46. Come uno specchio
La serata era iniziata nel migliore dei
modi, quindi perché era dovuta andare a finire così?
Da quando avevano messo piede in quel
ristorante era andato tutto a rotoli. E la colpa era di una sola
persona.
Spento il motore la giovane Natsuki
restò immobile per una manciata di secondi ancora, limitandosi a
fissare la sagoma dell'edificio oltre il vetro del parabrezza. Le
finestre del vecchio appartamento in cui era nata e cresciuta erano
buie, neri occhi di tenebra in un volto squadrato di asettico cemento
armato. Accanto alla rampa di scale che portava direttamente alla
porta d'ingresso allo stesso, posto al primo piano, era ancora
presente il cartello di Affittasi che la proprietaria aveva affisso
dopo che sua madre le aveva comunicato che se ne sarebbero andate. A
quanto pareva era ancora in cerca di un affittuario, nonostante
fossero passati parecchi mesi.
Lasciandosi sfuggire un sospiro, si
decise a piegarsi verso il cruscotto, aprendolo e tirandone fuori una
chiave solitaria dalla base cilindrica, quindi scese finalmente
dall'auto. Il fiato le si condensò subito in una candida nuvoletta
al primo respiro, ma lei non vi prestò la benché minima attenzione,
facendo scattare la chiusura automatica e avanzando verso la
rampa in metallo.
Aveva tenuto la propria copia di quella
chiave per ricordo, ma non aveva mai creduto di riutilizzarla.
No, non aveva mai pensato neanche per
una volta di tornare lì, prima di quella sera.
Eppure ora sentiva di non aver altro
luogo in cui andare per poter stare sola con sé stessa.
“Non scordarti di me” le
risuonò nelle tempie la voce del suo bitpower, seppur più morbida
del solito.
Inarcò un sopracciglio ma non disse
niente, fermandosi davanti alla porta e inserendo la chiave nella
toppa.
Come avrebbe potuto dimenticarsi di
Night?
Il clangore della serratura che
scattava le risuonò talmente familiare nelle orecchie che finì per
aspettarsi di venir accolta dal familiare odore di bruciato assieme
ad una versione più giovane di quattro o cinque anni di sua madre,
intenta ad impazzire ai fornelli nel cucinotto, illuminato appena
dalla luce della lampada da parete dello stesso. La porta d'ingresso
ruotò sui cardini senza sforzo, dandole accesso ad uno spazio
immerso nell'oscurità e nel silenzio assoluto. Gli unici suoni
provenivano dall'esterno e, dopo un paio di secondi d'esitazione,
Yukiko si risolse a fare quel passo avanti che la fece entrare
definitivamente, accompagnando il battente blindato con una mano
finché questo non tornò al suo posto, esiliando il mondo esterno
fuori da quell'ambiente.
Come spinta dalla sensazione di
familiarità che le attanagliò il petto, attraversò il cucinotto su
cui dava l'ingresso al buio, finché non entrò nella stanza che
avevano usato per salotto, trovando l'interruttore della luce
esattamente dove ricordava. Quando tuttavia, l'istante dopo illuminò
l'ambiente, lo trovò spoglio, delimitato soltanto dalla presenza
delle due porte scorrevoli laterali che separavano l'ambiente dalle
due stanze adiacenti. Il tavolino, il basso ripiano di legno in cui
originariamente era stata posizionata la televisione.. tutto sparito.
Così come sapeva non esserci più alcuna stoviglia o batteria di
pentole nei ripiani alle proprie spalle, accanto al lavandino ed ai
fornelli a gas.
Sullo stipite della porta sotto la
quale stava ancora attardandosi, le tacche incise nel legno erano
state riverniciate, cosicché la traccia dei suoi progressi in
altezza di anno in anno erano quasi del tutto invisibili.
Mentre si addentrava nella modesta
stanza tuttavia, non furono i ricordi della sua infanzia ad assalirla
mentre posava lo sguardo sull'ampia ed unica finestra che forniva
luce all'ambiente. No, i ricordi che la colsero erano tutti molto più
recenti e vividi in lei e la collera, dapprima presente come un vago
formicolio sottopelle, si ridestò con la stessa rapidità di un
incendio su cui era stata versata della benzina.
