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Autore: Ormhaxan    26/01/2015    1 recensioni
Los Angeles, 2011. Candice Roberts è una ragazza di 22 anni di buona famiglia e amante dei Beatles. Per tutta la vita è vissuta nel lusso più sfrenato della sua immensa villa di Beverly Hills; viziata da tutti, ha sempre ottenuto ciò che voleva con il minimo sforzo. La sua vita cambierà drasticamente quando l'impero di suo padre subirà un crollo, e lei dovrà lasciare la sua vita da ricca borghese, la sua università prestigiosa, per iniziarne una totalmente nuova.
Logan 'Storm' O'Connell è un ragazzo di 23 anni di origini irlandesi, un fotografo in erba amante dell'arte e dei Rolling Stones. Figlio di una cameriera rimasta vedova ha sempre provato repulsione verso i ricchi e le loro vite fatte di agi e lussi.
Prudence e Kurt sono i migliori amici di lui, due ragazzi legati da un'amicizia tormentata, ma Prue è anche la coinquilina di lei.
E poi c'è Emily, presidentessa del club di arte moderna, ragazza dall'aria severa derisa e scansata da molti che nasconde un animo sensibile e segreti troppo dolorosi da rivelare.
Cosa accadrà quando le vite all'apparenza così diverse e distanti di questi ragazzi si scontreranno?
[ATTENZIONE: Linguaggio esplicito]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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So you brought out the best of me,
A part of me I've never seen.
You took my soul and wiped it clean.
Our love was made for movie screens.


Candy


**




Los Angeles, Settembre 2012
 
 
 


“Hai più sentito i tuoi genitori?” mi chiede Logan, mentre ci stiamo preparando per il nostro grande giorno, il giorno che stavamo aspettando da mesi. Ci stiamo per laureare, lasciare per sempre la UCLA, il posto dove tutto è iniziato, e accingerci verso un nuovo capitolo della nostra vita, una pagina bianca ancora tutta da scrivere.
“No – rispondo, infilandomi la scarpa sinistra, senza guardarlo – Non vedo perché mai dovrei: dopo la discussione di quel giorno non hanno fatto nulla per rimediare, mia madre mi ha anche chiuso il telefono in faccia ben tre volte quando ho provato a chiamarla e…”
Chiudo gli occhi, prendo un respiro profondo e nonostante le parole che sto per dire siano dolorose concludo dicendo: “Non sono io quella nel torto ma loro, e considerando che la loro opinione sulla mia vita e su come la sto gestendo non cambierà mai non voglio più avere a che fare con loro.”
Sento Logan sospirare, so che si sente responsabile ma io non gliene faccio una colpa: i miei genitori non avrebbero mai e poi mai approvato un ragazzo diverso dai figli dei loro amici, quegli odiosi ricconi della upper class dai quali mi sono tenuta più lontana possibile dopo il fallimento dell’azienda di mio padre e il mio abbandono di Berkley per la UCLA, quel luogo inizialmente odiato ma poi amato, il posto grazie al quale ho conosciuto Emily, la mia migliore amica, e il ragazzo che amo e con cui mi trasferirò presto dall’altra parte dell’America, Logan.
“So che ti senti in parte responsabile per quello che è successo con i miei, – riprendo, accarezzandogli una guancia e guardandolo – ma come ti ho già detto mille volte non devi: tu non hai fatto niente di male, sei stato perfetto, sei perfetto e non vorrei nessuno al mio fianco quest’oggi, nella mia vita, al di fuori di te.”
“Sai, bimba, più ti conosco e più mi convinco che come architetto sarai sprecata: saresti una perfetta psicologa, o una roba del genere; ci sai fare con le persone, sei una motivatrice eccezionale e ti ringrazio per quello che hai appena detto, che continui a ripetermi. – si sporge verso di me e mi bacia – Ti amo.”
“Ed io amo te, moltissimo. – rispondo, lo bacio ancora – Ma dobbiamo andare, altrimenti arriveremo tardi alla nostra seduta di laurea e tua madre non ti perdonerebbe mai e poi mai.”
“Hai perfettamente ragione! – esclama, mi da una pacca sul ginocchio coperto da dei collant leggeri e si alza dal letto – Vado a riscaldare la macchina, ti aspetto in strada: non metterci troppo, intesi?”
“Intesi. – rispondo, annuendo – Dammi solo due minuti, il tempo di aggiustare il trucco, prendere la borsa e scendere. Ci vediamo alla macchina.”



