta dei piedi per schioccargli un bacio e
correre poi a prepararsi. Shikamaru la guardò sparire,
portandosi
d’impulso una mano alla guancia, nel punto in cui le labbra
di lei
l’avevano sfiorata. Sospirò, spossato, ficcandosi
entrambe le mani
in tasca e lasciandosi ricadere all’indietro sul divano. Ah,
che razza di seccante casino. Perché un
conto era farla, una
promessa.
Mantenerla
però, quello era tutto un altro paio di maniche.
-
Vuoi spiegarmi che accidenti ti è preso, sì o no?
-
Alzò
lo sguardo, trasalendo, e si ritrovò a fissare gli occhi
verdi e
fiammeggianti della sua quasi dolce
metà.
-
Ah, ma allora dillo che la tua è una
persecuzione! -
esclamò lui, seccato, e fece rapidamente dietro front per
uscire
dall’ascensore. Sakura però fu più
rapida, si frappose fra lui e
le porte metalliche e fece scorrere le dita su tutta la fila di
pulsanti. Il ragazzo osservò impotente le porte che si
richiudevano
davanti a loro, precludendogli ogni via di fuga. - È una
questione
di principio. Pretendo le tue scuse! -
-
Le mie scuse? -
-
Ma certo, e non me ne vado se non …! -
Uno scossone violento
le strappò le ultime parole di bocca, mentre uno sfarfallio
per
niente promettente delle luci annunciava loro che l’ascensore
si
era appena bloccato. - Guarda … guarda cosa hai combinato!
Merda! Ne combini una dietro l’altra, Haruno!
-
-
Che cosa?! Non è certo colpa mia! E
comunque, se tu non ti
fossi comportato in quel modo stamattina, io non sarei nemmeno qui!
Ma no! Tu devi fare lo stronzo in ogni situazione,
vero?
Altrimenti non sei soddisfatto!
-
-
Ma cosa cazzo pretendi da me? Prima che voi due
arrivaste,
andava tutto bene. Ma da quando ho cominciato ad
avervi tra i
piedi …! -
-
Punto primo, non siamo state noi a venirti tra i
piedi, ma tu
a chiedercelo! Di che cosa vuoi incolparci
stavolta? Qual
è il tuo dannatissimo problema?! Si può sapere?
Vuoi che ce ne
andiamo? Beh, diccelo e basta! -
-
Io non ho nessun problema, Haruno! Il nostro
è un
normalissimo contratto. Siete voi che … che siete assurde,
che …
quando vi guardo, immancabilmente dannazione!, mi
ricordate
ogni sacrosanta volta che … -
-
Che cosa?! -
-
Ah, lascia perdere! -
-
Insomma, non si può mai avere una conversazione normale con
te, mi
dici come faccio io a … -
-
Sto cercando di dire che ogni volta voi mi
sbattete in faccia
il fatto che … -
-
Che?! -
-
Che io sono solo! -
esclamò lui di scatto, esasperato.
Lasciò crollare le spalle, il respiro accelerato e i
lineamenti
contratti che andavano distendendosi, increduli, come se lui stesso
non potesse credere di averlo appena detto davvero. Sakura, che aveva
già la bocca aperta per replicare, ammutolì.
Senza incrociare lo
sguardo di lei, il ragazzo indietreggiò fino a trovarsi con
la
parete metallica contro la schiena. Cadde seduto, prendendosi il capo
tra le mani, come se quella consapevolezza improvvisa lo avesse
steso, come un pugno dritto nello stomaco, portandogli via
l’aria
dai polmoni e lasciandolo tramortito.
-
Quando vi guardo … quando vi guardo, tu e Chiyo …
io … -
Sakura
si piegò lentamente sulle ginocchia, tenendo lo sguardo
fisso su di
lui. Le sue dita si strinsero con gentile fermezza tra quelle di
Sasuke, scosse da sottili spasmi, costringendolo a scostare le mani
dal viso. Lui fece qualche resistenza, ma infine si arrese, lasciando
che lei lo guardasse in volto. Sakura
trattenne il respiro, sgranando gli occhi. Era la prima volta, la prima volta che lo vedeva piangere. Si era quasi convinta che uno come lui non ne sarebbe stato nemmeno capace, eppure …
eppure
adesso era lui, era lo stesso Sasuke Uchiha dal
sorrisetto
irriverente e dai modi perennemente menefreghisti che adesso teneva
lo sguardo basso, ma non le nascondeva le lacrime. - Quanta fatica
per tirarti fuori le cose, eh, Sasuke? Lo dico io che sei un disastro
quando si tratta di quello che senti dentro - sussurrò,
appoggiando
la fronte alla sua, bollente, e socchiudendo piano gli occhi, le
labbra appena arricciate in un sorriso dolce - Ma non è
vero, no che
non lo sei … non sei solo, ci siamo noi adesso, Sas’ke
… tu hai noi, adesso - Sasuke
alzò lo sguardo da terra,
riluttante a incontrare il suo.
-
Come no … ma se non vedi l’ora di andartene
… -
-
Se … se tu non mi facessi arrabbiare così tanto,
accidenti a te,
io parlerei meno a sproposito! -
-
E questo - fece lui, esitando, una nota d’incertezza nella
voce -
questo cosa vorrebbe dire, Haruno? -
La
ragazza lo fissò per qualche attimo, come in cerca di una
risposta.