“..è sempre stata una ragazza
piuttosto introversa, ma dopo quel che è successo con quel
ragazzo..” le parole di sua madre le risuonarono nella mente
inaspettatamente nitide, facendole stringere i pugni mentre si
arrestava di botto sul posto. In un angolo, la sagoma luminescente di
Night era appoggiata al muro accanto al vano dell'ingresso, le
braccia incrociate sul petto e lo sguardo di ghiaccio fisso su di
lei.
Ignorando quegli occhi di un azzurro
incredibile, la mora tornò a muoversi, mentre sprazzi del discorso
origliato per caso tornavano ad affacciarlesi alla mente. Ed ogni
passo, ogni secondo avvertì la propria delusione, la profonda
contrarietà e l'irritazione farsi più pressanti, gonfiandolesi in
petto finché alla fine non si ritrovò a sbottare verso il suo
bitpower, rimasto sino a quel momento in attesa.
– Io non posso crederci! – esclamò.
Night inarcò un sopracciglio, senza
comunicarle ancora alcunché, cosa che le permise di continuare coi
suoi improperi, tirando pian piano fuori ogni cosa.
– Credevo di potermi fidare –
affermò infatti, riprendendo a girare per la stanza come una fiera
in gabbia, liberandosi del giubbotto e della borsetta, che lasciò
ricadere per terra senza alcuna grazia mentre proseguì – Credevo
che il suo ruolo di madre fosse una garanzia sufficiente al fatto che
non sbandierasse i miei affari in giro..
Il suo migliore amico la seguì con
quel suo sguardo imperturbabile, abbozzando un accenno di mezzo
sorriso prima di far sentire la propria voce “Non ti sembra di
essere un po' troppo esagerata? In fondo non li stava sbandierando a
chiunque..”
– È proprio questo il punto! –
esplose Yukiko, arrestandosi nuovamente di botto per rivolgersi al
suo interlocutore dall'altro capo della stanzetta – Li stava
raccontando a lui! Al padre di Kei! – si ravviò i capelli
scuri con una mano, deviando il proprio sguardo verso la finestra in
un momento di esasperazione. Il suo riflesso la fissò di rimando con
la stessa espressione tesa, prima che si voltasse di nuovo verso
Night – L'uomo con cui è uscita per tutto questo tempo.. il Susumu
di cui lei mi ha parlato.. era lui! Mioddio.. – un'occhiata
anche al soffitto, come se lì potesse trovare le risposte alle
proprie parole – Che staranno architettando stavolta?!
“Forse niente che vi riguardi..”
azzardò ottimisticamente l'altro.
Lo sbuffo ironico che lei gli rivolse
in risposta sarebbe di per sé stata una replica sufficiente, non
fosse per la sua alterazione.
– Peccato che li abbia sentiti dire
il contrario! – sottolineò, rammentando fin troppo bene
l'impressione natale dalle ultime due frasi dei loro genitori, con un
secco movimento del braccio ad esternare una certa esasperazione –
Stanno indagando su di noi.. su di me! Hanno pure assoldato
qualcuno per spiarci! – imprecò di nuovo, richiamando in causa un
Dio fra i tanti mentre tornava a ravviarsi i lunghi capelli neri e
viola, lo sguardo strabuzzato in un punto imprecisato dell'ambiente –
Come ha potuto? Credevo... credevo che le cose fossero cambiare, che
il nostro rapporto di madre e figlia fosse cambiato, diventando quasi
normale... ero persino pronta a dirle ogni cosa!
Gli occhi di ghiaccio del suo bitpower
non la persero un solo istante, ma non commentò nulla, sfoggiando
soltanto una smorfia tesa sul bel volto.
– Che stupida che sono stata.. –
sospirò a quel punto Yukiko, avvertendo un moto di spossatezza –
..una totale stupida. Mi sono pure sentita in colpa.. ero disposta a
darle fiducia, credendo persino che, per una volta, sarebbe
semplicemente stata felice per me.. e invece sta ancora pensando a
quella storia dell'azienda!
“Cosa te lo fa credere?” le
chiese lui con assoluta pacatezza.
– È evidente!
“Finché non vi parlerete non puoi
dirlo con certezza” le fece notare con pazienza e diplomazia
l'amico e compagno di battaglia.
