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Autore: _ Arya _    28/01/2015    18 recensioni
Emma Swan è una specializzanda al quarto anno di chirurgia. Durante un tragico incidente dove presterà soccorso, riuscirà a salvare il timoniere della Jolly Roger: Killian Jones. Non ci si dovrebbe mai innamorare di un paziente, ma le regole sono fatte per essere infrante...
"-Sono la dottoressa Swan. Emma. E le prometto che la tirerò fuori di qui- cercai di sorridergli incoraggiante.
-Lei è bellissima dottoressa- sorrise di rimando, e solo allora notai i suoi bellissimi occhi blu." [dal 1° capitolo]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Black Code (part 2)
-Apocalypse-



Corsi su per le scale facendomi spazio tra infermieri, medici e pazienti, che invece scendevano per evacuare la zona a rischio.
Non potevo permettermi di scappare, non potevo starmene con le mani in mano mentre metà della mia famiglia rischiava la vita. Com'era possibile che ci fosse un ordigno inesploso dentro un paziente?! E soprattutto, come avevano fatto a non accorgersene prima che mia sorella ci infilasse una mano?
-Emma ti prego, fermati! Non puoi fare niente, stanno arrivando gli artificieri!- Regina riuscì ad afferrarmi una mano e mi costrinse a voltarmi a guardarla.
Sapevo che aveva ragione, come sapevo che si stava preoccupando per me... ma non poteva capire. Sarei esplosa io, prima della bomba, se fossi rimasta in disparte ad aspettare che tutto si risolvesse.
-Non posso. Tu devi lasciarmi andare, ora. Siamo sul pianerottolo, stiamo intralciando il passaggio. Lasciami Regina, ti prego!- la supplicai, guardandola negli occhi. Lei mi conosceva, lei mi capiva sempre. Doveva rendersi conto che per me era quella la cosa giusta da fare.
Sarei morta? Non lo sapevo, non ero ancora pronta a pensare al peggio, ma non potevo immaginare una vita senza mio padre e mia sorella. In ogni modo, dovevo restare accanto a loro, anche per la mia stessa sanità mentale.
-Ok. Però vengo con te. E no, non provare a dirmi di no, perché tanto non servirebbe a niente!- fece decisa, superandomi sulle scale.
Non volevo si mettesse in pericolo per me, ma non sarei riuscita a convincerla, lo sapevo, quindi fui costretta ad accettare e la seguii, mentre tutti gli altri continuavano a scendere in massa.
-Emma! Che succede?
-Killian!
Vidi l'uomo uscire dalla fila e prendermi le mani, per poi guardarmi interrogativo. Il fatto che non l'avessero messo in ascensore voleva dire che non era nella lista dei pazienti più gravi, e almeno quel pensiero mi fece sorridere. Se per qualche assurda ragione qualcosa fosse andato storto, almeno sarei morta sapendo che lui sarebbe stato bene.
-Emma! Allora?- ripeté, ora preoccupato.
I suoi occhi azzurri si riflettevano nei miei, ed era così che volevo ricordarlo. Con lo sguardo pieno d'affetto, come l'uomo che aveva tenuto a me più di chiunque altro.
Improvvisamente mi invase la paura: la paura di morire.
Se fossi morta non avrei mai più visto i suoi occhi.
Se fossi morta non avrei mai più goduto del suo sorriso.
Se fossi morta non avrei mai più sentito il calore delle sue braccia.
Se fossi morta, non avrei mai più potuto baciare le sue labbra.
Se fossi morta, non avrei mai più avuto lui.
Il profumo della morte, l'ombra della morte si impadronirono dei miei sensi fino a soffocarmi. Mi mancò il fiato, e per non crollare mi aggrappai a lui.
Se fossi morta, quella era l'ultima occasione per poterlo sentire con me.
Così lo baciai. Lo strinsi a me, e baciai quelle sue labbra morbide, che scaldarono le mie quasi gelate.
Il suo corpo contro il mio allentò tutta la tensione, distrusse le angosce che erano riuscite a farsi strada dentro di me.
Lo baciai ancora, con tutta la forza che avevo in corpo, e continuai a farlo fino ad esaurire anche l'ultimo respiro. Poi fui costretta a respirare, ma restai col viso a pochi centimentri dal suo, e la braccia a cingergli il collo.
-Va' Killian- sussurrai -andrà tutto bene, io devo fare una cosa e ci vediamo dopo... sta' attento per le scale.
-Ok... qualunque cosa sia mi fido di te. A dopo Emma.- sussurrò anche lui, e dopo avermi regalato un ultimo bacio tornò nella fila, e lo guardai scendere lentamente, lontano dall'odore di morte a cui mi stavo avvicinando.
-Possiamo tornare giù Emma... sta' con lui, e prima che te ne accorga sarà tutto passato...- disse Regina, nel tentativo di convincermi.
E fui davvero tentata; fui tentata di raggiungerlo, scendere insieme e stringermi nel suo abbraccio mentre aspettavo di vedere la mia famiglia sana e salva.
Ma non potevo farlo: avevo un brutto presentimento, e non li avrei lasciati ad affrontarlo da soli.
-Se tu vuoi vai, io non posso farlo.
Dicendo così tornai a correre verso il quinto piano, e lei mi seguì a ruota.
Quando arrivammo stavano già scendendo gli ultimi pazienti, e un uomo della sicurezza grosso circa il triplo di me ci si parò davanti.
-Abbiamo l'ordine di non far salire nessuno. Dovete tornare giù.- disse con voce ferma.
-Sì lo so, nessuno a parte noi. Hanno richiesto un aiuto cardiochirurgo e un chirurgo d'urgenza, quindi eccoci qui- inventai sul momento, cercando di rimanere tranquilla per non fargli capire di stare mentendo.
-Dall'annuncio del codice nero tutti gli altri ordini sono da considerarsi nulli. Tornate giù dottoresse.- ripeté, senza battere ciglio.
-Mi scusi signore, ma si da' il caso che io e la dottoressa Swan siamo state chiamate- intervenne Regina in mio soccorso -e siamo qui a svolgere il nostro dovere. Abbiamo fatto un giuramento, ovvero quello di fare qualunque cosa sia necessaria per salvare vite umane. Quindi ci lasci svolgere il nostro compito o saremo costrette a denunciarla per ostruzione al nostro lavoro.
L'omone la squadrò, e lei lo guardò negli occhi irremovibile.
Finalmente si decise e si fece da parte, lasciandoci passare.
Mi costrinsi con tutte le mie forze a essere professionale e non mettermi a correre verso la sala uno che ormai potevo intravedere qualche metro più avanti.
Se mio padre o il primario avessero saputo della nostra bugia saremmo state nei guai, ma a quello ci avremmo potuto pensare dopo, se ne fossimo uscite vive.

