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Autore: Sam27    27/01/2015    2 recensioni
Ci sono alcune cose che ho imparato da brava fan girl:
1. “Asjdnbvfuhuj” riassume tutto. E con tutto intendo qualsiasi cosa talmente pucciosa da poter essere riassunta.
2. La nutella è la tua migliore amica. Nonché la soluzione a qualsiasi tuo problema.
3. Si può sopravvivere dormendo solo tre ore. E mangiando molta Nutella, mi sembra sottointeso.
4. Libri e computer sono l’ingresso per il paradiso. Potete anche sostituire il computer con uno Smartphone, un Iphone o un tablet. Ed ovviamente aggiungete la Nutella.
5. Quale marca di fazzoletti è più resistente. I fazzoletti Tempo sono eccezionali, me ne servono solo cinque pacchetti a libro.
6. I personaggi immaginari sono migliori di quelli reali. Infatti sembra che il mio ragazzo ideale non esista. Io vorrei solo che avesse la dolcezza di Peeta Mellark, l’umorismo di Fred Weasley, il coraggio di Peter Pevensie, la bellezza di Finnick Odair, il sarcasmo di Jace Shadowhunters e l’intelligenza di Caleb Prior. Forse chiedo troppo?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Potremmo Volare'
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9.E’ tempo di sorprese
“Le bugie più crudeli
 sono spesso dette in silenzio”
Robert L. Stevenson
Mi sveglio sbadigliando sonoramente, mi stiracchio e poi, lentamente, mi tiro a sedere e rimango per qualche attimo con lo sguardo perso nel vuoto.
Un momento, penso poi riscuotendomi dal tepore, ma chi mi ha vestita ieri sera?
Improvvisamente la scena di Alessandro che spoglia e riveste una me che russa con la bava alla bocca mi fa arrossire fino alla punta delle orecchie.
La pagherà quel maniaco, penso imbarazzata.
Mi alzo ed avanzo a mo’ di zombie verso la finestra, alzo la tapparella non senza una certa fatica e subito una smorfia infastidita mi deforma il volto: piove.
La pioggia, solitamente, mi piace: è un pretesto in più per leggere e non andare da nessuna parte ma la pioggia in vacanza mi infastidisce molto.
Mi faccio una doccia veloce e mi vesto, afferro un libro dallo scaffale e scendo velocemente le scale andando quasi a sbattere contro zio Giorgio.
-Piove- biascico solo io, lui annuisce.
Faccio colazione con un’abbondante dose di nutella, nella speranza di migliorare la giornata.
-Io voglio andare in spiaggia!!- inizia a singhiozzare Aurora.
-Ed io voglio fare il bagno!!- strilla Elena a sua volta.
-Voglio fare un castello di sabbia!!- esclama Sofia tirando su con il naso.
-Dov’è la mia dentiera?- domanda nonno spaesato, afferrando un biscotto e mettendolo in bocca.
-Non si trova mai niente in questa casa!- dice allora nonna contrariata.
-Prevedo una lunga mattinata- dico sprofondando in una poltrona e aprendo il libro.
-Molto lunga- mi fa eco Alessandro.
Io non gli rispondo, offesa.
Leggo un centinaio di pagine finché mamma non mi urla di fare qualcosa di costruttivo, io sbuffo e chiudo il libro.
-Volete che giochi con voi?- domando alle tre piccole pesti che hanno appena smesso di piangere.
-No!- dice forte Elena lanciandomi un’occhiataccia.
-Scusate tanto- rispondo seccata.
-Zia vuoi che ti aiuti a fare la macedonia?- le domando con un sospiro.
-Così butti metà frutto? Meglio di no- ride lei.
-Papà che fai?- gli chiedo andando in salotto.
-Cerco di capire dov’è finito “saltinmente”-
-E’ in quel mobile- dico indicandolo.
-Quale?- mi domanda aggiustandosi gli occhiali sul naso.
Io supero il divano e mi alzo in punta di piedi, allungandomi verso l’ultimo scaffale.
-Nora!! Togliti da davanti al televisore!- mi urla nonno.
Finalmente riesco a prendere il gioco di società ma faccio cadere un vaso che si rompe in mille pezzi.
-Nora!- esclama mia madre sorpresa.
-Oh pazienza: era vecchissimo- dice zio facendo spallucce.
-Ti togli da davanti al televisore?- mi ripete nonno molto gentilmente.
