48. My Selene
– Hai un minuto?
Voltatosi a guardare
il suo interlocutore, Kei si corrucciò immediatamente nel trovarsi
ad incrociare un paio d'occhi castano chiaro.
Takumi Shinnosuke
gli stava bello che impalato davanti, con le mani in tasca e
quell'irritante sorriso quieto stampato in volto. Una visione che il
dranzerblader aveva già bollato come fin troppo irritante dal primo
momento in cui l'aveva visto.
Che diavolo voleva
da lui quella sottospecie di fighetto?
– Vorrei
parlarti..
Ah ecco. Grazie
tante, fin lì non c'era arrivato.
– E di cosa?
Quel suo sorriso si
accentuò appena – Se vuoi saperlo dovrai seguirmi.
Be', se credeva che
questo gli sarebbe valso qualcosa, si sbagliava di grosso. Era già
pronto a voltargli le spalle e lasciarlo lì impalato come un
allocco, quando la voce dell'Aquila lo anticipò sul nascere.
“Non vuoi
sapere cos'ha davvero a che fare questo tizio con Yuki?”
Merda. Certo
che voleva saperlo.
Assottigliando la
piega delle labbra per non esternare alcuna smorfia, tornò a
focalizzare la figura del ragazzo dai capelli biondicci ancora in
attesa di fronte a lui. Gli concesse appena un cenno d'assenso del
capo, prima di seguirlo sino all'ascensore. Salirono sul tetto
dell'azienda, trovandolo deserto nonostante l'ora di pausa, visto il
maltempo che si stava preannunciando su Tokyo.
Il vento che sferzò
loro i vestiti avrebbe fatto rabbrividire persino il dranzerblader,
non fosse per lo stato di assoluta apatia che lo aveva assalito da
due giorni a quella parte. In fin dei conti, niente poteva essere
peggio della sorda sensazione di vuoto che gli premeva al centro del
petto come un macigno.
Si limitò pertanto
a ficcarsi le mani in tasca, seguendo la sua guida sino a un punto un
po' più riparato dietro l'angolo formato dalla cabina d'accesso a
quell'area, prima che questi si voltasse a fronteggiarlo.
– Allora? – gli
domandò senza mezzi termini, apatico.
Sul volto di
Shinnosuke comparve un mezzo sogghigno.
– Volevo solo
ringraziarti – esordì lui con calma, suscitando nel blader una
certa perplessità che si guardò bene dall'esternare – ..per
esserti fatto scappare una come la Natsuki. Immagino che, per uno
come te, la cosa non abbia poi tutta questa importanza, giusto?
Sbagliato.
Per una volta non
raccolse la provocazione, limitandosi a deviare il proprio sguardo su
un punto indefinito dell'orizzonte. Il cielo denso di nubi era quasi
del tutto grigio, fatta eccezione per una linea più chiara proprio
in prossimità di quella linea inframmezzata da quei pochi
grattacieli che rivaleggiavano in altezza con quello su cui erano
loro attualmente.
Si sentiva come se
ormai le cose avessero perso il loro significato. Niente più aveva
un senso, nel mondo che lo circondava.
– Sai, non credevo
che una ragazza come lei potesse interessarsi ad uno come te.. ma
devo ammettere che il fascino del teppista ha sempre il suo effetto.
Be', grazie a te non vorrà più saperne di tipi del genere,
immagino.. il ché rende tutto più facile per me.
A quelle parole, un
sopracciglio gli saettò verso l'alto mentre tornava repentinamente a
fissare il suo interlocutore. Il ragazzo dagli occhi d'ambra lo
scrutava con quel suo irritante sogghigno stampato in volto, cosa che
gli fece irrigidire i muscoli di braccia e spalle, iniziando ad
avvertire un certo formicolio alle mani. Tuttavia non si mosse, né
disse alcunché, così fu l'altro ancora una volta a riempire il
silenzio venutosi a creare.
– Ma dimmi.. ci sa
fare a letto?
“Non sono
affari tuoi, stupido figlio di puttana!” imprecò fra sé e sé,
limitandosi a tenere il suo sguardo di brace su di lui.
“Sta solo
cercando di provocarti, non ascoltarlo” lo ammonì la sua
bitpower dall'interno di Dranzer.
Lo sapeva, ma il
sentirgli parlare di Yukiko in quei termini stava mettendo a dura
prova il suo stesso autocontrollo. E, come se non bastasse, pareva
che non avesse ancora finito.
– Dev'essere
piuttosto brava, a giudicare il fatto che abbia saputo attirare la
tua attenzione, dico bene? Il grande Kei Hiwatari non è
sicuramente fatto per le storie serie..
