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Autore: Kaiyoko Hyorin    26/01/2015    5 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
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– Hai un minuto?
Voltatosi a guardare il suo interlocutore, Kei si corrucciò immediatamente nel trovarsi ad incrociare un paio d'occhi castano chiaro.
Takumi Shinnosuke gli stava bello che impalato davanti, con le mani in tasca e quell'irritante sorriso quieto stampato in volto. Una visione che il dranzerblader aveva già bollato come fin troppo irritante dal primo momento in cui l'aveva visto.
Che diavolo voleva da lui quella sottospecie di fighetto?
– Vorrei parlarti..
Ah ecco. Grazie tante, fin lì non c'era arrivato.
– E di cosa?
Quel suo sorriso si accentuò appena – Se vuoi saperlo dovrai seguirmi.
Be', se credeva che questo gli sarebbe valso qualcosa, si sbagliava di grosso. Era già pronto a voltargli le spalle e lasciarlo lì impalato come un allocco, quando la voce dell'Aquila lo anticipò sul nascere.
Non vuoi sapere cos'ha davvero a che fare questo tizio con Yuki?
Merda. Certo che voleva saperlo.
Assottigliando la piega delle labbra per non esternare alcuna smorfia, tornò a focalizzare la figura del ragazzo dai capelli biondicci ancora in attesa di fronte a lui. Gli concesse appena un cenno d'assenso del capo, prima di seguirlo sino all'ascensore. Salirono sul tetto dell'azienda, trovandolo deserto nonostante l'ora di pausa, visto il maltempo che si stava preannunciando su Tokyo.
Il vento che sferzò loro i vestiti avrebbe fatto rabbrividire persino il dranzerblader, non fosse per lo stato di assoluta apatia che lo aveva assalito da due giorni a quella parte. In fin dei conti, niente poteva essere peggio della sorda sensazione di vuoto che gli premeva al centro del petto come un macigno.
Si limitò pertanto a ficcarsi le mani in tasca, seguendo la sua guida sino a un punto un po' più riparato dietro l'angolo formato dalla cabina d'accesso a quell'area, prima che questi si voltasse a fronteggiarlo.
– Allora? – gli domandò senza mezzi termini, apatico.
Sul volto di Shinnosuke comparve un mezzo sogghigno.
– Volevo solo ringraziarti – esordì lui con calma, suscitando nel blader una certa perplessità che si guardò bene dall'esternare – ..per esserti fatto scappare una come la Natsuki. Immagino che, per uno come te, la cosa non abbia poi tutta questa importanza, giusto?
Sbagliato.
Per una volta non raccolse la provocazione, limitandosi a deviare il proprio sguardo su un punto indefinito dell'orizzonte. Il cielo denso di nubi era quasi del tutto grigio, fatta eccezione per una linea più chiara proprio in prossimità di quella linea inframmezzata da quei pochi grattacieli che rivaleggiavano in altezza con quello su cui erano loro attualmente.
Si sentiva come se ormai le cose avessero perso il loro significato. Niente più aveva un senso, nel mondo che lo circondava.
– Sai, non credevo che una ragazza come lei potesse interessarsi ad uno come te.. ma devo ammettere che il fascino del teppista ha sempre il suo effetto. Be', grazie a te non vorrà più saperne di tipi del genere, immagino.. il ché rende tutto più facile per me.
A quelle parole, un sopracciglio gli saettò verso l'alto mentre tornava repentinamente a fissare il suo interlocutore. Il ragazzo dagli occhi d'ambra lo scrutava con quel suo irritante sogghigno stampato in volto, cosa che gli fece irrigidire i muscoli di braccia e spalle, iniziando ad avvertire un certo formicolio alle mani. Tuttavia non si mosse, né disse alcunché, così fu l'altro ancora una volta a riempire il silenzio venutosi a creare.
– Ma dimmi.. ci sa fare a letto?
Non sono affari tuoi, stupido figlio di puttana!” imprecò fra sé e sé, limitandosi a tenere il suo sguardo di brace su di lui.
Sta solo cercando di provocarti, non ascoltarlo” lo ammonì la sua bitpower dall'interno di Dranzer.
Lo sapeva, ma il sentirgli parlare di Yukiko in quei termini stava mettendo a dura prova il suo stesso autocontrollo. E, come se non bastasse, pareva che non avesse ancora finito.
– Dev'essere piuttosto brava, a giudicare il fatto che abbia saputo attirare la tua attenzione, dico bene? Il grande Kei Hiwatari non è sicuramente fatto per le storie serie..
– Non credo che questi siano affari tuoi – sibilò a quel punto, reagendo per la prima volta a quelle provocazioni a senso unico.
L'occhiata che scoccò al suo interlocutore fu carica di una silenziosa minaccia, sebbene la sua espressione non ebbe alcun tremito. Rimase impassibile, nonostante si sentisse ribollire nell'animo, giovando del ferreo autocontrollo che aveva sviluppato molti anni prima. No, non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione, decise.


