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Autore: lala_me    23/01/2015    0 recensioni
Mi tolsi il lungo vestito e lo misi nell’armadio. Sentii la presenza di qualcuno, un respirare affannato. Mi voltai di scatto verso la finestra. Un volto. Sporco, misterioso, vissuto e terribilmente bello… Ma proprio terribile.
....ma continuavamo a guardarci negli occhi, lui non guardava altro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era la prima volta che viaggiavo, e come tale, non ebbi nessun tipo di paura. Per mia fortuna.
Decisi io stessa di raggiungere il Sud Africa per un emozionante avventura, anche se gli standard di sopravvivenza… Bè, quelli sì che mi facevano paura. Ma tanto ci sarebbe stato il mio fratellone ad aiutarmi. Aveva venticinque anni, ed era il ribelle della famiglia… E io lo ammiravo tantissimo, perché i suoi pensieri, i suoi ragionamenti erano migliori rispetto alle tradizioni rigide della mia famiglia. Era da anni che non lo vedevo, e questo fu l’unico motivo per cui mio padre si convinse a lasciarmi partire.
Dopo un lunghissimo viaggio, finalmente approdai. Ad aspettare c’era Charles, mio fratello, che agitava le mani con uno splendido sorriso stampato sul viso. Lui era semplicemente bellissimo, con quei suoi capelli biondo cenere che scendevano ondulati sulla fronte, e i suoi profondi occhi color nocciola con qualche sprazzo di verde. Ed aveva ovviamente un gran fisico, perché a differenza di mio padre, lui era portato nei lavori fisici, e adorava farli ed essere d’aiuto.
-Principessa!-urlò lui e io gli saltai addosso facendolo cadere all’indietro.
-Fratellone! Quanto mi sei mancato!- dissi io stringendolo forte e riempiendolo di baci.
-Ehi Susan! Smettila, mi stai lavando!- disse lui ridendo. Mi alzai e gli tesi una mano per farlo alzare.
-Mi sei mancata davvero anche tu, principessa..-disse lentamente guardandomi dritto negli occhi e rubandomi un caloroso abbraccio. Sentii improvvisamente le guance pizzicarmi e la vista offuscarsi. Mi vennero giù dei gran lacrimoni mentre ridevo, finalmente felice.
-No, no… Ti prego non piangere Susan… - mi disse lui, con gli occhi lacrimosi, mentre mi asciugava una lacrima con il palmo della mano. Il nostro rapporto era davvero speciale, e lui, era stato in assoluto il mio primo amore. Non perché io lo amassi, sapevo benissimo che lui era mio fratello, ma ero super gelosa, e convintissima che lui fosse solamente mio. Litigai con molte ragazze prima che lui partisse, anche con mia madre che gli riservava tantissime attenzioni che, dal mio punto di vista, solo io potevo riservargli.
-Sei davvero cresciuta, piccola mia..-mi disse baciandomi la fronte. -Ora forse, non potrò nemmeno più chiamarti così… - e sorrise malinconico. Gliene avevo fatte passare davvero tante per il mio brutto carattere. Lo abbracciai di scatto respirando tutto l’odore che emanava. E fu lì che scorsi una schiera di persone che ci stava osservando. Chi felice, chi impassibile. Non mi ero accorta che ci stavano già fissando da un po’.
-Chi è tutta quella gente?- gli chiesi io sciogliendo l’abbraccio. Lui mi sorrise e mi sussurrò in un orecchio
-Ora, principessa, è arrivato il momento che tu conosca la mia nuova famiglia-. Un brivido mi percorse la schiena velocemente. La sua nuova famiglia? Io ero la sua famiglia in quel momento. Mi prese per mano e mi trascinò verso quella gente, fino a fermarci davanti ad una ragazza. Era carina, aveva dei profili dolci e la sua pelle colorita di un marroncino, la faceva più interessante.
Mi sorrise. -Ciao- disse tendendomi la mano. –Mi chiamo Xona -. Non so perché ma mi sorpresi nel sentire che parlassero inglese come noi, più o meno. Ci misi un po’,ma poi le sorrisi educatamente e le strinsi la mano. -Piacere, io sono Susan, la sorella di Charles… - le dissi io facendole intendere tutto. -Mi ha parlato molto di te. Comunque bella stretta.- si complimentò lei. -Lo so..- dissi io altezzosa. Charles dietro di me rise sotto i baffi e poi mi disse- Susan, Xona è… - non gli feci finire di parlare. L’avevo capito già, non ero ingenua.
-Non ti preoccupare fratellone…- gli dissi, ma continuando a guardare dritto negli occhi della ragazza. -ho già capito tutto. Ti sei fatto la ragazza qui, eh?-gli dissi io scherzando, ma lui aveva percepito benissimo che non ne ero per niente contenta. -Spero solamente che sia una ragazza all’altezza.- la lasciai lì fulminandola con lo sguardo e passai oltre per conoscere il resto della gente. Nel mentre sentii la ragazza sussurrare -Cosa intende per ”essere all’altezza”?- chiese a mio fratello. -Poi te lo spiego, poi te lo… - si accorse che mi ero voltata per guardarli, e sorrisi malvagiamente, come solo io potevo fare.