Stava per rispondergli pan per
focaccia, troppo arrabbiata per prendere davvero in considerazione
l'idea di ascoltare il suo compagno di battaglie, quando lo stesso
reclinò appena il capo verso la spalla sinistra e spostò lo sguardo
in quella stessa direzione, verso il cucinotto e conseguentemente
l'ingresso, come in ascolto.
Un istante dopo un paio di colpetti
alla porta infransero il silenzio appena calato.
La mente ancora in subbuglio della
giovane Natsuki non ci impiegò molto a trarre le sue conclusioni,
ipotizzando che fosse la padrona di casa che, sentendola berciare a
vuoto, fosse passata per capire cosa stesse succedendo nel suo
appartamento.
Con uno sbuffo che la aiutò a
scaricare parte della tensione nervosa, dopo un istante di immobilità
si mosse per raggiungere nuovamente il battente che dava sulla rampa
di scale esterna, iniziando a visualizzare nella propria mente tutta
una serie di scuse e/o motivazioni riguardanti la sua presenza in
quella proprietà. Eppure ogni pensiero che le attraversò la mente
sino a quando non posò la mano sulla maniglia svaporò, dileguandosi
nel nulla, proprio nel momento in cui schiuse l'anta e si ritrovò a
posar lo sguardo sulla persona che, fra tutte, non si sarebbe mai
aspettata di vedere lì davanti.
Uzumi le donò un flebile quanto teso
sorriso, mentre dalle sue labbra già sul punto di schiudersi
fuoriuscì una nuvoletta di candido fiato.
E Yukiko le sbatté la porta in faccia.
Kei esternò una nuova nuvola di fiato
condensato, che si disperse in fretta nella notte gelida della sera.
Con lo sguardo abbassato sul display
del suo cellulare e l'espressione corrucciata, vide l'ora scandire le
22:18, ma nessun nuovo messaggio. Dopo una manciata di istanti
ancora, sbloccò lo schermo e fece partire la chiamata, accostandosi
quindi il telefono all'orecchio destro. Un secondo dopo ecco partire
di nuovo il messaggio registrato dell'operatore telefonico, che con
timbro femminile quanto impersonale lo informò per l'ennesima volta
dell'irraggiungibilità del numero da lui selezionato.
Fantastico. Davvero fantastico.
– Tsk.
Con un movimento carico di tensione
repressa si infilò nuovamente cellulare e mano all'interno della
tasca del giubbotto, tornando a spaziare lo sguardo tormentato verso
il cielo punteggiato di nubi di fine Novembre. Si intravedevano solo
poche stelle e non v'era alcuna traccia della luna calante, ma non
erano gli astri notturni ciò che sperava inconsciamente di vedere su
quella volta. In realtà sperava di trovarvi un segno;
qualcosa che gli dicesse il senso di ciò che era accaduto quella
stessa sera.
Cazzo! Le cose non potevano
andare lisce per una volta?
Finalmente era tornato. Finalmente era
riuscito a riabbracciarla ed aveva persino avuto l'impressione che ci
fossero stati tutti i presupposti a far nascere l'atmosfera giusta
per parlarle. Aveva creduto che quella sarebbe stata La sera.
Digrignò i denti in una smorfia di
frustrazione, avvertendo nuovamente una fitta di disagio al pensiero
di non aver idea di dove fosse Yukiko.
“Vedrai che starà bene..”
tentò di dirgli l'Aquila, la cui forma eterea era presente al suo
fianco già da una manciata di minuti.
– Umphf.
L'attimo dopo si ritrovò a pensare a
colui a cui aveva attribuito tutta la colpa: suo padre.
Era già tornato alla villa ma del suo
vecchio non c'era ancora traccia. Probabilmente si stava trattenendo
con la signora Natsuki a parlare di quanto accaduto, forse per
decidere come comportarsi da quel giorno in avanti. Oppure stavano
brindando, incuranti di ciò che avevano scatenato con i loro
comportamenti da arroganti uomini d'affari.
– Tsk – ripeté fra i denti,
corrucciato in viso nel distogliere lo sguardo dalla volta celeste.
Tirando un'altra volta il cellulare
fuori dalla tasca compose il numero della sua ragazza, pregando con
tutto sé stesso di non sentire altra voce se non la sua.
“Non ti sembra di esagerare?”
– Quella è proprio l'ultima
persona che vorrei vedere in questo momento!