Si strinse maggiormente nella propria giacca, senza per questo riuscire ad impedirsi di rabbrividire ad un'altra folata di vento che la investì in pieno. Aveva suo malgrado seguito il suggerimento di quel biglietto anonimo ed era salita fin sul tetto del grattacielo, che aveva trovato deserto proprio come le era stato detto. Tuttavia, al lieve sospiro che le era salito dal petto, era seguita una voce ed un nome fin troppo conosciuto perché non le facesse l'effetto di una stilettata in pieno petto.
Sgranando gli occhi e preda di un panico che le aveva attanagliato il cuore in una morsa, s'era guardata intorno aspettandosi di vedersi Kei alle spalle, e invece così non era stato. Soltanto dopo un istante di più, aveva capito che quelle voci provenivano da dietro l'angolo di quel muro in cemento che divideva la rampa di scale dall'ambiente esterno.
– Non credo che questi siano affari tuoi.
Il cuore ebbe un sobbalzo nel suo petto, riconoscendo quel timbro di voce fin troppo facilmente.
Si premette contro la parete, sporgendosi oltre il bordo d'intonaco soltanto quel tanto che le bastò per scoccare alla zona più riparata un'occhiata quanto più rapida possibile. Un istante dopo era di nuovo al coperto, gli occhi strettamente chiusi nel tentativo di tener a freno i propri pensieri e le proprie emozioni.
Quelli erano Kei e Shinnosuke.
Che cosa facevano lì sul tetto?
Sembra che stiano parlando di te..” le rivelò con tono pacato Night, comparendole sopra la testa.
Sollevando lo sguardo di scatto sul suo bitpower, lo vide sporto ad assistere alla scena e quasi le scappò un urletto di sorpresa, soffocato repentinamente dalle sue stesse mani, che l'aiutarono a tapparsi la bocca in quel fugace momento di razionalità.
Lui abbassando lo sguardo le sorrise sornione, prima di dirle con aria imperturbabile: “Faresti meglio ad ascoltare, secondo me.
In quel momento la voce del suo compagno di corso tornò a farsi sentire e lei, suo malgrado, aguzzò le orecchie, trattenendo il fiato.
– ..hai ragione, non lo sono. Tuttavia sono piuttosto bravo a farmi gli affari degli altri.. – il tono di quell'affermazione le risuonò quasi canzonatorio – ..in fin dei conti, mi perdonerai se ho tratto le mie conclusioni in merito. Infondo, un ragazzino viziato come te, nato e cresciuto nella bambagia in seno ad una famiglia tanto importante e potente, non avrà nulla da obiettare a ciò che sto dicendo.
Yukiko fu assalita da una confusione che minacciò di farle girare la testa. Di che stavano parlando ora? Che cavolo stava succedendo?!
– Nessun mistero che tu ti sia già stufato di una come la Natsuki, dico bene? Ti sarai ormai abituato ad usare le persone senza curarti dei loro sentimenti.. uno come te come potrebbe fare altrimenti, non avendo mai dovuto curarsi di nulla e di nessuno all'infuori di sé stesso? – quella domanda retorica risuonò in tutto il suo veleno, trasportata dal vento, e la nightblader si ritrovò a stringere i pugni lungo i fianchi in risposta ad una scintilla di contrarietà che le si infiammò in fondo all'animo.
Non era così. Non era come stava insinuando il castano.
In quei brevi momenti di silenzio fra una frase e l'altra, Yukiko venne assalita da una serie di pensieri tanto frenetici quanto conflittuali.