Conobbi Ron e Sef, i fratelli minori di Xona, i suoi genitori, Mashudu e Kashka, due persone semplicemente fantastiche, lo sentivo. Poi c’erano tante ragazzine che, avevo detto a Charles, non avevo voglia di conoscere in quel momento. E poi, era già tanto ricordarsi tutti i nomi dei parenti della SUA RAGAZZA.
-Sarai stanca- mi disse Charles.
-Direi proprio di sì. Non ho dormito molto bene su quella nave. -
-Lo immagino. Vieni, andiamo nella tenuta di papà.- mi disse. Una volta arrivati sistemai i miei bagagli e chiesi a Charles di restare un po’ sola. Con noi era venuta anche Xona, e da dietro la porta della mia camera, sentii lei parlare -Allora Charles, tua sorella cosa intendeva per essere all’altezza? E poi mi avevi detto che aveva un carattere molto particolare e possessivo nei tuoi confronti, ma questa ragazzina sembra indemoniata quando fa quello sguardo- da dietro la porta me la ridevo. Adoravo le ragazze che dopo che mi conoscevano, avevo come paura di me. Nel mentre si allontanavano mio fratello incominciò a dirgli qualcosa, ma non riuscii bene a sentire che cosa le stesse raccontando. Soddisfatta di me stessa mi buttai sul letto e incominciai a slacciarmi i vestiti. Faceva un gran caldo laggiù, e i miei vestiti erano troppo fuori luogo e si potevano sporcare subito in quelle terre fangose. Mi tolsi il lungo vestito e lo misi nell’armadio. Sentii la presenza di qualcuno, un respirare affannato. Mi voltai di scatto verso la finestra. Un volto. Sporco, misterioso, vissuto e terribilmente bello… Ma proprio terribile. Non urlai, anche se dovevo essendo che lui stava spiando la mia intimità, ma continuavamo a guardarci negli occhi, lui non guardava altro. Andai verso la finestra determinata, credendo che lui si sarebbe ritirato, invece no, rimase ancora lì a guardarmi.
Aprii la finestra. -Ditemi chi siete- lo aggredii io. -Vostro fratello aveva ragione allora… Siete veramente bella come diceva- disse lui. La sua voce era profonda e contemporaneamente melodiosa. Incrociai le braccia. -Questo sarebbe un tentativo di corteggiare una ragazza appena arrivata?-
-No, voleva essere solamente un complimento. Non lo apprezzate?-mi chiese mentre sorrideva. Aveva avuto anche il coraggio di sorridermi? Comunque era un bel sorriso, pensai. -No, ma non sapevo che i complimenti si facessero nella camera di una signora! Scusatemi tanto!- e lo spinsi per farlo cadere giù. Sentii un tonfo e un -Ahi!- e chiusi la finestra. -Ma guarda un po’ che mi tocca subire!-. Mi sdraiai nel letto e feci un riposino. Quando mi svegliai era già ora di cena. Scesi ma non trovai nessuno. Dopo poco mi venne incontro Xona. -Susan- disse facendo un inchino. -Tuo fratello ti sta aspettando fuori, nella capanna. Vuoi seguirmi per favore?- mi chiese molto educatamente. La seguii senza fare commenti, ma solamente perché mi avrebbe portato da mio fratello. Uscimmo dalla tenuta e subito mi guizzò all’orecchio il rumore del mare. Ero stata così presa dal viaggio, che non l’avevo ancora nemmeno visto per bene. Camminando arrivammo alla capanna. Era una vera e propria capanna, da dove usciva del fumo. Entrammo dentro e Charles guardandomi gli si illuminarono gli occhi. -Oddio sorellina, sei davvero uno schianto con quei calzoni. Come mai?-. Risi arrossendo e poi gli risposi -Penso che siano più comodi qui, i pantaloni-
-E chi te li ha dati? Mamma lo sa?- mi chiese divertito. -Se lo sapesse ora non sarei nemmeno qui, forse. Comunque me li sono procurati attraverso delle conoscenze… Tu non ti preoccupare Charles!- dissi io scompigliandogli i capelli e sedendomi vicino a lui. -E così è qui che vivi e mangi? Perchè non usi la tenuta di papà?- gli chiesi io vedendo che nella capanna c’erano anche dei lenzuoli e varie cose, proprio come se fosse una casa. -Dopo che ho lottato contro papà, e tutti gli altri della nostra famiglia, contro le loro opinioni e le loro discriminazioni, pensi che io sia venuto qui, per poi fare la bella vita? Loro dicevano che io non sarei potuto resistere nemmeno per qualche mese… Invece sono anni che sono qui…- disse lui con aria ovviamente soddisfatta. -E io ti adoro per quello che sei, fratellone!- risposi io scoccandogli un bacio sulla guancia. Lui rise, e non fu l’unico, perché nel frattempo si stava riunendo tutta la famiglia. Li salutai uno per volta. Mi erano tutti parecchio simpatici. Poi, per ultimo entrò lui. Dall’espressione felice che avevo, mi spensi improvvisamente, mentre lui mi guardava e sorrideva. Con aria scettica, mi avvicinai all’orecchio di mio fratello e gli chiesi -E quello lì, chi è? Non me lo hai presentato.- lui guardò a chi mi stavo rivolgendo e poi disse ad alta voce, mettendosi una mano sulla fronte. -Ah si,scusa piccola! Ma lo davo per scontato ormai! Ti presento Giulius. Anche lui è sbarcato qui, per quasi gli stessi motivi. L’ho incontrato in nave, e ci siamo aiutati a vicenda. Siamo due grandi amici.- disse lui ridendo e Giulius mi fece l’occhiolino. -Peccato che a me non sembri così tanto simpatico- risposi io voltandomi dall’altra parte dando le spalle a Giulius. Charles sorrise, e appena fu pronto cominciammo a mangiare tutti insieme, come una vera famiglia.