– Non credo che
questi siano affari tuoi – sibilò a quel punto, reagendo per la
prima volta a quelle provocazioni a senso unico.
L'occhiata che
scoccò al suo interlocutore fu carica di una silenziosa minaccia,
sebbene la sua espressione non ebbe alcun tremito. Rimase
impassibile, nonostante si sentisse ribollire nell'animo, giovando
del ferreo autocontrollo che aveva sviluppato molti anni prima. No,
non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione, decise.
Si strinse
maggiormente nella propria giacca, senza per questo riuscire ad
impedirsi di rabbrividire ad un'altra folata di vento che la investì
in pieno. Aveva suo malgrado seguito il suggerimento di quel
biglietto anonimo ed era salita fin sul tetto del grattacielo, che
aveva trovato deserto proprio come le era stato detto. Tuttavia, al
lieve sospiro che le era salito dal petto, era seguita una voce ed un
nome fin troppo conosciuto perché non le facesse l'effetto di una
stilettata in pieno petto.
Sgranando gli occhi
e preda di un panico che le aveva attanagliato il cuore in una morsa,
s'era guardata intorno aspettandosi di vedersi Kei alle spalle, e
invece così non era stato. Soltanto dopo un istante di più, aveva
capito che quelle voci provenivano da dietro l'angolo di quel muro in
cemento che divideva la rampa di scale dall'ambiente esterno.
– Non credo che
questi siano affari tuoi.
Il cuore ebbe un
sobbalzo nel suo petto, riconoscendo quel timbro di voce fin troppo
facilmente.
Si premette contro
la parete, sporgendosi oltre il bordo d'intonaco soltanto quel tanto
che le bastò per scoccare alla zona più riparata un'occhiata quanto
più rapida possibile. Un istante dopo era di nuovo al coperto, gli
occhi strettamente chiusi nel tentativo di tener a freno i propri
pensieri e le proprie emozioni.
Quelli erano Kei e
Shinnosuke.
Che cosa facevano lì
sul tetto?
“Sembra che
stiano parlando di te..” le rivelò con tono pacato Night,
comparendole sopra la testa.
Sollevando lo
sguardo di scatto sul suo bitpower, lo vide sporto ad assistere alla
scena e quasi le scappò un urletto di sorpresa, soffocato
repentinamente dalle sue stesse mani, che l'aiutarono a tapparsi la
bocca in quel fugace momento di razionalità.
Lui abbassando lo
sguardo le sorrise sornione, prima di dirle con aria imperturbabile:
“Faresti meglio ad ascoltare, secondo me.”
In quel momento la
voce del suo compagno di corso tornò a farsi sentire e lei, suo
malgrado, aguzzò le orecchie, trattenendo il fiato.
– ..hai ragione,
non lo sono. Tuttavia sono piuttosto bravo a farmi gli affari degli
altri.. – il tono di quell'affermazione le risuonò quasi
canzonatorio – ..in fin dei conti, mi perdonerai se ho tratto le
mie conclusioni in merito. Infondo, un ragazzino viziato come te,
nato e cresciuto nella bambagia in seno ad una famiglia tanto
importante e potente, non avrà nulla da obiettare a ciò che sto
dicendo.
Yukiko fu assalita
da una confusione che minacciò di farle girare la testa. Di che
stavano parlando ora? Che cavolo stava succedendo?!
– Nessun mistero
che tu ti sia già stufato di una come la Natsuki, dico bene? Ti
sarai ormai abituato ad usare le persone senza curarti dei loro
sentimenti.. uno come te come potrebbe fare altrimenti, non avendo
mai dovuto curarsi di nulla e di nessuno all'infuori di sé stesso? –
quella domanda retorica risuonò in tutto il suo veleno, trasportata
dal vento, e la nightblader si ritrovò a stringere i pugni lungo i
fianchi in risposta ad una scintilla di contrarietà che le si
infiammò in fondo all'animo.
Non era così. Non
era come stava insinuando il castano.
In quei brevi
momenti di silenzio fra una frase e l'altra, Yukiko venne assalita da
una serie di pensieri tanto frenetici quanto conflittuali.
Le tornò alla mente
ciò che quello stesso ragazzo le aveva detto due giorni prima su
quel tetto, quelle parole apparentemente gentili che ora, alla
luce dei fatti in corso, stavano assumendo una piega del tutto nuova
nella sua coscienza. Possibile che si fosse trattato di una cortesia
di facciata? Che la sua prima impressione in realtà fosse tanto
errata, su quel tipo che giorni prima le aveva dato una mano in
corridoio?