Le tornò alla mente ciò che quello stesso ragazzo le aveva detto due giorni prima su quel tetto, quelle parole apparentemente gentili che ora, alla luce dei fatti in corso, stavano assumendo una piega del tutto nuova nella sua coscienza. Possibile che si fosse trattato di una cortesia di facciata? Che la sua prima impressione in realtà fosse tanto errata, su quel tipo che giorni prima le aveva dato una mano in corridoio?
Perché mai si trovava a fronteggiare Kei per quanto accaduto a lei? Nessuno si sarebbe comportato a quel modo nelle sue condizioni; nessuno che non avesse un buon motivo per farlo.. un tornaconto di qualche genere. E poi il dubbio più incisivo: e se non fosse stata altro che una tattica, fin dall'inizio? Un modo per arrivare a quello che stava accadendo? Per arrivare a lui?
Una nuova ondata di gelo le si insinuò al centro del petto, accompagnata da un flebile quanto breve mezzo sorrisetto carico di amarezza. L'attimo seguente venne distolta da tutti quei pensieri dalla replica del dranzerblader a quelle recriminazioni.
– Non ho intenzione di perdere tempo ad ascoltare simili stronzate da uno come te – intervenne Kei a quel punto, con tutta la sua freddezza abituale.
– No, certo che no – ribadì subitaneamente l'altro, imperturbabile. Non riuscendo a trattenere l'impulso di gettare un'altra occhiata oltre il suo riparo, la mora si sporse nuovamente e questa volta vide la figura del blader di fuoco parzialmente voltata in sua direzione, con il volto e lo sguardo ancora rivolti al suo interlocutore, che aveva la medesima espressione saccente di prima mentre continuava come se niente fosse – Dev'essere stato fin troppo facile per te.. vezzeggiato ed accontentato in tutto e per tutto in ogni richiesta più stupida. Un simile bamboccio viziato come può sapere cosa voglia dire sentirsi usato e poi gettato via?
Il respiro di Yukiko le si smorzò in gola mentre una vampata di calore scacciò il gelo che aveva in corpo tutto d'un tratto, l'adrenalina che improvvisa le si riversò in circolo sino a farle stringere convulsamente le mani a pugno lungo i fianchi e serrare i muscoli della mascella, preda di un'unica domanda istintiva.
Come si permetteva di parlargli a quel modo?
Lei era fin troppo consapevole di quanto si stesse sbagliando quel.. quello stronzo su Kei e per questo poteva indovinare anche l'effetto che quelle parole velenose stessero avendo sul dranzerblader. Lo vide distogliere lo sguardo per rivolgerlo al pavimento, la frangia argentea che, smossa dal vento, gli proiettò un'ombra sul viso delineato di un'espressione carica di tensione.
La stessa che stava avendo il sopravvento su di lei.
Non farti andare il sangue alla testa” la ammonì il suo bitpower.
Tentò di seguire il suo consiglio ed inspirò, gonfiando i polmoni...
– Scommetto che non è la prima volta che lo fai.. – le giunse ancora la voce del castano – Uno come te non ci penserà due volte, immagino, a tradire chi gli sta intorno. Tanto, a che servono gli amici quando si hanno soldi e potere, dico bene?
...per poi fallire miseramente e perdere il controllo, a quell'ultima provocazione maligna.
Stringendo i denti, la nightblader non poté più starsene con le mani in mano. Non poteva più sopportare di sentire denigrare a quel modo quello che, fino a due giorni prima, era stato la persona più importante per lei.. no, in realtà lo era ancora, nonostante quanto accaduto fra loro. In realtà lo amava ancora allo stesso modo, per quanto il pensiero di non essere ricambiata la faceva soffrire.
