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Autore: alessiacroce    26/01/2015    9 recensioni
"Riemersi con la testa e presi di nuovo fiato, ma Harry era pesante, non ci riuscivo. Mi chiesi se sarebbe stato meglio non averlo mai conosciuto. Tutto questo sicuramente non sarebbe mai successo. Adesso non starei per morire. Adesso lui non starebbe per morire."
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Trailer ufficiale: http://www.youtube.com/watch?v=w8YIoKs97YQ

Capitolo 23

 

Corremmo finché la casa si ridusse ad un puntino nero in lontananza, appena illuminato dalla fioca luce, tendente ormai all’estivo, dell’alba. Ci fermammo entrambi, mi ripiegai con le mani appoggiate alle ginocchia e cercai di riprendere fiato. Sentii il respiro pesante di Harry affievolirsi man mano che i minuti passavano. Alzai lo sguardo quando finalmente mi ripresi. Il riccio era seduto sull’asfalto e guardava il cielo. Sembrava assorto, gli occhi che brillavano riflettendo la luce rossastra, ancora debole, delle prime ore del mattino. Tirò su col naso e se lo strofinò con il palmo della mano, dopo di che si passò la lingua sulle labbra appena umide.
Mi sedetti affianco a lui. Rimanemmo in silenzio, interrotto appena dal rumore dei sassolini che lanciavo, così, giusto per non rimanere ferma con le mani in mano, verso il mezzo della strada. Nonostante avessi passato metà notte fuori con Harry non sentivo, neppure minimamente, i sintomi della stanchezza.
 
“Questo è il tipo di atmosfera che mi piace” disse, all’improvviso, il ragazzo.
 
Mi guardai attorno, scrutando le case che per metà erano illuminate, per metà nel buio più totale. Le finestre erano tutte serrate e i giardini silenziosi ed immobili. Non era male. Eravamo solo noi due. Io e lui.
Accennai un piccolo sorriso, anche se Harry stava ancora fissando sopra la sua testa un punto non preciso.
 
“Non ho mai guardato l’alba con qualcuno. Qui fuori, seduta ai margini della strada, a guardare semplicemente il cielo” affermai, incrociando le gambe.
 
“C’è sempre una prima volta, Less Morgan” rispose lui, le dita che sfioravano l’asfalto come se fossero presenti dei tasti di piano invisibili.
 
“Prevedo che ce ne saranno molte di prime volte con te, Harold Edward Styles. Probabilmente la maggior parte delle occasioni mi metterai nei guai” ribattei, fissandolo.
 
Un sorriso apparve sulle sue labbra mentre, dopo un’infinità, distoglieva gli occhi dal cielo per posarli su di me.
Si avvicinò e mi sfiorò la fronte con un bacio per poi ritornare alla sua posizione iniziale.
 
“Sei strana, sai?” esclamò all’improvviso.
 
Risi.
 
“Senti chi parla, dovresti proprio vederti a volte” controbattei, con sguardo di sfida.
 
Rimase qualche attimo in silenzio, come avvolto in una riflessione profonda. Socchiuse gli occhi per poi riaprirli velocemente.
 
“Forse è per questo che andiamo d’accordo. Siamo diversi ma insieme ci completiamo, due disastri che formano una meraviglia” sussurrò, alla fine.
 
Lo guardai, le parole che aveva appena mormorato mi rimbombarono in testa provocandomi una sensazione di vuoto riempito all’improvviso nello stomaco, come quando si è sulle montagne russe, dopo una salita c’è sempre una discesa ripida che ti fa sentire come se volassi.
Gli strinsi una mano e non dissi niente.
Magari aveva ragione, era veramente così.
Quando ormai incominciammo a scorgere il sole, limpido e caldo, Harry si alzò con uno sbuffo, tendendomi una mano. L’afferrai e mi sollevai da terra.
Senza dire una parola ci incamminammo mano nella mano, avvolti nella nebbia fresca e silenziosa di inizio giugno.
 
