Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: coldmackerel    27/01/2015    9 recensioni
Levi/Eren | Hospital AU
Una commedia sull'essere morti.
Levi, finalmente, torna a lavorare come infermiere dopo essersi ripreso da un incidente d'auto che l'aveva quasi ucciso. Non c'è niente di meglio a darti il 'bentornato' quanto il realizzare di aver perso la testa e riuscire a vedere gli spiriti dei pazienti comatosi del reparto sei. Così, si trova, controvoglia, ad aiutarli a imparare a vivere da morti. Eren, l'ultimo paziente dell'ala sei, ha sei mesi per imparare ad essere morto. Buona fortuna, ragazzo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti! Qui Seth, la traduttrice. Non dovrei assolutamentissimamente essere qui perchè ho un sacco da fare con l'uni ma questo capitolo già è corto, quindi non volevo rimandare visto che lo tengo già tradotto. Anche a nome dell'autrice volevo ringraziare tutte le persone che hanno inserito la fic tra le seguite/preferite/da ricordare e in maniera particolare a chi sta commentando. Purtroppo dovrete attendere ancora qualche giorno per avere risposta perché, sebbene abbia già tradotto e inviato i vostri commenti, e anche ricevuto risposta, non avrò tempo di fare nulla fino a mercoledì/giovedì :( . Non posso perdere altro tempo quindi mi defilo. Buona lettura!
SULLA TRADUZIONE: niente da dire dal momento che questo è abbastanza un capitolo di 'transizione'... l'unica cosa che potreste trovare sono orribili errori dovuti alla mia fretta e alla mancanza di sonno xD infatti mi sembra una traduzione pessima e vedrò di ritornare sul capitolo nel weekend.


The 6th ward
CAPITOLO 5: All'aria aperta

5 mesi, 2 giorni

“E’ uno scherzo?” borbottò Eren, fissando fuori la sua finestra con un’evidente espressione di irritazione sul volto.

Levi alzò lo sguardo dalla sua cartella clinica. Sembrava che Eren non volesse parlare, allora l’infermiere lo raggiunse alla finestra per venire a conoscenza del motivo della sua stizza. Con sua sorpresa, quando allungò lo sguardo, vide che Sasha e Connie erano fuori, nel giardino nord, a tentare di arrampicarsi su uno dei più grandi alberi del boschetto dei pazienti, ridendo di gusto.

“Davvero sono l’unico che non riesce ad uscire?”

Levi fece spallucce. “Nemmeno Annie ci riesce.”

Il ragazzo respinse la sua affermazione agitando una mano in aria. “Annie è diversa, è come se non fosse preoccupata dalla cosa. Lei in qualche modo riesce a tenere i suoi problemi per sé.”

“Avevo notato come lei sia la meno irritante di voi,” pensò Levi a voce alta. “Credi che sarebbe disponibile per darti qualche lezione?”

Eren fece una smorfia accigliata, incrociando le braccia sul petto. “Molto bene, mister saccente, quale pensi sia il motivo per cui non riesco ad uscire?”

Levi cercò di trovare un’altra risposta saccente, ma, alla fine, ci ripensò. Era perplesso dal fatto che Eren non riuscisse ad andare oltre le mura dell’ospedale, soprattutto quando gli altri ne erano stati in grado. Anche Sasha non ne era stata capace la prima volta, ma ora, per qualche strano motivo, ci era riuscita. Ripensò alla conversazione tra Sasha e Connie che aveva origliato, e pensò che forse la cosa potesse avere a che fare con l’improvvisa abilità di Sasha di superare l’ansia di lasciarsi dietro il suo corpo. Levi riportò l’attenzione sui due ragazzi fuori: ora Sasha stava cercando di spingere Connie giù dall’albero, e sembrava molto più contenta di quando Levi l’aveva incontrata la prima volta. Sorridere e ridere erano una cosa normale per lei, ma c’era qualcosa di diverso nel modo in cui il suo volto si stava illuminando in quel momento. C’era una sorta di liberazione nei suoi lineamenti.

Levi si rigirò verso Eren. “Hai accettato di essere morto?” chiese, ma il giovane gli concesse giusto un’espressione leggermente scocciata, a cui l’uomo rispose roteando gli occhi. “Intendo dire: non hai, tipo, rimorsi o altro?”

“Sì, morire.” disse Eren impassibile.

“Ah, come non detto.” mormorò Levi.