Perché mai si
trovava a fronteggiare Kei per quanto accaduto a lei? Nessuno si
sarebbe comportato a quel modo nelle sue condizioni; nessuno che non
avesse un buon motivo per farlo.. un tornaconto di qualche genere. E
poi il dubbio più incisivo: e se non fosse stata altro che una
tattica, fin dall'inizio? Un modo per arrivare a quello che stava
accadendo? Per arrivare a lui?
Una nuova ondata di
gelo le si insinuò al centro del petto, accompagnata da un flebile
quanto breve mezzo sorrisetto carico di amarezza. L'attimo seguente
venne distolta da tutti quei pensieri dalla replica del dranzerblader
a quelle recriminazioni.
– Non ho
intenzione di perdere tempo ad ascoltare simili stronzate da uno come
te – intervenne Kei a quel punto, con tutta la sua freddezza
abituale.
– No, certo che no
– ribadì subitaneamente l'altro, imperturbabile. Non riuscendo a
trattenere l'impulso di gettare un'altra occhiata oltre il suo
riparo, la mora si sporse nuovamente e questa volta vide la figura
del blader di fuoco parzialmente voltata in sua direzione, con il
volto e lo sguardo ancora rivolti al suo interlocutore, che aveva la
medesima espressione saccente di prima mentre continuava come se
niente fosse – Dev'essere stato fin troppo facile per te..
vezzeggiato ed accontentato in tutto e per tutto in ogni richiesta
più stupida. Un simile bamboccio viziato come può sapere cosa
voglia dire sentirsi usato e poi gettato via?
Il respiro di Yukiko
le si smorzò in gola mentre una vampata di calore scacciò il gelo
che aveva in corpo tutto d'un tratto, l'adrenalina che improvvisa le
si riversò in circolo sino a farle stringere convulsamente le mani a
pugno lungo i fianchi e serrare i muscoli della mascella, preda di
un'unica domanda istintiva.
Come si permetteva
di parlargli a quel modo?
Lei era fin troppo
consapevole di quanto si stesse sbagliando quel.. quello stronzo
su Kei e per questo poteva indovinare anche l'effetto che quelle
parole velenose stessero avendo sul dranzerblader. Lo vide
distogliere lo sguardo per rivolgerlo al pavimento, la frangia
argentea che, smossa dal vento, gli proiettò un'ombra sul viso
delineato di un'espressione carica di tensione.
La stessa che stava
avendo il sopravvento su di lei.
“Non farti
andare il sangue alla testa” la ammonì il suo bitpower.
Tentò di seguire il
suo consiglio ed inspirò, gonfiando i polmoni...
– Scommetto che
non è la prima volta che lo fai.. – le giunse ancora la voce del
castano – Uno come te non ci penserà due volte, immagino, a
tradire chi gli sta intorno. Tanto, a che servono gli amici quando si
hanno soldi e potere, dico bene?
...per poi fallire
miseramente e perdere il controllo, a quell'ultima provocazione
maligna.
Stringendo i denti,
la nightblader non poté più starsene con le mani in mano. Non
poteva più sopportare di sentire denigrare a quel modo quello che,
fino a due giorni prima, era stato la persona più importante per
lei.. no, in realtà lo era ancora, nonostante quanto accaduto fra
loro. In realtà lo amava ancora allo stesso modo, per quanto il
pensiero di non essere ricambiata la faceva soffrire.
Fissò il suo
sguardo di smeraldo sul biondino innaturale nell'uscire dal proprio
riparo, stagliandosi in una posa dritta e rigida contro lo sfondo del
giardino pensile che era il tetto del grattacielo. Perfettamente
consapevole della propria espressione marmorea, cristallizzata in una
tensione che le permeava ogni muscolo, avanzò con passo misurato e
privo di indecisione, ignorando lo sguardo dell'erede della famiglia
Hiwatari finché non lo superò. Si fermò soltanto quando, in
completa balia delle proprie emozioni, fu di fronte a Shinnosuke, che
per contro le sfoggiò un sorriso tanto quieto quanto artificioso.
– Ehi, Natsuk..
*SCIAFF*
Lo colpì a mano aperta in pieno volto con tutta la forza di cui era
capace, facendolo barcollare un paio di passi indietro, fissandolo
senza mai distoglier il proprio sguardo carico d'odio e sdegno. Il
malmenato si portò una mano al volto, impiegando un paio di secondi
per riaversi dal profondo stupore che tradiva la sua stessa
espressione e lei attese che trovasse la forza di risollevare il suo
sguardo su di lei, prima di aprire bocca, il braccio destro di nuovo
abbassato lungo il fianco.