Il giorno dopo cominciai a conoscere la scuola del posto e tutti i suoi alunni. Feci subito amicizia con delle ragazze e ragazzi di diversa età. Uscivamo insieme il pomeriggio e qualche volta anche la sera. Incominciai a condurre una vita normalissima. Le ragazze mi insegnarono a fare le treccioline, e io raccontai com’era l’Inghilterra nei minimi particolari. I ragazzi invece incominciarono ad insegnarmi qualche parola della loro lingua e mi raccontarono le varie leggende e storie vere. Quella che mi colpì di più, fu la storia che raccontava delle avversioni che c’erano tra i bianchi e i neri. Tante discriminazioni con tante violenze che, pensai, non sarebbero mai finite. Raccontate da loro, aveva tutto un altro aspetto, le cose avevano più senso, e la decisione di andare ad abitare lì, si rafforzò ancora di più nei miei pensieri. Ormai mi ero decisa, non mi importava di quello che potevano pensare i miei genitori e l’intera comunità.
Con Xona le cose si tranquillizzarono, diventammo amiche qualche settimana dopo, anche se mi divertiva vederla terrorizzata dalla mia presenza, tanto che non azzardava avvicinarsi più di tanto a mio fratello. A volte, lo andavo a trovare anche durante la notte per convincerlo a farsi una bella dormita su un letto più comodo di quello che si era creato da solo, e alla fine, rimanevo io a dormire tra le sue braccia. Da piccola lo facevo sempre. Riguardo a Giulius, cercavo sempre di evitarlo. Sfortunatamente, facevamo sempre per incontrarci, come se fosse destino che noi dovessimo parlare e conoscerci, ma io ovviamente, feci di tutto per non cadere nella sua trappola. Si, lui e il suo sorriso mi tentavano così tanto… Come se fosse formaggio e io fossi il topo. Stessa cosa. Era una domenica mattina quando aprii gli occhi già alle prime luci dell’alba, con una dannata voglia di immergermi completamente nell’acqua limpida dell’Oceano, farmi una bella nuota e rilassarmi completamente sotto i raggi del sole. Stavano ancora tutti dormendo, allora presi la mia roba e andai in una parte della spiaggia, che avevo già notato da tempo, essere sempre poco frequentata, nonostante avesse un aspetto talmente surreale, tanto che sembrava essere l’immagine riflessa di qualche bel dipinto. Mi spogliai e m’immersi. L’acqua fredda, a contatto con la mia pelle mi fece venire i brividi. Iniziai a nuotare dolcemente e lentamente, anche se non sapevo fin dove mi stavo spingendo. Uscii dall’acqua e con un gesto della testa, gettai i miei lunghi capelli all’indietro. Mi sentivo finalmente libera. Chissà cosa direbbero i miei genitori se mi vedessero fare una cosa del genere, pensai e subito mi venne da riderci sopra e così saltai dall’acqua urlando. Mi sentivo benissimo, troppo bene. -Sì!!!Cosa me ne importa! Wow!- e continuavo a ridere come  una scema roteando nell’acqua da sola. Mi buttai di nuovo sott’acqua per nuotare verso la riva. Mi alzai di colpo gettandomi di nuovo i capelli dietro la schiena con le mani. Cacciai un urlo potentissimo e mi rigettai in acqua per coprirmi. -Oddio mio! Che ci fate voi qui!- gridai io. Giulius. Chi altro poteva essere se no? Sorrise. Era anche lui tutto fradicio, ma era vestito. -Lo sapete che qui il bagno si fa sempre con i vestiti?-disse lui ridendo. -Che avete mai da ridere! Non lo sapevo, chiaro? E poi, che divertimento c’è se no?- Lo guardai sospettosa e poi mi alzai in due secondi per potergli parlare bene in faccia. Gli presi il collo della camicia e lo tirai verso di me per potermi di nuovo coprire immersa nell’acqua. Il suo naso sfiorò il mio. La distanza era troppo corta. Mi pentii subito di ciò che ebbi appena fatto. -Da quanto tempo mi stavate spiando?- chiesi io cercando di essere molto minacciosa.
