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Autore: Eylis    25/11/2008    1 recensioni
L’uomo si strinse nel proprio cappotto chiaro, ne rialzò per bene il bavero e si calcò il cappello in testa. Nessuno sapeva scorgerne lo sguardo dal colore indefinibile, ma a nessuno realmente importava. Erano in pochi che osavano avvicinarsi a quella mesta creatura. Eppure una sorta di leggenda diceva che coloro che avevano avuto questo ardire avevano udito storie di grande saggezza pronunciate dalle sue labbra screpolate ma gentili. Quella notte una persona avrebbe avuto questa dolce fortuna, una sola ragazza che, fuggita dal proprio villaggio, si era avventurata nella foresta illuminata debolmente dalla luna ed aveva incontrato quell’uomo. L’uomo che tutti chiamavano Lupo a causa della sua natura tanto schiva, misteriosa e selvatica.
[...]

Una ragazza, sperduta e lontana da casa, incontra in una foresta un uomo misterioso. Il freddo e le sue premure la convinceranno a seguirlo in una caverna, la sua casa, dove ascolterà parole che dicono di storie e leggende… O forse d’altro? Una raccolta di racconti che narrano di lupi e sentimenti rischiarati dalla luna…
Questa storia si è classificata prima al concorso "Lupus in fabula" indetto da Writers Arena
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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3. I lupi

“Abitava, in un piccolo paese, un uomo dal viso sempre corrucciato e dalla pelle segnata più dalle intemperie che dall’età. Dimostrava infatti molti più degli anni che in realtà portava sulle sue spalle. I suoi occhi erano come un lago profondo, dove chi osava affacciarvisi scorgeva una grande pena. Tutti mormoravano fatti orribili alle spalle dell’uomo, e da molto tempo l’intero villaggio lo evitava. Nessun episodio particolare lo rendeva pericoloso ai loro occhi, ma ognuno ne aveva timore, forse a causa di quell’aura tanto placa e grave che emanava al suo passaggio.”

“Ma l’uomo non si curava di quei bisbiglii misti di pena e paura che lo seguivano ad ogni passo, anzi non li sentiva neppure. Il suo cuore era colmo di ricordi, e spesso vi si perdeva desiderando di poter tornare al tempo in cui questi erano realtà. Aveva una casa ricca e ben costruita, ma trasandata, poiché nessuno la curava più. Aveva da tempo lasciato le cameriere ed i giardinieri liberi di fare la loro scelta, e questi se ne erano andati. Solo Berta, una vecchia badante, aveva mantenuto ferma il suo posto, e si occupava dell’uomo in modo che questi almeno mangiasse regolarmente ed avesse un minimo di cura della sua figura. L’uomo era sempre cortese con la donna, e quando questa si recava al mercato del paese cercava sempre di difenderlo di fronte ai pettegolezzi che immancabilmente percepiva per le strade al suo arrivo.”

“Una sera avvenne un episodio molto spiacevole. L’uomo stava tornando dalla sua passeggiata quotidiana nella foresta, ma sulla via del ritorno trovò ad aspettarlo un gruppo di giovanotti con un ghigno dipinto in volto. Forse per la baldanza causata dalla loro età, forse per una scommessa vincolante, i ragazzi dimostrarono presto di non avere buone intenzioni nei confronti della loro vittima.
- Ehi, tu, che ci fai sempre nel bosco? -
- Non lo sai forse che è pericoloso? -
- Ti sbagli Matt, non è il bosco ad essere pericoloso! È questo vecchio! -
- Ehi, hai ragione Todd, dovremmo farci attenzione! -
- Forza ragazzi, vediamo che ci può fare il vecchiaccio! - I ragazzi iniziarono a spintonare l’uomo lungo il suo percorso, gli tiravano le vesti e cercavano di farlo inciampare. Ma egli non disse una sola parola e si limitò ad avanzare per la sua strada come meglio poteva. D’un tratto però uno dei giovani abbandonò il gruppo e salì leggermente lungo il pendio che costeggiava il sentiero. Aveva scorto un grosso masso in bilico poco sopra, e divertito pensò di spingerlo verso l’uomo.”

“L’uomo si accorse del pericolo. Lì a fianco sorgeva un vecchio albero completamente morto, che resisteva in piedi solo grazie ad un precario equilibrio. Tutti al paese sapevano quanto quella carcassa fosse pericolosa, da anni ognuno proclamava che si sarebbe dovuto abbattere. Eppure nessuno mai l’aveva divelto. Non una persona aveva voluto accollarsi quella fatica. Nel vedere il masso rotolare verso l’albero l’uomo ebbe unicamente il tempo di fulminare i ragazzi con un’occhiata carica di disprezzo e paura. Poi si udì un forte rumore di legno schiantato ed un grido subito taciuto.
- Matt! -
- Matt svegliati, svegliati! - I ragazzi attorniarono il loro amico con il terrore in volto. Il giovane era rimasto schiacciato dalla vecchia pianta che si era schiantata al suolo, ed ora sembrava incosciente. O forse morto. L’uomo tentò di avvicinarsi per controllare la situazione, ma i giovani nel vedere le sue intenzioni balzarono in piedi senza più ragionare.
- Sei stato tu! -
- È tutta colpa tua, lo sappiamo! -
- Cosa gli hai fatto?! - Egli cercò di indurli alla calma perché potessero tentare di salvare il loro amico, ma i ragazzi con una forte spinta lo fecero cadere nel fogliame accanto al sentiero e corsero urlando verso il paese.”