– Non permetterti mai più – lo avvertì in un sibilo, riversando
nel proprio tono tutto il gelo che si era portata dentro nelle ultime
quarantotto ore. Per contro, i suoi occhi verdi mandarono lampi
all'indirizzo dell'altro – Come osi? Come puoi permetterti di dire
certe cose, senza sapere nulla di ciò che lo riguarda? – stava
bruciando, era questa la sua personale impressione mentre una smorfia
le delineò le labbra, un chiaro indizio per chi la stava fissando
con tanto d'occhi in quel momento. Le mani di nuovo chiuse a pugno le
tremarono, così come quel tremito le salì lungo le braccia. Fece un
passo avanti, minacciosa nella sua modesta statura, senza più alcun
freno – Tu non sai niente di lui! Non sai assolutamente nulla,
quindi non ti azzardare mai più!
Voleva colpirlo un'altra volta - ormai sentiva di non capire più
nulla - e l'avrebbe fatto se una mano non l'avesse trattenuta,
afferrandole il braccio sinistro poco sopra il gomito. Voltandosi di
scatto con la medesima espressione accusatoria e combattuta, si
ritrovò ad incrociare due occhi dai riflessi porpora tanto magnetici
da smorzarle il respiro e costringerla a sbattere le palpebre. Kei la
fissava con una sorpresa ed una meraviglia che l'aiutarono a
concentrarsi su qualcosa che non fosse il proprio improvviso scoppio
d'ira e quando quel sentimento iniziò a sfumare, la stanchezza e
l'incredulità presero il suo posto, insieme ad un acuto disagio.
Merda.
Aveva perso il controllo, facendo la figura della pazza.
Avvertendo i propri occhi iniziare a pungerle li abbassò con uno
scatto, preda di emozioni tanto intense quanto contrastanti, prima di
liberarsi della stretta altrui con uno strattone del braccio e
procedere ad ampie falcate oltre al ragazzo dai capelli argentei. Si
ritrovò a correre giù per le scale col fiato corto una manciata di
secondi più tardi, senza sapere bene dove stesse andando. Sapeva
solo di doversi allontanare il più in fretta possibile; di dover
scappare il più lontano possibile.. perché soltanto una volta che
fosse stata abbastanza lontana dalla fonte del suo profondo tormento,
sarebbe stata nuovamente abbastanza lucida da essere sé stessa.
Kei
era totalmente spiazzato.
Non ricordava di aver mai visto Yukiko tanto fuori di sé come in
quell'occasione. Nemmeno quella volta che lo aveva schiaffeggiato era
stata tanto arrabbiata, sebbene non potesse dire di esserne sicuro,
essendo i ricordi totalmente sfuocati a causa dell'alcol che aveva
ingurgitato quella sera.
Osservandola sparire dietro l'angolo fece un passo avanti, ma poi si
fermò di nuovo, rinunciando all'impulso di seguirla. Il ricordo di
ciò che era appena accaduto su quel tetto gli invase la mente,
smorzandogli il respiro, e si ritrovò a digrignare i denti.
Cazzo.
Si sentiva su di giri.
Sì, era decisamente su di giri per la grinta appena dimostrata dalla
moretta; per la veemenza con cui si era scagliata su quell'imbecille
di Shinnosuke. Eppure, la cosa che più lo aveva colpito era il
motivo che l'aveva spinta a reagire a quel modo: perché, per quanto
tentasse di trovare una risposta di qualche tipo, era evidente che
una parte di lui non riusciva proprio a capacitarsi di ciò che
l'aveva spinta a difenderlo così prontamente, dopo quel che era
accaduto due giorni prima su quello stesso tetto. Nessuno era mai
arrivato a tanto per lui.
“Perché
ti amo!” di nuovo
quelle uniche parole gli risuonarono nelle tempie, così com'era
accaduto per tutta la serata precedente.
– Che caratterino.. – commentò ironico l'altro ragazzo,
ricordandogli così la sua presenza.
Voltandosi a scoccargli un'occhiata di fuoco, il dranzerblader questa
volta non si curò affatto di trattenersi.
– Se provi ad avvicinarti a lei, giuro che ti ammazzo – ingiunse
con una freddezza senza pari, prima di specificare in un sibilo –
Lei è mia!