Ci preparammo come sempre: ci lavammo, indossammo guanti, cappello e mascherina, e poi entrammo in sala.
Lo sguardo di mia sorella era una maschera di terrore sul suo viso pallido come non l'avevo mai visto.
Mio padre era lì senza poter fare niente, se non darle forza e tenersi in collegamento con l'esterno tramite il telefono.
Al rumore dei nostri passi si voltò: -Cosa. Ci. Fate. Voi. Qui.- scandì bene.
-Io non potevo starmene giù con le mani in mano.- dissi e mi avvicinai ad Anna, poggiando le mani sulle sue spalle.
-Vattene Emma... non voglio che rischi la vita anche tu- sussurrò lei in un filo di voce, supplichevole. Ma non l'avrei lasciata. Che lo volesse o no le sarei rimasta accanto, qualunque cosa fosse successa.
Lei era sempre stata la mia sorellina. Avevamo solo due anni di differenza, ma sarebbe sempre rimasta la piccola di casa.
Quella che avevo sempre difeso dai bulli della scuola, quella che avevo consolato quando il suo primo fidanzatino l'aveva lasciata.
Quella per cui avrei dato la mia vita.
-Dottoressa Mills. Prenda la dottoressa Swan e andate via immediatamente- ordinò mio padre, ma facemmo entrambe finta di non sentirlo.
Se fossimo sopravvissute mi avrebbe punita, ci avrebbe unite, ma a nessuna delle due importava veramente.
-Chi è il paziente dottor Nolan?- chiese invece, dato che l'uomo aveva il viso coperto. Mi chiesi ancora una volta come aveva fatto ad avere una bomba in corpo.
-Si... si tratta dell'ispettore capo della polizia di Storybrooke.
Fu il mio turno di sbiancare, e mi volsi subito verso Regina.
L'ispettore capo era Graham Humbert. La sua ex fiamma, o qualunque cosa fosse. In ogni caso aveva avuto una relazione con lei per mesi.
-G... Graham?- domandò lei -Ed è... è ancora vivo. C'è... c'è possibilità che possa salvarsi?
-C'è.- disse mio padre dopo una pausa -se questo ordigno non esplode, e soprattutto se riusciamo a rimuoverlo prima che perda troppo sangue. Stiamo facendo trasfusioni continue, ma non può durare ancora a lungo. Questione di minuti e gli artificieri saranno qui.
-Bene- decisi di intervenire per dar voce ai miei pensieri -ma mi spieghi come cavolo fa ad avere una bomba in corpo?
-Era andato a fare un controllo nel bosco, perché qualcuno aveva denunciato dei rumori strani. Ha trovato due idioti che giocavano alla guerra con dei cannoni fai da te. Due della banda della miniera, quelli che si fanno chiamare Eolo e Gongolo stavano testando i loro nuovi giocattolini... pensavano che sarebbero potuti tornare utili a lavoro. Erano sconvolti, quindi i dettagli non li conosco, ma so che c'erano dei bambini che giocavano nel bosco, e hanno incrociato la loro mira mentre uno dei due stava sparando... e Graham li ha salvati. Si è letteralmente buttato in mezzo.
Restammo entrambe a bocca aperta, mentre Anna iniziò a piangere le lacrime che sembrava avesse trattenuto fino ad ora.
Avevo sempre ammirato Graham, eravamo amici. Avevo spinto Regina più volte ad andare oltre il rapporto fisico con lui, perché era un brav'uomo, serio e coraggioso oltre che molto affascinante.
Mai però avrei immaginato fosse coraggioso fino a tal punto: buttarsi in braccio a morte quasi certa per salvare un'altra vita.
Mentre per quanto riguardava il gruppo di fanatici della miniera, avevo sempre creduto fossero pazzi, ma non così tanto.
Finché si limitavano a scavare in cerca di diamanti coi loro picconi, non c'era alcun problema. Ma se iniziavano a fare cose pericolose come quella...
Prima che chiunque di noi potesse formulare qualsiasi cosa, sentimmo la porta aprirsi con cautela, e finalmente entrò un artificiere.
-Non potete rimanere tutti.- esordì -delle due dottoresse non c'è alcun bisogno ora.
-Faccia il suo lavoro e non dica a noi come fare il nostro, non ci muoveremo di qui.- tagliai corto, senza lasciare le spalle di Anna.