“Fuori ci saranno 5 gradi a dir
tanto” ribatté imperturbabile Night nel cucinotto.
– Chissenefrega!
Yukiko scoccò un'occhiataccia talmente
penetrante al suo bitpower, da fargli inarcare un sopracciglio.
S'era rifugiata in quel piccolo
appartamento col preciso intento di stare lontana da tutto ciò che
era la causa o l'eventuale valvola di sfogo del suo pessimo umore.
Non aveva alcun bisogno di alimentarlo, ritrovandosi davanti una
delle due persone che aveva deciso di escludere per sempre dalla sua
vita.
– Non voglio parlarle.
“Forse è lei ad aver qualcosa di
importante da dirti.”
– Chissenefrega! – ripeté una
seconda volta la nightblader, sbattendo una mano sull'anta del
portone.
Il suo migliore amico rimase a
guardarla in silenzio per una manciata di secondi ancora, senza
ribattere niente. Si limitò a fissarla con espressione carica di
significato, con quel suo sopracciglio sempre sollevato e le palpebre
mezze abbassate, contornato da quel vago alone di luce bluastra che
illuminava di riflessi il lavabo della cucina ed i vari accessori in
metallo.
Quando il silenzio si protrasse per più
di un minuto, Yukiko si ritrovò a cedere e, con uno sbuffo ed un
secco movimento del braccio di nuovo proteso verso la maniglia,
riaprì l'uscio ritrovandosi davanti la sagoma di Uzumi ancora
esattamente nella stessa posa in cui l'aveva lasciata, con l'ombrello
chiuso appeso al polso e gli avambracci sovrapposti sulla chiusura
del suo giubbotto di nylon color beige.
– Che diavolo vuoi? – le chiese con
ben poco garbo, guardandola malissimo.
La sua coetanea abbozzò un sorriso
contrito. Aveva il viso completamente struccato, fatta eccezione per
un velo di ombretto sugli occhi scuri, e quell'aria di superiorità
che le aveva visto l'ultima volta in volto sembrava solo un lontano
ricordo, con le spalle minute un po' più curve ed il capo quasi
incassato fra di esse.
– Ehm.. – quella indugiò un
istante – ..non ero sicura fossi tu.. ma lo speravo – un'occhiata
nervosa alla strada, prima di tornare su di lei – ..volevo.. ecco,
speravo potessi darmi la possibilità di parlarti.. non ti ruberò
più di un minuto, davvero..
Per una frazione di secondo Yukiko
credette di aver di nuovo di fronte la stessa ragazza che l'aveva
avvicinata a scuola; la stessa che con tanta facilità era riuscita a
guadagnarsi la sua amicizia a dispetto della sua disgraziata
reputazione di ragazzina viziata e snob. Quella sensazione le fece
trattenere il fiato per un primo momento, prima di esternarlo in uno
sbuffo infastidito del naso e fare un mezzo passo indietro, ruotando
su sé stessa.
– Entra.
Solo questo, e la cosa bastò ad Uzumi
per annuire con un cenno del capo e cavarsi dall'aria fredda della
notte. Anche se, si disse la nightblader, si sarebbe meritata di
restarci fino alla fine dei suoi giorni, dannazione!
Richiudendole alle spalle l'anta con un
tonfo sordo, non le rivolse alcuna parola mentre l'anticipava in quel
salottino vuoto, illuminato di una luce artificiale che non arrivava
comunque a ferire gli occhi per la sua tonalità giallastra. Soltanto
quando la sua ex compagna di classe l'ebbe seguita, la mora si voltò
verso di lei a braccia conserte e rimase a fissarla con una freddezza
che si rifletté nelle poche parole che finalmente le rivolse.
– Ti avevo detto che non volevo più
aver niente a che fare con te.
– Lo so – le rispose l'altra
prontamente, seppur abbassando lo sguardo sulle assi di legno del
pavimento sul quale stava ancora ritta in piedi, scalza – Lo
capisco. Non sono stata una vera amica per te, nemmeno per un
secondo.. ed è diventato il mio rimpianto più grande.
– La cosa non mi interessa più
ormai.