***
 
“Buongiorno, dormigliona!”
 
Socchiusi lentamente gli occhi, stiracchiandomi. Dov’ero? Mi sollevai dal cuscino e notai, con sollievo, di trovarmi nella mia camera. Seduta su un lato del letto, Lucy mi guardava, sorridente.
 
“Che ore sono?” le chiesi, d’impulso.
 
“Quasi mezzogiorno” rise, scompigliandomi i capelli, già disordinati.
 
Ricordai, come in un flash improvviso, la nottata fuori con Harry, il ritorno a casa quando ormai il sole era già sorto.
Sollevai le coperte. Avevo ancora addosso gli indumenti che avevo usato per uscire. Se la mia amica li avesse notati di sicuro avrebbe cominciato a farmi mille domande, com’era suo solito.
Riflettei velocemente.
 
“Ehm, Lu, potresti portarmi un bicchiere di succo, per favore?” la guardai con occhi compassionevoli.
 
Lei mi sorrise e si avviò fuori dalla camera.
Gettai via le lenzuola, in fretta e furia mi svestii e mi infilai a malo modo il pigiama, giusto in tempo per il ritorno di Lucy.
La ringraziai e bevetti qualche sorso dal bicchiere.
 
“Allora come va, tesoro?” mi chiese, mentre si guardava intorno.
 
“Mmh, come sempre direi, tu?”
 
La ragazza non parve nemmeno ascoltarmi, intenta a fissare qualcosa su un lato della stanza, proprio dove avevo posato poco prima gli indumenti usati.
Non erano quelli, però, ad attirare la sua attenzione, piuttosto dei fogli sparsi lì vicino che subito riconobbi.
Erano gli appunti del padre di Harry, i fascicoli con alcune informazioni sui criminali più ricercati di allora.
Si alzò, prima che potessi fermarla, e si diresse verso i documenti, raccogliendoli.
 
“Wow” esclamò, esaminandoli. “Cos’è tutta sta roba?”
 
“Ehm, niente. Dammi qua” mi avvicinai, cercando di strapparle dalle mani la sua nuova scoperta.
 
Lei mi dette le spalle, mentre leggeva ad alta voce ciò che era scritto.
 
“Hahaha, guarda il nome di questo” urlacchiò, all’improvviso.
 
Mi passò il foglio che aveva in mano, sventolandomelo prima davanti al viso.
Rimasi a fissarlo.
Alexander Algan Jenkins.
Sotto il nome era impressa un’immagine dell’uomo.
Corrispondeva a Ted.
Sentii il bisogno di sedermi, così mi appoggiai al letto, continuando a leggere.
 
Il soggetto è accusato di possesso di droga e armi, violenza su minori, aggressione e tentato omicidio-suicidio. Si richiedono provvedimenti. È considerato un individuo particolarmente pericoloso. Si richiede la detenzione.”
 
“Lee, cosa c’è?” interruppe la mia lettura Lucy, fissandomi preoccupata.
 
Dovevo avere una brutta cera e, probabilmente, ero impallidita ancora di più negli ultimi istanti.
Piegai il documento, fino a ridurlo ad un piccolo quadrato grande quanto il palmo della mia mano e lo riposi in tasca.
 
“N-niente” mormorai, alzandomi di scatto.
 
Dovevo avvisare Harry di ciò che avevo appena scoperto, subito.
 
“Devo fare delle cose, è meglio se ci troviamo un’altra volta, okay? Mi ha fatto piacere vederti” mormorai frettolosamente, con voce impastata.
 
Lucy stava per ribattere ma non fece in tempo, si ritrovò fuori dalla porta.
Lo so, era stato un gesto scortese e non corretto, soprattutto con una ragazza carina come lei, ma avevo le mie buone ragioni, avrebbe capito.
Afferrai il cellulare e cercai nella rubrica il nome di Harry. Attesi, ascoltando il tu-tu persistente che emetteva il telefono. Finalmente, dopo qualche altro squillo, la voce strascicata e roca di Harry sopraggiunge dal capo opposto.
 