Mio padre annuì, sapendo che non ci avrebbe smosse, quindi quello si avvicinò esaminando la posizione di mia sorella.
-Bene. Da quanto abbiamo visto, questo ordigno è del tutto imprevedibile... quei due non sapevano quello che stavano facendo, non sono esperti d'armi. Ma dobbiamo provare a rimuoverlo.
Anna annuì, ma sapevo che non avrebbe potuto farcela; lo stress e la paura la stavano divorando, era già un miracolo che riuscisse a tenere la mano ferma.
-Anna. Ti chiami Anna vero? Riesci ad afferrare l'ordigno con la mano?- le chiese l'uomo gentilmente, e lei annuì ancora una volta, sempre più pallida in viso.
-Facciamo cambio- decisi -se siamo veloci ce la facciamo. Tu... sei troppo spaventata.
-No Emma- singhiozzò -anzi, voi andatevene. Andate via tutti. Così se devo morire non sarete costretti a morire con me.
-Rimarrò io con lei- annuì l'estraneo. Perché sì, era un completo estraneo, noi eravamo una famiglia.
Lui non ne faceva parte, lui non poteva capire che né io, né mio padre e neanche la mia migliore amica l'avremmo mai abbandonata per salvarci la pelle.
Ci volle un solo istante prima che tutto cambiasse, che prendessi la decisione ancor prima di avere il tempo di pensare.
Vidi Anna perdere i sensi e scivolare indietro, e mentre Regina la afferrava io presi il suo posto.
La mia mano sostituì la sua, mentre tutti gli altri si buttarono a terra per ripararsi da un'eventuale esplosione.
Esplosione che però non arrivò, voglia perché non sarebbe mai successo, voglia perché io l'avevo evitata.
-Emma! Cosa hai fatto!- esclamò mio padre, guardandomi terrorizzato.
Io aprii la bocca, poi la richiusi.
Non sapevo perché l'avevo fatto. Probabilmente non sarebbe successo nulla, non ci sarebbe stata alcuna esplosione.
Ma se Graham fosse rimasto con quell'ordigno dentro di sé, sarebbe stato condannato a morte certa. E io non volevo che lui morisse, gli volevo bene.
Era capitato che ci trovassimo da Granny a prendere un caffé la mattina presto o una birra la sera tardi, ed avevamo sempre chiacchierato tranquillamente. Era stato facile diventare amici, anche se August aveva creduto che lo stessi tradento, le prime volte.
E poi lo feci anche per Regina. In un modo o nell'altro era stato importante per lei.
Graham era fantastico nel suo lavoro, più volte aveva salvato vite umane, aveva salvato la mia quando Greg e Tamara in cerca di vendetta per il padre morto di lui, avevano fatto irruzione con delle pistole uccidendo anche un paio di infermieri. Se io me l'ero cavata era stato solo grazia alla prontezza dell'uomo: ora era il mio turno di ricambiare.
-Forza, cosa devo fare? Si era detto che c'è poco tempo!- esclamai cercando di riportare tutti alla calma -Regina, porta fuori mia sorella, ti prego...
-Non posso lasciarti qui!- protestò la donna, ma stavolta avrebbe dovuto darmi ascolto. Meno gente avesse rischiato la vita, meglio sarebbe stato.
Avrei potuto costringere anche mio padre ad andarsene, ma se il mio presentimento si fosse rivelato sbagliato, appena rimosso l'ordigno sarebbe servito qualcuno esperto e con le mani libere ad operare Graham d'urgenza per salvarlo.
-Vai.- ripetei guardandola negli occhi -Se lo vedi... digli che gli voglio bene, e che ci vediamo dopo. E se non dovessi farcela digli che... io... lo sai.
Stavolta annuì, e sollevò mia sorella ancora senza sensi. Doveva essere stato uno stress immenso per lei, e nonostante tutto non aveva voluto cedere. Se il suo corpo non avesse ceduto, non si sarebbe mai arresa.
Seguii con lo sguardo la mia amica che usciva e chiudeva la porta dietro di sé.
Da una parte fui sollevata, perché loro due sarebbero state bene qualsiasi cosa fosse successa.
Ma dall'altra, il profumo della morte tornò ad impossessarsi di me.
-Forza- dissi, anche se il mio istinto mi diceva che era tutto inutile, che entro pochi minuti sarei stata spazzata via.