-Okay- sbotto infine più seccata che mai –Volete che faccia qualcosa di costruttivo? Mi tolgo dalle scatole!-
E detto questo afferro il libro e salgo a grandi passi le scale, sbattendo la porta che conduce in terrazzo.
Non fa affatto freddo e la pioggia si è ridotta a qualche goccia sperduta, mi siedo per terra, sopra ad un tappeto ricamato a mano e sotto il pergolato.
Inizio a leggere, sperando di potermene stare finalmente tranquilla quando sento qualcuno salire le scale e sbuffo.
-Sono venuto a farti compagnia- dice Alessandro allegro, sedendosi al mio fianco con Hunger Games tra le mani.
-Ma che carino- commento ironica continuando a leggere. –Sei proprio un maniaco gentile-
-Maniaco?- mi fa eco inarcando le sopracciglia biondo scuro.
-Come lo chiameresti un ragazzo che sveste una povera ragazza indifesa?-
-Io cosa?!- chiede mentre la sua voce sale di un’ottava.
-Non fare finta di nulla, carino- dico incrociando le braccia.
-Sono felice che tu ti sia finalmente accorta della mia immensa bellezza ma continuo a non capire- ironizza lui perplesso.
Io alzo gli occhi al cielo.
-Sei stato tu a mettermi il pigiama ieri sera no?- dico puntandogli contro un dito accusatore.
-E’ stata tua madre- risponde con ovvietà –Non ti è passato per quella tua testolina?- domanda tra il seccato e l’ironico.
Io abbasso il dito, arrossendo poi apro e chiudo la bocca due o tre volte.
-No- ammetto infine.
Lui inizia a leggere, con un sorriso che non mi piace per niente.
Improvvisamente mi blocco e lo guardo assottigliando gli occhi: -Quello sarebbe un mio libro?-
-Ho pensato che potessi prenderlo- dice arretrando appena.
-Hai pensato male-
Lui inarca le sopracciglia poi, lentamente, chiude il libro.
Io sospiro, rassegnata. –Ok, leggilo-
Lui sorride, riaprendolo.
-Ma non sgualcirlo, romperlo, rovinarlo, strapparlo, mangiarlo, annusarlo troppo, stropicciarlo, consumarlo con gli occhi, ingiallirlo o sciuparlo-
-Complimenti per la ricchezza di verbi- dice lui con un sorrisetto ironico che mi infastidisce.
Io non do il minimo cenno d’averlo sentito. –Prometti-
-Prometto- dice lui alzando una mano –Parola di scout!-
-Sei mai stato scout?!- domando entusiasta.
-No-
Io scuoto la testa, sconsolata, poi riprendo a leggere.
Sono arrivata a metà di “Città di Carta” e la pioggia ha iniziato a scendere costante e rumorosa quando sento un gemito provenire da Alessandro, mi volto verso di lui, preoccupata.
-Katniss che si offre per la sorella: scontato, ma struggente- dice guardando un punto impreciso nel mare cento metri distante da noi –Anche io mi offrirei per Sofia-
-Pur sapendo di andare incontro a morte certa?-
Lui annuisce, serio.
Io sorrido senza quasi rendermene conto e mi avvicino ancora a lui, ora le nostre gambe si sfiorano ed anche le nostre braccia.
-Come potrei mandare lei a morte certa?- dice scuotendo la testa.
Io, senza averlo programmato o pensato, gli scocco un bacio sulla guancia.
Il contatto con la sua pelle mi colpisce come un cucchiaio di peperoncino giù per lo stomaco e mi fa arrossire.
-Te lo dovevo no?- sussurro poi, allontanandomi, lui fa per dire qualcosa ma qualcuno si infila tra di noi e lo afferra per il colletto della camicia, sollevandolo da terra.
-Vedi di mantenere le distanza di sicurezza, bell’imbusto- dice una voce che riconosco immediatamente.
-Emh.. io..- farfuglia Alessandro confuso –Cosa!?-
-Ivan!- esclamo balzando in piedi.
Mio fratello lascia andare Alessandro e si affretta ad abbracciarmi.
-Cos’è che gli dovevi?- mi domanda poi quando ci stacchiamo.
-Nulla- rido io scuotendo la testa –Come mai qui?-
-Se non mi vuoi torno a casa-
Io gli tiro una gomitata e scuoto la testa.