-Veramente, ero qui prima di voi….- disse lui sorridendomi. Il suo respiro si stava facendo più affannoso, era agitato dalla situazione, e lo ero anche io. -Perché vi devo dare solo io del voi?- mi chiese in mezzo ai respiri affannosi. Ma che razza di domanda era? E proprio in quel momento così intimo ed imbarazzante? -Dammi del tu, se non ti piace darmi del voi, Giulius… - gli risposi io. In quel momento, gli avrei fatto fare qualsiasi cosa. Ero troppo fuori di me. -Non ce la faccio più…- disse ansimando e prima che io potessi rispondergli, si era già attaccato alle mie labbra, baciandomi quasi aggressivamente e senza sosta. Anch’io, in quel momento non avrei desiderato altro. Ci rotolammo nell’acqua e sprofondammo. Respiravamo e poi ci trattenemmo il fiato. Mi sentivo imbarazzata e sicura di me nello stesso momento. Non ero io quella, o forse si. Farsi coinvolgere così velocemente da una persona estranea, non era mai stato parte del mio carattere. Ma non volevo pensare affatto in quel momento. Speravo solamente che mio fratello non mi stesse cercando. La prima volta che desiderai di non vedere mio fratello. E mi spaventai. Mezzi sommersi, lo allontanai pian piano da me, come se fosse un enorme sforzo. -Scusami, ma non possiamo- stavamo andando troppo oltre. Lui sembrava non avermi ascoltato. Respirava affannosamente e mi guardava dritto negli occhi, così intensamente. Mi sentivo come se mi stesse scavando dentro, nel profondo.
-Sei bellissima- mi sussurrò dolcemente. Si alzò dall’acqua e senza fare nessun tipo di protesta se ne andò. Sicura che non ci fosse davvero nessun altro, mi alzai, mi asciugai velocemente e mi vestii di nuovo. Dopo poco sentii delle voci chiamarmi. -Arrivo!- urlai io. Era pronta la colazione.
Mi andai a sedere affianco a mio fratello come facevo sempre. -Si può sapere dov’eri finita principessa?- mi chiese Charles. Lo guardai negli occhi per bene prima di rispondergli, per pensare a cosa dire. Infine gli dissi una mezza verità. -Ero andata a farmi un giro sulla spiaggia, e alla fine mi sono buttata. Per fortuna avevo i vestiti di ricambio dietro.- gli sorrisi e lui mi ricambiò -Forse in fondo sapevo che sarebbe successo- finii io e distolsi lo sguardo. Stavo fissando per terra e giocavo con i sassolini. -Buongiorno- la sua voce mi entrò nelle orecchie e si formò una specie di eco nella testa. -Buongiorno Giulius!- rispose Charles battendo il cinque. Sentii il cuore martellarmi il petto e sentii la temperatura del mio corpo alzarsi. -Ehi Susan!- quasi urlò Sef venendomi vicino -Tutto a posto? Sei diventata all’improvviso tutta rossa!-disse mettendomi una mano sulla fronte per vedere se avevo la febbre. Anche Xona e Charles si avvicinarono di più a me. -Ma tu scotti!-urlò Sef. -No, non è vero!- dissi io divincolandomi dalle loro prese e alzandomi in piedi. -Devi riposarti tesoro- disse Xona -Sì, Susan, vai nella tenuta e sdraiati sul letto. Nel frattempo ti prendiamo qualcosa per farti passare la febbre.- seguì Charles. Io alzai lo sguardo da loro. Involontariamente si andarono a posare su quelli di lui che mi stavano già guardando e vidi che si stava per alzare. Chiusi gli occhi e mi voltai, dirigendomi verso la tenuta.
Arrivata in camera mi distesi sul letto e nascosi la faccia nel cuscino. Non potevo farcela. Sentivo ancora il suo calore che mi avvolgeva e le sue labbra sulle mie. Come potevo far finta di niente? Mio fratello se ne sarebbe accorto subito, e poi, perché avremmo dovuto nasconderlo? Forse perché era una cosa sbagliata? Perchè non ci conoscevamo affatto ed era una cosa altamente vergognosa? Lo era solo per me? Tante domande stavano irrompendo nella mia testa e nello stesso momento, sentii bussare alla porta. Era Kashka che portava un vassoio di acqua e uno straccio. La guardai e le sorrisi. -Come ti senti?- mi chiese premurosamente, con tutte le rughe contratte sulla sua fronte e sedendosi vicino a me. -Veramente sto meglio, anzi, non sono mai stata male…- le risposi sorridendo forzatamente. E lei se ne accorse. Bagnò lo straccio e poi me lo mise sulla fronte. -Sei ancora un po’ accaldata. Si vede.- disse lei accarezzandomi le guance. -Ma non è febbre, vero?- e sorrise di piacere.
-Una vecchietta come me, non può fare a meno di notarlo, anzi, l’ho sempre saputo-
-Ma di cosa stai parlando Kashka?- chiesi io, veramente confusa da quel discorso. -Sai Susan, Io sono una donna che è molto sensibile a certe cose. Diciamo che a volte faccio dei sogni strani, a volte ho dei flash che sono talmente suggestivi, che io ci credo, che qui tutti ci credono, perché alla fine sembra che vadano a realizzarsi per la maggior parte. Tu ci credi a queste cose?-
 -Vuoi dirmi che sei una specie di veggente?- rimasi troppo scioccata da quella notizia, e sinceramente non sapevo proprio se crederle o no. In realtà non avevo mai creduto a questo tipo di cose, non ero neanche una religiosa! Ma comunque le risposi che non ne avevo idea, e lei mi sorrise nuovamente.