Il ragazzo si girò verso di lui, finalmente spostando i suoi occhi dalla finestra. “Perché?” chiese.

“E’ solo che,”, Levi fece una pausa, “Forse sei ancora troppo attaccato al tuo corpo. Come se non volessi credere veramente che sei morto o qualcosa del genere. O magari c’è qualcosa che devi ancora fare, qualcosa che hai bisogno di dire a qualcuno e così via. Non lo so, merda inconclusa da fantasmi.” Levi gesticolò vagamente, mentre Eren agitava la testa confuso. “Hai qualcuno da perseguitare? Qualcuno che ti deve dei soldi? Amori non corrisposti?” Questi continuò a muovere la testa in segno di diniego. “Insoddisfazione generale della vita? Qualcosa che ti viene in mente?” Eren fece spallucce. “Pensi che ci sia ancora una possibilità che tu possa svegliarti?”

A quella domanda Eren vacillò. Levi notò una chiara esitazione e le sue sopracciglia si rilassarono in una espressione simpatetica. “E’ così?”

Eren sembrava confuso. “E’ strano. Cioè, non è che creda di ritornare improvvisamente in vita o qualcosa di questo tipo. Me ne rendo conto, ho capito che questo non è un telefilm per famiglie.” disse, rigirandosi verso la finestra e posando il gomito sul davanzale, in modo da poter posare il volto tra le mani. “E’ solo che non avevo mai pensato che non sarei stato in grado di dire nemmeno una parola prima di morire. Del tipo: ‘Ehi, Mikasa, grazie per essermi stata accanto’ o ‘Armin, grazie per aver studiato con me tutti i pomeriggi dopo la scuola’. Loro vengono qui a visitarmi, ed è come se fossero i primi a sapere che sono morto, ma una parte di loro comunque non lo accettasse. Onestamente è ancora più difficile farlo per me se non ci riescono loro.”

Levi annuì silenziosamente.

“E’ come quando leggi un bel libro,” iniziò Eren. Lui era il tipo che gesticolava parlando, notò Levi. Ognuna delle cose che diceva doveva essere enfatizzata da un gesto. ‘Se Eren perdesse le mani, probabilmente perderebbe anche la sua abilità di parlare’, rimuginò l'infermiere. “E la fine del libro va bene, ma è un po’ troppo improvvisa. E tu giri l’ultima pagina, aspettandoti di trovare un epilogo, ma, invece, c’è solo una serie di fatti o le note dell’autore e roba simile. Qualche volta, addirittura, non c’è proprio niente.”, si passò lentamente una mano tra i capelli, “Ed è così frustrante, perché la storia principale è finita, ma tu sai che il tempo non si è fermato per i suoi personaggi. Ma non c’è modo di saperne ancora, anche se tu vorresti rimanere con loro più di qualsiasi altra cosa. Vorresti che la storia continuasse fino a quando tutti non smettano di esistere, ma invece l’autore scrive ‘fine’ e pretende che tu creda che non sia successo nient’altro, ma qualcosa succede,” brontolò, “probabilmente accadono un sacco di cose. Un’infinità.”

Levi sogghignò un pochino, ed Eren si girò verso di lui con una faccia sorpresa. L’uomo si ricompose velocemente, tornando alla sua documentazione. “Dunque vorresti un epilogo.” gli disse, dandogli le spalle.

Eren rise un pochino. “Onestamente vorrei un seguito. Sai, del tipo, un bel seguito di vari volumi.”

Levi annuì. “Ma sei all’epilogo, ragazzo, e ci sei adesso. Fai qualcosa che soddisfi i lettori.”

“Sì, ma nessuno verrà mai a sapere che esiste un epilogo. Mikasa sicuramente non lo leggerà, e neanche Armin. Non lo faranno i miei insegnanti. Non mio padre, sempre che decida di leggere il libro. E’ come se tu fossi l’unico che si guadagna l’espansione.”

“Scusami,” gli offrì Levi. “Mi piacerebbe condividere, ma non credo che qualcuno crederebbe mai che c’è un’espansione.” Eren mormorò qualcosa di impercettibile, allora Levi lo prese in giro: “Ma, alla fine, la storia ti è piaciuta di meno quando non c’era un epilogo? Credo che tu sia preoccupato che alla gente non piaccia il libro a causa della fine. Io ho letto un sacco di bei libri con finali del cazzo.”

Eren sorrise un pochino. “Forse i finali fanno schifo a prescindere.”