KILLIAN POV
Quando fummo al piano terra, i medici portarono me e un altro gruppo gruppo di pazienti in una sala vuota, dove c'erano un paio di letti e per il resto delle poltrone.
Cercarono di infilarmi a letto, insistendo che avessi ancora bisogno di stare tranquillo, ma preferii cederlo a una ragazzina incinta di nome Ashley; era giovane e scossa, ne aveva più bisogno di me.
E in ogni caso non sarei riuscito a stare a letto, ero troppo nervoso. Nervoso e soprattutto spaventato.
Perché quel meraviglioso bacio di Emma era sembrato così tanto un addio? Cos'era successo di così grave perché né lei né nessun altro aveva voluto dirci niente?
Cercai di rilassarmi su una poltrona e chiudere gli occhi, nel tentativo di tranquillizzarmi.
Non c'era motivo per cui Emma avrebbe dovuto dirmi addio. Era solo un assurdo scherzo della mia mente. Forse aveva un'operazione cruciale da fare e aveva voluto farsi forza.
Sì, doveva senz'altro essere quello il motivo.
Più volte inspirai, ed espirai: avevo imparato a fare così quando al liceo avevo avuto il periodo di attacchi di panico, dopo la morte di mio fratello.
Riempivo i polmoni e poi li svuotavo, e funzionava sempre. Mi aveva aiutato a superare del tutto quel problema, e stavolta volevo prevenirlo.
Non volevo tornare a soffrire d'ansia.