-Secondo te, perché Charles sapeva del tuo arrivo? Te lo sei mai chiesto?- scossi la testa in disapprovazione. In effetti la mia intenzione era quella di fargli una sorpresa, ma presa dell’emozione di rivederlo, non ci avevo più fatto caso. -Bene, ora lo sai. Io ogni notte VEDO. E ho visto ciò che sta succedendo, già da mesi. Tu non conosci Giulius, non sai quello che ha passato. Credevamo che nessuno o nessuna avrebbe mai potuto aprirgli quel cuore che ormai sembrava completamente sigillato. Ha avuto una vita molto complicata, cerca di andare avanti sorridendo, ma qui sappiamo tutti che lui non è davvero felice.
Prima che arrivassi TU.- finì con il puntarmi il dito addosso, mi sentii quasi colpevole di qualche misfatto.
-E’ sempre stato solitario. Ha aiutato tuo fratello, solo perché lui gli ha salvato la vita quando erano sulla nave. Lui dice che qui ha trovato i “giusti”, ma comunque non si fida mai di nessuno e preferisce fare le cose da solo… -. La interruppi - Perché mi stai raccontando tutte queste cose Kashka?-le chiesi. Non avevo detto che volevo sapere su di lui. -Perché il vostro destino è stare insieme, io lo so, io lo sento e vedo anche tutto l’amore che sprigionate ogni volte che vi guardate, ogni volta che state nello stesso posto-. Non riuscivo proprio a capacitarmi dell’idea che una donna avesse potuto in qualche modo aver già visto la trama di un futuro che mi appartiene. –Io… Non so cosa dire, sono troppo grossi per me questi discorsi. Hai visto nient’altro?- le chiesi io spinta da una infondata curiosità. -Ho visto tante cose, tante emozioni, ma non avrebbe senso che io te lo raccontassi, le mie “previsioni” non sono mai del tutto sicuro. Cara, questo è un modo per dirti che comunque sia, non sei obbligata, ok? Non te l’ho detto per terrorizzarti.- aveva sentito la tensione nella mia voce e la mia espressione fin troppo seria, rispondere alle sue parole. Voleva tranquillizzarmi, ma non ci riuscì del tutto. Mi tolse lo straccio dalla fronte. -Forse non avresti dovuto raccontarmi tutte queste cose. E poi, perché hai sentito il bisogno di dirmelo?- le chiesi cambiando atteggiamento, forse un po’ più scontroso. –Ho sentito come se ti fosse difficile accettare la cosa, come se avessi mille dubbi mille domande senza risposta. Io non posso aiutarti molto con lui, ma posso dirti solo che è tutto vero, è tutto reale. Tocca a te scegliere da quale punto di vista vuoi vedere la cosa. Comunque ragazza mi, cerca solo di vivere-  disse alzandosi dal letto e avvicinandosi per lasciare un bacio sacro sulla mia fronte. Mi guardò ancora sorridendomi finemente e lasciando la mia camera.
Nei giorni successivi non andai più a scuola. Mi ero rinchiusa dentro la mia stanza, e non volevo vedere nessuno, nemmeno mio fratello che insisteva nel bussare alla porta, senza avere nessuna risposta. - Susan… Susan ti prego aprimi. Ti ho portato qualcosa da mangiare, è da giorni che non tocchi cibo- disse lui con aria stanca e preoccupata. -Sto bene- gli risposi -Quando avrò fame scenderò e mangerò qualcosa…-.