Fissò il suo sguardo di smeraldo sul biondino innaturale nell'uscire dal proprio riparo, stagliandosi in una posa dritta e rigida contro lo sfondo del giardino pensile che era il tetto del grattacielo. Perfettamente consapevole della propria espressione marmorea, cristallizzata in una tensione che le permeava ogni muscolo, avanzò con passo misurato e privo di indecisione, ignorando lo sguardo dell'erede della famiglia Hiwatari finché non lo superò. Si fermò soltanto quando, in completa balia delle proprie emozioni, fu di fronte a Shinnosuke, che per contro le sfoggiò un sorriso tanto quieto quanto artificioso.
– Ehi, Natsuk..
*SCIAFF*
Lo colpì a mano aperta in pieno volto con tutta la forza di cui era capace, facendolo barcollare un paio di passi indietro, fissandolo senza mai distoglier il proprio sguardo carico d'odio e sdegno. Il malmenato si portò una mano al volto, impiegando un paio di secondi per riaversi dal profondo stupore che tradiva la sua stessa espressione e lei attese che trovasse la forza di risollevare il suo sguardo su di lei, prima di aprire bocca, il braccio destro di nuovo abbassato lungo il fianco.
– Non permetterti mai più – lo avvertì in un sibilo, riversando nel proprio tono tutto il gelo che si era portata dentro nelle ultime quarantotto ore. Per contro, i suoi occhi verdi mandarono lampi all'indirizzo dell'altro – Come osi? Come puoi permetterti di dire certe cose, senza sapere nulla di ciò che lo riguarda? – stava bruciando, era questa la sua personale impressione mentre una smorfia le delineò le labbra, un chiaro indizio per chi la stava fissando con tanto d'occhi in quel momento. Le mani di nuovo chiuse a pugno le tremarono, così come quel tremito le salì lungo le braccia. Fece un passo avanti, minacciosa nella sua modesta statura, senza più alcun freno – Tu non sai niente di lui! Non sai assolutamente nulla, quindi non ti azzardare mai più!
Voleva colpirlo un'altra volta - ormai sentiva di non capire più nulla - e l'avrebbe fatto se una mano non l'avesse trattenuta, afferrandole il braccio sinistro poco sopra il gomito. Voltandosi di scatto con la medesima espressione accusatoria e combattuta, si ritrovò ad incrociare due occhi dai riflessi porpora tanto magnetici da smorzarle il respiro e costringerla a sbattere le palpebre. Kei la fissava con una sorpresa ed una meraviglia che l'aiutarono a concentrarsi su qualcosa che non fosse il proprio improvviso scoppio d'ira e quando quel sentimento iniziò a sfumare, la stanchezza e l'incredulità presero il suo posto, insieme ad un acuto disagio.
Merda.
Aveva perso il controllo, facendo la figura della pazza.
Avvertendo i propri occhi iniziare a pungerle li abbassò con uno scatto, preda di emozioni tanto intense quanto contrastanti, prima di liberarsi della stretta altrui con uno strattone del braccio e procedere ad ampie falcate oltre al ragazzo dai capelli argentei. Si ritrovò a correre giù per le scale col fiato corto una manciata di secondi più tardi, senza sapere bene dove stesse andando. Sapeva solo di doversi allontanare il più in fretta possibile; di dover scappare il più lontano possibile.. perché soltanto una volta che fosse stata abbastanza lontana dalla fonte del suo profondo tormento, sarebbe stata nuovamente abbastanza lucida da essere sé stessa.