La minaccia insita in quella frase proferita in poco più di un
sussurro tagliente fece bloccare ogni muscolo del diretto
interessato, reazione che parve soddisfarlo in minima parte e che lo
convinse a voltargli le spalle, per seguire l'esempio della ragazza.
Lo lasciò lì per conto suo, raggiungendo la porta che dava sulle
scale, la mente che già correva su ben altri pensieri mentre lui ne
varcava la soglia.
Doveva trovare il modo di parlarle.
“Dovresti convincerla ad ascoltarti, prima..” gli
suggerì l'Aquila, diplomaticamente.
Sì, aveva ragione. Prima doveva trovare il modo di convincerla a non
scappare via appena lui tentava di avvicinarla. Nelle ultime
quarantotto ore non aveva avuto alcuna possibilità di affrontarla a
quattrocchi, quasi non era riuscito ad incrociarla. In azienda non
l'aveva intravista per più di pochi secondi ed ogni volta che aveva
provato a chiamarla al cellulare aveva finito per trovare il
dispositivo spento o non raggiungibile. Questo suo modo di fare, atto
ad evitarlo ed ignorarlo in ogni modo umanamente possibile, lo aveva
frustrato in una maniera che riteneva fosse impossibile da sopportare
per un semplice essere umano.
Per questo, alla fine aveva creduto che fosse davvero tutto andato
inevitabilmente a puttane.
Per questo si era trovato a gettare la spugna dopo quella
discussione, avendola suo malgrado interpretata come una rottura
definitiva.
Quanto accaduto pochi minuti prima invece cambiava
drasticamente le carte in tavola.
Non era finito proprio un accidente! Non finché lui non avesse avuto
la possibilità di dire la sua.
Perché lui la ricambiava e doveva farglielo sapere.
In preda a simili pensieri salì sull'ascensore per tornare ai piani
bassi, ma una volta che si furono richiuse le porte un messaggio gli
giunse sul cellulare. Tirandolo fuori dalla tasca lesse il mittente e
inarcò un sopracciglio.
Che voleva adesso quell'inopportuno di Takao?
Aprendo con uno sbuffo ed un'aria poco accondiscendente il messaggio,
ne lesse il breve contenuto. Gli stava chiedendo conferma della loro
presenza per Capodanno. Kei si ritrovò a fissare corrucciato il
display: se n'era totalmente dimenticato.
In un impeto di ottimismo ed ancora sull'onda di quella
determinazione che l'aveva assalito, gli mandò risposta affermativa,
prima di ritrovarsi a scorrere i vari messaggi degli altri ragazzi.
Quando si ritrovò a vagliare gli sms di due mesi prima, incappò in
quello di Max. Abbozzò un mezzo sorrisetto, rammentandone
perfettamente il contenuto anche senza aprirlo del tutto: gli aveva
suggerito di andare a visitare l'osservatorio di Los Angeles con la
sua compagna, cosa che lui alla fine aveva fatto, seguendone il
consiglio non richiesto.
Forse avrebbe dovuto chiedere un parere a qualcuno...
Rimuginò ancora un po' su quel frangente, prima che un altro
ricordo, più recente, relativo ad una serata passata sotto le stelle
gli riaffiorasse alla mente. E allora si ritrovò a sorridere fra sé
e sé, mentre deviava per raggiungere lo studio di suo padre e
prendersi il resto della giornata libera.
Forse aveva appena trovato la soluzione che stava cercando.
Quella sera Yukiko quasi non chiuse occhio dall'ansia. Rivisse nella
propria mente i fatti degli ultimi giorni ancora una volta, con
l'aggiunta questa volta di ciò che era accaduto quello stesso
meriggio, non senza darsi ripetutamente della stupida, sfogando la
frustrazione con silenziose lacrime di rabbia che si era asciugata
altrettanto freneticamente con il dorso delle mani e le maniche del
suo pigiama.
Sì, perché per quanto le cose potessero incasinarsi fra loro, lei
sarebbe sempre stata dalla sua parte.. dalla parte di Kei.
E quella era una consapevolezza difficile da accettare, per una ragazza orgogliosa come lei.
Per questo il mattino dopo fu quasi più arduo dei tre giorni
precedenti, per lei, alzarsi dal letto ed andare al lavoro. L'unica
cosa che la spronò a farsi vedere in cucina per la colazione fu il
fatto che quel giorno, almeno, non avrebbe avuto il corso alla
Hiwatari, ma avrebbe potuto tranquillamente andare
direttamente alla sede della N.C. Con un po' di fortuna non avrebbe
incrociato il dranzerblader fino al primo pomeriggio, e per allora la
mora sperava ardentemente di aver raccolto al meglio la padronanza di
sé e della propria espressione.