-Se vieni di sotto ti faccio conoscere la mia fidanzata-
-Subito! Ivan, lui è Alessandro: a quanto pare è un amico di vecchia data della nostra famiglia-
-Sì lo so, ho visto sotto Paolo e Laura-
-Mi ricordo di te marmocchio – dice poi rivolto a lui tirandogli una poderosa pacca sulla spalla.
Alessandro sorride appena, alzando un solo angolo della bocca.
Ci affrettiamo a tornare di sotto dove ci aspetta un gran confusione: stanno discutendo su dove sistemare i due nuovi arrivati.
-Lei è Ludovica- dice Ivan indicandomi una bella ragazza dal folto caschetto nero e gli occhi azzurri.
-Eleonora- dico stringendole la mano entusiasta.
-Senza la ‘s’- aggiungo poco dopo mentre Ivan scuote la testa, ridacchiando.
-Ma Eleonora non ha la ‘s’..- dice Ludovica confusa.
-Ed io che ho detto?- le domando sorridendo sincera.
Lei scoppia a ridere e Ivan mi fa l’occhiolino, mettendole un braccio intorno alla vita.
-Alessandro! Vai a prendere la tua roba e spostala in camera di Eleonora- dice Laura.
-Perché Alessandro dovrebbe spostare la sua roba in camera mia?- domando confusa.
Mamma mi guarda e sorride.
Io inizio a capire.
Più capisco e più mamma sorride, infine ha un sorriso da orecchio ad orecchio ed io gli occhi spalancati.
-Dormiremo insieme?!- domanda Alessandro scandalizzato.
Io inizio a tirarmi dei pizzicotti sul braccio nella speranza che sia un sogno, appurato che non lo è il mio sguardo inizia a vagare per la stanza in cerca di una via di fuga e trova solo la disgustosa scena del Cavalier King di Ivan che ci dà dentro con il suo Persiano.
-Vai a spostare la tua roba- insiste Paolo perentorio.
-Ma..- tenta di discutere Alessandro lanciando un’occhiata di intesa a sua madre.
-Non potevamo far dormire i due piccioncini in stanze separate- dice mio padre guardando Ivan e ammiccando.
-Oh ma non c’era nessun problema.. non voglio creare fastidio- dice Ludovica arrossendo.
-Tranquilla cara, nessun problema- le assicura mamma.
Certo, nessun problema per lei.
E improvvisamente ricordo una mia frase di pochi giorni fa: “Oh sì, io e Alessandro siamo innamorati quanto lo sono il Persiano e il Cavalier King di mio fratello Ivan.”
-Oh no.. no, no, no, no!- esclamo scuotendo la testa. –Non se ne parla proprio!-
-Non fare troppe storie Nora- mi sibila mamma a denti stretti mentre capisco di aver pensato ad alta voce.
-Vado a spostare la mia roba- dice Alessandro lanciando un’occhiata tagliente a sua madre.
-Vengo ad aiutarti- rispondo sconsolata e inorridita al tempo stesso.
-Se ti azzardi a dare sfogo ai tuoi ormoni e ad usare i tuoi genitali con me te li strappo con le pinze- dico ripensando alla povera gatta di Ivan.
-Allettante l’idea- risponde sarcastico.
Iniziamo a raccogliere i suoi vestiti e tutte le cianfrusaglie e a spostarli in camera mia ma, nonostante i miei tentativi di conversazione, lui continua a tacere.
-Al principe fa così schifo condividere la sua preziosa e nobile aria con un povero rospo?- domando mentre mi carico il suo zaino pieno di cose varie sulle spalle.
Lui  mi guarda scuotendo la testa, con un mezzo sorriso sulle labbra.
-Non è questo, è che io Nora sono..-
Nel tentativo di guardarlo in faccia mentre parla non faccio caso al gradino che separa la sua camera dal corridoio ed inciampo, agito buffamente le mani per mantenere l’equilibrio ed infine cado sbattendo con la testa sulla libreria. Subito mi piego su me stessa, prendendomi la testa tra le mani.
-Sei inciampata?- mi domanda mentre gemo per il dolore.
-Ma no! Io scendo sempre così le scale- mormoro dolorante.
-Potresti lanciare una nuova moda- dice inginocchiandosi vicino a me.
Io gli lancio un’occhiataccia mentre il dolore si fa ancora più forte.
