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Autore: Marra Superwholocked    25/01/2015    2 recensioni
A volte si ha la sensazione che qualcosa di oscuro aleggi intorno a noi. E, credetemi, è tutto vero.
Da bambini pensiamo ai mostri sotto al letto, ai fantasmi nell'armadio o alla strega cattiva che gira per le strade buie imprecando e lanciando incantesimi. Ma poi cresciamo e ci rendiamo conto che faceva tutto parte di un film, di una storia raccontataci dai nostri fratelli maggiori o di un libro che avevamo letto pochi giorni prima e che nulla di tutto ciò poteva succedere. Be', è lì ci sbagliavamo: tutto può succedere, basta solo avere la mente aperta.
E un TARDIS.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 9

Di nuovo a casa

 


Mary non aveva occhi se non per quelle due ragazzine avventate. Come avevano osato? Lei, tra i più forti della sua specie, che non era mai stata sconfitta, nemmeno dal cacciatore più arguto, ora era letteralmente stata fregata da due fecce umane e da un sudicio tappeto. Un tappeto che, sollevandolo, mostrava un frammento della trappola: un pentacolo circondato da un cerchio con strani simboli al suo interno.
«Siete state furbe» si congratulò Mary rialzandosi. Qualche battito con le mani e la testa china cercavano di nascondere il sorriso isterico di un demone terrorizzato. Sapeva ciò che sarebbe successo di lì a breve.
Silvia agitò la mano ferita e bendata in segno di saluto e mimò un inchino. Catherine, invece, sebbene avesse già affrontato altri demoni come quelli, avvertì una strana sensazione di panico. Le tremava lo stomaco tanto che le sembrava in preda a convulsioni. Aveva molta paura.
«Prima che mi rispediate a casuccia, però, ho una cosa da dire al vostro amichetto» disse Mary in tono grave.
«Okay. Parla» la incitò il Dottore.
Il demone indicò il gruppo di umani lì presenti con loro. «Davvero credi di poterli salvare tutti?»
All'improvviso, Amy e Rory si sentirono come un peso sullo stomaco.
«O noi o la Nebbia o qualcos'altro. Che differenza fa? Prima o poi, succederà e tu non puoi farci nulla.» Mary avrebbe voluto girare attorno al Dottore, stuzzicarlo con una folata di vento che l'avrebbe scaraventato da qualche parte su quelle quattro mura, ma non poteva e dovette arrendersi a quella piccola trappola di sangue. Dalla gola di Rebecca fuoriuscì una risata stridula.
«Succederà? Cosa?» domandò Catherine.
«Già, cosa? Cosa c'è di così forte che io non posso combattere?» completò il Dottore.
Mary non rispose. Se ne stava semplicemente lì a fissarlo con gli occhietti ridotti a fessure. Percepì ansia nella mente dell'alieno, ma non la sfruttò in suo favore. Non tutta, per lo meno. «Succederà. Ma non è questo l'importante, per il momento.» Si diede uno sguardo alle unghie smaltate di verde. Ah, che ribrezzo pensò. Poi sbuffò e rise subitamente, leggendo quel nome nella mente di lui. «Lo sai, Dottore, che Rose non tornerà, vero?»
«Non osare...»
Amy e Rory, come tutti gli altri, si scambiarono occhiate perplesse e convennero che era meglio non chiedere.
«Non osare cosa? Pronunciare il suo nome? Leggere le tue paure? Le tue ansie?» Rise di nuovo, questa volta più sommessamente. Vide che le sue parole avevano provocato non poco stress nel Dottore, il quale non riusciva a distogliere gli occhi dal pavimento e ne fu compiaciuta. «Cos'è, il gatto ti ha mangiato la lingua? Magari è stato proprio quel gattino dal pelo rosso che tu e la piccola Rose avete visto sparire da uno scatolone in mezzo alla strada durante i preparativi delle Olimpiadi...»
«Stai zitta!» le urlò il gallifreyano.
Mary mise da parte l'ironia e tornò cupa mentre ora il Dottore provava un fortissimo desiderio di rispedire indietro quel dannato demone. Si sentì impotente, ma era una semplice illusione: le sole persone che potevano farle del male erano due sempliciotte dall'aria tonta e con poca esperienza. Nulla di cui preoccuparsi, quindi. Ma si sbagliava.
Silvia, infatti, guardò uno ad uno tutti gli altri. Diego, Ivan e Marco erano proprio dietro di loro, sull'attenti, ma senza sapere cosa fare esattamente; i suoi compagni di scuola erano pietrificati e abbracciati o solo più vicini; i compagni di viaggio del Dottore si tenevano per mano. Nadia e Salvatore mancavano ancora all'appello. «Dove sono?» le chiese fissando il demone tramite gli occhi di Rebecca. Cercò un punto di contatto con la sua amica, per rassicurarla, per dirle che sarebbe tornato tutto come prima, ma il demone era molto potente e, anche se la ragazza era certamente cosciente, Mary era l'unica capace di nascondere se stessa per far riaffiorare Rebecca. «Dove sono?» ripeté.