– Non potevo comunque non dirtelo –
affermò Uzumi a quel punto, sollevando inaspettatamente i suoi occhi
castani sulla mora con una determinazione tale da lasciarle intendere
la profonda serietà delle sue intenzioni ed il suo tormento – Mi
dispiace. Davvero. Per tutto.
Già piuttosto tesa, Yukiko voltò lo
sguardo su Night, fermo in piedi nel vano della soglia, appoggiato
con una spalla allo stipite, ed i suoi occhi le rimandarono indietro
soltanto calma e un pizzico di sorpresa in quel mare di ghiaccio. Lo
sguardo di Uzumi invece era traboccante di dispiacere, ma in esso la
ragazza scorse anche un barlume di speranza.
Una speranza che fece inarcare ambo le
sopracciglia alla diretta interessata: non poteva crederci.
– Sei qui per questo?! Per dirmi che
ti dispiace?? – l'incredulità le fece alzare di un'ottava l'accusa
nel proprio tono di voce, ma non se ne curò, sentendo di nuovo la
rabbia prendere il sopravvento. Fece un passo avanti, stringendo le
mani a pugno lungo i fianchi, con un'espressione tanto minacciosa da
far indietreggiare di un mezzo passo persino la ragazza che aveva di
fronte – Ma cosa credi? Che un misero 'mi dispiace' possa
risolvere ogni cosa?! – sbottò, prima di sentire affiorare un
sorriso carico di amarezza sulle proprie labbra, quando agli occhi
della mente le comparve il viso di sua madre. Quasi le venne da
ridere ed alzò gli occhi verdi al soffitto, ancora del tutto
impossibilitata a crederci – Io dico che vi è saltato a tutti il
cervello!
– No.
La replica secca dell'altra le fece
abbassare di nuovo lo sguardo, facendole render conto di aver fatto
addirittura mezzo giro su sé stessa in quel breve momento di
irrazionalità. Poca cosa comunque, perché non tornò a
fronteggiarla pienamente, preferendo rimanere profilata alla moretta,
fissandola con un sopracciglio inarcato.
– No – ripeté quella, con aria
greve, tirando fuori parte del coraggio che l'aveva condotta fin lì.
O quello, o una gran faccia tosta, insomma – So bene che non
basterebbe e non te l'ho detto per questo.. volevo solo che tu
sapessi.. ho fatto un grosso errore e ne sto pagando pienamente le
conseguenze, credimi – il sorriso amareggiato che lei sfoggiò fece
perdere ogni traccia di ironia dal viso della nightblader, che non la
interruppe più ma anzi, attese con rinnovata pazienza che
continuasse.
Non dovette aspettare a lungo perché
anche quel fioco sorriso scomparisse dal volto della castana.
– Sai.. le cose non sono andate come
speravo e forse me lo merito.
“Senza il forse” pensò
amaramente Yukiko, prima di avvertire una spiacevole sensazione alla
bocca dello stomaco. Spostando impercettibilmente lo sguardo verso
Night, lo vide scuoter il capo in segno di diniego e quel suo gesto
di commiserazione le fece nascere in volto una smorfia, prima di
tornare sulla sua interlocutrice. Anche lei stava scuotendo il capo.
– ..no, decisamente non è andata
come speravo – ripeté Uzumi.
Quelle parole risuonarono terribilmente
nitide nella mente della blader, tutt'ora rimasta in silenzio ad
osservare la sua interlocutrice, e fu come se il mondo si
capovolgesse davanti ai suoi occhi. Le tornò alla mente ciò che
l'aveva portata lì e quell'unica frase le calzò talmente a pennello
che si sentì come risucchiata in una dimensione parallela.
Una dimensione nella quale era lei la
ragazza con lo sguardo fisso al pavimento e l'aria miserabile; lei
quella con le lacrime agli occhi ed un nodo ben fissato in fondo alla
gola che le impediva di avere il totale controllo della propria voce.
Fu come se, in quel momento, fosse in
piedi di fronte ad uno specchio che riflette non tanto l'aspetto
esteriore, quanto i sentimenti più profondi. Rivedersi in Uzumi le
provocò un'acuta sensazione di disagio mista a nausea che le fece
mordere il labbro inferiore con insistenza e la costrinse a voltarsi,
dandole le spalle con il preciso intento di non darle modo di notare
il suo tormento interiore. Eppure questo non bastò ad impedirsi di
lasciarsi sfuggire il proprio pensiero al riguardo.