-Questo me lo hai detto anche ieri, l’altro ieri e anche il giorno prima. Tutti si stanno preoccupando, figurati io!-. Non gli risposi, ma mi alzai dal letto e andai vicino alla porta per sentirlo più vicino. -Kashka mi ha detto di riferirti che sta male…- disse a bassissima voce. -E non gli hai chiesto chi?- gli domandai io con un filo di rabbia nella voce. Quella donna mi aveva sconvolto la vita con le sue maledette visioni. Ero troppo giovane per quell’amore così grande che lei descriveva, e poi non mi sentivo affatto così amata da quell’uomo misterioso. -Bè, non ci vuole molto per capirlo- disse lui mentre strisciava per terra contro la porta. Spalancai gli occhi e mi tappai la bocca sorpresa. Sapeva. Mi salì un groppo allo stomaco e il cuore cominciò a battere fortissimo. Ero talmente imbarazzata che mi si infuocarono anche le orecchie. Mi sedetti anch’io per terra e aspettai che lui mi dicesse qualcosa. Sentii un sospiro e poi parlò -Sai, avevo già avuto dei sospetti. Kashka mesi fa disse che sarebbe arrivato qualcuno a rendere Giulius una persona nuova e più fiduciosa. Poco dopo mi disse che aveva visto il tuo arrivo qui. Non riuscivo ad immaginarmelo, è sempre stato un tipo silenzioso, non ha mai parlato molto di sé, a meno che non volesse farti in qualche modo capire una determinata situazione, ma in quello che diceva c’è sempre stato un certo, limite, un certo confine. Non dico che sia un male, a me non interessa la storia del suo passato, ma vederlo affiancato a te, tu che hai la forza di un uragano, che non si ferma un solo attimo quando pensa di fare la cosa giusta. Sì, piccola, tu gli hai sconvolto la vita. Non l’avevo mai visto attorno al fuoco insieme a noi prima del tuo arrivo. Di solito ero sempre io che ogni tanto andavo a fargli compagnia.- Mi alzai in piedi e aprii la porta lentamente intimidita dal suo indecifrabile sguardo. Avrei tanto voluto sapere cosa provasse in quel momento. -Neanche mi conosce- incominciai io sedendomi per terra di fronte a lui. -Come può essere, non capisco. Questa cosa mi fa talmente paura. Da qualunque lato io la guardi, non mi sembra essere la cosa giusta-. Charles mi sorrise e mi mise una mano tra i capelli. -Sorellina mia. Certe cose non si possono spiegare. Avvengono e basta. A me è successa la stessa cosa con Xona. Il suo sguardo a incontrato il mio e tutto il mondo ha cominciato a girare in un altro verso. Ne ero rimasto completamente  affascinato ed attratto, dai suoi sguardi, dalle sue espressioni, dai suoi movimenti, dal suo sorriso e dalla sua flebile voce.. e non la conoscevo ancora. Sorellina, ascolta. Non ti fermare a pensare proprio ora. Nella vita le cose giuste non sono sempre quelle che ti rendono felici. Io non sono tuo padre, non posso impedirtelo, e non c’è bisogno che io approvi. Ma se tu hai bisogno del mio consenso io te lo do.- finì appoggiandomi le mani sulle mie gambe. Mi alzai e lo abbracciai forte forte. Sapeva che quello era il mio modo per ringraziarlo, sentivo come se qualcosa dentro di me si stesse aggiustando, era questo l’effetto che aveva mio fratello su di me. Guardai il vassoio poggiato per terra, lo presi e lo guardai sorridendogli. -Mmmm.. Gustoso! Ti voglio bene Charles- gli dissi mentre si alzava per andarsene. -Anch’io sorellina- e se ne andò mandandomi un bacio volante. Entrai in camera mi sedetti al tavolino. Mi guardai allo specchio -Sono conciata proprio male…- mi dissi da sola prendendo in mano la spazzola per poter almeno districare tutti i nodi che si erano formati in quei giorni di reclutamento. -Rimani comunque bellissima- una voce tamponata dal vetro mi arrivò alle orecchie e sussultai. Mi voltai per guardarlo. Era davvero bello, mi sembrò come se non lo avessi mai visto prima. Sul suo volto non c’era una sola traccia di un sorriso. Mi alzai e andai ad aprirgli. Mi scansai e lui entrò. Mi guardava intensamente come se avesse tante cose da dirmi, ma che non sapesse da dove cominciare. L’unica cosa che pensai scherzosamente, fu il fatto che, per la prima volta, eravamo soli in una situazione non imbarazzante, dove nessuno(cioè io)era svestito o quasi.
-Sei talmente egoista- disse improvvisamente da rimanerci male. -Ma non ti sei mai chiesta in questi giorni, come potessi sentirmi io?- mi chiese come irritato. Risposi difendendomi -Sì che ci ho pensato, ma tu perché non ti sei fatto vedere prima?- dissi io, pensando che un bacio, potesse rendere le persone così improvvisamente legate da poter parlare tra loro come se si conoscessero da una vita.
-Sai com’è, ho una casa e un lavoro da mandare avanti, e ogni volta che ci provavo, c’era sempre qualcuno o qualche discussione che non me lo permetteva. Sono venuto qui ogni notte per vedere se stessi meglio, e per ammirarti mentre dormi… Il tuo viso emana così tanta armonia, avvolto dai tuoi lunghissimi capelli, che mi era venuto quasi l’istinto di rompere la finestra ed entrare per poterti stringere tra le mie braccia e assaporare tutta la tua dolcezza…- non gli feci finire che mi legai a lui in un abbraccio ed in un intenso bacio. ”Forse starò sbagliando” pensai ”forse sarà l’errore più grande della mia vita. Ma la sensazione che mi da quest’ uomo è unica. Quest’attrazione che ho per lui, così nuova per me, è molto più forte di quella che provo per mio fratello, non mi fa resistere..” . Ci buttammo sul letto e rotolammo nelle lenzuola proprio come avevamo fatto nel mare dei giorni prima. Qualcosa di caldo mi rigò il viso, e cominciai a ridere. Aprii gli occhi e lo guardai. Anche lui aveva il riso rigato dalle lacrime. I suoi capelli castani lisci lunghi sulla fronte gli punzecchiavano gli occhi marrone- grigio che si illuminavano tra una risata e l’altra. -Buffò no?- disse mentre prendevamo fiato. -Proprio adesso che non ci vogliono i vestiti, tu sei ben coperta… - disse lui ridendo sopra di me. Gli diedi un bacio sulle morbide labbra e poi gli dissi –Perché non provi a togliermeli?-sorrise e continuammo a girare vorticosamente così, tra il dolore e l’affanno, tra una lacrima e un sorriso. Passai la giornata più bella della mia vita.