«Chi?»
«Oh, avanti, sai benissimo chi
«No, veramen-»
«Eccovi! Finalmente vi abbiamo trovati!» La voce arrivò da lontano, alle spalle di tutti e quando si girarono ebbero una meravigliosa sorpresa: Nadia e Salvatore correvano verso di loro; Nadia andò diretta da Rachele, mentre Salvatore strinse forte la sua ragazza, Laura, e la baciò a lungo, fregandosene, per una volta, di essere sotto gli occhi di tutti.
«Ma che...» Il Dottore apparve disorientato. Si grattò la guancia, fece un paio di gesti incomprensibili con le mani, spiaccicò qualche sillaba sconnessa. «Dov'eravate?» chiese frastornato.
«Abbiamo visto una strana nebbia, poi è sparita. Siamo stati sempre qui, a girovagare per la scuola! Eravate spariti nel nulla!» disse subito Nadia con voce squillante. «Ma... Che ci fa Rebecca sul palco?»
«Lunga storia» tagliò corto Silvia.
«Ma non è possibile...» disse il Dottore pensando ad alta voce.
«Ah, come sei patetico...» Mary si mise seduta. «Amante delle smancerie e ora pure stupido. Come fai ad essere ancora vivo?»
«Ti ho detto che devi stare zitta» l'avvertì ancora il Dottore puntandole un dito contro.
«Ma che-» iniziò Nadia, ma Rachele le allungò subito una mano alla bocca e lei capì che doveva stare calma e tacere. Più facile a dirsi che a farsi, per lei, ma avrebbe fatto uno sforzo.
«Rammollito.» A Mary tornò il sorriso sulle labbra. «Bugiardo. Sprovveduto ed ingenuo.»
Una corsa inaspettata ed un salto ed ecco che il Dottore, improvvisamente di fronte a Mary, azionò il suo cacciavite sonico e un'onda investì l'udito del demone provocandole dolori lancinanti alla testa.
«Avverto solo due volte» le disse a denti stretti, mentre lei si copriva le orecchie con le mani.
«Smettila! Smettila!» lo pregò strillando. «Basta!»
«Dottore» lo chiamò Amy e lui spense il cacciavite.
Sempre con gli occhi sul demone, saltò giù dal palco. «Ti lascerò in pace solo se mi dici cosa deve succedere.»
Mary ansimò qualche istante e si pulì dalla fronte il sudore freddo. «Perché dovrei dirtelo?»
Per tutta risposta, il Dottore rialzò il cacciavite su di lei, pronto a farlo ronzare di nuovo.
«Va bene! Va bene! Ti dirò tutto!» Mary quasi urlò nel rimettersi in piedi. «Tutto ciò che vuoi, ma metti via quel coso!»
Al Dottore parve terrorizzata e, stranamente, provò piacere. Ma non era un mostro: mise al suo posto il cacciavite sonico e tese l'orecchio. «Se io sto zitto, tu devi parlare. Dunque?»
Mary deglutì. Fuori, il vento correva ancora e tra poco lei avrebbe fatto la sua ultima gita fuori porta. La vita dei demoni potrebbe essere paragonata ai temporali. Arrivano oscurando tutto ciò che incontrano, si scatenano con poco, provocano disagi se non peggio e poi, di punto in bianco, spariscono.
«La Nebbia, come la chiami tu, agisce per gradi: isola uno alla volta gli abitanti di un pianeta e li fa morire di disperazione» spiegò Mary. «Ha preso quei due idioti e li ha fatti sparire per un po', giusto il tempo necessario per accorgersi che qui c'era già qualcuno più forte di lui o di lei. Ma tornerà di sicuro. Non lascia mai un lavoro a metà, oh no.»
Il Dottore rimase qualche istante in silenzio. Un pericolo, se non scampato, almeno rimandato. «E poi? Mi sembrava avessi anche dell'altro da dirmi.»
Mary prese fiato. «Demoni o alieni, non importa chi lo farà. Sappiamo solo che qualcuno o qualcosa porrà fine alla razza umana. Presto o tardi, tutto questo svanirà e tu non potrai farci niente.»
«Che intendi dire?»
«Una sorta di ...Apocalisse, hai presente?»
Il Dottore cercò di mantenere una poker face credibile, ma sapeva che i demoni non sempre mentono.
Mary tornò a ridere, compiaciuta dal suo turbamento interiore.
«Non c'è nulla da ridere!» si arrabbiò il Dottore, ma lei aumentò il volume della risata, che riecheggò per tutta l'Aula. «Bene» le disse pacato. «Che ne dici di tornare ai Tropici?»
Catherine capì al volo e si precipitò subito al fianco del Dottore. Silvia la vide allungare all'alieno un foglio stropicciato e intuì cosa vi fosse scritto. Sorrise per quel suo gesto degno di lei e ne fu felice. Era stata una giornata a dir poco tremenda e troppo pesante anche per due come loro.
«A voce alta, mi raccomando» gli disse, poi Catherine tornò da Silvia a gustarsi la fine di quella storia.
Un grido, un serpentone di fumo e vi fu di nuovo silenzio.

   
 
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