– So cosa vuol dire.. – mormorò
atona.
Le sembrò addirittura di poter vedere
il capo dell'altra risollevarsi e ne indovinò fin troppo facilmente
l'espressione sorpresa. Ma questo non impedì alla ragazza dietro di
lei di mormorare pochi istanti dopo un assenso tanto flebile che, se
in quella stanza non vi fosse stato lo stesso silenzio, se lo sarebbe
perso.
A quel punto fu il suo turno di scuoter
il capo in segno di diniego, seppur il motivo che la spinse a farlo
fu quello di cercare di scacciare quella sensazione alienante da sé
stessa.
– Immagino che con Manabe... – non
terminò la frase, riuscendo ad esternarla in tono più fermo e
indifferente di quanto si sarebbe aspettata, puntando l'iridi di
smeraldo sul riflesso che le mandava il vetro della finestra.
Attraverso di esso vide l'altra abbozzare un mezzo sorriso privo di
allegria e deviar lo sguardo alla sua destra.
– Sì... è finita.
Il silenzio che seguì sapeva di
dolore, di rimpianto, di delusione... e fu come se quei sentimenti
volessero soffocarla, così Yukiko cedette all'impulso di riempirlo.
– Ho trovato qualcuno – la vide
guardarla con un nuovo stupore, lo stesso che la sua parte razionale
le stava trasmettendo per quell'affermazione, ma la ignorò e
proseguì – ..un ragazzo – specificò, prima di abbozzare un
mezzo sorriso al pensiero del dranzerblader, di quanto potesse essere
al contempo uomo e bambino insieme – Sto bene con lui – ammise,
prima di avvertire l'impulso di dire di più, come se quanto fatto
fin'ora non fosse abbastanza. Dopo un istante di esitazione lo fece –
Me ne sono innamorata.
Quella confessione le risuonò nelle
orecchie con tutto il suo peso ed il suo significato, quella volta
più di quanto era mai accaduto in precedenza, diverse settimane
prima in Cina. Le fece un effetto strano, non propriamente spiacevole
ma trasmettendole per altro un senso di ineluttabilità tale da
spingerla a voltarsi finalmente su sé stessa, per incrociare lo
sguardo castano dell'altra ragazza. Quando ciò avvenne, avvertì la
rabbia ed il rancore ormai scomparsi dal proprio animo, come svaporati,
sopraffatti da una spossatezza interiore che lei per prima non era in
grado di combattere. Sorrise.
– E ciò che provo per lui non è
neanche lontanamente paragonabile a ciò che sentivo per Manabe –
le spiegò, realizzando forse per la prima volta lei stessa quella
verità – Perché non ci si può innamorare davvero di una
menzogna.. ed era solo questo che c'era fra noi: una bugia. Tutto
falso, dall'inizio alla fine – tacque un istante, soppesando una
nuova sensazione. Fu come se si fosse finalmente tolta un peso dal
cuore e, incrociando gli occhi di Night ancora fermo accanto allo
stipite della porta, ne ricambiò il sorriso prima di tornare a
guardare Uzumi – E so perfettamente che penserai che mi sbaglio, ma
sono convinta che anche tu capirai ciò che sto dicendo un giorno..
anche tu troverai qualcuno che ti farà capire cosa vuol dire davvero
amare una persona con tutto il cuore per quello che è.. ma accadrà
soltanto quando sarai totalmente sincera con te stessa e con gli
altri.
La stanchezza di quella giornata si
fece sentire ancora una volta e Yukiko si ritrovò a desiderare di
tornare a casa.. o, anche meglio, di tornare da lui.
Sospirò, muovendosi per attraversare
la stanza e passare oltre alla sua ex migliore amica, ma quando
quella tentò di aprire bocca la interruppe sul nascere.
– Non pensare che te l'abbia detto
perché in qualche modo ti ho perdonata – la frenò immediatamente,
desiderando metter le cose in chiaro prima di raggiungere la porta e
raccogliere le proprie poche cose dal pavimento – Ti ho detto
questo solo per fartelo sapere.