Al terzo sorgere del sole di quella sorta di tragedia si sentì quasi
pronta ad andare avanti come se nulla fosse, assecondando il mondo
che, a discapito di tutto, continuava a girare imperterrito. Così,
malgrado i suoi timori, riuscì a dedicarsi al lavoro d'ufficio,
affianco sua madre in una riunione dell'ultimo minuto e dando buona
prova di sé in ambito finanziario, quando gli ultimi rapporti
riscontrarono un calo degli introiti pari al 2%.
La stessa signora Natsuki si rivelò sorpresa e preoccupata insieme,
quando la trattenne a fine riunione per chiederle come stesse.
– Tu lo sai, vero? – le aveva chiesto di rimando la figlia, con
assoluta calma e padronanza di sé, guardandola dritta negli occhi –
Sai cosa è successo..
Il suo silenzioso cenno d'assenso le aveva fatto nascere un triste
sorriso in viso e, senza dirle altro o rispondere alla sua prima
domanda, aveva semplicemente gettato la spugna, lasciando l'ufficio e
richiudendosi la porta alle spalle. Quando si ritrovò davanti
l'ampio spazio aperto dell'ufficio dei dipendenti però, più di un
capo si voltò nella direzione opposta ed alla mora parve persino di
incrociare per un attimo gli sguardi perplessi di Kanigawa e Miyako,
prima che anche queste tornassero a farsi gli affari loro. Nelle
ultime settimane passate a stretto contatto con quelle persone, la
mora aveva quasi avuto l'impressione che quell'ambiente di lavoro
fosse altrettanto efficiente nel far circolare pettegolezzi su
pettegolezzi e la cosa non poté che venirle confermata da una rapida
ispezione dell'ambiente e dei suoi occupanti.
Fu in quel momento che lui arrivò.
Sbucando dal corridoio, la sua figura si fermò immediatamente per
far vagare lo sguardo scuro per l'ambiente, finché non si posò su
di lei. Quando i loro occhi si incrociarono, per Yukiko fu come se
tutta l'aria venisse di nuovo risucchiata via dalla stanza, in
aggiunta ad una scarica di adrenalina che le fece sussultare il cuore
ormai a pezzi. Come le volte precedenti, non riuscì a sostenere
quegli occhi d'ametista e preferì abbassare i propri, voltandosi per
procedere dritta alla propria scrivania senza una sola parola.
“Quanto ancora hai intenzione di andare avanti così?” le
domandò seccato Night.
Finché non si sarebbe più sentita morire nell'incrociarne il solo
sguardo, per lo meno.
“Non hai preso in considerazione l'idea di ascoltare la sua
risposta, vero?”
No, certo che no. Per questo fin'ora s'era impegnata con tutta sé
stessa ad evitarlo, sia in ufficio che fuori. Non era masochista,
l'aveva capito che lui non era disposto ad affrontare i loro genitori
per lei; quindi perché continuare a tormentarsi? Probabilmente
sarebbe stato meglio per tutti troncare la cosa ora che erano in
tempo, prima di arrivare ad odiarsi a causa della sua stessa
insofferenza. Se non avessero dovuto continuare a lavorare insieme,
probabilmente il discorso sarebbe stato diverso, ma non poteva
rimetterci anche la sua professionalità. L'azienda di famiglia era
tutto ciò che le rimaneva, a quel punto.
Una parte di lei sentì di capire per la prima volta ciò che aveva
provato sua madre dopo la morte di suo padre, un pensiero che le fece
nascere un velato sorriso amareggiato a fior di labbra mentre
prendeva posto sulla propria sedia e si rimetteva al lavoro.
Dopo quel fugace scambio di sguardi, il pomeriggio procedette tutto
sommato tranquillo, senza che fra i due vi fossero altri contatti
diretti e la nightblader riuscì quasi a dimenticarsi della sua
presenza. Quasi, perché le bastava sollevare un attimo lo sguardo
dalla sua scrivania per volgerlo automaticamente verso quella del
ragazzo, abitudine piuttosto autolesionistica per lei in effetti, che
si maledisse più di una volta per la propria stupidità.
Quel pomeriggio, per l'appunto, il numero di volte che fu mandata a
raccogliere fascicoli ed a fare fotocopie da allegare ad importanti
documenti fu più alto del solito, cosicché si ritrovò più spesso
a lasciare la propria scrivania in quelle ultime quattro ore che nei
tre giorni precedenti.