Kei era totalmente spiazzato.
Non ricordava di aver mai visto Yukiko tanto fuori di sé come in quell'occasione. Nemmeno quella volta che lo aveva schiaffeggiato era stata tanto arrabbiata, sebbene non potesse dire di esserne sicuro, essendo i ricordi totalmente sfuocati a causa dell'alcol che aveva ingurgitato quella sera.
Osservandola sparire dietro l'angolo fece un passo avanti, ma poi si fermò di nuovo, rinunciando all'impulso di seguirla. Il ricordo di ciò che era appena accaduto su quel tetto gli invase la mente, smorzandogli il respiro, e si ritrovò a digrignare i denti.
Cazzo. Si sentiva su di giri.
Sì, era decisamente su di giri per la grinta appena dimostrata dalla moretta; per la veemenza con cui si era scagliata su quell'imbecille di Shinnosuke. Eppure, la cosa che più lo aveva colpito era il motivo che l'aveva spinta a reagire a quel modo: perché, per quanto tentasse di trovare una risposta di qualche tipo, era evidente che una parte di lui non riusciva proprio a capacitarsi di ciò che l'aveva spinta a difenderlo così prontamente, dopo quel che era accaduto due giorni prima su quello stesso tetto. Nessuno era mai arrivato a tanto per lui.
Perché ti amo!” di nuovo quelle uniche parole gli risuonarono nelle tempie, così com'era accaduto per tutta la serata precedente.
– Che caratterino.. – commentò ironico l'altro ragazzo, ricordandogli così la sua presenza.
Voltandosi a scoccargli un'occhiata di fuoco, il dranzerblader questa volta non si curò affatto di trattenersi.
– Se provi ad avvicinarti a lei, giuro che ti ammazzo – ingiunse con una freddezza senza pari, prima di specificare in un sibilo – Lei è mia!
La minaccia insita in quella frase proferita in poco più di un sussurro tagliente fece bloccare ogni muscolo del diretto interessato, reazione che parve soddisfarlo in minima parte e che lo convinse a voltargli le spalle, per seguire l'esempio della ragazza. Lo lasciò lì per conto suo, raggiungendo la porta che dava sulle scale, la mente che già correva su ben altri pensieri mentre lui ne varcava la soglia.
Doveva trovare il modo di parlarle.
Dovresti convincerla ad ascoltarti, prima..” gli suggerì l'Aquila, diplomaticamente.
Sì, aveva ragione. Prima doveva trovare il modo di convincerla a non scappare via appena lui tentava di avvicinarla. Nelle ultime quarantotto ore non aveva avuto alcuna possibilità di affrontarla a quattrocchi, quasi non era riuscito ad incrociarla. In azienda non l'aveva intravista per più di pochi secondi ed ogni volta che aveva provato a chiamarla al cellulare aveva finito per trovare il dispositivo spento o non raggiungibile. Questo suo modo di fare, atto ad evitarlo ed ignorarlo in ogni modo umanamente possibile, lo aveva frustrato in una maniera che riteneva fosse impossibile da sopportare per un semplice essere umano.
Per questo, alla fine aveva creduto che fosse davvero tutto andato inevitabilmente a puttane.
Per questo si era trovato a gettare la spugna dopo quella discussione, avendola suo malgrado interpretata come una rottura definitiva.
Quanto accaduto pochi minuti prima invece cambiava drasticamente le carte in tavola.
Non era finito proprio un accidente! Non finché lui non avesse avuto la possibilità di dire la sua.
Perché lui la ricambiava e doveva farglielo sapere.
In preda a simili pensieri salì sull'ascensore per tornare ai piani bassi, ma una volta che si furono richiuse le porte un messaggio gli giunse sul cellulare. Tirandolo fuori dalla tasca lesse il mittente e inarcò un sopracciglio.
Che voleva adesso quell'inopportuno di Takao?
Aprendo con uno sbuffo ed un'aria poco accondiscendente il messaggio, ne lesse il breve contenuto. Gli stava chiedendo conferma della loro presenza per Capodanno. Kei si ritrovò a fissare corrucciato il display: se n'era totalmente dimenticato.
In un impeto di ottimismo ed ancora sull'onda di quella determinazione che l'aveva assalito, gli mandò risposta affermativa, prima di ritrovarsi a scorrere i vari messaggi degli altri ragazzi. Quando si ritrovò a vagliare gli sms di due mesi prima, incappò in quello di Max. Abbozzò un mezzo sorrisetto, rammentandone perfettamente il contenuto anche senza aprirlo del tutto: gli aveva suggerito di andare a visitare l'osservatorio di Los Angeles con la sua compagna, cosa che lui alla fine aveva fatto, seguendone il consiglio non richiesto.
Forse avrebbe dovuto chiedere un parere a qualcuno...
Rimuginò ancora un po' su quel frangente, prima che un altro ricordo, più recente, relativo ad una serata passata sotto le stelle gli riaffiorasse alla mente. E allora si ritrovò a sorridere fra sé e sé, mentre deviava per raggiungere lo studio di suo padre e prendersi il resto della giornata libera.
Forse aveva appena trovato la soluzione che stava cercando.