“Lessy” sussurrò al ricevitore.
 
“Harry” risposi “ho delle novità per te”
 
Lo avvertii sbadigliare e restare in silenzio, come per invogliarmi a continuare.
 
“Ho trovato un documento particolare tra i fogli riguardanti l’identikit di alcuni criminali”
 
“Incontriamoci tra mezz’ora, vengo a prenderti sotto casa” mi interruppe lui.
 
La linea cadde, la conversazione era finita.
Mi lavai e mi vestii velocemente, mi truccai e mi raccolsi in una coda i capelli scuri.
Dopo 30 minuti precisi una macchina scura si fermò davanti a casa mia.
Salutai i miei, mi sarei fermata qualche minuto a parlare con loro ma non avevo tempo.
Raggiunsi l’automobile e mi ci infilai dentro.
Harry partì di scatto.
Mi portò al capanno al porto, come immaginavo. Entrammo nell’edificio e ci sistemammo sul divano vicini.
 
“Allora, dimmi quello che mi devi dire”
 
Tirai fuori dalle tasche dei jeans consumati il foglio ripiegato e glielo porsi. Lui lo strinse tra le mani e lo fissò a lungo, aggrottando la fronte. Spalancò gli occhi dopo qualche attimo. Imprecò a bassa voce, la carta che tremava sotto il tocco insicuro delle sue mani.
 
“Cosa facciamo?” gli domandai, dopo qualche minuto.
 
“Cavolo, Lee, non lo so. Capisci? L’uomo che ora sta con mia madre è un criminale. Era ricercato dalla polizia e da mio padre. Potrebbe benissimo essere stato lui a farlo fuori, per quanto ne sappiamo” esclamò con rabbia.
 
Si passò le dita tra i capelli aggrovigliati, imprecando di nuovo.
Si prese il viso tra le mani e lo sentii respirare profondamente attraverso di esse.
Rimasi immobile, aspettando che aggiungesse qualcosa.
Dopo un tempo che mi parve un’infinità, alzò nuovamente lo sguardo verso di me. Le iridi dei suoi occhi erano dilatate e il verde acceso era stato quasi completamente offuscato dal nero.
 
“Siamo in un fottutissimo casino. Dobbiamo fare qualcosa, forse siamo vicini a scoprire ciò che è accaduto a mio padre e, probabilmente, cos’è successo realmente a tuo fratello. Dobbiamo darci una mossa”
 
“E cosa vorresti fare?” gli chiesi, incrociando le braccia.
 
Lui parve pensarci, sfregando le mani sui pantaloni neri attillati che indossava.
 
“Vedrai” disse soltanto.

 

Spazio Autrice.

Saaalve.
eccomi di nuovo qui dopo quasi un mese, madonna, scusatemi.
sono stata un bel po' presa eh.
allora, piccolo riassunto della mia vita privata anche se non ve ne fregherà niente: mi sono mollata con il moroso, il ragazzo per cui l'estate scorsa sbavavo ci prova con me (e mi fa piacere, molto piacere), in una settimana, attenti tutti, sono riuscita a beccare due 4, matematica ed economia, una multa per dimenticato abbonamento sul bus (che poi ho annullato) e una nota non meritata sul registro, bellaaa. Ho la media totale dei voti comunque dell'8 spaccato.
Però, in compenso, ho incontrato in discoteca Leonardo Decarli e Mattia Cesari che erano a Verona e mi sono fatta una bellissima foto con loro, aw.
non mi pare di aver altro da raccontare ahahha.
vi lascio al capitolo, spero vi piaccia
twitter: @aspettamiharry

un bacio x

-Alessia
 

  
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