Non aggiunse altro e voltò l'angolo,
entrando nel cucinotto e raggiungendo l'atrio. Le giunse la voce di
Uzumi ma non la stette a sentire, ignorandola per aprire nuovamente
il portone verso l'interno e lasciarvi le chiavi appese. La folata
d'aria gelida le si insinuò sotto il cappotto, facendole incassare
un poco il capo fra le spalle, ma si fermò giusto il tempo di
voltarsi verso la sua coetanea e dirle di chiudere la porta quando se
ne fosse andata, prima di lasciarla lì.
Soltanto una volta che fu salita in
macchina, la mora si ritrovò a guardare oltre il parabrezza davanti
a sé senza realmente vedere il mondo esterno. L'oscurità della
notte infranta dal bagliore dei lampioni e dall'unico riquadro
luminoso dato dalla luce ancora accesa nell'appartamento; il silenzio
dell'ora ormai fattasi tarda ad accentuare il profondo sospiro che le
svuotò i polmoni; la sensazione di freddo sulla pelle delle mani
aggrappate indolentemente al volante.. ogni cosa le trasmise una
quiete che le fece rilassare le spalle e la spinse a tardare ad
accendere il motore.
L'impulso di andare a casa era già
sfumato, lasciandole soltanto il dubbio su dove andare ora che era
nuovamente in macchina. Non se la sentiva di tornare, né di
discutere con qualcuno... a dirla tutta, non se la sentiva nemmeno di
chiedere a Kei, ben consapevole che se l'avesse fatto avrebbe alla
fine vuotato il sacco su ogni cosa riguardasse la loro storia. Prese
a mano il proprio cellulare e lo riaccese, valutando l'ora sul
display nuovamente illuminato, ma non fece in tempo ad appoggiarlo
accanto a sé e ad accendere il motore che questo iniziò a squillare
in un susseguirsi continuo di nuovi messaggi. Sussultando alla prima
ondata, Yukiko lo raccolse nuovamente e con orrore crescente si rese
conto che la maggior parte erano avvisi di chiamata del
dranzerblader.
Cazzo!
Nove chiamate, di cui l'ultima meno di
quindici minuti prima.
Stava per sfiorare l'icona di
richiamata quando l'apparecchio vibrò di nuovo nelle sue mani,
avvisandola di un nuovo sms non letto. Questa volta però, non si
trattava né di Kei, né di sua madre. Appena lesse il mittente, entrambe le sopracciglia le schizzarono verso l'alto, in una sorpresa
e una perplessità iniziale che durarono soltanto un paio di secondi.
Subito dopo questi infatti, l'idea che mise fine ai suoi
tentennamenti le balzò alla mente tanto disperata da convincerla a
fare un tentativo e mandò subito risposta, prima di scrivere due
righe anche al suo ragazzo.
Non attese un attimo di più.
Avviò il motore e si immetté in
strada, lasciandosi presto alle spalle quell'area abitata senza saper
ancora dove andare di preciso. Conobbe la sua meta soltanto un minuto
dopo, quando la risposta che attendeva le giunse con tanto di un
indirizzo. Le bastò quello. Spense nuovamente il cellulare e inserì
l'indirizzo sul navigatore gps, già dirigendosi nella zona indicata
senza neanche attendere che questo calcolasse il percorso più
veloce.
Aveva bisogno di vedere un viso amico..
gliene sarebbe bastato soltanto uno.
...continua.
[ANGOLO AUTRICE]
Bene.. finalmente mi sono decisa!! XD Scusatemi, fra una cosa e l'altra ho tardato ad aggiornare e ne sono consapevolissima... tutta colpa dell'ultimo capitolo: non mi piace, sto cambiandone la stesura e la cosa mi sta impiegando più tempo del previsto, soprattutto perché ho un esame a breve e devo studiare... maledetta ispirazione che salta su nei momenti meno opportuni!
Beh, questo capitolo è incentrato su Yukiko come avrete notato e il motivo è semplice: avevo bisogno di farvi capire dov'era e cos'aveva combinato XD Tanto Kei per contro non ha fatto molto.. quindi diciamo che non vi siete persi niente! Ahah.. dai, vi rifarete nel prossimo capitolo, che è anche abbastanza lunghetto ^__^
Nel frattempo auguro a tutte voi buon resto della settimana, che ora devo proprio scappare!
Vi ringrazio tanto per continuare a seguire e sì, aggiornerò presto, promesso!
Un saluto dalla vostra impossibile
Kaiy-chan