-Ti fa tanto male?-
-Abbastanza-
-Vado a prenderti del ghiaccio-
Io annuisco o forse il mio cervello dà il comando alla mia testa la quale si rifiuta di obbedire.
Mi tolgo lo zaino dalle spalle e vado a sedermi sul divano letto, una volta lì afferro il telefono -che Alessandro ha dimenticato- pericolosamente in bilico sul bracciolo.
Mi scivola dalle mani e rimbalza sul divano, finendomi in grembo. Deve essere rimbalzato sul tasto di sblocco perché ora c’è la foto di Alessandro e la ragazza bionda in bella vista.
C’è un nuovo messaggio su whatsapp: mi basterebbe scorrere la tendina per leggerlo.
Mi mordo il labbro per trattenermi ma alla fine la curiosità –che contribuisce ad aumentare il dolore alla testa- ha il sopravvento e leggo il messaggio: “Avevi detto che avremmo massaggia-…”.
Per leggere il messaggio completo dovrei entrare su whatsapp, ma non voglio che Alessandro creda che io sia un’impicciona, perciò metto via il telefono ma mentre sto per bloccarlo mi cade l’occhio sul nome del mittente: “Amore mio <3”.
Deglutisco mentre rimango spiazzata, sento dei passi avvicinarsi e rimetto il telefono sul bracciolo.
-Alessandro tu sei fidanzato?- gli domando con un filo di voce.
-Come?- chiede porgendomi il ghiaccio.
-Sei fidanzato?- ripeto più forte, provando un sollievo immediato appena il freddo viene a contatto con il mio cranio dolorante.
-Sì- risponde perplesso –perché me lo chiedi ora?-
-Deve essere il mal di testa che mi rende più perspicace..- rispondo con la gola secca –Ma non me l’hai mai detto-
-Ci ho provato così tante volte.. non me ne hai mai data l’occasione- risponde facendo spallucce.
-Ma non..- inizio convinta ma lui mi guarda con ovvietà ed alcuni flashback mi passano davanti agli occhi.
-Al principe fa così schifo condividere la sua preziosa e nobile aria con un povero rospo?- domando mentre mi carico il suo zaino pieno di cose varie sulle spalle.
Lui mi guarda scuotendo la testa, con un mezzo sorriso sulle labbra.
-Non è questo, è che io Nora sono..-
 
-Dormiremo insieme?!- domanda Alessandro scandalizzato.
-Vai a spostare la tua roba- insiste Paolo perentorio.
-Ma..- tenta di discutere Alessandro lanciando un’occhiata di intesa a sua madre.
 
-Mi porteresti in braccio?-
-Ma non scherzare neanche..-
-Bel cavaliere sei- dico scuotendo la testa.
-Hai solo un anno e  dieci o venti centimetri in meno rispetto a me e poi non posso prenderti in braccio perchè...- si azzittisce a metà frase arrossendo.
-Perché sono troppo pesante, sì- dico facendo una smorfia.
-Non era quello che intendevo- dice arrossendo ancora di più.
-Tranquillo so di non essere una piuma-
-Ma davvero non era quello che intendevo, vedi il problema è che io sono..-
-Sì ok- dico interrompendolo bruscamente.
 
-Volevo solo essere gentile visto che mi andava di sgranchire le gambe. Non uscirei mai con una come te- sbotta infine andandosene.
-Cosa vorresti dire con :”Non uscirei mai con una come te?”-
Lui fa spallucce.
Improvvisamente tutto acquista un senso.
-Oh- dico mentre lui annuisce.
-E..- dico con una voce gracchiante che non somiglia affatto alla mia, mi schiarisco la gola prima di continuare: –Quant’è che state insieme?-
-Un anno e mezzo- risponde con voce triste.
-Ehi.. cos’è quella faccia? Stiamo parlando della relazione del secolo!- esclamo fingendomi entusiasta.
-Non vanno molto bene le cose ultimamente- mormora mogio.
-E come mai?-
-Già prima di partire litigavamo più del solito poi ora tra la distanza, il messaggiare poco, suo nonno che non sta molto bene..- fa una piccola pausa prima di continuare –e te-
-Io?- gli faccio eco incredula.
-Gli ho parlato di te, che sei una vecchia amica di famiglia e tutto. Ed ora è gelosissima, all’inizio ho provato a dirle che tanto non mi sopportavi ma poi abbiamo iniziato a diventare amici e lei è sempre più  gelosa ed io non so che dirle se non che la amo..-
-Prova a mandarle una mia foto- dico.