Per questo, quando finalmente poté riavvicinarsi al suo posto, fu
soltanto quando ormai era orario per lei di staccare. Premurandosi di
spegnere il computer della sua postazione, soltanto a quel punto si
accorse, vagliando gli oggetti presenti, della presenza di una
custodia squadrata di un CD appoggiata delicatamente sulla tastiera
altrimenti sgombra.
Su di essa, in uno spesso pennarello nero indelebile, era scritto in
caratteri occidentali un “X Yuki” il cui spessore
delle lettere doveva essere stato ricalcato un paio di volte, prima
che l'autore fosse soddisfatto. Prendendo l'oggetto di plastica fra
le mani, si guardò brevemente intorno, cercando di indovinare chi
glielo avesse potuto lasciare, ma non incrociò neanche uno sguardo
nella sua rapida ricerca. Così tornò ad esaminare la scatola in
plastica trasparente, rigirandosela una volta sola fra le mani, prima
che la sveglia che aveva impostato sul suo cellulare l'avvisasse
vibrando che il suo orario di lavoro era ufficialmente terminato.
Lasciando perdere la ricerca del mittente si ficcò il CD in borsa e
raccolse il proprio giubbotto, salutando il suo diretto supervisore e
lasciando l'ufficio.
Accomodatasi in auto, la prima cosa che fece fu accendere la radio,
facendo partire il CD che v'era ancora all'interno del lettore. Per
tutto il viaggio in macchina sino a che non spense l'auto nel
vialetto di casa propria tuttavia, non riuscì in alcun modo ad
ascoltare fino alla fine un solo brano dell'MP3 selezionato e quando
finalmente spense la radio e scese, sbuffò di insoddisfazione e
nervosismo.
Entrata in casa neanche si prese la briga di togliersi il cappotto.
Si sfilò le scarpe con rapidità e scalza salì in fretta le scale,
apprezzando quelle poche ore di solitudine e quiete che l'attendevano
prima del ritorno del suo unico genitore. Neanche accese le luci,
facendosi bastare la scarsa luminosità di quel pomeriggio autunnale
per salire i gradini a due a due ed arrivare in camera.
Soltanto quando si fu richiusa la porta alle spalle ed ebbe lanciato
cappotto e borsa porta-documenti sul letto, quest'ultima si aprì
lasciando scivolare sulle coperte la custodia squadrata del CD
trovato al lavoro. Ricordandosi di quest'ultimo e di nuovo preda di
uno strano presentimento, si avvicinò di qualche passo,
raccogliendolo fra le mani per rigirarselo fra le stesse. Nella
penombra della camera lo osservò riflettendo fra sé e sé per una
manciata di istanti, prima di raggiungere finalmente l'interruttore
ed accendere la luce. Appena ne aprì il coperchio, un biglietto
scivolò sul pavimento con un fruscio di carta ed un ticchettio
delicato, tanto che, se non fosse stata così attenta nel maneggiare
l'oggetto, la cosa le sarebbe passata inosservata. Tardò comunque a
raccoglierlo, perdendosi a fissare la scritta a caratteri cubitali
sul lato superiore del compact disc, tracciata con lo stesso
pennarello nero che era stato usato anche sull'etichetta del
coperchio. Questa volta le lettere formavano la parola arcuata:
Listen.
Inarcando un sopracciglio, la nightblader scoccò un'occhiata al
proprio stereo, prima di seguire il suggerimento ed inserire il disco
nel lettore CD dello stesso. Appena premette, le prime note di
chitarra elettrica inondarono la sua camera, ricordandole di aver
lasciato il volume insolitamente alto. Stava per abbassarlo quando il
cantante attaccò con la prima strofa, facendola frenare con il
braccio ancora teso e le dita che quasi era giunte a sfiorare la
manopola.
Nocturnal
poetry,
Dressed in the whitest silver, you'd smile at me
Every night I wait for my sweet Selene
Dressed in the whitest silver, you'd smile at me
Every night I wait for my sweet Selene
But,
still..
Non poteva essere. Quella voce...
Fece un passo indietro, troppo sconvolta per osare distogliere lo
sguardo dal suo stereo che, imperterrito, continuò a leggere la
traccia impressa sul CD al suo interno.
Solitude's
upon my skin
A life that's bound by the chains of reality
Would you let me be your Endymion?
A life that's bound by the chains of reality
Would you let me be your Endymion?
Le labbra le tremarono quando si schiusero per aiutarla a respirare
di nuovo, prima che lei vi premesse le mani sopra, gli occhi ancora
spalancati di fronte a sé. Eppure non vedeva più chiaramente lo
stereo, completamente sopraffatta dalla canzone che le stava
riempiendo le orecchie nota dopo nota, parola dopo parola.