Levi afferrò Eren per il polso e tirò in modo che questi lo seguisse fuori la porta e via dal reparto sei, non lasciandolo fino a quando non fu sicuro che il ragazzo lo stesse seguendo. “Forza, moccioso,” sbiascicò con una caratteristica nota annoiata nella voce, “Questo epilogo continuerà ad essere noioso come la morte se non riesci nemmeno ad uscire dal dannato ospedale. E’ arrivato il momento di affrontare la cosa.”

Camminarono lungo i corridoi, scansando visitatori persi e dottori distratti, fino a quando non trovarono il corpo scale che veniva utilizzato di meno dai dipendenti. In fondo alle rampe, Levi aprì una porta e puntò la mano autoritativamente, da Eren all’esterno: “Ora o mai più, ragazzo.”

Eren si fermò allo stipite della porta, sbattendo gli occhi rapidamente prima che Levi lo afferrasse per il colletto della camicia, lanciandolo senza molte cerimonie sul prato che c'era fuori. Questi incespicò nel tentativo di non cadere di faccia, ma fallì miseramente, rialzandosi sui gomiti, mentre brontolava rumorosamente. Levi era in piedi su di lui, con le braccia incrociate. “Sei morto, moccioso,” lo sfidò. “Cosa farai ora? Scriverai il tuo epilogo o correrai dentro come un pollo, passando direttamente alle note d’autore?”

Dopo un minuto, le spalle di Eren sembrarono rilassarsi. “Fottuto stronzo,” ansimò. “Tu non puoi –… Io non – ” balbettò, terminando con un non-identificabile suono che sembrava quello di una vecchia auto che tentava di accendersi.

“Parla a modo tuo,” disse Levi, incapace di mantenere un tono condiscendente. “Non hai mai avuto problemi prima d’ora.”

Eren grugnì e allungò una gamba, spingendo, con un calcio, uno dei polpacci di Levi, che si trovò seduto sul morbido prato giusto al suo fianco. L’infermiere sbatté gli occhi sorpreso, cercando di capire cosa era successo mentre recuperava l’equilibrio. “Ora chi è lo stronzo?” disse infine, ritrovando la voce e massaggiandosi il sedere dolorante.

Eren si stese di schiena, con un impressionate sorrisone sul volto e gli occhi verdi che brillavano contenti, grazie ai raggi di sole mattutino. Sembrava più felice di quanto Levi lo avesse mai visto. Respirando profondamente, chiuse le palpebre, ma sempre tenendo lo stupido sorriso piantato in faccia. Il sole si rinfrangeva sui suoi capelli, mentre l’aria di ottobre gli sfiorava il volto, in modo che la luce potesse posarsi secondo varie angolazioni sulle ciocche per creare varie sfumature castane e, a volte, persino bionde, nella sua chioma disordinata. Sembrava incredibilmente in pace, al punto che Levi quasi temette che potesse scomparire lì, in quel momento, avendo risolto i suoi rimorsi inconclusi da fantasma.

Ma gli occhi di Eren si riaprirono, fissandosi in quelli dei Levi, quando lo stesso Levi non si era reso conto di stare fissando il ragazzo. L’uomo, dunque, girò lo sguardo con nonchalance, come se il suo fosse un gesto pensato. “E così non sono stato nemmeno l’ultimo a – ” Eren si fermò, lanciando uno sguardo corrucciato contro qualcosa dietro le spalle di Levi.

L’infermiere si voltò per vedere Annie, con le braccia intrecciate dietro la schiena, percorrere a passi svelti il prato. Eren chiuse la bocca facendo schioccare la lingua. “Be’, wow,” disse neutralmente. “Quando diavolo è riuscit –… Io credevo che – ” poi si fermò. “Ah, vabbè.”

Annie notò di essere stata vista e fece un secco cenno del capo prima di proseguire la sua sorta di marcia militare lungo l’erba. “A quanto pare possiamo piantare l’albero, adesso.” Scherzò Eren, guardandola ritirarsi.

Levi sbuffò. “Cosa c’è tra voi morti e quel dannato albero?”

Eren fece spallucce. “E’ il nostro epilogo, direi.”

“E’ un epilogo alquanto stupido.”

“Oh, vaffanculo!” rise Eren.