 

**
 
 
In questo giorno di Settembre, il sole splende luminoso in cielo, neanche una nuvola dispettosa lo copre, e nel grande giardino della UCLA è stato sistemato un palco di legno e una fila sconfinata di sedie nere,  divisa precisamente a metà da un tappeto rosso che non ha nulla da invidiare a quello del red carpet della notte degli Oscar che si tiene ogni anno nel mese di Marzo non lontano da qui.
L’attesa è snervante, l’ansia cresce di minuto in minuto ma è bello sapere di non essere sola, di avere accanto a me il mio ragazzo, la mia amica Emily, tra il pubblico Kurt, che conseguirà la sua laurea in Febbraio, Prudence che ha affrontato quell’esperienza a testa alta solo pochi mesi fa, a Giugno, e che presto si trasferirà in Irlanda, a Dublino, per stare insieme al suo Iwan.
Tra il pubblico c’è anche la madre di Logan, Mrs. O’Connell, la quale ha già gli occhi lucidi per l’emozione e stritola tra le mani un fazzoletto di stoffa bianco. Infine, inaspettatamente, c’è anche mio padre, venuto in gran segreto alla cerimonia per supportarmi, per starmi vicino nonostante tutto, nonostante le divergenze.
In quel giorno di Settembre io, Candice Roberts, mi laureo con il massimo dei voti in architettura, vengo proclamata Dottoressa davanti ai miei amici, a mio padre, il quale mi guarda orgoglioso, e con un sorriso stampato in viso porto il braccio destro in alto e mostro la pergamena, il mio riconoscimento tanto agognato.

“Ben fatto, bambina! – esclama mio padre, quando la cerimonia finisce, e mi abbraccia forte – Sono fiero di te, orgoglioso.”
“Grazie, papà. Sai, non mi aspettavo di vederti.” Confesso, abbozzando un sorriso.
“Neanche io, ma alla fine ho cambiato idea: non potevo mancare, non potevo lasciarti sola in questo momento, anche se noto con piacere che sola non sei. – il suo sguardo si sposta oltre, alle mie spalle, verso Logan – E’ un bravo ragazzo, dopo tutto, e sono certa che ti renderà felice.”
I miei occhi si sgranano nell’udire una tale, inaspettata rivelazione, e grata sorrido: “Non hai idea di quanto queste parole significhino per me! – esclamo e lo abbraccio forte – Grazie, papà, grazie di tutto.”
“Voglio solo la tua felicità, Candy, l’ho sempre voluta e se lui ti rende felice chi sono io per privarti della tua gioia? – mi bacia una guancia, sorride malinconico – Mi mancherai, sai? Quando ti trasferirai a New York, intendo.”
“Mi mancherai anche tu, papà, moltissimo.” Lo abbraccio nuovamente, con più forza, più stretto, e chiusi gli occhi mi inebrio del profumo così familiare della sua acqua di colonia e per un istante mi sembra di ritornare bambina.
 
 

**



“Presumo che questa sia la nostra ultima serata al pub prima della partenza. – dico, seduta sulle gambe di Logan con una pinta di birra in mano, osservando i nostri amici riuniti per un ultima bevuta tutti insieme una settimana dopo la nostra laurea, tre giorni prima della partenza per New York – Mancano solo tre giorni…”
“Temo proprio di sì, mia cara, ma voi due non vi sbarazzerete così facilmente di noi! – esclama piccato Kurt, ghignando – Emy ha appena ricevuto una lettera dal Metropolitan di New York, la vogliono incontrare per un colloquio come mediatrice culturale, per proporle un posto nel Museo.”
“Emy, ma è fantastico! – esclamo, sporgendomi in avanti e posando una mano su quella della mia amica – Lavorerai in uno dei musei più rinomati d’America, coronerai finalmente il tuo sogno!”
Emily è cambiata molto in questi mesi, da quando ci siamo conosciute, da quando lei e Kurt si sono fidanzati, si sono innamorati: non è più l’insopportabile Emily, la ragazza spocchiosa che nessuno sopportava e soprattutto ha chiuso i ponti con la sua famiglia, con quel padre violento e retrogrado che le ha rovinato l’infanzia, l’adolescenza, che l’ha fatta vivere per troppi anni nel terrore.
“Non è ancora detto che mi diano il lavoro: come me molti altri hanno ricevuto quella lettera, e solo i tre migliori avranno il posto.”
“E tu sarai una di quei tre, amore! – esclama Kurt, baciandola a fior di labbra – Sarebbero degli idioti se non ti prendessero, farebbero uno sbaglio colossale.”
“Sarà, ma io non voglio farmi illusioni, darmi false speranze: andrò a NY tra due settimane, e poi vedremo cosa accadrà… - sospira, posa il capo sulla spalla di Kurt – Se non dovessi rientrare tra i primi tre non sarebbe la fine del mondo: la vita continua, ne avrò tante di occasioni. Dopo tutto, sono brava!”
“La migliore!” puntualizzo, conoscendo le capacità della mia amica.
“E mentre voi starete nella Grande Mela io diventerò un’irlandese modello, imparerò una nuova lingua e con un po’ di fortuna troverò un buon lavoro.” Interviene Prudence, anche lei in partenza per Dublino.
“Devi proprio andare? – pigolo, assumendo un’espressione triste – Dublino è così lontana, c’è un oceano che la divide all’America e poi… insomma, sei proprio sicura di voler andare, di lasciare l’assolata Los Angeles per l’uggiosa irlanda?”
“Temo di sì, almeno fino a quando Iwan non terminerà i suoi studi.  Dopo, chissà, magari torneremo in America, oppure ci trasferiremo a Londra, a Parigi, a Tokio!”
“Tu e la tua dannata passione per il Giappone! – Logan sospira, scuote la testa – So come andrà a finire, so che un giorno ti chiameremo e ci dirai che sei dall’altra parte del mondo, a mangiare sushi e chissà che altro.”
“Vedremo, non escludo nulla…” Prue lascia la frase in sospeso, sorride sorniona.
“In questo caso, – interviene Kurt, alzando a mezz’aria un bicchiere – propongo un brindisi: ai viaggi, al nostro animo di avventurieri che ci porterà lontano.”
“A noi!” esclamo, alzando a mia volta il mio bicchiere, avvicinandolo a quelli dei miei amici con i quali va a cozzare leggermente, provocando un rumore sordo.
Mi mancherà tutto questo, penso mentre sorseggio la mia birra, mi mancherà dannatamente ma sono sicura che, ovunque le nostre vite ci condurranno, non importa dove o quanto lontano, saremo per sempre amici, potremo sempre contare l’uno sull’altra.