Quella sera Yukiko quasi non chiuse occhio dall'ansia. Rivisse nella propria mente i fatti degli ultimi giorni ancora una volta, con l'aggiunta questa volta di ciò che era accaduto quello stesso meriggio, non senza darsi ripetutamente della stupida, sfogando la frustrazione con silenziose lacrime di rabbia che si era asciugata altrettanto freneticamente con il dorso delle mani e le maniche del suo pigiama.
Sì, perché per quanto le cose potessero incasinarsi fra loro, lei sarebbe sempre stata dalla sua parte.. dalla parte di Kei.
E quella era una consapevolezza difficile da accettare, per una ragazza orgogliosa come lei.
Per questo il mattino dopo fu quasi più arduo dei tre giorni precedenti, per lei, alzarsi dal letto ed andare al lavoro. L'unica cosa che la spronò a farsi vedere in cucina per la colazione fu il fatto che quel giorno, almeno, non avrebbe avuto il corso alla Hiwatari, ma avrebbe potuto tranquillamente andare direttamente alla sede della N.C. Con un po' di fortuna non avrebbe incrociato il dranzerblader fino al primo pomeriggio, e per allora la mora sperava ardentemente di aver raccolto al meglio la padronanza di sé e della propria espressione.
Al terzo sorgere del sole di quella sorta di tragedia si sentì quasi pronta ad andare avanti come se nulla fosse, assecondando il mondo che, a discapito di tutto, continuava a girare imperterrito. Così, malgrado i suoi timori, riuscì a dedicarsi al lavoro d'ufficio, affianco sua madre in una riunione dell'ultimo minuto e dando buona prova di sé in ambito finanziario, quando gli ultimi rapporti riscontrarono un calo degli introiti pari al 2%.
La stessa signora Natsuki si rivelò sorpresa e preoccupata insieme, quando la trattenne a fine riunione per chiederle come stesse.
– Tu lo sai, vero? – le aveva chiesto di rimando la figlia, con assoluta calma e padronanza di sé, guardandola dritta negli occhi – Sai cosa è successo..
Il suo silenzioso cenno d'assenso le aveva fatto nascere un triste sorriso in viso e, senza dirle altro o rispondere alla sua prima domanda, aveva semplicemente gettato la spugna, lasciando l'ufficio e richiudendosi la porta alle spalle. Quando si ritrovò davanti l'ampio spazio aperto dell'ufficio dei dipendenti però, più di un capo si voltò nella direzione opposta ed alla mora parve persino di incrociare per un attimo gli sguardi perplessi di Kanigawa e Miyako, prima che anche queste tornassero a farsi gli affari loro. Nelle ultime settimane passate a stretto contatto con quelle persone, la mora aveva quasi avuto l'impressione che quell'ambiente di lavoro fosse altrettanto efficiente nel far circolare pettegolezzi su pettegolezzi e la cosa non poté che venirle confermata da una rapida ispezione dell'ambiente e dei suoi occupanti.
Fu in quel momento che lui arrivò.
Sbucando dal corridoio, la sua figura si fermò immediatamente per far vagare lo sguardo scuro per l'ambiente, finché non si posò su di lei. Quando i loro occhi si incrociarono, per Yukiko fu come se tutta l'aria venisse di nuovo risucchiata via dalla stanza, in aggiunta ad una scarica di adrenalina che le fece sussultare il cuore ormai a pezzi. Come le volte precedenti, non riuscì a sostenere quegli occhi d'ametista e preferì abbassare i propri, voltandosi per procedere dritta alla propria scrivania senza una sola parola.
Quanto ancora hai intenzione di andare avanti così?” le domandò seccato Night.
Finché non si sarebbe più sentita morire nell'incrociarne il solo sguardo, per lo meno.
Non hai preso in considerazione l'idea di ascoltare la sua risposta, vero?
No, certo che no. Per questo fin'ora s'era impegnata con tutta sé stessa ad evitarlo, sia in ufficio che fuori. Non era masochista, l'aveva capito che lui non era disposto ad affrontare i loro genitori per lei; quindi perché continuare a tormentarsi? Probabilmente sarebbe stato meglio per tutti troncare la cosa ora che erano in tempo, prima di arrivare ad odiarsi a causa della sua stessa insofferenza. Se non avessero dovuto continuare a lavorare insieme, probabilmente il discorso sarebbe stato diverso, ma non poteva rimetterci anche la sua professionalità. L'azienda di famiglia era tutto ciò che le rimaneva, a quel punto.
Una parte di lei sentì di capire per la prima volta ciò che aveva provato sua madre dopo la morte di suo padre, un pensiero che le fece nascere un velato sorriso amareggiato a fior di labbra mentre prendeva posto sulla propria sedia e si rimetteva al lavoro.