-Killian. Ehi, stai bene amico?
Alzai lo sguardo e mi trovai davanti Robin, che aveva un'espressione piuttosto preoccupata. Non seppi dire se fosse per me o per altro. Forse lui sapeva.
-Io sì. Ma tu sai dirmi cosa sta succedendo? Prima Emma e Regina stavano salendo e...
Si fece serio, e prese posto su una sedia accanto a me.
Iniziai a preoccuparmi seriamente, lo conoscevo fin troppo bene, conoscevo i suoi modi di fare quando aveva una brutta notizia da darmi.
-Regina è tornata giù. È con Roland...- sussurrò.
Ma Emma? Perché tutta questa serietà? E perché non mi diceva dov'era la mia Emma? Ok, forse non era mia, ma era come se lo fosse.
-Emma è rimasta su. Sta cercando di operare un commissario insieme a suo padre. È gravemente ferito e...
-E cosa. Parla una buona volta!
-C'è un ordigno inesploso dentro quell'uomo... e... Emma è... è bloccata lì, praticamente.
Più parlava più iniziavo a sentirmi male.
Le sue parole mi arrivavano come un eco lontano, mentre la paura si impossessava di me.
La paura di non potermi più perdere nei suoi occhi.
La paura di non poterla più far sorridere.
La paura di non poter più ridere insieme.
La paura di non poter più sfiorare la sua pelle.
La paura di non poter più baciare le sue labbra.
La paura di perderla.
-No... no...- biascicai, respirando a fatica.
-Killian calmati! È in gamba, può farcela. Regina ha detto che Emma voleva sapessi che ti vuole bene e che tra poco vi rivedrete. Abbi fiducia in lei. E respira o dovrò chiamare un medico.
Mi voleva bene. La mia Emma mi voleva bene. Ma volevo fosse lei a dirlo, volevo guardarla negli occhi mentre me lo diceva. Volevo averla con me. Al sicuro, sana e salva, lontana dal pericolo.
-Lei è... è fragile ora, Robin. Ha avuto un aborto con annesso intervento... non sarebbe neanche dovuta essere qui oggi. È colpa mia se è venuta, dovevo dirle di starsene a casa a riposare! Se l'avesse fatto ora non sarebbe lì a rischiare la vita!- gridai, facendo voltare l'altra decina di pazienti verso di noi, ma non me ne curai.
Era tutta colpa mia.
Non me lo sarei mai perdonato se le fosse successo qualcosa.
-Devo andare da lei- dissi e mi alzai, nonostante le costole facessero male. Volevo starle vicino.
Se fosse finita per lei, sarebbe finita anche per me. E così non avrei sofferto per il resto della mia vita.
Se fosse andata bene, volevo essere il primo a stringerla, a rassicurarla che fosse tutto a posto, che ce l'aveva fatta ed era un'eroina.
-Non puoi andare da nessuna parte conciato così. E non posso permettertelo. Devi avere fede! È con suo padre, non permetterà mai che succeda qualcosa alla sua bambina.
Ma il padre non l'aveva mandata via. Avrebbe dovuto cacciarla con la forza, per il suo bene.
Avrebbe dovuto urlarle contro e costringerla a tornare al sicuro.
Invece aveva lasciato che prendesse il posto della sorellina e rischiasse la vita.
Voltai lo sguardo verso la porta, da cui entrò una pallidissima Anna, che barcollante si diresse verso di noi.
-E' colpa mia- singhiozzò guardandomi -se non fossi stata così stupida e debole Emma non sarebbe lì adesso! Io non volevo che prendesse il mio posto, lei ha sempre fatto di tutto per me... ma stavolta non doveva!
Feci cenno alla ragazza di venirsi a sedere sulle mie gambe; nonostante un primo momento di esitazione acconsentì, e si lasciò stringere.
Per quanto l'avessi conosciuta poco, ero comunque riuscito a vedere il gran bene che voleva a sua sorella. Le era stata vicino nei momenti più delicati, aveva cercato di consigliarla per il suo bene.
Era una ragazza molto dolce, e potevo intuire quanto stesse male in questo momento.
-Non è colpa tua- le sussurrai all'orecchio -lo sai che tua sorella è testarda. Avrebbe comunque trovato il modo di prendere il tuo posto. Era preoccupatissima...
Lei annuì ma continuò a piangere, e io non potei fare altro che continuare a stringerla a me, sostenendoci a vicenda.
Volevo solo che tutto questo finisse.
Volevo solo che lei entrasse e venisse ad abbracciarmi, con un gran sorriso.

Volevo solo che quel frastuono improvviso e assordante fosse stato frutto della mia mente.
E invece no.
Fu fin troppo reale.


È un velo che i pazienti hanno negli occhi, è un profumo, è l'odore della morte,
una sorta di sesto senso, quando la morte ti si avvicina, la senti arrivare...
c'è qualcosa che sognavi fare prima di morire?
(cit. Grey's Anatomy 2x16)

 






















Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso ci ho messo poco... anche se ho paura continuerete a odiarmi anche adesso xD
E niente, per ora non ho altro da dire... sto ancora valutando quanto continuare ancora, perché non ho davvero idea fino a che punto arrivare... anche se le idee non mancano.
Anyway, non odiatemi troppo... e buonanotte! (anche se ho postato prima del solito... sono solo le 3! xD)

   
 
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