 
**



“Okay, questa è l’ultima! – esclama Logan, infilando anche l’ultima valigia nel bagagliaio stracolmo della sua macchina che a fatica riesce a chiudere – Siamo pronti per partire!”
Occhi bassi, rispondo a Logan con un sorriso abbozzato e alzato successivamente il viso guardo per l’ultima volta il malconcio palazzo in cui ho vissuto con Logan per cinque mesi; inizialmente l’ho reputata una topaia, ma ora che è giunto il momento di andare, di lasciarmela alle spalle realizzo che mi mancherà quel posto, così come mi mancherà Los Angeles, il Sunset, il Whiskey a Go Go, i negozietti vintage che Prudence mi ha fatto scoprire in questo anno, i suoi parchi e le spiagge di Malibu.
“Candy, va tutto bene?” mi chiede Logan, apprensivo, posando una mano sul mio braccio.
“Sì, tutto bene. – rispondo, posando la mia mano sulla sua – E’ solo che mi mancherà questo posto, il tuo bilocale, tutto questo.”
“Mancherà anche a me, ma pensa che stiamo partendo verso un’avventura, una nuova vita che ci aspetta e, soprattutto, che saremo insieme.”
“Insieme. - ripeto, annuendo e alzandomi sulle punte lo bacio – Avanti, è meglio se andiamo se non vogliamo trovare traffico.”
“Sì, credo sia meglio.” Concorda, entrando in macchina, dal lato del guidatore.
Ci aspetta un lungo viaggio fino a New York, probabilmente faremo una sosta di una notte da qualche parte per strada, e arriveremo a destinazione non prima di domani.
“Logan?” lo chiamo una volta seduti in macchina, mentre sta armeggiando con le chiavi e lui mi guarda con la coda dell’occhio, in attesa della mia domanda.
Vorrei dirgli di non lasciarmi mai, dirgli che lo amo, che una parte di me è terrorizzata; vorrei dirgli di abbracciarmi, di stringermi e di promettermi che andrà tutto bene, che saremo sempre insieme qualsiasi cosa accadrà, ma so che chiedere questo non è possibile, che sarebbe sciocco, perché nessuno sa cosa riserva il domani, cosa potrebbe capitare alle persone, a noi stessi, ai nostri sentimenti.
“Nulla, nulla. – dico infine, scuotendo la testa – E’ solo che sono felice, davvero felice.”
Logan sorride, si sporge verso di me per baciarmi con dolcezza e a pochi centimetri dal mio viso sussurra: “Sì, anche io.”



 

*



Angolo Autrice: Salve a tutti! Finalmente sono riuscita ad aggiornare nei tempi previsti! La storia è finita, questo è l'ultimo, vero capitolo prima dell'epilogo finale che arriverà entro massimo la settimana prossima. Le vite dei nostri ragazzi hano preso nuove strade, strade che scopriremo nell'epilogo - ambientato nel 2015 -  dove li hanno portati.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e ringrazio tutti voi che dall'inizio seguite questa storia. Le recensioni fanno sempre molto piacere, quindi vi invito a lasciarmene qualcuna se vi va.
Per chi fosse interessato, di seguito ci sono le mie altre storie originali, tra cui la nuovissima "Nemesis: Relazioni Proibite" che ho pubblicato ieri.



Rette Parallele
Sunflower

Nemesis: Relazioni Proibite






Alla prossima,
V.
  
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