Qualche anno dopo, nulla era cambiato. Continuavo a sognare con Giulius e imparai tante altre cose di lui e di quella maestosa terra che racchiudeva tanti segreti. Non andai più a scuola come un’alunna. Incominciai ad insegnare ai bambini più piccoli quello che avevo imparato in Inghilterra, e volevo assolutamente darmi da fare per dare un mio prezioso aiuto a tutta la comunità.
Finita una delle mie giornate a scuola, al posto di andare nella tenuta, andai da Giulius, come facevo quasi sempre. Ormai era buio e, mentre percorrevo la stradina, da lontano vidi un fuoco sulla famosa spiaggia che ormai era diventata mia e di Giulius. Mi avvicinai e lo trovai disteso a pancia in su che guardava le stelle. Appena mi vide, si alzò di scatto e mi venne incontro avvinghiandosi alle mie labbra e trascinandomi verso il mare. -Facciamo un bagnetto?- dissi io sorridendogli e facendomi trasportare. Entrammo in acqua e cominciò a togliermi i vestiti lentamente, come solo lui poteva fare. L’acqua era calda e così fu più facile immergersi completamente. -Ti ricordi il nostro primo bacio qui?- mi disse mentre osservavamo la grande luna, che baciava la nostra pelle con il suo splendore. -Certo che me lo ricordo- dissi io baciandogli il petto. Lui sorrise tra i miei capelli, poi mi prese il mento e mi baciò dolcemente. -Lo sai che… Ti amo?- disse lui. Era la prima volta che me lo diceva dopo tutto questo tempo che stavamo insieme. Era una parola difficile da dire, una parola così piena di significato, non poteva essere buttata lì per caso. Gli occhi mi si inumidirono.
-Adesso lo so.- gli sorrisi appena e dopo averlo baciato come lui aveva baciato me, lo guardai piangendo.
- Giulius… Perdonami se quando mi sveglio la mattina e non sono di fianco a te mi sento sola… Perdonami se la notte ti sogno sempre come una bambina innamorata per la prima volta… Perdonami se quando ti guardo, vedo nei tuoi occhi… -
-…Il bambino che vorrei… - disse lui completando la mia frase.
Noi ci completavamo.
-Non so come avrei fatto se tu non fossi mai venuta qui. Oppure se io non avessi mai incontrato tuo fratello, e non fossimo mai diventati amici… Me lo chiedo spesso, come avrei fatto se non ti avessi mai vista. Ma non lo so, non lo saprò mai, e non lo voglio nemmeno sapere. Perchè non credo ci sia un altro modo per me di essere felice se non averti al mio fianco… - mi disse prendendomi il viso tra le mani e baciandomi dolcemente la fronte, come se fossi un cosa rara e preziosa.
-Ti amo… Sussurrai… - e facemmo di nuovo l’amore sotto le stelle.
Mi svegliai lentamente. La brezza del mare era stranamente fredda rispetto a tutte le altre mattine. Chiusi di nuovo gli occhi: avevo paura di svegliarmi. Sentivo come se ci fosse qualcosa che non andava. Presi il suo braccio pesante che mi circondava le spalle, come per proteggermi, e lo spostai, in modo da potermi alzare e vestirmi. Mi misi la camicia e i pantaloni e gli andai vicino per svegliarlo. Gli diedi un bacio sulla fronte, un altro sulla guancia e un altro sulle labbra, come facevo sempre, ma quella volta, anche le sue labbra erano fredde e lui non si era ancora svegliato. -Giulius? Giulius?- Incominciai a chiamarlo dolcemente ma lui non rispondeva affatto. Iniziai a tremare. Allungai una mano verso il suo petto… Verso il suo cuore.
Non batteva. Non batteva.
La mia mente ebbe un vuoto, non riuscivo a collegare ciò che vedevo con ciò che pensavo, o forse non avevo proprio intenzione di farlo. Il mio respiro per poco si bloccò e poi urlai tutto d’un fiato
-Nooooooooooooooooo!-
Incominciai a piangere disperatamente. Il mio urlo arrivò fino alla capanna di mio fratello e lui con tutta la famiglia mi raggiunsero in fretta e furia.-Cos’è successo Susan!Cos’è successo!-Mi urlava Charles cercando di sollevarmi dal corpo di Giulius. -Lasciami stare! Andate via! Andatevene via tutti!!!-urlai tra le lacrime facendo spaventare gli altri, anche loro in lacrime. Charles prese il polso di Giulius per sentirne il battito… Un battito che non c’era. -E’ morto…- Annunciò lui incominciando a piangere. -No!- urlai io avvinghiandomi ancora di più al corpo di Giulius -Lui non è morto! Lui è ancora qui! Lui mi ama! Io lo amo! ... E’ tutta la mia vita!- dissi disperatamente. Non riuscivo neanche a percepire la presenza degli altri intorno a me, ero completamente assorta in un vuoto mentale che mi annebbiava tutti i sensi. -Non provarci!-dissi io come una bestia inferocita non appena qualcuno provò ad avvicinarsi a me per potermi separare dal mio amato. Subito dopo mi accorsi di essermi rivolta a Kashka. La guardai tremante, gli occhi piangevano da soli lacrime che sapevano di rabbia e di disperazione, mentre tenevo tra le braccia il suo corpo. -Perché non me lo hai detto… Io lo so che lo avevi visto, so che tu sapevi! Come hai potuto, io mi fidavo di te!- le urlai contro talmente forte che mi fece male la gola. La donna si alzò e se ne andò via con lo sguardo basso.