“Poche tempo dopo l’uomo si trovò imprigionato nello stesso luogo in cui era caduto, senza possibilità di fuggire. Gli abitanti del paese, inferociti e sconvolti, dovendo trovare uno sfogo per il loro dolore non avevano obiettato nel sentire la versione narrata dai ragazzi.
- Sono i suoi occhi! -
- Ci ha guardati e l’albero è caduto, è stato lui! -
- I suoi occhi sono maledetti, fissa sempre tutti con quell’aria tanto cattiva! - I giovani urlavano quelle frasi con rabbia, senza davvero rendersi conto di quanto male stavano causando, e la folla, incitata da quelle parole, aveva agguantato l’uomo. Lo tenevano stretto per le braccia, per le gambe, costringendolo ad inginocchiarsi al suolo e piegarsi in avanti. Egli inizialmente aveva cercato di spiegare quanto era successo, ma poi aveva capito che quell’episodio era unicamente diventato una scusante per liberarsi finalmente di lui. Dell’uomo che faceva paura, che induceva a bisbigliare alle sue spalle, che era scansato perché dentro di sé portava troppo dolore. Gli abitanti del paese formarono un cerchio di torce che splendevano nella notte nuova attorno all’uomo. Di fronte a lui stava la madre di Matt. La donna, inginocchiata a terra con il ragazzo fra le braccia, gridava al cielo la perdita di suo figlio e bestemmiava contro l’uomo.
- Guarda, mostro, cos’hai fatto! -
- Ora ti faremo pagare per i tuoi peccati! -
- I tuoi occhi sono maledetti, maledetti! -
- Dobbiamo strapparglieli! -
- Sì, caviamogli gli occhi, così non potrà più guardare nessuno con quella sua anima nera! - Tre uomini gli si fecero vicini. Due di loro gli immobilizzarono il capo, incapaci perfino di scorgere il terrore che solo invadeva lo sguardo della loro vittima. Il terzo invece prese un vecchio ferro appuntito che una ragazza magra e bisbetica gli passò, e lo squadrò con un ghigno.
- Hai finito ora di far del male, bastardo. - L’uomo urlò dal dolore mentre gli veniva cavato l’occhio destro.”

“Incurante del sangue che scorreva da quell’orbita ormai cava il carnefice si stava avvicinando anche all’altro occhio, quando nell’aria si percepì un forte ululato, subito seguito da altri lamenti altrettanto angosciosi e vicini. Nella folla si propagò immediato il panico.
- I lupi! -
- Sono i lupi, stanno arrivando! -
- Scappiamo, o ci sbraneranno! - Tutti corsero verso il paese lasciando cadere l’uomo a terra quasi incosciente, dimentichi del fatto che fosse umano quanto loro, e forse anche più del corpo ormai privo di vita di Matt che si erano premurati di raccogliere e portare con loro. Con un sforzo, cercando di non curarsi del dolore, l’uomo si passò l’orlo della giacca sull’occhio per mondarlo dal sangue, poi si tolse l’indumento e lo gettò lontano. Nel corso degli anni e delle sue passeggiate solitarie nella foresta aveva imparato a conoscere ed amare quelle bestie. E loro sembravano comprendere l’uomo. Ma sapeva che l’odore del sangue era per loro più forte di un effimero vincolo d’amicizia con qualcuno che non apparteneva alla loro specie. Lentamente si alzò in piedi e si trascinò lontano da quel luogo, diretto verso una caverna nel fondo della foresta che aveva scoperto anni addietro.”


Ora Cosette iniziava a capire. Il motivo per il quale Ted le aveva raccontato quelle storie, ciò che nascondevano, quell’aria malinconica che impregnava quel posto e l’intera foresta. Si avvicinò lentamente all’uomo.
“Ted…” Gli prese delicatamente il viso tra le mani e lo sollevò perché le fosse finalmente distinguibile, illuminato dalla luce delle fiamme. Pur sapendo cosa avrebbe visto ebbe un sussulto d’orrore quando scorse la cicatrice che sola riempiva quell’orbita cava da anni. Con un sorriso misto d’amarezza e dolcezza Lupo si nascose la parte lesa con la mano destra e sospirò leggermente.
“Brava ragazzina, vedo che il tuo cuore è stato abbastanza aperto da capire…”

  
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