Dopo quel fugace scambio di sguardi, il pomeriggio procedette tutto sommato tranquillo, senza che fra i due vi fossero altri contatti diretti e la nightblader riuscì quasi a dimenticarsi della sua presenza. Quasi, perché le bastava sollevare un attimo lo sguardo dalla sua scrivania per volgerlo automaticamente verso quella del ragazzo, abitudine piuttosto autolesionistica per lei in effetti, che si maledisse più di una volta per la propria stupidità.
Quel pomeriggio, per l'appunto, il numero di volte che fu mandata a raccogliere fascicoli ed a fare fotocopie da allegare ad importanti documenti fu più alto del solito, cosicché si ritrovò più spesso a lasciare la propria scrivania in quelle ultime quattro ore che nei tre giorni precedenti.
Per questo, quando finalmente poté riavvicinarsi al suo posto, fu soltanto quando ormai era orario per lei di staccare. Premurandosi di spegnere il computer della sua postazione, soltanto a quel punto si accorse, vagliando gli oggetti presenti, della presenza di una custodia squadrata di un CD appoggiata delicatamente sulla tastiera altrimenti sgombra.
Su di essa, in uno spesso pennarello nero indelebile, era scritto in caratteri occidentali un “X Yuki” il cui spessore delle lettere doveva essere stato ricalcato un paio di volte, prima che l'autore fosse soddisfatto. Prendendo l'oggetto di plastica fra le mani, si guardò brevemente intorno, cercando di indovinare chi glielo avesse potuto lasciare, ma non incrociò neanche uno sguardo nella sua rapida ricerca. Così tornò ad esaminare la scatola in plastica trasparente, rigirandosela una volta sola fra le mani, prima che la sveglia che aveva impostato sul suo cellulare l'avvisasse vibrando che il suo orario di lavoro era ufficialmente terminato. Lasciando perdere la ricerca del mittente si ficcò il CD in borsa e raccolse il proprio giubbotto, salutando il suo diretto supervisore e lasciando l'ufficio.
Accomodatasi in auto, la prima cosa che fece fu accendere la radio, facendo partire il CD che v'era ancora all'interno del lettore. Per tutto il viaggio in macchina sino a che non spense l'auto nel vialetto di casa propria tuttavia, non riuscì in alcun modo ad ascoltare fino alla fine un solo brano dell'MP3 selezionato e quando finalmente spense la radio e scese, sbuffò di insoddisfazione e nervosismo.
Entrata in casa neanche si prese la briga di togliersi il cappotto. Si sfilò le scarpe con rapidità e scalza salì in fretta le scale, apprezzando quelle poche ore di solitudine e quiete che l'attendevano prima del ritorno del suo unico genitore. Neanche accese le luci, facendosi bastare la scarsa luminosità di quel pomeriggio autunnale per salire i gradini a due a due ed arrivare in camera.
Soltanto quando si fu richiusa la porta alle spalle ed ebbe lanciato cappotto e borsa porta-documenti sul letto, quest'ultima si aprì lasciando scivolare sulle coperte la custodia squadrata del CD trovato al lavoro. Ricordandosi di quest'ultimo e di nuovo preda di uno strano presentimento, si avvicinò di qualche passo, raccogliendolo fra le mani per rigirarselo fra le stesse. Nella penombra della camera lo osservò riflettendo fra sé e sé per una manciata di istanti, prima di raggiungere finalmente l'interruttore ed accendere la luce. Appena ne aprì il coperchio, un biglietto scivolò sul pavimento con un fruscio di carta ed un ticchettio delicato, tanto che, se non fosse stata così attenta nel maneggiare l'oggetto, la cosa le sarebbe passata inosservata. Tardò comunque a raccoglierlo, perdendosi a fissare la scritta a caratteri cubitali sul lato superiore del compact disc, tracciata con lo stesso pennarello nero che era stato usato anche sull'etichetta del coperchio. Questa volta le lettere formavano la parola arcuata: Listen.
Inarcando un sopracciglio, la nightblader scoccò un'occhiata al proprio stereo, prima di seguire il suggerimento ed inserire il disco nel lettore CD dello stesso. Appena premette, le prime note di chitarra elettrica inondarono la sua camera, ricordandole di aver lasciato il volume insolitamente alto. Stava per abbassarlo quando il cantante attaccò con la prima strofa, facendola frenare con il braccio ancora teso e le dita che quasi era giunte a sfiorare la manopola.