-Ecco, sì, brava! Vattene via! Andate tutti via!-
Passai delle ore a piangere sul suo corpo ormai spento. Sapevo che mi nascondeva ancora qualcosa, ma non credevo fosse qualcosa di così grosso. Dopo un po’ vidi da lontano Run (il fratello di Xona) correre verso di me con un foglio stretto tra le mani. -Susan! Susan!- gridò. Alzai lo sguardo pesante verso di lui. -Ho trovato questa lettera sul letto a casa… Sua…- mi tese il pezzo di carta, e io lo presi lentamente, come se fosse una bomba ad orologeria, o un monumento prezioso. -Mi dispiace..- disse prima di correre via da me. Ingoiai e presi coraggio. Aprii la lettera.
 
Cara Susan,
quando starai leggendo questa lettera, vorrà dire che è già successo. Ma tu non ti devi disperare, e non devi fare alcuna pazzia .So che non avrei dovuto parlarti della mia malattia, ma non avremmo passato le giornate nello stesso modo, perché tu ti saresti preoccupata per il mio stato salutare troppo spesso. E io ti amo per questo. E’ da mesi che scrivo e riscrivo questa lettera, perché non riesco mai a trovare le parole per esprimermi al meglio. Ma non importa. Sappi che averti conosciuta, è stata la cosa più bella che mi sia mai successa in tutti i miei vent’anni di vita. E non solo per me, ma anche per tutti quei bambini che abbiamo aiutato (più tu che io)  a crescere, ad insegnarli ciò che è bene, ciò che è giusto… Tu sei la GIUSTA che io avrei voluto incontrare, l’unica, prima di tuo fratello, che mi ha salvato VERAMENTE la vita. Mi hai stravolto col tuo solo sguardo sempre pieno di significato e mi hai  reso felice con ogni tuo sorriso. Mentre sto scrivendo, tu sei a scuola, e io ti sto aspettando per darti l’ultimo saluto. Sì, me lo sento che sta per arrivare la fine, Susan. La fine di una vita vissuta, ma i momenti che ho passato con te, non svaniranno mai, se tu continuerai a pensarmi… E ricorda che io sono sempre lì vicino a te… In qualunque istante della tua vita. Come ultima cosa, vorrei dirti che sono andato da Kashka per scoprire qualcosa sul futuro che ti aspetterà. E ho scoperto la cosa più bella che potesse mai accadere… Un figlio .Sono così felice di poterti dare un figlio nostro, nato dal nostro piccolo grande amore, anche se non potrò nemmeno vederlo nascere… Immagino abbia  i tuoi stessi grandi occhi e il tuo forte carattere…
Ti prego di cercare di lasciarmi andare, non voglio che tu viva nella disperazione e nella malinconia, quindi ridi amore, ridi e fai ridere, perché tu sei una vera forza della natura e io ti amo, ti amo, ti amo… L’unico desiderio che vorrei esprimere prima di morire è che voglio che tu vada  avanti per la tua strada, e che non ti farai nessun tipo di scrupolo di fronte a ciò che la vita ti mostrerà. Vivi Piccola Vita Mia.
                                                                                                                                                          Dal tuo amore.
 
Piansi per giorni interi, leggendo e rileggendo quella lettera ormai sciupata. L’idea di avere il suo bambino nel mio grembo mi riempì il cuore di gioia. Fu l’unica cosa felice che mi capitò da quel giorno. Crebbi il mio bambino (Geluk, che in africano vuol dire “felicità”) in quello stesso luogo, l’unico posto in grado di insegnare davvero le cose essenziali della vita, senza alcun tipo di filtro, e “adottai” alcuni bambini frequentanti la scuola in cui lavoravo, quelli che si trovavano in situazioni difficili o quelli totalmente orfani, quelli che avevano bisogno di un aiuto sincero e affettivo.
Divenuti grandi, decisero di esplorare il mondo. Li lasciai andare, perché era giusto che ognuno facesse le proprie esperienze, non li avrei mai obbligati a rimanere al mio fianco, ed ero sicurissima che Giulius sarebbe stato d’accordo con me.
Io non ho più abbandonato questa terra.
Aspetto solamente che arrivi il momento di  poterlo raggiunge e vivere insieme l’intera eternità.
 
   
 
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