-
Vuol dire che … - cominciò lei, fissando un punto
imprecisato
sulla parete, una sottile ruga a corrucciarle la fronte - …
che
d’ora in poi proveremo ad assomigliare un po’ di
più a una vera
famiglia, ecco, proveremo a sostenerci a vicenda, e non soltanto a
sopportarci l’un l’altro come facciamo ora. Io
e te,
soprattutto -
-
Mh. E la condizione 'nessun coinvolgimento, no, per l’amor
del
cielo' del nostro contratto? -
-
Senti un po’, ma mi hai sentita? Non ho
mica detto che mi
sono innamorata follemente di te! -
Sasuke
alzò finalmente lo sguardo su di lei, l’ombra del suo
sorrisetto che s’increspava agli angoli delle labbra.
-
Sicura, Haruno? - Sakura scoppiò a ridere, dandogli un
pizzicotto
scherzoso sul braccio.
-
So badare a me stessa, caro il mio Uchiha, non devi preoccuparti
…
-
Poi
però gli lanciò un’occhiata furba,
sporgendosi in avanti verso di
lui. Sasuke fissò stranito le sue labbra rosee e sorridenti
che si
facevano sempre più vicine e il suo cuore prese a pompare
decisamente più veloce del normale, mentre un colorito
rossiccio gli
fluiva sulle guance, risaltando in modo alquanto imbarazzante sulla
carnagione pallida. Ma le labbra di Sakura non arrivarono mai a far
presa sulle sue. Fu invece la punta del suo naso a sfiorare quella di
lui, in un gesto buffo e tenero allo stesso tempo. Sasuke
sgranò gli
occhi, stupefatto, osservando quelli verdi di lei, incredibilmente
vicini.
Quel
gesto. Quante, quante volte glielo aveva visto fare, con Chiyo?
Ma
era una cosa loro, soltanto loro. E quindi
perché?
Sakura si ritrasse lentamente, senza smettere di sorridere. Sasuke
sentì qualcosa di caldo sciogliersi all’altezza
del diaframma,
permettendogli di tornare a respirare normalmente. Poteva
voler dire solamente una cosa.
-
Sas’ke ma
guardati, sei tutto
rosso! Che amore! -
-
Ah, levati di dosso, quanto sei noiosa …! -
-
Bene. Ehm. Dunque
… ora
… qual è il piano? -
-
Aspettiamo. Prima o poi ci tireranno fuori da qui -
-
Oh, grandioso. Ci sarebbe un piccolo problema, però -
-
Mh. Sarebbe? -
-
Chiyo esce da scuola tra mezz’ora, e io dovrei essere là
a
prenderla -
-
Beh, chiama Mrs. Nanny e chiedile di andarla a prendere al posto tuo
… -
-
Non essere idiota, Sasuke, non posso mandare la tua povera governante
in giro per la città! -
-
D’accordo. Allora chiamo Shikamaru che … -
-
Che si è imboscato chissà dove - concluse Sakura,
pragmatica.
-
Oh, dannazione, non puoi chiedere a quella matta della tua amica? -
fece lui, esasperato.
-
Okay, mi correggo. Che si sono imboscati
chissà dove -
Sasuke
diede un sospiro affranto, premendosi una mano sulle tempie.
-
D’accordo, d’accordo … ehm, vediamo
… tu non avevi mica una
cugina? -
-
Oh, ma Hinata non può, è ancora troppo sconvolta
all’idea di
uscire con Naruto! -
-
E chi diavolo sarebbe questo Nar… insomma! Chiama
una
baby-sitter e facciamola finita! -
-
Ma sei impazzito?! Non posso certo affidare mia
figlia alla
prima che passa! No,
è fuori questione -
Sasuke
si voltò a guardarla, entrambe le sopracciglia inarcate in
modo
assai eloquente. Sakura fece lo stesso.
-
Haruno, sei l’essere più nevrotico che io abbia
mai conosciuto -
-
Grazie -
-
Figurati -
-
… -
-
Tu il più insopportabile -
-
Grazie anche a te -
-
Di niente -
La
testa di lei ciondolò andando ad appoggiarsi sulla spalla di
lui,
che sbuffò, ma non si ritrasse.
-
Che maritino coccoloso sei diventato - rise Sakura, dandogli un
leggero buffetto.
-
E piantala! -
-
Okay. Ma come risolviamo la faccenda? - I due si scambiarono
un’occhiata.
Sasuke
sospirò, recuperando il cellulare dalla tasca dei jeans.
Insomma,
a mali estremi …
-
Pronto? -
-
Ehi. Senti, ho bisogno di un favore -
-
… -
-
… -
-
Uchiha? -
-
Proprio io, Hyuuga -
Angolino
di Sisya
Bene,
questo capitolo sprizza ooc
da tutti i pori, evviva XD Vi prego però di cercare di
capirmi, se
lasciassi Sasuke bastardo e insensibile così
com’è credo che
finirei per prenderlo per il collo e strangolarlo (quanto mi fa
disperare questo ragazzo, non avete idea ò.ò)
perciò ogni tanto mi
tocca addolcirlo un po’ o qui non si va davvero da nessuna
parte.
Embè, la licenza poetica, è mia e me la prendo
*O* (XD) Perdonate
il ritardo, ma questo non è proprio un bel periodo, ve lo
assicuro. Vi chiedo solo di portare pazienza, e di non mandarmi troppo a quel
paese se non aggiorno. Sono troppo legata a questa fic per
abbandonarla, e sapere che è tanto apprezzata mi riempie di
gioia.
Grazie di cuore a tutti quanti, vi adoro. Al prossimo capitolo,
spero!