Levi non era sicuro del perché, ma rimasero seduti lì quasi per il resto della giornata, mentre lui trascurava palesemente ogni sorta di dovere che aveva nel reparto sei. Ma poteva dire di essere abbastanza certo del fatto che nessuno dei pazienti avrebbe finito con l’alzarsi ed andarsene, almeno. Il clima era sorprendentemente caldo per un giorno di ottobre, e dal momento non c’era proprio qualcuno a richiedere urgentemente i suoi servigi, rimase seduto lì a godersi la giornata, grato del fatto che Eren, a quanto pare, non sentiva la necessità di fare conversazione. Infatti, finirono per non dirsi quasi nulla.

Ad un certo punto Connie e Sasha li videro, e si unirono a loro sull’erba morbida. Levi si aspettava che quella sarebbe stata la fine della tranquillità e del pacifico silenzio, ma rimase sorpreso dal fatto che tutti stettero zitti, non pronunciando una sola parola. Tutti e quattro rimasero semplicemente a rilassarsi, seduti all’aria aperta. E, per la prima volta, Levi si ritrovò ad apprezzare la montagna di nulla che i pazienti del reparto faceva ogni giorno. Non era poi così male, e, quando nessuno lo stava guardando, Levi si lasciò sfuggire un sorriso leggero che addolcì i suoi lineamenti per un minuto o due. ‘Che diamine,’ pensò. ‘Se non puoi essere felice di nulla, per cosa dovresti esserlo?’





Quella sera, Levi lasciò il reparto sei sentendosi più leggero di quanto lo era stato per molto tempo. Mentre se ne andava, Connie e Sasha stavano raccontando, insieme, una storia alquanto volgare su una delle loro scorribande serali all’università, con grande divertimento dell’intero reparto. Lui si fermò davanti al suo armadietto, nella stanzetta delle infermiere, per prendere la giacca, e fu nuovamente colto di sorpresa da Hanji con uno schiaffo sulla schiena.

“Giuro su Dio che tu mi segui.” disse lui quasi strozzandosi.

“Sì che lo faccio,” disse lei seriosamente. Levi aveva paura di chiederle se stava scherzando o meno. Poi Hanji abbassò la voce per sussurrare discretamente: “Ho buone notizie.”

Levi corrugò le sopracciglia fissandola intensamente, mentre lei alzava e curvava le sue con fare saputo. Lui, in risposta, le alzò, ma in confusione.

“Non quelle notizie,” rise lei. “Lavoriamo per la sanità, pervertito. No, no, io parlavo di Petra, che ha un amico che gestisce un arboreto. Mi ha detto che pensa di poterti procurare un albero di Giuda.”

“Grazie, Hanji.”

“Ti può anche fare avere uno sconto, ma ha detto che non riesce a fartelo avere gratuitamente. Dovrebbe essere una cifra intorno ai centocinquanta dollari, che è un buon prezzo. Se vuoi il mio consiglio, e so che non lo vuoi, prendilo per quel prezzo perché non troverai di meglio.” continuò lei.

“Hanji – ”

“Per piantarlo… be’, non ho idea di come pensi di infilare quell’albero nel terreno da solo. Non è un alberello carino, è pesantissimo. Stiamo parlando di credo circa venticinque chilogrammi il giorno in cui verrà consegnato. E forse più considerando che – ”

“Hanji!” La interruppe Levi, colpendola in fronte con un dito, forse con un po’ più forza dello stretto necessario. Ma lei gli concesse finalmente la sua attenzione. “Grazie,” disse lui risoluto. “Sul serio.”

Lei gli fece l’occhiolino e lui roteò gli occhi. “Non lo ripeterò.” borbottò.

Hanji ci pensò un attimo su, girando la testa da un lato. “Sei molto diverso rispetto a come eri prima,” gli fece notare. “Avevo ragione,” cinguettò, “Questo lavoro ti fa bene.” Levi fece spallucce. “Anche quei ragazzi morti ti fanno bene.” aggiunse.

“Questo è ancora da vedere,” rispose lui noncurante, agitando la mano in segno di saluto mentre girava i tacchi e usciva.

Faceva molto più freddo fuori di quanto lo era prima quando, di giorno, era rimasto seduto sul prato con Eren. Ripensò allo sguardo pacifico sul volto di Eren e sospirò. “Va bene,” concesse, a nessuno in particolare. “Forse mi fanno almeno un po’ bene.”

Poi, agitando la testa mestamente, camminò silenzioso nel parcheggio buio, cercando la sua macchina.

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: coldmackerel