Nocturnal poetry,
Dressed in the whitest silver, you'd smile at me
Every night I wait for my sweet Selene
But, still..

Non poteva essere. Quella voce...
Fece un passo indietro, troppo sconvolta per osare distogliere lo sguardo dal suo stereo che, imperterrito, continuò a leggere la traccia impressa sul CD al suo interno.

Solitude's upon my skin
A life that's bound by the chains of reality
Would you let me be your Endymion?

Le labbra le tremarono quando si schiusero per aiutarla a respirare di nuovo, prima che lei vi premesse le mani sopra, gli occhi ancora spalancati di fronte a sé. Eppure non vedeva più chiaramente lo stereo, completamente sopraffatta dalla canzone che le stava riempiendo le orecchie nota dopo nota, parola dopo parola.
Quella voce...

I would bathe in your moonlight, and slumber in peace
Enchanted by your kiss in forever sleep

Gli occhi verdi le si riempirono di lacrime, offuscandole la vista quel che bastò ad indurla a sbattere le palpebre una volta soltanto. Lasciando scivolare quindi la mano destra dalla bocca al centro del petto, lì la tenne, il cuore che subito sotto quel punto le batteva più veloce di quanto avrebbe umanamente creduto possibile.

But until we unite
I live for that night
Wait for time
Two souls entwine

Quello non era il cantante originale.
Il ragazzo che aveva inciso su disco quella canzone non poteva essere altri che lui.

In the break of new dawn
My hope is forlorn
Shadows, they will fade
But I'm always in the shade
Without you...

Sorpresa. Sconvolta. Senza parole. S'era ridotta a questo la giovane Natsuki, la quale fece un altro passo indietro e per questo andò a calpestare il foglietto di carta precedentemente caduto e dimenticato sul pavimento. Fu a quel punto che ella si chinò a raccoglierlo, tesa tanto da trasmettere il tremito alle mani mentre lo spiegava e si apprestava a leggerne il contenuto con il cuore in gola ed il respiro corto. Il testo, scritto in giapponese, all'inizio le parve quasi incomprensibile a causa del contrasto con le lettere occidentali con cui aveva avuto fin'ora a che fare, ma dopo un istante riuscì a far ingranare il cervello quel poco necessario per tradurre ciò che vedeva in parole nella propria mente.

Sarai la mia Selene? K.

Lesse quelle poche parole più volte, mentre la canzone presente sul CD si avvicinava alla sua conclusione, finché non giunse l'ultima strofa e ciò che seguì fu soltanto il silenzio. Un silenzio assordante, che le rimbombò nella mente più di quanto la musica era riuscita a fare poco prima.
Quando trovò la forza di muoversi, fece ripartire la canzone dall'inizio, rimanendo ad ascoltarla ancora ed ancora, senza mai lasciare andare quel foglietto. Lo tenne stretto nel palmo come ci si aggrapperebbe ad una fune di salvataggio, mentre la voce di lui continuava a cantare, una nota dopo l'altra, senza mancarne una.
Al quarto giro, la prima lacrima le rigò la guancia destra, in concomitanza di un gioioso quanto timido sussulto del cuore.
Kei le aveva cantato una canzone.
Ascolterai ciò che ha da dire?” le chiese a basso tono il suo migliore amico.
 Lei annuì con un cenno del capo, senza voce.


...continua.

[ANGOLO AUTRICE]
Buongiorno e buon inizio settimana a tutte/i!!
Allora, ben sapendo che il lunedì per molti non è un giorno proprio felicissimo e facile da affrontare, ho pensato che magari un nuovo aggiornamento potesse risollevarvi il morale! *-* ci ho preso? Che ne dite, può essere valsa la pena?
Ecco l'altro capitolo più importante della fanfiction XD sì, lo considero tale - ancor più importante del capitolo scorso - proprio perché finalmente qui qualcuno (uno a caso *guarda Kei di sottecchi*) si da' finalmente una mossa. Allora, che ne pensate?? Mi sento nervosa >.< aiuto.. siate clementi con me.. ç.ç
Spero di essermi un po' fatta perdonare per il capitolo precedente comunque, so che almeno una di voi sperava ardentemente che non li facessi litigare XD scusami Lu-chan, anche se me l'hai chiesto in ginocchio non ho potuto accontentarti! Purtroppo era la prassi.. ma con questo cap spero di essere riuscita a rimediare... mi perdoni? *-*
Non potete farci niente, sono un'inguaribile romantica in fondo in fondo, quindi... vi saluto e resto in trepidante attesa!
baci a tutti!!

Kaiy-chan

P.S. Vi piace la canzone? XD Sono diventata matta per trovare qualcosa di romantico ma non sdolcinato, ve lo giuro, sia come musica che come testo! E' da più di dieci capitoli che cercavo qualcosa di adatto ma alla fine ho optao per My Selene dei Sonata Arctica (il link lo trovate nel titolo).. fatemi sapere il vostro parere, mi raccomando!
   
 
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