-E perché dovrei?-
-Beh appena mi vedrà capirà che non ha nulla da temere- dico facendo un gesto con la mano come a dire: “Guardami!”.
-L’ho già fatto ed è diventata solo più gelosa-
-Beh allora dille di prendersi un paio di occhiali-
-Ed ora che mia madre ha avuto questa fantastica idea?! “Ehi amore, sai la ragazza di cui sei gelosissima? Non te la prendere ma dormiremo nella stessa stanza per i prossimi undici giorni”- dice ironico buttandosi a sedere al mio fianco – Grazie tante mamma-
Io non dico nulla, mi limito a sistemarmi meglio il ghiaccio.
-Ho davvero paura di perderla..- aggiunge dopo un po’ quasi tra sé e sé.
-Mi dispiace..- sussurro sincera. –Ma tu spiegale come stanno le cose e vedrai che capirà, è la tua ragazza no?-
Lui annuisce.
–Sei saggia, strano- commenta ironico.
-Dev’essere stata la botta- rispondo facendo spallucce.
-Dai finiamo questo sporco lavoro- sospira dopo qualche attimo di silenzio.
Più tardi sono davanti allo specchio in bagno e mi osservo, poi faccio una smorfia.
Come può la ragazza di Alessandro essere veramente gelosa di me? Casomai..
Sei decisamente gelosa di lei, lo sai vero? Sussurra una fastidiosissima vocina nella mia testa.
Io non sono affatto gelosa.
Ah no? Quindi non è il tuo stomaco ad essere chiuso per la fame, non sei tu che inizialmente ti sei arrabbiata perché non te l’aveva detto, no?
No, decisamente no.
Allora perché sei arrossita?
A me non piace Alessandro!
Io non ho mai insinuato ti piacesse Alessandro..
Porca merda –penso guardandomi allo specchio e rendendomene conto solo in questo momento- credo di essermi innamorata di Alessandro.
 
Caro diarioscrivo la sera tardi, mentre Alessandro si asciuga i capelli chiuso in bagno- ora dormo nella stessa stanza dell’analfabeta. Ma questo è il primo di una lunga serie di problemi che ti elencherò qui di seguito:
1.Oggi ho rischiato di morire due volte: la prima quando sono inciampata mentre ascoltavo l’idiota sopracitato, la seconda quando ho visto lo stesso idiota entrare in stanza in boxer  sostenendo di pensare fosse vuota.
2.Credo che mi piaccia l’Analfabeta.
3.E’ fidanzato.
4.Ama la sua ragazza.
5.Ho finito i libri da leggere.
6.Oggi ha piovuto tutto il giorno.
Come se non bastasse questa mattina sono venuti a stare da noi Ivan e la sua ragazza, Ludovica, fin qui tutto bene peccato che Ivan abbia deciso di tenere d’occhio l’Analfabeta e quando io –scocciata dal suo continuo pedinarci- gli ho urlato che “tanto lui è fidanzato” sì è convinto –e non poco- del fatto che sono pazzamente innamorata di lui.
Sento i suoi passi avvicinarsi, ora farò finta di dormire.
p.s.= in bocca al lupo
p.p.s.= in culo alla balena (risposta dalla vocina fastidiosa nella mia testa)
p.p.p.s.= non sono pazza, giuro, mamma mi ha fatta controllare!
Infilo il diario sotto il materasso e mi tiro il lenzuolo fin sopra la testa poi fingo un respiro pesante, Alessandro entra in stanza con il suo fantastico pigiama.
Come se non ti piacesse: è in boxer e maglietta!
E’ fidanzato, santo iddio! Un po’ di pudore.
Ma se l’hai visto in costume..
Gesù, Giuseppe e Maria: sparisci!
-Guarda che lo so che non stai dormendo- dice Alessandro facendomi sobbalzare.
-Da cosa l’hai capito?- gli domando girandomi verso di lui.
-Non l’ho capito: ho tirato ha indovinare-
-Ah- rispondo delusa.
-Buonanotte- dice poi spegnendo la luce.
-‘Notte- rispondo dopo poco.
I miei occhi rimangono spalancati nel buio ad osservare il profilo della sua schiena e le mie orecchie tese ad ascoltare il suo respiro, pian piano Morfeo mi cinge tra le sue braccia.
  
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