Quella voce...
I
would bathe in your moonlight, and slumber in peace
Enchanted by your kiss in forever sleep
Enchanted by your kiss in forever sleep
Gli occhi verdi le si riempirono di lacrime, offuscandole la vista
quel che bastò ad indurla a sbattere le palpebre una volta soltanto.
Lasciando scivolare quindi la mano destra dalla bocca al centro del
petto, lì la tenne, il cuore che subito sotto quel punto le batteva più veloce di
quanto avrebbe umanamente creduto possibile.
But
until we unite
I live for that night
Wait for time
Two souls entwine
I live for that night
Wait for time
Two souls entwine
Quello non era il cantante originale.
Il ragazzo che aveva inciso su disco quella canzone non poteva essere
altri che lui.
In
the break of new dawn
My hope is forlorn
Shadows, they will fade
But I'm always in the shade
Without you...
My hope is forlorn
Shadows, they will fade
But I'm always in the shade
Without you...
Sorpresa. Sconvolta. Senza parole. S'era ridotta a questo la giovane
Natsuki, la quale fece un altro passo indietro e per questo andò a
calpestare il foglietto di carta precedentemente caduto e dimenticato
sul pavimento. Fu a quel punto che ella si chinò a raccoglierlo,
tesa tanto da trasmettere il tremito alle mani mentre lo spiegava e
si apprestava a leggerne il contenuto con il cuore in gola ed il
respiro corto. Il testo, scritto in giapponese, all'inizio le parve
quasi incomprensibile a causa del contrasto con le lettere
occidentali con cui aveva avuto fin'ora a che fare, ma dopo un
istante riuscì a far ingranare il cervello quel poco necessario per
tradurre ciò che vedeva in parole nella propria mente.
“Sarai la mia Selene? K.”
Lesse quelle poche parole più volte, mentre la canzone presente sul
CD si avvicinava alla sua conclusione, finché non giunse l'ultima
strofa e ciò che seguì fu soltanto il silenzio. Un silenzio
assordante, che le rimbombò nella mente più di quanto la musica era
riuscita a fare poco prima.
Quando trovò la forza di muoversi, fece ripartire la canzone
dall'inizio, rimanendo ad ascoltarla ancora ed ancora, senza mai
lasciare andare quel foglietto. Lo tenne stretto nel palmo come ci si
aggrapperebbe ad una fune di salvataggio, mentre la voce di lui
continuava a cantare, una nota dopo l'altra, senza mancarne una.
Al quarto giro, la prima lacrima le rigò la guancia destra, in
concomitanza di un gioioso quanto timido sussulto del cuore.
Kei le aveva cantato una canzone.
“Ascolterai ciò che ha da dire?” le chiese a basso tono
il suo migliore amico.
Lei annuì con un cenno del capo, senza voce.
...continua.
[ANGOLO AUTRICE]
Buongiorno e buon inizio settimana a tutte/i!!
Allora, ben sapendo che il lunedì per molti non è un giorno proprio felicissimo e facile da affrontare, ho pensato che magari un nuovo aggiornamento potesse risollevarvi il morale! *-* ci ho preso? Che ne dite, può essere valsa la pena?
Ecco l'altro capitolo più importante della fanfiction XD sì, lo considero tale - ancor più importante del capitolo scorso - proprio perché finalmente qui qualcuno (uno a caso *guarda Kei di sottecchi*) si da' finalmente una mossa. Allora, che ne pensate?? Mi sento nervosa >.< aiuto.. siate clementi con me.. ç.ç
Spero di essermi un po' fatta perdonare per il capitolo precedente comunque, so che almeno una di voi sperava ardentemente che non li facessi litigare XD scusami Lu-chan, anche se me l'hai chiesto in ginocchio non ho potuto accontentarti! Purtroppo era la prassi.. ma con questo cap spero di essere riuscita a rimediare... mi perdoni? *-*
Non potete farci niente, sono un'inguaribile romantica in fondo in fondo, quindi... vi saluto e resto in trepidante attesa!
baci a tutti!!
Kaiy-chan
P.S. Vi piace la canzone? XD Sono diventata matta per trovare qualcosa di romantico ma non sdolcinato, ve lo giuro, sia come musica che come testo! E' da più di dieci capitoli che cercavo qualcosa di adatto ma alla fine ho optao per My Selene dei Sonata Arctica (il link lo trovate nel titolo).. fatemi sapere il vostro parere, mi raccomando!